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Autore: VenerediRimmel    18/09/2012    7 recensioni
Chi ha detto che una storia deve essere raccontata cronologicamente? Io voglio fare a modo mio parlando di loro, Stiles Stilinski, l'essere umano, e Derek Hale, l'Alpha.
Dopo: Lo prese per le spalle, portandolo presto e con forza a contatto con il muro, vicino alla finestra. Le iridi innacquate di un rosso spento.
“Riprendiamo da dove eravamo rimasti?” Ironizzò l’animale appena braccato, sorridendo incerto sul da farsi. Derek digrignò i denti facendo uscire un latrato distorto e mostrandogli, così, quali erano le sue intenzioni.

Prima: Insomma, tutti potevano difendersi. E Stiles? No, il sarcasmo questa volta non bastava. Lui era un essere umano, drammaticamente in pericolo di vita. Sempre.
E Stiles aveva aperto gli occhi, infatti in lui, dissipato negli angoli, necessitava il desiderio di sapersela cavare da solo. Di saper difendere lui e suo padre dai pericoli oscuri [...].
Così aveva deciso. [...] Rimaneva solo lui nella lista delle persone che potevano aiutarlo. Derek Hale. L'unico problema era: quell'Alpha lo avrebbe aiutato davvero?

Mentre: E soltanto dopo aver fissato la bocca del licantropo per un paio di secondi ed essersi morso un labbro, baciò il lupo con foga.
[STEREK]
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Teen Wolf Series'
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After, before and now... 
about a story of a man with a werewolf.

Capitolo 3 - Dopo.



Si ridestò quando sentì il letto muoversi sotto il suo peso, aprì gli occhi come se fosse il gesto più complicato e notò che fuori era ancora buio. D’improvviso senza la presenza dell’altro nel suo letto, sentì freddo. Derek Hale cercò di rivestirsi provocando il minor rumore possibile, all’insaputa del fatto che Stiles fosse sveglio e lo stesse osservando.

“Che ore sono?” Chiese a quel punto e notò, nella penombra, il volto del lupo piegarsi in una smorfia impercettibile.

“Torna a dormire” Gli ordinò Derek, ma Morfeo era già troppo lontano per richiudere gli occhi e addormentarsi, perciò piegò il braccio all’altezza del cuscino e ci appoggiò sopra il capo, sbuffando di proposito. “Torna a letto” Pronunciò, sottovoce, e insicuro – come tutte le volte che si era ritrovato a pronunciare quella frase -. Sebbene Stiles non fosse tipo da farsi troppi problemi a dire ciò che pensava, soprattutto in quelle occasioni dove il “soggetto” dei suoi desideri stava scappando via nel pieno della notte, era diventato difficile e complicato supplicarlo di restare almeno fino alle prime luci dell’alba. Perciò aveva imparato a dire semplicemente “Torna a letto”, tre parole che facevano meno male al suo orgoglio. Derek, però, lo salutava con un bacio e saltava giù dalla finestra, senza aggiungere altro.

“Ci sentiamo” Affermò difatti, avvicinandosi al letto e cercando il cosiddetto bacio. Stiles si allontanò appena, scappando dalla sua presa, e lo fissò con sguardo contrariato. Derek non disse nulla, lo guardò a sua volta, era chiaro però, anche nel suo volto indecifrabile, quanto fosse seccato da quell’inaspettato gesto. Indietreggiò e inclinò appena la testa, come se volesse chiedergli cosa desiderava in cambio. Con Derek Hale funzionava così, bisognava interpretarlo.  “Resta” Ripeté l’essere umano, facendogli spazio nel letto, Derek alzò gli occhi al cielo e, dopo un sonoro sbuffo, s’infilò sotto le coperte.
Pienamente soddisfatto di essere riuscito ad avere ciò che da settimane desiderava, Stiles si sdraiò accanto al lupo e iniziò a fissarlo. Derek lo imitò, visibilmente offeso del fatto di essere stato rifiutato.

