Capitolo 1
Che strano
effetto mi ha fatto ritornare a casa mia, ci mancavo solo da un paio di
anni
eppure mi sembra una vita che i miei piedi non varcavano quella soglia.
Partita
per Los Angeles per quella che, con orgoglio, avevo definito una
meritata
vacanza, ho visto la mia vita trasformasi come incanto in uno splendido
sogno
ad occhi aperti. Come ho fatto a non intuirlo subito? Tutti i sogni
hanno lo
stesso destino, prima o poi ci si sveglia e le dolci illusioni con cui
Morfeo
ci aveva cullato svaniscono, si dileguano, lasciando una strana
sensazione
dentro.
Malinconia?
Nostalgia? Dolore? Rimpianto? Rimorso? Ricordo?
Beh dentro
di
me, al momento, c’è davvero un po’ di
tutto, un bel mix di forti emozioni e
dolci ricordi che resteranno sempre nel mio cuore.
Non potrei
mai
dimenticare l'emozione che si era impossessata di me e della mia
compagna di
avventure, Katia, il giorno della partenza. Il nostro primo grande
viaggio
insieme, verso quel continente a stelle e strisce che da sempre era
stato lo
scenario ideale dei nostri sogni e delle nostre fantasie. Avremmo vissuto da vere americane. Ci
eravamo ripetute fomentando
le nostre aspettative. Due valigie, due zaini e una solenne
promessa: avremmo fatto di tutto per incontrare almeno uno dei
Backstreet
Boys. Non che avessimo un piano o una vaga idea di come incontrarli,
ma, al
diavolo ogni pensiero razionale, avremmo vissuto un po’ la
vita notturna di
L.A. e avremmo semplicemente sperato che, per una volta la fortuna,
baciasse
noi. Volevamo crederci a tutti i costi seppur pian piano che i giorni
passavano
iniziavamo a scontrarci con la dura realta': stavamo letteralmente
cercando un
ago in un pagliaio! Ci eravamo ormai rassegnate a goderci semplicemente
quello
che la vacanza aveva da offrirci quando è avvenuto il
miracolo! L’incontro, o
per meglio dire lo scontro. Ebbene si: dei tanti modi che avevamo
immaginato un
simile incontro mai ci saremmo aspettate questo! Tutta colpa, o forse
meglio
dire merito, della mia distrazione quando cammino, eravamo in giro per
le
strade della città a fare shopping, io, nonostante i buoni
propositi, stavo
continuando a descrivere minuziosamente a Katia cosa avrei fatto a Nick
se mai
lo avessi incontrato, ero talmente assorta nei miei scleri
che….SBABABAM…..sono
andata completamente a spiaccicarmi contro un ragazzo. Ho alzato gli
occhi
pronta come al mio solito a inveire contro il malcapitato che, con quel
urto,
aveva fatto cadere tutte le mie buste a terra ma le parole mi sono
morte in
gola all’incontro con i suoi splendidi occhi azzurri e il suo
sorriso sensuale:
il ragazzo contro cui mi ero spiaccicata era Nick Carter! Io e Katia
non
sapevamo se ridere o piangere dall’emozione e
dall’imbarazzo, non sapevamo
davvero che inventarci per uscire dallo stato di ebetismo in cui
sembravamo
finite. Se fossi stata un’attrice mi sarei sentita offesa per
la banalità della
situazione, un accadimento talmente assurdo e scontato a cui mai avrei
prestato
attenzione. E beh, per completare l’assurdità del
momento, lui ci aveva
invitato ad uscire quella sera per farsi perdonare dello sconto. Lui. A
noi. Chi
mai ci avrebbe creduto? Entrare nel locale facendo il suo nome ci aveva
regalato
l’illusione di sentirci parte dello star’s system e
il constatare che non era
solo ma in compagnia degli altri membri del gruppo, ci aveva
letteralmente
catapultate in Paradiso. Ah la vita da fan, croce e delizia dei nostri
giorni.
Katia non aveva perso tempo, aveva puntato Alex che aveva ben gradito
le sue
mille attenzioni concedendole in poco tempo l’accesso alla
sua camera da letto.
