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Autore: La Mutaforma    18/09/2012    3 recensioni
Due ragazze, Morgana e Parcifal, in vacanza, a mezzanotte, a giocare ad Assassin's Creed II. Al loro risveglio si ritrovano nella Firenze rinascimentale, tra intrighi, sangue e misteri. In compagnia di ser Ezio, Morgana e Parcifal per tornare a casa loro dovranno completare il gioco...dall'interno.
[Fanfic a quattro mani, con la collaborazione di Blazethecat31]
Genere: Commedia, Introspettivo, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maria Auditore era quel tipo di donna che si sarebbe potuta considerare una paladina dell’arte. O in alternativa, un mecenate al femminile.

Aveva buon occhio, buon gusto e una passione sfrenata per la ricerca di nuovi autori da sponsorizzare.

In effetti, era proprio per questo motivo che aveva reclutato Ezio, che non era esattamente entusiasta.

Si trattava di uno ancor per poco sconosciuto Leonardo da Vinci -ho già sentito questo nome da qualche parte, aveva detto sagacemente Parcifal, mostrando tutto il suo grande interesse per l’arte-

In quel tempo, Leo era un giovane artista -incompreso, probabilmente- secondo l’occhio acuto di madonna Maria pieno di talento. Secondo il parere infallibile di Morgana, solo un graffitista incompreso.

E detto da lei che studiava architettura con tanta voglia di imparare non poteva che essere vero.

Mah, sai che interesse. Chi lo avrebbe mai detto che questo sconosciuto a più -e anche ai meno- sarebbe diventato il più grande vanto d’Italia dopo la pizza e la brioche con il gelato? Intanto, le due continuavano a preferire il gelato, pur non sentendo la necessità di spoilerare l’inimmaginabile futuro alla cara signora Auditore.

Ezio ovviamente moriva dalla voglia di andare a scegliere e trasportare un carico di tele fino a casa, tanto che avrebbe preferito di gran lunga una sana scazzottata con Vieri.

Chiunque messo alla scelta avrebbe deciso così. Ma Maria era una donna precisa e ferma nelle sue decisioni, quindi trascinò il figlio e le due ragazze per strada.

“Ti rendi conto Parcifal?” fece la riccioluta, con occhi sognanti “Il mio sogno di medievista a tempo perso si realizza!”

“Mi piacerebbe capire perché ti sei portata dietro il libro…” osservò Parcifal, adocchiando il volume di storia medievale tra le sue braccia.

“Non mi separerei mai da questo schifosissimo libro con le date sbagliate scritto da due drogati e commercializzato da una casa editrice il cui simbolo è una pecora morta*. Cioè, probabilmente sarebbe meglio usato come carta da parati e carta da forno, però capisci, è il mio libro di storia!” esclamò, enfatizzando il suo campo sperimentale. Parcifal sbuffò con noia, pensando che comunque durante l’anno precedente Morgana non aveva fatto altro che lamentarsi di quanto il suo professore fosse esigente.

“Il posto è questo” disse enfatica Maria, indicando una bottega non diversa dalle altre. I tre si voltarono verso di lei e Ezio bussò tranquillamente, senza sforzarsi di nascondere il suo palese disinteresse.  

Ad aprire venne un giovane uomo dall’aria indecifrabile, a metà tra il comico e il nervoso, che le due ragazze interpretarono come una specie di ghigno soddisfatto. Tuttavia aveva un viso giovane e la tipica espressione di uomo d’arte. Tipica, eh. Nessuna delle due avrebbe saputo ben descriverla.

In fin dei conti, però, si sarebbe potuto considerare un bel ragazzo, pieno di doti creative    -oh si, certamente, per come portava quel cappello- e con degli occhi molto espressivi.

Espressivi di nulla, perché sembrava portare dentro chissà quali divertentissimi segreti che non si sarebbero potuto interpretare nelle pieghe del suo volto. Contento lui.

“Madonna Auditore! Che piacere vedervi!” fece quello, inchinandosi e baciando la mano alla donna. Morgana emise un gemito sorpreso, meravigliata di quanto magnifica fosse l’epoca in cui era capitata se il baciamano andava ancora di moda.

“Salve, mio buon Leonardo. Vorrei presentarti mio figlio, Ezio. E i suoi amici”

“Sono una femmina” convenne lapidariamente Parcifal, ad occhi stretti.

L’artista rivolse una lieve occhiata di scarso interesse alle due ragazze, e tese la mano al giovane Auditore.

“E’ un piacere fare la vostra conoscenza” disse, con un sorriso esageratamente entusiasta. Morgana diede una gomitata nel fianco della compagna, senza staccare gli occhi dall’artista ammiccante.

“Parcifal, puoi rinfrescarmi la memoria, per favore? Ti risulta che Leonardo da Vinci avesse delle attitudini poco ortodosse?”