“Cosa vuoi?” Sussurrò in un soffio il vincitore, lanciando da sotto le coperte un sorriso spontaneo. L’altro, in risposta, guardò insistentemente le sue labbra. Stiles tornò improvvisamente serio, colpito dal modo in cui Derek, spesso, riusciva a lasciarlo senza parole.
Nelle iridi verdi dell’altro, Stiles poté leggere desiderio e possessione benché il lupo apparisse, in contrasto a quei desideri, calmo e taciturno. Tuttavia sapeva anche quanto fosse difficile per Derek chiedere le cose, così tentò di accontentarlo: Lo imitò, fissandogli le labbra, e desiderò con tutto se stesso di poterle baciare, mordere e leccare. Come conseguenza, entrambi sentirono il cuore dell’essere umano capovolgersi in una leggera trottola felice e Derek, prendendola come una concessione, gli si avvicinò impercettibilmente e baciò le sue labbra umide.
Non rimase un bacio casto per molto tempo, i desideri di entrambi si accesero di passione nell’arco di un brevissimo istante e in quello successivo, sia l’uno che l’altro, vollero di più.
Derek lo sospinse sopra il proprio corpo e iniziò a navigare, con entrambe le mani, per la lunga schiena di Stiles, accarezzandola delicatamente. C’era poco di Derek Hale in quei gesti, Stiles si era ritrovato a pensarlo più volte, ma era eccitante sapere che fosse così diverso dalla realtà nei momenti che condivideva soltanto con lui...

Si staccò frettolosamente dal viso del lupo mannaro e lo fissò con circospezione.
L’aveva pensato sul serio?
Derek d’altra parte mugugnò infastidito da quell’inaspettata distanza e cercò velocemente di avvicinarsi alle labbra del compagno, ma Stiles glielo negò. Per la seconda volta.
Il latrato del lupo mannaro e il ribaltamento delle posizioni avvennero così velocemente agli occhi di Stiles che, quando si ritrovò braccato sotto il corpo di Derek, non fece nemmeno in tempo ad avere paura.

“Cosa c’è?” Ululò e, sebbene lo avesse fatto sottovoce, la voce roca e profonda del lupo risuonò per tutta la stanza e fece rabbrividire Stiles, che si ritrovò di conseguenza a corto di parole.
E ora come sarebbe uscito da quella situazione imbarazzante senza menzionare al licantropo i suoi pensieri assurdi? Aveva seriamente provato quel sentimento di possessione?

“Stavo pensando…” Iniziò, bagnandosi le labbra con scarso risultato. La gola secca e l’assenza di salivazione gli fecero credere che non ci sarebbe riuscito a essere sincero.
Peccato che con i licantropi non si potesse mentire.

“Tu riesci a pensare anche quando non dovresti?” Rispose a denti stretti il lupo, guardandolo dall’alto con sguardo torvo.

“N-no” Rispose, incerto e mordendosi un labbro. Derek fissò quell’impercettibile movimento delle labbra e fu scosso da un irresistibile desiderio di morderle e baciarle al tempo stesso. Riuscì a placarsi con grossa difficoltà, tornando poi a guardarlo minaccioso. Stiles sembrò non accorgersi di quell’improvviso cambiamento d’umore e, dopo aver cercato invano le parole giuste, tornò a parlare: “Beh, sì… piuttosto mi è venuto in mente, ma è successo involontariamente. C-cioè… Ti è mai capitato di fare una cosa e mentre la stai facendo, ti viene un’idea assurda in testa e poi ti chiedi se l’hai pensato veramente?” Farneticò, Derek lo fissò con un cipiglio teso. Quando Stiles Stilinski straparlava, c’era da preoccuparsi.

“Tu, beh, sai ho pensato che se fai quello-che-facciamo con me, potresti farlo benissimo con qualcun altro, giusto?” Chiese, infine, Stiles con un filo di voce e guardando un’istante altrove. Derek alzò gli occhi al cielo, poi sciolse la presa dal corpo del compagno e gli si sdraiò di fianco, posando una mano sopra la testa per tenerla alzata.

“Era questo il tuo pensiero ‘involontario’?” Chiese retoricamente, mentre Stiles apriva la bocca, richiudendola all’istante. Si voltò a guardarlo, si sentiva un’idiota ad aver parlato senza pensare. Un attimo, lui parlava sempre senza pensare.