E per
quanto
mi riguarda, beh che dire? Sempre la solita imbranata, anche quella
sera avevo
dato il meglio di me. Nonostante avessi un unico desiderio ad affollare
i miei
pensieri, avevo trascorso la serata a parlare con Kevin, che non aveva
fatto
altro che ripetermi quanto amasse l’Italia, e Brian, che
aveva cercato di farmi
tornare la fede spiegandomi in tutti i modi l’importanza di
Dio; l’unico
interessato in modo “particolare” a me era sembrato
Howie. A fine serata si era
proposto di accompagnarmi in hotel, stavo per accettare, quando Nick di
tutto
punto si è infilato con prepotenza nel nostro discorso
comunicando in maniera
perentoria che mi avrebbe riaccompagnato lui.
Ero finita
sulla mia nuvoletta rosa pronta a non far mai più ritorno
tra i comuni mortali.
Forse ero riuscita a non essere totalmente trasparente ai suoi occhi.
Non
è stata
quella sera che ha provato a baciarmi, voleva passare del tempo con me,
conoscermi senza la fastidiosa presenza degli altri tra noi. Le sue
parole mi
avevano spiazzata e questo mi aveva aiutato ad andare oltre
l’immagine da
grande star che avevo stampato nella mia testa. Ci siamo innamorati
lentamente,
non come nei grandi romanzi d’amore in cui dopo poche pagine
nasce una
dirompente passione, ci siamo innamorati come fanno le persone normali,
con
tutte le paure e le ansie del caso, con le gioie e le emozioni di chi
pian
piano si mette a nudo concedendosi ad un altro sempre meno sconosciuto.
Ricordo
come fosse ieri la sera del nostro primo bacio, dopo una serata tra
McDonald’s
e playstation, avevamo preso una coperta e eravamo scesi nel giardino
di casa
sua, la luna brillava nella piscina, Nick si era seduto su un lettino
con le
gambe allargate e mi aveva chiesto di prendere posto nel mezzo,
così da potermi
abbracciare da dietro e tenermi tra le sue braccia, lo avevo
assecondato felice
di potergli stare accoccolata vicino. Presa la coperta, ci siamo
avvolti in
essa volgendo lo sguardo verso le stelle, lui aveva cercato di dire
qualche
frase romantica per fare colpo ma era così imbarazzato che
non riusciva a
metter due parole di fila, eravamo finiti a ridere e ci era bastato
guardarci
negli occhi per capire che in fondo tra noi non c’era bisogno
di parole,
sapevamo entrambi cosa stesse pensando l’altro e volevamo
entrambi la stessa
cosa. Nessuna scena epica o musica romantica di sottofondo come accade
nei
film, semplicemente come fosse stata la cosa più naturale
del mondo le nostre
bocche si erano ritrovate in un bacio che era stato l’inizio
della nostra
storia.
Il primo
periodo tra noi era tutto idilliaco, eravamo così felici di
viverci la nostra
grande storia d’amore che ci gustavamo ogni attimo che
passavamo insieme. Avevo
deciso di non concedermi subito a lui, non che non lo desiderassi con
tutta me
stessa, ma non volevo accelerare i tempi, non volevo essere come tutte
le altre
sgualdrine avevano affollato il suo letto prima di me. Quando si tratta
di
amore divento tradizionalista, lo so, ma stranamente a lui la cosa non
aveva
dato fastidio; non mi sono
trasferita subito a casa sua, per tutto il periodo della vacanza sono
rimasta
in albergo fermamente legata alla mia convinzione di non comportarmi da
ragazzina in preda a crisi ormonali e vivermi con
razionalità quella specie di
realtà alternativa in cui ero stata catapultata da un giorno
all’altro. Che
illusa. Ci sono momenti della vita in cui non è la testa a
parlare, ma è il
cuore a chiedere prepotentemente la parola e quello, brutto bastardo, o
lo si
asseconda o si finisce per vivere una non vita! Era stata Katia a
spiegarmi
questa sua nuova filosofia di vita, probabilmente solo per giustificare
la
decisione di prendere la sua vecchia vita e mandarla al diavolo per
iniziarne
una nuova li in America insieme ad Alex. A fine vacanza la mia amica
era proiettata
completamente verso il nuovo futuro che l’aveva travolta,
quello che lei
definiva tronfia il nostro futuro!
Io
non viaggiavo alla sua velocità, e neanche Nick! Lui ci
aveva messo un po’ più
di tempo a chiedermi di andare a stare con lui, voleva essere sicuro
del passo
che avremmo fatto, non voleva stare male per amore e non voleva stessi
male io:
conosceva bene la sua immaturità e la sua
difficoltà nel gestire la vita di
coppia ma questa volta era determinato a mettere la testa a posto!!! E
voleva
farlo per me!