“Sei tu quella che studia architettura. Comunque mi sembra di sì”

La ragazza tacque per un attimo, raggelata.

“Tieni Ezio sott’occhio. Non mi fido”

“Tranquilla, gli guarderò le spalle”

“Brava”

Il breve battibecco fu interrotto dalla voce di Maria che entrava nello studio dell’artista. La sala era ben illuminata, piena di tele spesso incomplete, e tutto era immerso in un gran disordine.

C’era odore di olio e altre cose.

“E’ quasi migliore della galleria d’arte ad Agrigento, non pensi?” fece Parcifal, ammirata, studiando con sguardo distratto le immagini sulle tele.

“Se ne sgraffignassi una?” fece Morgana, allungando le dita su un dipinto.

“Ti taglierei la mano”

“Siamo a Firenze, non a Gerusalemme. Quando entriamo nel primo Assassin’s Creed a fare compagnia ai lebbrosi ne avrai tutto il diritto”

“Ottimo” convenne la ragazza, trascinandola via per tenere d’occhio Ezio, per motivi evidenti a chiunque, tranne che allo stesso.  

 

Non fu semplice trascinare via Maria da quello che secondo il suo punto di vista era un meraviglioso paradiso -o un grande affare, chissà- ma comunque in qualche modo Ezio riuscì a convincere la madre che quindici tele sarebbero bastate.

“Per il momento” rettificò la donna, affidando il prezioso carico al figlio “Non rovinarle”

“Altrimenti ti sgraffierà tutto il tuo bel faccino” rincarò Morgana, prima di ricevere uno strattone da parte dell’amica. Tuttavia, quella minaccia restava sempre la più temibile per ser Ezio; indi, funzionava sempre.

Quando arrivarono a Villa Auditore, Ezio entrò in casa per posare la catasta di tele che fin a quel momento aveva trasportato. Morgana fece per seguirlo, trotterellando sulla sua scia, quando la compagna la afferrò per una spalla.

“Non mi va che fai la spocchiosetta con Ezio. È già abbastanza stressante guardarti fare gli occhi dolci ai baristi e ai commercianti di qualunque sesso e età per avere sconti su quello che vuoi”

“Come sei drammatica! Non faccio la spocchiosetta, cerco solo di fare amicizia!”

“Madonne” fece Ezio, comparendo alle loro spalle e catturandole tra le sue braccia “Allora, che ne pensate di Firenze?”

Parcifal si liberò le spalle dal suo braccio robusto, mugugnando chissà cosa tra sé e sé. Morgana invece si trattenne sotto la sua spalla ridacchiando.

“E’ bellissima, ser Ezio. E’ stato così gradevole passeggiare con voi per la città”

“Vi prego, madonne, datemi del tu. Avremmo pressappoco la stessa età”

“Va bene, Ezio” fece Morgana con un sorriso.

Il giovane Auditore aveva completamente dimenticato la mano penzolante e il braccio sulla spalla della ragazza.

Un secondo.

E poi fu il macello.

 

“Morgana, l’ho sempre detto e adesso te lo ripeto: sei troppo violenta!” osservò Parcifal mentre Ezio si massaggiava la guancia e il labbro gonfio.

Morgana strinse le braccia al petto, nervosa, voltandosi il viso.

“Ti chiedo umilmente scusa, madonna Morgana, giuro che è la prima volta che lo faccio senza intenzione” si scusò Ezio, esaminando il danno.

“Penso che sia sincero, Morgana” disse l’altra ragazza, tenendosi come al solito in disparte. La riccioluta, fece un lungo sospiro e tese svogliatamente un fazzoletto ricamato ad Ezio, prima di andare dentro casa senza aggiungere verbo.

 

Ritornati a casa, nemmeno il tempo di accomodarsi che Giovanni Auditore venne verso di Ezio con aria misteriosa.

“Figlio mio, potresti raggiungermi nel mio studio, per favore?” chiese l’uomo, con la voce che tremò di nervosismo. Ezio si inchinò gentilmente alle due ragazze e seguì il padre nello studio, mentre le due amiche preferirono aspettare in corridoio.

“Dici che sono stata troppo severa con Ezio prima?”

“Dico”

“Sai, questo sarebbe uno di quei momenti in cui dovresti consolarmi e coccolarmi”

“L’unica persona che meriterebbe di essere coccolata sarebbe Ezio, in verità” la corresse Parcifal, schietta, nascondendo un sospiro sognante.

“Fanculo”

“Però liberami da un dubbio” fece la ragazza “Da dove lo hai preso il fazzoletto?”

Morgana cercò di nascondere il suo pallore, voltando lo sguardo.

“Il vestito di Claudia non ha le tasche”

“Indi?”

“…non sapevo dove metterlo…”

Nello studio di Giovanni si sentì solo lo schiocco di un manrovescio ben assestato. Quando Ezio uscì con alcuni documenti che si stava infilando nella borsa di cuoio vide Morgana che si massaggiava una guancia arrossata.