“Seriamente?” Continuò Derek, come se lo stesse rimproverando.

“Non che mi interessi, ovviamente…” Cercò di tergiversare, sapendo che con il lupo mannaro era completamente inutile. Il battito in più che fece il suo cuore, difatti, lo tradì. Si morse nuovamente il labbro, mentre fissava le iridi verdi del compagno, sperando di non aver rovinato tutto.

“Fai una cosa: chiudi quella bocca!” Lo ammonì, avvicinandosi e baciandolo con irruenza, cogliendo Stiles di sorpresa. “E fammi un altro piacere” Mormorò, a pochi centimetri di distanza dal viso dell’altro. “Non pensare” Continuò, guardandolo torvo. Stiles annuì con poca convinzione, insoddisfatto di non aver ricevuto una risposta. Era quello il suo problema principale: quando desiderava qualcosa, la voleva al cento per cento, non se ne parlava di averne un po’ o una fetta. Lui voleva tutta la torta.
Baciò Derek senza aggiungere altro e, condotto dalle braccia dell’altro, si portò nuovamente sopra il suo corpo. Tentò di togliergli la maglietta, ma non riuscendoci, lasciò fare a  Derek, che staccandosi dalle sue labbra sbuffò, seccato dall’ennesimo motivo che li aveva portati a dividersi.

Quando ciò che li aveva divisi cadde sul pavimento, Stiles si riavvicinò con l’intenzione di tornare a baciarlo e se non fosse stata la mano di Derek, improvvisamente appoggiata sul suo petto, a fermarlo sicuramente ci sarebbe riuscito. “Quello-che-facciamo” Affermò, alludendo al discorso delirante del ragazzino, mentre continuava a fulminarlo con lo sguardo, amareggiato del fatto di dover realmente affrontare quel discorso.Non accade con nessun altro” Sussurrò con voce roca, strozzata dal desiderio inespresso.
A quella rivelazione lo stomaco di Stiles fece una capriola d’assenso, e soltanto in quel momento capì di essere in un pericolo più grave di quello che riteneva fosse semplicemente desiderio di possessività, ma non ci badò. La mente si era finalmente offuscata di desiderio represso e, senza aggiungere altre inutili parole, si avventò sulle labbra bagnate di Derek e le baciò.

Nell’impenetrabile luce oscura della stanza si accarezzarono e studiarono, come se fosse la prima volta. In effetti, in quei gesti c’era qualcosa di diverso. C’era più attenzione, dedizione e sicuramente più lussuria.
Stiles, smosso da un impaziente coraggio, diede a Derek una parte di lui che non aveva mai mostrato di essere e che lui stesso non pensava di conoscere. Sovrastando il corpo del lupo, baciò ogni centimetro di pelle a sua disposizione e accarezzò ogni luogo che, costatando i gemiti dell’altro, gli dava piacere. Quando all’estremo dell’impazienza, Derek ribaltò la situazione si ritrovarono ben presto sul pavimento.
Si ritrovavano sempre sul pavimento, in realtà.

“Ahi” Mugolò l’essere umano, una volta a terra. Derek, per scusarsi dell’irruenza, lo baciò su una guancia, scendendo lentamente lungo il collo e lasciando una scia di baci e morsi dietro di se. Stiles concordò mentalmente che quel tipo di ammenda era decisamente migliore delle parole e che ritrovarsi sul pavimento non era poi così scomodo e fastidioso.