Il
trasferirmi
a casa di Nick era stato surreale, la villa era letteralmente immensa
quella
casa, inizialmente finivo per perdermi cercando la cucina. Una
sensazione strana
accompagnava i miei giorni. A differenza di Katia, che subito si era
ambientata
a casa di Alex, io non riuscivo a non sentirmi ospite a casa di Nick;
chiedevo
il permesso per prendere l’acqua dal frigo, per accendere la
tv, per fare una
doccia; i miei vestiti sono rimasti in valigia per giorni. Ho avuto
bisogno di
tempo per imparare a sentire quegli spazi immensi casa mia; un angolo
di
Paradiso, con il mio angelo, in una vita perfetta. O forse no?
Per me e
Katia
la storia si è evoluta in maniera diversa: abbiamo
incontrato insieme la
felicità ma dopo due anni le nostre strade si sono divise,
le nostre storie
hanno avuto destini diversi, e, mentre io sono tornata qui in Italia,
lei è
chissà dove a fare chissà cosa con Alex.
Devo
telefonarle. Lo farò in questi giorni. E’ un
po’ che non la sento.
La sua
storia
con Alex è maturata giorno dopo giorno, inizialmente era
difficile vederli in
giro, erano sempre chiusi in camera da letto, provavano
un’attrazione
irrefrenabile; col passare il tempo hanno imparato a gestire la loro
passione e
sono ritornati alla vita sociale, era sempre felice, solare, appagata, Alex da quando stava con lei
era veramente
diventato un altro uomo. Katia è sempre stata una ragazza
matura consapevole di
cosa volesse dalla, quanti progetti le ho sentito fare e quanti ne
stanno già
realizzando. Lei e Alex sono davvero una coppia modello, un vero
esempio di due
anime gemelle che il destino ha fatto in modo di far congiungere!
A dirla
tutta
pensavo anche io che Nick e io fossimo anime gemelle! Non sono mai
stata brava
a capire queste cose e, evidentemente, mi sbagliavo, forse è
stato un bene che
lui l’abbia capito prima di me.
Non riesco
a
fare a meno dei ricordi della nostra storia, anche se sono proprio quei
ricordi
a fare male, mi dicono che dovrei dimenticare tutto….ma come
potrei?? Come
potrei dimenticare la nostra prima volta?? Era la sera di San
Valentino! Quella
sera aveva organizzato tutto alla perfezione, era tutto così
romantico e dolce:
i fiori, la cena, i vestiti eleganti, una collana d’oro
bianco. Sembrava di
vivere in uno di quei film d’amore e di amore era colma la
stanza quando, dolce,
mi si era avvicinato e aveva iniziato a baciarmi e a spogliarmi
lentamente, mi ero
abbandonata alle sue carezze sensuali per vivere emozionata la nostra
prima
notte di passione.
Come potrei
dimenticare il giorno del mio compleanno?? Quando, nonostante i
rimproveri di
Kev, aveva saltato le prove con il gruppo per portarmi in quel cottage
di
montagna per passare un paio di giorni isolati dal resto del mondo a
scambiarci
coccole e dolci promesse.
Come potrei
dimenticare i nostri mille progetti di vita insieme?? I nostri sogni??
Le
nostre paure??
E come
potrei
dimenticare il momento in cui mi ha lasciato??
Se ci penso
le
lacrime rigano ancora il mio volto.
Quel
pomeriggio quando sono tornata a casa lui era già
lì, guardava distratto la tv,
lo avevo salutato come al mio solito e subito avevo notato un velo di
freddezza
nei suoi gesti, preoccupata gli avevo chiesto se andasse tutto bene. Mi
aveva
rassicurato: era solo stanco. Mi ero accoccolata accanto a lui sul
divano,
aveva spento la tv e aveva iniziato a baciarmi e a dedicarsi a me.
Eppure nonostante
i suoi gesti fossero quelli di sempre non riuscivo a sentire
più il suo amore.
Non è facile spiegare quello che certe sensazioni ci fanno
provare! Avevo
allontanato con forza dalla mia mente. Eravamo abbracciati, la sua
testa sulle
mie spalle.
“Ti
amo!”
“Nick….sei
sicuro?”
