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Autore: NotFadeAway    19/09/2012    3 recensioni
Severus, adesso tu sei libero, libero di andare avanti, di là c’è qualcosa che ti aspetta, potresti rivedere chi hai perso e chiudere qua la tua partita con il mondo. Hai già dato tanto, hai sofferto, adesso di meriti un po’ di pace. Oppure potresti scegliere di aiutare me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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                                                         2 maggio 1997

L’uomo si ritrovò steso,  con gli occhi chiusi, in una stanza buia. Ci mise qualche secondo per ottenere la completa percezione del suo corpo, sentiva gli arti distanti, come se non ne avesse il controllo. Dopo un po’, quando mani e piedi smisero di formicolare, riuscì ad aprire gli occhi e a mettersi seduto. Una vertigine lo fece oscillare vistosamente, ma lui mantenne l’equilibrio e, mettendo a fuoco a fatica, si guardò attorno.
La porta era socchiusa, quindi proveniva un po’ di luce da oltre quest’ultima, grazie alla quale poté capire tre cose: si trovava in una camera da letto, era con ogni probabilità notte ed era solo. Il petto gli si afflosciò e fu subito colto da una sensazione di sconforto, al pensiero che, anche se Voldemort non aveva mai attraversato il suo cammino, lui era comunque destinato a trascorrere la sua vita da solo.
Ma non poteva permettersi di piangersi addosso, doveva capire dove si trovava.  Si mise a cercare la bacchetta e la trovò sul suo comodino, la mosse appena e il lampadario si accese, abbagliandolo.
La luce cambiò tutto. Gli mostrò la vera natura di quella stanza: a meno che non fosse diventato gay, in quella camera c’era, senza alcun dubbio, la mano di una donna. Rimase cauto con i pensieri e continuò ad osservare le pareti color pesca, dipinte ad arte, le finestre con le tendine bianche ricamate, fermate a metà con dei nastri abbinati alla vernice dei muri, i fiori sul davanzale, le foto disposte ordinatamente su dei centrini bianchi sul mobile davanti … ma certo, le foto! Ecco la risposta che cercava!
Si alzò di scatto e sfrecciò verso la cassettiera, ma a metà strada gli occhi gli caddero su un piccolo particolare: l’anulare della sua mano sinistra era cinto da una sottile semplice fascia d’oro: una fede.
Non ebbe mai neanche un dubbio e, quando alla fine afferrò la cornice, sapeva già chi ci sarebbe stato in quella foto. L’unica donna che aveva mai amato era avvolta da un abito da sposa e il velo bianco le incorniciava il viso, senza però coprirglielo. Il cuore dell’uomo iniziò a battere all’impazzata, quando notò che, effettivamente, l’altra figura nella foto era lui: il ragazzo dai capelli corvini, lunghi fino alle spalle, si trovava dietro la sposa, aveva le braccia avvolte attorno a lei, all’altezza dei fianchi, sorridevano entrambi alla foto, poi lei rideva, si girava e lo baciava. Nel frattempo, il Severus dall’altra parte della cornice, fissava quell’immagine incredulo, spiazzato dalle sue stesse emozioni.
Prima che potesse guardare altre foto, sentì dei passi alle sue spalle, si voltò e Lily varcò la soglia.
-Amore, sei ancora sveglio? Ma cos…? –
L’uomo aveva lasciato cadere la foto e il vetro era andato in frantumi per terra.
Lily, veloce, gli andò vicino, prendendogli la faccia tra le mani.
-Tesoro, ti senti bene? –
Severus non riuscì a spiccicar parola.
-Ma stai piangendo? – disse allarmata, arrestando con il pollice il corso di una lacrima – E’ successo qualcosa? –
Severus, a quel punto, smise di pensare, dichiarò la sua resa di fronte a quelle rivelazioni, si gettò tra le braccia di Lily, senza risponderle, e iniziò a piangere.
Se la donna fu sorpresa dal comportamento del marito, non lo diede a vedere e lo abbracciò più forte che poté. Solo quando il petto dell’uomo smise di sussultare e il battito del suo cuore diminuì, si staccò per guardarlo meglio in faccia.
-Che cosa è successo, Sev? –
Severus sorrise tra sé quando gli occhi di lei si agganciarono ai suoi; l’ultima volta che ne aveva visto un paio come quelli, erano di Potter e lui stava morendo. Era pura follia che adesso fosse lì.
-E’ successa una cosa incredibile, Lily. Ti devo parlare. –
Le avrebbe detto subito come stavano le cose, perché conosceva bene Lily, lei era l’unica persona che riusciva a vedere chi era veramente Severus Piton e l’avrebbe capito subito che c’era qualcosa che non andava.