“Togliti i pantaloni” Gli ordinò Stiles, sorridendo al ricordo di quando per la prima volta – e in una situazione del tutto differente– Derek gli aveva ordinato di togliersi la maglietta.
Il licantropo obbedì accondiscendente alla richiesta del ragazzo, il quale ora lo stava guardando con uno strano sorriso dipinto in volto. Senza chiedergli cosa stesse pensando, Derek parlò con voce strozzata. “Poi devo mettermi a correre?”
Si guardarono entrambi, ricordando insieme alcuni episodi della loro vita che si erano impressi, nelle menti di entrambi, con troppa semplicità. E quando Derek fu libero dalla presa fastidiosa dei suoi pantaloni, si gettò sul corpo di Stiles per costruire quello che sarebbe stato, presto, un altro ricordo indimenticabile.
Arrivò l’alba quando, esausti e sopraffatti dal piacere, caddero l’uno accanto all’altro. Stiles si addormentò per primo, cullato dal respiro regolare di Derek accanto a lui.
Ma quando il primo raggio di sole, colpendo il letto, lo costrinse ad aprire gli occhi, Derek Hale era già scomparso e lui era nuovamente poggiato sul materasso, coperto dalle calde coperte. Sorrise, contento di sentire impresso sulla propria bocca il sapore dell’altro, si rigirò per nascondersi dalla luce, sapendo che Derek non se ne era andato senza prima averlo salutato con un bacio. 
 
*
 
Quando quella mattina parcheggiò all’interno della Beacon Hills High School si sentiva piuttosto sereno. Scese dalla sua adorata Jeep e raggiunse l’amico, Scott, che cercava di legare la sua bicicletta al palo.

“Se me lo avessi detto che tua madre ti ha tolto nuovamente l’auto, ti sarei passato a prendere” Cominciò, salutando Scott con una pacca sulla spalla.

“Ieri sera ho provato a chiamarti, infatti. Ma avevi il telefono staccato!” Si girò a guardarlo, mentre il lucchetto si chiudeva con un fragile tac.

Oh, merda.

“Ah sì? Devo comprarne uno nuovo, temo che non funzioni più tanto bene…” Mentì spudoratamente, non considerando che anche Scott fosse un lupo dannatamente attento ai suoi battiti del cuore.

“Non c’è bisogno che tu menta per non farmi arrabbiare, Stiles” Cominciò subito dopo, avvicinandosi insieme verso le scale dell’entrata. Stiles corrugò la fronte e rimase in attesa, non sapendo come uscire da quella situazione. “So benissimo che eri con Derek” Continuò Scott, guardandolo con uno strano sorriso dipinto in volto. Da quando era diventato così astuto?

Dannazione.

“C-cosa? No no, ero a casa con mio padre. Sai, l’ho aiutato a risolvere un cas…” Bla, bla, bla. Ma perché continuare a scavare la fossa, più del dovuto?

“Stiles, sul serio? So che eri con Derek per via dell’allenamento.”

Ah già. L’allenamento. “Tana per Stiles! Mi hai beccato!” Affermò con poca convinzione, alzando le braccia e riabbassandole subito dopo. Peccato che non riuscissero più a terminare un maledetto allenamento da quando… Stiles, smettila di pensare.

“Ciao ragazzi!” Salutò Erica, con un sorriso malizioso in volto, passando accanto ai due. Dietro di lei, Boyd e Isaac li salutarono con un semplice gesto della mano. Stiles ricordò velocemente il modo in cui aveva ritrovato i corpi in fin di vita di Erica e Boyd e rabbrividì. Fortunatamente si erano ripresi piuttosto bene, anche se le speranze erano veramente poche. Ogni volta che li incrociava per i corridoi o fuori dalla scuola, non poteva fare a meno di pensare a quell’evento. Se non fosse stato per loro, sicuramente non sarebbero stati lì a passeggiare disinvolti, come se nulla fosse. Erica si rigirò a guardarlo, facendogli poi l’occhiolino, che Stiles ricambiò con un gesto incerto della mano. Senza contare la festa. Si ritrovò a pensare, ingoiando la saliva in eccesso.

“Allora, come sta andando con Derek?” Quella domanda lo riportò alla realtà.

“I-Intendi l’allenamento?”

Oh, al diavolo. Era così dannatamente bravo a far apparire tutto palese? Derek l’avrebbe ammazzato, ne era sicuro. Ringraziò il cielo che non fosse presente. Si guardò intorno, al pensiero di essere sotto controllo, rabbrividì nuovamente. Era davvero sicuro che non ci fosse?

Santo Dio, questa è paranoia! Si rimproverò, alzando gli occhi al cielo.