La mia voce
era stata quasi un sussurro.
“Ma
che
domande sono? Certo che ne sono sicuro!”
Mi aveva
stretto più forte facendomi sentire stupida per quella
domanda che avevo fatto,
eppure non riuscivo ad allontanare quella sensazione di vuoto si stata
impossessando di me. Non ci era voluto molto prima che i suoi discorsi
diventassero strani e privi di senso logico.
“….per
me
questo è un periodo tremendo…”
– aveva esordito fissando il vuoto.
“…è
successo
qualcosa?”
“….il
punto è
che non lo so. So che c’è qualcosa che non mi fa
stare bene, ma non so cosa sia.
Se sapessi che fossero i miei amici mi allontanerei un po’ da
loro,ma non lo so,
anche se mi sento irrequieto anche con loro…”
“Forse
il
lavoro??” – non volevo fare la domanda che mi
tormentava.
“…io…sono
così
confuso….”
“…forse
io?”
“…ma
che
dici?? Cioè…oh Elena, io non so cosa sia. Sto
solo male…”
Dicendo
queste
parole aveva iniziato a piangere, era un pianto disperato, singhiozzava
e non
riuscivo a capire questo suo sfogo. Scioccamente avevo provato a
consolarlo.
"Posso
fare qualcosa per te? Non ce la faccio a vederti
così….”
“E’
che prima
quando pensavo a te mi si stampava il sorriso sulle labbra, adesso non
è più
così….”
“Forse
è un
periodo, lo sai che è successo anche a me. Io mi sono
fermata un attimo e ho fatto
il punto della situazione: volevo perderti? O volevo stare con te? Io
ti amo e
ho deciso di continuare a provarci. tu mi ami? Devi capire
questo!”
Gli stavo
fornendo una via d’uscita e non me ne rendevo conto.
“Io
sono uno
stronzo, mi faccio schifo! Non so se ti amo o no. So che se dovessi
lasciarti
poi finirei per stare male senza di te, ma ora con te
non…..sono uno
stronzo….non so che fare….”
Non
smetteva
di piangere e io stupidamente mi ostinavo a non capire che volesse
lasciarmi, cercavo
di consolarlo, gli avevo proposto anche una pausa per capire cosa
provasse per
me, come avevo visto fare nelle peggiori commedie romantiche, ero
disposta a
tutto pur di salvare quella storia. Sentivo il cuore rompersi a ogni
sua parola.
Un dolore che mi faceva scoppiare il petto e mi bloccava il respiro.
“E’
già da un
po’ che non sto bene, non so se tra una settimana o due
saprò dirti cosa provo
per te. Mmi faccio schifo e mi odio perché ti sto lasciando
anche se non so se
ti amo ancora!!!”
Quelle sue
parole erano bastata a frantumarmi l’anima, ero ancora li a
cercare di frenare
il suo pianto quando avevo sentito le mie forze abbandonarmi al mio
pianto e
alla mia vita senza di lui, lo avevo allontanato e avevo iniziato ad
urlare dal
dolore e dalla rabbia che ormai sentivo prendere sempre più
spazio dentro di me
dilaniandomi facendomi sentire stupida e inutile: avevo tentato di
consolarlo
in tutti i modi mentre lui stava per provocarmi un dolore
così forte che non
avevo mai provato in tutta la mia vita!!!
“No
Nick!!!
Adesso basta!!! Smettila di dire che non sai se mi ami!!!”
“Ma
è così….”
“Ho
detto
smetti!!!!! – avevo urlato con tutto il fiato che avevo in
gola - Nick, cazzo,
mi stai lasciando, ora mi guardi negli occhi e mi dici: Elena io ti
lascio
perché io non ti amo!!”
“Ma
non è
così!!”
“Cazzo
Nick!!
Guardami e dimmelo,ti prego. Almeno questo me lo devi, Non puoi
lasciarmi
dicendomi che non sai se mi ami, mi devi dire che non mi ami
più!!”
Con un filo
di
voce e con la testa bassa aveva assecondato la mia richiesta, non
è un grande
attore e nemmeno, in quell’ultimo gesto, mi aveva salvato
dalle false speranze
e dal dolore!!!
Ero
sconvolta,
avevo raccolto lo stretto indispensabile e avevo chiamato Katia in
preda ai
singhiozzi, avevo preso le chiavi della macchina per correre da lei a
farmi
medicare le ferite ma lui me le aveva sfilate di mano in un solo gesto.
