Tornare
qui in Italia è stato come fare ritorno in un
mondo che non mi apparteneva più, un mondo ormai
così distante da me e dalla
nuova vita che mi ero costruita in America. Quando ho girato la chiave
nella
serratura di casa mia ho sentito un tuffo al cuore, ho aperto
lentamente la
porta e ho lasciato che una strana sensazione prendesse possesso del
mio corpo
alla scoperta che tutto era rimasto perfettamente come
l’avevo lasciato il
giorno della partenza. Il mio solito disordine che anticipa il momento
in cui,
carica come non mai, varcherò quella porta, le ultime cose
lasciate sparse per
casa a causa del mio perenne ritardo e del mio odio convulsivo per
tutto ciò
che somiglia ad orari e affini.
E’
come se il tempo si fosse fermato quel giorno in questo
posto, come se gli avvenimenti di questi due anni, a parte la polvere,
non
avessero lasciato traccia, come se non fosse successo nulla di quanto
invece è
accaduto.
Per prima cosa ho dato una bella pulitina alla casa, ho riordinato il
mio caos.
Quando sto male è una delle cose che mi ritrovo
più spesso a fare, come se il
mettere a posto gli oggetti mi aiutasse a mettere un po’ di
ordine anche dentro
di me, come se mi aiutasse a schiarirmi le idee facendomi vedere le
cose con
maggiore razionalità e distacco.
La parte più tragica del rientrare in possesso di casa mia
è stato l’entrare
nella mia cameretta: da brava fan dei Backstreet Boys avevo tappezzato
ogni
angolo libero con loro foto, una sorta di piccolo tempio dedicato a
loro la mia
stanza e, entrandoci, il sorriso di Nick mi balzava agli occhi da tutte
le
direzioni possibili e immaginabili. Ho pianto per un paio
d’ore almeno
osservando quelle foto alle mie pareti prima di trovare le forza di
staccarle
tutte, non potevo vivere con il suo volto che mi ossessionava come un
fantasma
sempre presente.
Sono
qui da un paio di giorni ormai. Non ho ancora
avvisato nessuno del mio ritorno, rintanandomi letteralmente in casa,
l’unica
persona che ho sentito al mio arrivo è stata Katia, appena
arrivata le ho
telefonato, voleva raggiungermi in tutti i costi, le ho detto che se fa
così
ogni volta che ci sentiamo finisce che non la chiamo più,
non vorrei che Alex
decidesse di ammazzarmi se Katia continua insistente a voler venire qui
da me
in Italia.
Ora però è arrivato il momento di riprendere
davvero in mano la mia vita!
Sono
stata a pranzo dai miei genitori, gli ho detto di
essere arrivata solo stamane, lo so ho mentito,ma ho dovuto, sono
già
preoccupatissimi così per me e, quando sono preoccupati,
diventano pesanti ed
ossessivi: mio padre ha ricominciato con i suoi discorsi
sull’importanza
dell’università e ha sottolineato più
volte quanto abbia sbagliato a fermarmi
per due anni per stare dietro “quel
coso
biondo che non mi è mai piaciuto”, mia
madre non fa che chiedermi se
torneremo insieme e non si capacita di quello che è
successo, cosa sia passato
per la testa di “quel caro ragazzo
che
sembrava davvero ti amasse tanto”.
Volevano restassi con loro a casa ma io voglio stare a casa mia, non
è tornare
con mamma e papà che mi farà tornare padrona
della mia vita!
Dei miei amici qui in Italia non so chi chiamare, uno dei motivi per
cui io e
Katia eravamo partite per quel viaggio era l’esserci stufate
della monotonia in
cui vivevamo e della mediocrità delle persone che
frequentavamo, ma da qualche
cosa devo pur ripartire. Tra tutti credo che finirò per
chiamare Olga, lei è
l’unica che sa della mia storia con Nick, non le ho ancora
detto che è finita, già
so che si incazzerà perché non l’ho
chiamata prima e che non mi sono confidata
con lei, in fondo so benissimo che ha ragione ma non mi andava di fare
la
disperata con il mondo intero.
Sono uscita per fare quattro passi, camminare senza meta è
un altro dei miei
metodi chiarificatori, ma si è fatto tardi e devo tornare a
casa, d’avanti al
cancello di casa mia è ferma una persona, ne vedo la sagoma
ma non riesco
ancora a capire chi possa essere, mentre mi avvicino vengo travolta
dalle sue
parole.
“Elenaaaaa, sei una sconsiderata sappilo. Sei tornata, porca
miseria nemmeno
una telefonata?? Ma si può? Dico io….”
“Oddio, Olga. Ma che ci fai tu qui??”
“Fatti abbracciare vieni qui. – mi stritola con
tutte le sue forze - mi ha
telefonato tua mamma dicendomi che eri qui. Mi ha raccontato tutto, si,
cioè,
insomma come stai?”
“Sempre discreta mia mamma eh?”
“Stiamo parlando di me, signorina. E comunque lo sai che lo
fa per te…”
“Si ma…dai non importa, entriamo in
casa!”
Ci siamo messe comode sul divano, il nostro confessionale di sempre,
Olga mi
guarda preoccupata, so benissimo che non sa che dire, tra le due quella
brava con
le parole sono sempre stata io.
“Allora?? Ma come ha potuto lasciarti?? Ma che pezzo
di…”
“Mah!!! Non mi amava più….”
“Ma così da un giorno
all’altro??”
“Mi sa che mi ha preso in giro alla grande
nell’ultimo periodo. Boh! Non lo so,
non riesco a darmi una spiegazione. Lui non mi aiuta e per questo sono
tornata
qui, lontana da lui e dal suo mondo….”
“Non ci posso credere!!! Non sa cosa ha
perso…credimi…tu sei…”
“…beh io so cosa ho perso….”
“…uno stronzo…”
“No!!! In fondo sono stata felice con
lui…”
“Come stai adesso?”
Odio
questa domanda!!! La mia risposta diretta e sincera.
“Come se un treno mi fosse passato sopra più e
più volte, ma in fondo sono
ancora qui,no? Ora fa male, ma passerà. Deve
passare!”
Olga mi stringe in un abbraccio fortissimo, so che vorrebbe dirmi di
più ma sa
benissimo che sono tutte frasi fatte quelle che si dicono in questi
casi: “non era quello
giusto”, “col
tempo passerà questo dolore”, “capirà quanto ha perso e se
ne pentirà”,
“non troverà mai nessuna
come te”. Tutte
frasi che lasciano il tempo che trovano e che non ti aiutano a stare
meglio,
anzi finiscono per darti ai nervi dopo un po’ e Olga lo sa,
evita di pronunciarle,
preferisce usare una tattica migliore per tirarmi su, proponendomi di
fare
shopping, sa che non rifiuterei per niente al mondo a un bel giro tra i
negozi.
“Prendo la borsa e sono pronta!”
“Ti porto in quel nuovo centro commerciale che hanno aperto,
non sarà come
quelli americani ma ci sono tantissimi negozi carini e con prezzi
accessibili!”
“Ottima caratteristica soprattutto l’ultima, non ho
molti soldi al momento, devo
trovarmi un lavoro, non posso gravare sulle spalle dei miei adesso che
sono
tornata!”
“Troveremo prezzi ottimi te lo garantisco e poi che ci frega:
ci divertiremo a
provarci i vestiti più strambi come ai vecchi tempi alla
faccia di Nick Carter
e della sua carta di credito!”
La
sua risata genuina e sincera contagia anche me,
annuisco unendomi a lei, nonostante il mio cuore non smetta di
sanguinare al
suono del suo nome.
Passerà.