Scott lo guardò confuso e Stiles si lasciò quella terribile ansia alle spalle, sorridendogli con convinzione. “Ora non ti sembra più una stronzata?” Chiese, avvicinandosi al suo armadietto. Aspettò la risposta dell’amico, mentre inseriva la combinazione del lucchetto; questa, tuttavia, non arrivò con la velocità che si aspettava, così si voltò a guardare il migliore amico per capire cosa fosse successo. Lo trovò con sguardo sofferente rivolto verso l’entrata. Stiles lo conosceva bene quello sguardo, era esattamente quello che metteva su quando avvertiva in lontananza l’odore della sua ex ragazza. E, infatti, quando si girò a guardare per confermare o confutare la sua tesi, vide Allison e Lydia camminare velocemente verso di loro.
Lydia, possibile che fosse sempre così bella anche di prima mattina?

“Diamine, io e te abbiamo lo stesso sguardo ogni volta che le incrociamo! Dobbiamo trovarci uno sfogo, amico…” Convenne Scott, quando si girò verso Stiles.
Stiles lo guardò con un sopracciglio alzato. Uno sfogo?
Lui credeva di averlo uno, ma fino a quel momento non l’aveva considerato tale.

“Hai ragione! Anche se credo di esserci passato sopra la questione “Lydia e Jackson”! ” Affermò, prendendo un paio di libri e incamminandosi verso l’aula, al suo seguito Scott lo guardò, sorridendo divertito.

“Sì, anch’io credo di averci messo una pietra sopra riguardo me e Allison” Ironizzò Scott, dando una spallata al migliore amico.

“Sono serio e tu sai che non sto mentendo!” Annunciò, fermandosi sul posto e prendendo l’amico per una spalla. Si guardarono per un breve istante, Scott cercò di ascoltare i battiti del cuore ma fu interrotto.

“STILES” Urlò Lydia da dietro le spalle larghe del diretto interessato. Stiles saltò dall’improvviso e inaspettato richiamo della ragazza e si girò frettolosamente a guardarla. Le sorrise come meglio sapeva fare e attese che questa proseguisse. 

“Posso parlarti?” Chiese, afferrandolo per una mano e allontanandolo senza troppe discussioni. Il cuore del ragazzo mancò di un battito e prima di girarsi completamente verso la ragazza, vide il volto di Scott aprirsi in un sorriso malizioso.
Tuttavia Stiles sapeva che Scott sbagliava.
Giusto?

“Sono stanca, Stiles” Annunciò, fermandosi davanti alla fontanella dell’acqua, poco distante da dove il suo migliore amico li stava osservando.

“Riguardo a…?” Chiese a quel punto Stiles, guardando prima l’amico e poi girandosi e donando la sua completa attenzione alla ragazza.

“Di Allison e Sc…” Si bloccò, presa di contropiede dall’improvvisa presa del ragazzo che la trascinava più lontano. “Ma che fai, Stiles?” Urlò, seguendolo interdetta.

“Scott, lo so che mi stai sentendo perciò trovati un’altra cosa da origliare perché questi non sono più affari tuoi” Borbottò Stiles, mentre camminava velocemente verso l’aula di chimica, la più lontana che in quel momento gli venne in mente. Senza sapere se l’amico avesse preso in parola il suo consiglio, si girò verso la bionda e la guardò contrariato. Erano abbastanza lontani, almeno lo sperava.
Prese dallo zaino l’mp3 e lo accese, tolse le cuffie e scelse la prima canzone che gli capitò. “D’ora in poi, si parla in codice. D’accordo?!” Chiese, sussurrando, mentre la melodia iniziò a risuonare per il corridoio.

“Non sarai troppo paranoico?” Domandò, piuttosto seccata, fissandolo con circospezione.  

“No, se serve a non dare false speranze al mio migliore amico. Parliamo di mela e mandarino, d’accordo?” Farneticò velocemente Stiles.

“M-mela e mandarino?” Balbettò Lydia, allacciando le braccia al petto. “Seriamente?”