“Dove vai Ezio?” chiese Parcifal, con aria innocente.

Sì, lo schiaffo se l’era infatti autoinflitto Morgana stessa.

“Devo fare una commissione per mio padre...” mormorò il ragazzo, dubbioso. Parcifal si aggrappò al suo braccio, decisa.

“Vengo con te. Non ti lascio andare da solo. Sembra troppo importante”

“Non lo so madonne… potrebbe essere pericoloso… io stesso non riesco a capire il senso di questa richiesta…”

“Dove devi andare?” chiese Morgana, avvicinandosi.

“A consegnare questi documenti e ritirare una lettera per mio padre” sospirò “E va bene, se proprio insistete vi porterò con me. A patto che siate indiscrete”

Parcifal si calò il cappuccio del mantello sul viso e uno strano sorrisino scintillò all’ombra del tessuto.

“Andiamo”

 

Purtroppo Ezio non aveva considerato solo un piccolo inconveniente: ad accompagnarlo in quella missione erano due gentili pulzelle e non suo fratello maggiore.

Infatti, appena arrivò in strada saltò sul davanzale di una finestra e cominciò a saltellare sui funghi sui tetti.

Morgana saltò un cancello, tenendosi tra le mani l’orlo della lunga gonna, ma si fermò su un davanzale, notando che sarebbe stato impossibile per lei continuare ad arrampicarsi con quei vestiti.

Parcifal la osservò dalla strada, con sguardo inespressivo.

“Questo è uno di quei momenti in cui venderei l’anima al diavolo per avere un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica”

“Non mi vorrai dire che avevi davvero intenzione di seguirlo!” fece la ragazza di sotto, con gli occhi sgranati.

“Ovvio” Morgana si calò dalla finestra, atterrando apparentemente senza danni sulla strada a pochi passi dall’amica “Vuoi provare tu?”

La ragazza rispose con un lungo silenzio.

“Dimenticavo che tu sei paragonabile ad un criceto paralitico”

Parcifal la guardò con odio, stringendo gli occhi. Prima che potesse prenderla a schiaffi, Morgana si voltò di spalle, osservando Ezio che saltava da un tetto all’altro.

“Te l’avevo detto io che sembrava un coniglio dopato”

“Dai, seguiamolo” propose Parcifal, cominciando a correre in direzione di quelle abitazioni che Ezio stava sorvolando.

Camminarono a lungo, quasi un’ora, girando per vicoli e stradicciole popolate perlopiù da mercanti-ladri, cortigiane truccate vistosamente e mendicanti vestiti di stracci.

Morgana stava diventando parecchio nervosa.

“Appena me lo ritrovo tra le mani lo prendo a schiaffi, poi gli tiro i capelli, poi…poi…!!”

“E poi?” fece una voce maschile alle sue spalle.

“Ser Ezio!” esclamarono le due ragazze, spaventate. Auditore sorrise gentilmente, mentre si inchiava al loro cospetto “Per favore, solo Ezio”

“Ezio” riprese Parcifal, amareggiata “ti sei completamente dimenticato di noi!”

“Vi chiedo perdono, ero perso nei miei pensieri… non riesco a capire questa storia… mio padre, il signore Lorenzo, il gonfaloniere, non ci capisco davvero nulla!”

Morgana fece un sorriso comprensivo e gli accarezzò una spalla.

“Stai tranquillo Ezio. Andiamo a casa adesso, vedrai che si sistemerà tutto”

Si incamminarono verso villa Auditore nel primo buio notturno. 

 

 

 

 

 

 

­_Inutile spazio elfico [RosTheElphe]

Hola! (Ok, questa è l’ultima parola spagnola che dirò) Contrariamente ad ogni aspettativa questa fanfic sta andando avanti! Alziamo le mani al cielo per Ezio!

Non so chi la stia leggendo a parte me e Blazethecat31 (ma molto probabilmente sia noi sole per davvero) ma ringrazio comunque i lettori dei nostri deliri.

Se qualcuno se lo sta chiedendo (ma chi?!) no, non siamo completamente(?) squilibrate. Amiamo Assassin’s Creed II e abbiamo tanta voglia di divertirci dopo tante fanfic depresse (che nonostante tutto continueremo a scrivere, è questo il nostro scopo)

Ringrazio Blazethecat31 di avermi svegliata nel meglio del sonno per avvisarmi che il suo secondo capitolo era finito (la pagherai per questo, sappilo)

Spero che continuerete a seguirci! A presto!

*descrizione molto accurata del mio libro di storia di cui non scrivo i nomi dei due incapaci che sono stati così bravi da scrivere un libro di storia medievale così schifoso.

I ringraziamenti speciali vanno a chi ha adottato questo libro in un liceo classico. 

 

 

 

 

   
 
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