“Ti
accompagno
io, non puoi guidare in queste condizioni….”
In macchina
non una parola era uscita dalle nostre labbra, io non riuscivo a
smettere di
piangere e nemmeno lui, questo suo atteggiamento mi faceva impazzire.
Come poteva
stare così se stava mettendo fine lui alla nostra storia??
Non ne aveva il
diritto.
Poco prima
di
arrivare sotto casa dei nostri amici, aveva accostato l’auto.
“Non
possiamo
farci vedere così, stai piangendo….”
“Accompagnami
da Katia subito! Cosa cambia se entro piangendo o apro la porta e
scoppio in
lacrime??”
Il mio tono
deciso non ammetteva repliche, mestamente aveva fatto ripartire
l’auto,
arrivati a destinazione avevo preso la mia roba e, quando stavo ormai
per
scendere, la sua mano si era impossessata del mio braccio per bloccarmi.
“Il
braccialetto te lo devo restituire??”
Il
braccialetto. Che botta al cuore quella domanda. Il mio regalo di
Natale per
noi erano stati due braccialetti con
inciso all’interno i nostri nomi, reminiscenze adolescenziali
forse ma lui sapeva
benissimo che valore davo a quegli oggetti. Stavamo superando da poco
un
piccolo periodo di crisi quando gli avevo dato quel regalo chiedendogli
di
metterlo solo se avesse creduto ancora alla nostra storia. Come poteva
in quel
momento chiedermi se volevo che me lo restituisse o se lo poteva tenere
ancora
al polso? La rabbia, come fosse nero fumo, mi aveva annebbiato il
cervello,
quasi con violenza ho sfilato tutto ciò che avevo addosso
che mi avesse
regalato lui per lanciarglielo dritto in faccia.
“Lo
puoi tenere
e tieni anche questi!!”
Come un
cane
bastonato aveva raccolto tutto per porgerlo nuovamente verso di me.
“Voglio
che le
tenga tu queste cose, sei importantissima per me!!”
“Ero
importantissima per te!!! Mi stai lasciando!”
Avevo
chiuso
la portiera della macchina ed ero corsa a piangere tra le braccia della
mia
amica Katia; avevo pianto tutta la notte. E poi un suo messaggio.
“Non
volevo comportarmi così…prima stare con te
stasera e poi….volevo dirtelo subito ma non ce
l’ho fatta. Hai tutto il diritto
di odiarmi. Mi dispiace!!”
Magari
fossi
riuscita ad odiarlo, adesso non starei piangendo al solo ricordo di
quella
orribile serata.
Sono
rimasta
ancora circa un mesetto in America, prima fare ritorno qui in Italia e
ricominciare la mia vita dove l’avevo lasciata circa due anni
fa. Mi sono
concessa un viaggetto in giro per l’Europa, Katia voleva
venire con me, ma l’ho
costretta a restare con Alex, avevo bisogno di raccogliere da sola i
cocci del
mio cuore rotto.
Sono
passati
un paio di mesi ormai da quella sera, le prime settimane ho continuato
a
sentire Nick ma ho deciso che fosse meglio lasciarmi tutto alle spalle,
i suoi
discorsi non mi aiutano ad andare avanti e lasciarmi tutto il dolore
alle
spalle; dice che sta male, che gli manco,che mi vuole bene ma tutto
questo gran
dolore ci passerà con il tempo. Non riesco a capirlo. Non
voglio farlo. Non
più.
E’
arrivato il momento di iniziare a capire me
stessa. Di nuovo. Adesso.
_____________________________ANGOLO
AUTORE_________________________
Alcune
storie a volte
ritornano dal passato, bussano alla porta dei nostri ricordi e chiedono
di
avere nuova luce….per questa storia è stata
così…
E’
una storia vecchiotta,
scritta nel 2006/2007 credo…uno stile completamente diverso
da quello di adesso…emozioni
diverse che vogliono essere raccontate…
E’
una di quelle storie che,
nonostante la scrittura elementare, mi è rimasta nel cuore
perché racconta una
parte di me…forse è per ripartire di nuovo (come
avevo fatto allora) che ho
deciso di rieditarla per limare i grossi errori che, ad oggi, riesco a
leggere
all’interno!
E’
una di quelle storie
senza pretese.