“Ti pare che io stia scherzando?” Chiese retoricamente, guardandola teso. Lydia lanciò uno sguardo al cielo e borbottò: “Speravo di sì” Poi, incerta sul da farsi lo fissò. Le venne in testa il ridicolo ricordo della festa, quella festa. E per un istante si ritrovò a fissare le labbra del ragazzo. Si ridestò immediatamente, dandosi della stupida, e iniziò a parlare: “Oggi pomeriggio io, te, mela e mandarino… Quanto suona stupido, Stiles!” Urlò, fissandolo bruta. “Comunque, noi ci vediamo a casa mia.”
Stiles si accigliò, non capendone assolutamente il motivo. “Oh andiamo, ti sarai accorto di come si guardano! No?”

“Chi?”

Lydia alzò gli occhi al cielo, piuttosto seccata. “All…Mela e mandarino” Farfugliò, fissandolo come se stesse dicendo un’ovvietà e una stupidità nello stesso momento. Stiles la guardò per un istante, ancora confuso, poi intuì tutto il discorso e si animò, annuendo con vigore. “Certo, certo! Lydia sei un genio, come ho fatto a non pensarci io, con la scusa dei test di fine semestre, andiamo all’attacco con la questione: Sc…Mela e mandarino! Ottimo!” Affermò con vigore, abbracciandola velocemente. Lydia si staccò dal corpo dell’altro e rise impercettibilmente. Stiles aveva la capacità di prenderla sempre in contropiede.

“In realtà non avevo pensato a tutto questo, ma ora so di aver parlato con la persona giusta. Allora ci vediamo questo pomeriggio, per studiare” Continuò, facendogli l’occhiolino. Poi lo salutò con la mano, prima di allontanarsi. Stiles la fissò per un paio di secondi prima di seguirla a sua volta. “E Jackson non verrà?” Chiese, da dietro le spalle della ragazza. Lydia si girò a guardarlo con un sorriso malizioso stampato in viso. “No, ha l’allenamento con la squadra di nuoto” Affermò, prima di scomparire dentro un’aula. Senza poter pensare ad altro, Stiles iniziò a correre verso l’ultima aula del corridoio. Era in ritardo e la campanella aveva appena smesso di suonare.
Si ritrovò a sperare con tutto se stesso che Finstock fosse di buon umore e non lo mettesse in punizione.

“Cosa voleva Lydia?” Gli chiese il migliore amico, quando si sedette nel banco dietro il suo. Stiles si allungò frettolosamente verso Scott e gli sussurrò: “Mi ha chiesto di andare a studiare da lei, vuoi venire?”
Scott si girò a guardarlo con un’espressione meravigliata e contenta allo stesso tempo.

“Scherzi? E rovinarti così l’appuntamento?” Bisbigliò, rigirandosi a guardare il professore di Economia che, intanto, aveva iniziato a spiegare la lezione.

“C-cosa? Quale appuntamento?” Biascicò.  “No, no mi ha chiesto anche di te. Dobbiamo studiare per i test di fine semestre.” Rispose velocemente. “Ci sarà anche Allison”
Scott si girò a guardarlo nuovamente, con la stessa espressione contenta. “Davvero?”

“Non comportarti come se non sapessi niente, lo so che hai sentito!”

“Perciò Mela e Mandarino…” Continuò, lasciando in sospeso la frase. Stiles alzò gli occhi al cielo.

“McCall e Stilinski, spero che il vostro discorso così interessante sia riguardo l’imminente test di venerdì e non di affari extrascolastici che potrebbero farvi bocciare entrambi e farvi escludere dalla squadra, giusto?”

“In effetti, è proprio di questo che stavamo parlando.” Cominciò Stiles, ma dopo l’occhiataccia del professore e del suo migliore amico, chiuse la bocca e annuì silenziosamente. Prima che potesse mettersi ad ascoltare con attenzione la lezione, sentì il cellulare vibrare nella tasca dei suoi pantaloni. Lo prese velocemente e lesse il messaggio.

Ci vediamo in pomeriggio.
                                           DH


Non appariva come una richiesta, era piuttosto un ordine. Lo erano sempre, d’altronde. Stiles si mosse velocemente sulla sedia, incerto sul da farsi. Doveva andare a studiare da Lydia, lo doveva a Scott che, a stretto contatto con Allison, si rincretiniva più del dovuto. Lo doveva a Lydia e al suo diabolico piano di metterli insieme. E ormai non aveva nemmeno una buona scusa per annullarlo e, per quanto volesse trascorrere del tempo con lui, sapeva che stavolta doveva dire di no.

Non posso, affari superiori.
                                        Stiles.


Si sentiva un cretino a firmare i suoi messaggi, ma ormai lo faceva per divertimento. Guardò lo schermo finché la luce del cellulare non si spense. Gli avrebbe risposto o non lo avrebbe fatto? Perché aveva addosso tutta quell’ansia?

Sono così eccitato all’idea di oggi pomeriggio!

Quando lesse quel messaggio, poco ci mancò che si strozzasse con la sua stessa saliva. Poi guardò il numero salvato e si rese conto del fatto che fosse Scott e si calmò. Guardò il migliore amico che, intanto, si era girato verso di lui e notò quel sorriso che da molte settimane era scomparso dal suo viso. Quando sentì vibrare nuovamente il telefono tra le sue mani, lesse immediatamente sperando che fosse Derek.

Ci sarà anche Jackson? Altrimenti anche tu potresti avere una chance con Lydia, soprattutto dopo quello che è successo alla festa. No? Ne avete parlato?

Era nuovamente Scott, cosa era successo, aveva forse scoperto i messaggi gratis? Alzò gli occhi al cielo e si chiese se davvero volesse un’occasione con Lydia. Pensò a Derek e all’ansia che sentiva addosso solo per non aver ricevuto – ancora – una risposta. Lydia era stata tutt’altro. Sempre. Ma, soprattutto, Lydia era stata ciò che non aveva mai potuto avere. La desiderava dalla terza elementare, ma lei si era accorta della sua presenza, da quanto?, forse non era passato nemmeno un anno. Sbuffò.
Sì, la festa aveva combinato parecchi danni.

Jackson non ci sarà. E no, non abbiamo parlato. Ma temo che nemmeno tu lo abbia fatto con Allison e se non ricordo male nemmeno con Isaac… :D

Il sussulto dell’amico lo fece scoppiare in una risata strozzata.

Vogliamo parlare di te, Stiles?

Lo imbeccò nuovamente Scott, girandosi e sorridendogli maliziosamente.
No, era meglio evitare quel tasto doloso. E per fortuna il suono della campanella lo salvò dall’ennesimo messaggio di Scott. Uscirono velocemente dall’aula, diretti verso la nuova lezione. Prima che potesse, però, entrare all’interno della nuova aula, il telefono di Stiles vibrò nuovamente e, leggendo il contenuto, si fermò sul posto.

“Cosa succede?” Chiese Scott, girandosi e raggiungendo in fretta l’amico.

“N-niente. È Lydia” Mentì, ma l’euforia che il lupo provò nuovamente al pensiero del pomeriggio insieme ad Allison, lo confusero quel tanto da non accorgersi della bugia dell’amico. “Per le tre dovrebbe andare bene, no?” Gli consigliò, mentre Stiles leggeva nuovamente il messaggio di Derek che diceva semplicemente: Vieni in bagno.

“Sì, ora glielo scrivo. Intanto tu vai, io passo un secondo in bagno” Affermò, prima di scappare via verso i gabinetti.
 
*
 
Quando Stiles entrò nel bagno si guardò attorno e trovò l’ambiente completamente vuoto. Controllò perfino ogni cabina, ma non c’era traccia di Derek Hale. Che fosse diventato invisibile? No, era più probabile che la testa gli avesse giocato un brutto scherzo e che si era immaginato di ricevere il messaggio, così preoccupato del fatto che fosse diventato d’improvviso – Non proprio con questa velocità, in realtà – pazzo, controllò il cellulare.

“Cosa hai da fare di così importante da classificarlo come ‘affare superiore’?” La voce del licantropo risuonò nel piccolo bagno e Stiles, colto dallo spavento, saltò in aria, alzando le braccia subito in segno di resa. Odiava Derek e le sue, mai banali, entrate in scena.

“Ci tieni tanto alle tue entrate in grande stile, vero?” Lo rimproverò il ragazzino, massaggiandosi con cerchi concentrici il cuore. Derek lo fulminò con lo sguardo. Il sarcasmo poteva essere la sua migliore arma, ma era anche il peggior nemico dell’uomo che, in quel momento, aveva chiaramente espresso in volto il desiderio di morderlo ovunque, non era importante il dove. “Devo studiare per i test” Concluse, eliminando qua e là alcuni dettagli irrilevanti. Irrilevanti un par di palle. Alla fine aveva imparato che eliminando delle informazioni, evitava di mentire e di farsi scoprire.

“Da solo?” Chiese il lupo, avvicinandosi a Stiles con passo lento.

“N-no” Balbettò, indietreggiando di qualche passo fino a quando, perlomeno, non andò a sbattere contro la porta.

“E posso sapere con chi, Stiles?” Continuò Derek, chiudendo rapidamente la porta a chiave.

“Con Scott, s-sai deve rimediare a qualche insufficienza di troppo, altrimenti rischia il posto nella squadra” Continuò Stiles, cercando di pensare a tutto fuorché alle labbra bollenti del compagno che, con estrema facilità, lo aveva braccato contro la porta.

“E allora perché sto sentendo proprio ora Lydia che chiede ad Allison di studiare insieme, voi quattro?” Domandò Derek, annusando il collo di Stiles mentre con una mano andava ad accarezzare la pelle nivea di Stiles, al di sotto della maglia.

“Derek Hale, non riuscirai a tentarmi con il tuo modo inspiegab-bilmente audace e tremend-damente astuto…” Si bloccò, quando il lupo baciò il suo collo, mentre con le mani stava già slacciando la cintura dei suoi pantaloni. “Ok, forse potresti riuscirci ma…smettila.” Disse, con poca convinzione. Tentò schiarendosi la voce, e ripeté con più decisione: “Smettila” E lo spinse via. Derek lo guardò furente, serrando la mascella. “Oggi pomeriggio devo studiare con Lydia, Allison e Scott.” Affermò, pentendosi immediatamente di averlo allontanato.

“Lydia” Pronunciò il licantropo, con l’ira a caratterizzare la voce, il viso e gli occhi. “È una sua idea, vero?”  Stiles lo fissò, accigliato. “Vuole far tornare insieme quei due.” Borbottò, avvicinandosi nuovamente al ragazzo e prendendolo per la maglietta. “Rispondi Stiles o inizierò a torturarti. Ma stavolta non urlerai di dolore” Lo provocò Derek, fissandolo con uno sguardo indecifrabile.

“Sì, la sua idea era quella...” Rispose, con l’idea assurda in testa di non volerlo fare per sapere di che tipo avrebbero potuto essere le sue urla.

“E Lydia non ha in testa nient’altro, giusto? Vuole metter mano solo su Allison e Scott” Chiarì Derek, guardandolo torvo.

“Suppongo che il suo piano sia questo… e lo studio.”

Si fissarono carichi di una passione che girovagava distratta nel piccolissimo ambiente in cui si erano rinchiusi.

 “Noi ci vediamo stasera, allora” Concluse, baciando velocemente le labbra dell’essere umano, che accettò di buon grado quell’improvvisa irruenza. Si baciarono per qualche breve istante, le mani di Derek si sciolsero dalla presa sulla maglietta per circondarlo in vita con un abbraccio e per sentire, così, i loro corpi a contatto, mentre le mani dell’altro afferrarono con vigore i capelli del lupo. Quando si divisero, Derek si affrettò ad aprire la porta e a sparire dietro di questa.

“Controllerò l’agenda e le farò sapere. Oh, niente in programma! Stasera sesso in grande stile” Si ritrovò a farneticare, mentre a passo svelto si affrettò a raggiungere l’aula.
 

 
Continua.




Questo capitolo è stato un’agonia. Vi prego, ditemi se vi è piaciuto altrimenti temo che il mio istinto mi condurrà a cancellare l’intera storia. U.U
   
 
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