Lily, confusa, si sedette sul letto, fissandolo. Severus le si mise davanti, ma non disse niente per un po’, il petto che si gonfiava e si afflosciava, rapido, tradiva la sua eccitazione di trovarsi lì.
-Avanti, non tenermi sulle spine! Dimmi che è successo! – lo spronò Lily, curiosa e preoccupata.
-Sì, scusa. E’ solo che non posso credere di rivederti. –
-Ma se abbiamo cenato assieme stasera! Sei sicuro di stare bene? Non è che qualcuno ti ha Confuso o ti ha lanciato qualche fattura? Non è che hai la febbre? – fece lei, un po’allarmata, un po’ divertita.
-No, Lily, nessuna fattura, ma c’è comunque di mezzo la magia. – si fermò, assistette all’occhiata interrogativa della moglie, con tanto di sopracciglio alzato, poi riprese – Saprai sicuramente che è possibile viaggiare nel tempo, no? -  la donna annuì, cauta – In genere, però, regola ferrea è quella di non interferire con il corso delle cose, perché non si conoscono le conseguenze. Ebbene Silente … conosci Silente, non è vero? – un altro cenno di assenso – Ha scoperto un modo … diciamo … più sicuro per influenzare il passato e cambiare gli eventi senza sconvolgere in maniera irreversibile presente e futuro. –
-Severus, così mi spaventi. Dove vuoi arrivare? –
-Silente ha offerto a me la possibilità di tornare indietro nel tempo per evitare che qualcosa di terribile accadesse a tutti noi.-
Lily approfittò della pausa per intervenire un’altra volta.
-Quindi mi stai dicendo che devi partire per una missione nel passato e salvare il mondo? – chiese, scettica. – Okkey, hai la febbre! Fammi sentire… – Allungò la mano per toccargli la fronte.
-No. – rispose Severus, abbassandole la mano – Lily, non sto scherzando, sono serio. Quello che ti voglio dire è che io sono già stato nel passato a cambiare le cose. Io vengo dalla realtà sulla quale si è abbattuta questa “piaga” e adesso, proprio cinque minuti fa, mi sono risvegliato qui, nella realtà che ho contribuito a creare eliminando il problema. –
-Sì, va bene. Rispiegamelo lentamente, mentre io vado a prendere il termometro. – e si alzò, ma Severus  la prese per un polso e la fece risedere. 
-No, Lily. Devi credermi! Le cose sono andate così, davvero! – e si lanciò in una spiegazione più chiara dell’avvenuto.
Lily, alla fine, dovette convincersi che quella del marito, per quanto folle sembrasse,era la verità, dato che difficilmente c’era qualcuno in grado di Confondere Severus Piton fino a quel punto. Eppure se ne convinse solo dopo che lui le aveva lasciato sentire che veramente non aveva la febbre.
-Ma quindi, se tu vieni da un’altra realtà, questo vuol dire che non conosci niente di questa? –
Severus abbassò lo sguardo:  - No. –
-Non ti ricordi niente? – Lily lo guardò con gli occhi supplicanti, sperando di ottenere la risposta opposta a quella che sapeva avrebbe avuto.
-No. –
Rimase spiazzata per un attimo, ma Lily era una persona forte, una grande donna.
-Mi dispiace, amore mio. Mi dispiace tantissimo … - poi continuò - E com’era la tua realtà? Qual era la piaga di cui parli? –
All’uomo non andava di tirare in ballo di nuovo tutto il passato, ma gli era difficile dire di no a Lily, e poi lei doveva sapere.
-Allora, conoscerai Gellert Grindelwald, no? Be’, nella realtà in cui io ho vissuto fino ad ora, c’è stato un altro mago oscuro, più potente di Grindelwald stesso, che si è spinto ben al di là di qualsiasi altro essere umano nella Magia Oscura. Il suo nome era… - esitò.
-Era? – Lily poggiò la sua mano su quella di lui.
-Era Lord Voldemort. I suoi obiettivi erano quelli comuni a molti: immortalità e potere, ma lui aveva fatto di tutto per ottenerli. Ha ucciso innumerevoli persone, ha creato schiere di seguaci, non ha guardato in faccia a nessuno. Eravamo in guerra, lo era tutto il nostro paese, ma era una guerra meschina, non c’erano combattimenti aperti, ma rapimenti, omicidi, sotterfugi, che lasciavano tutti solo più spiazzati. Voldemort era furbo, molti cittadini non erano nemmeno al corrente di essere in guerra, eppure lui aveva preso il posto di Ministro della Magia, dietro ad una marionetta, ovviamente. Era un clima terribile, insostenibile,dal quale non si poteva fuggire.–
Lily lo guardò sconvolta, evidentemente quelli, per lei, erano sempre stato solo lontani racconti di guerra, non poteva immaginare che il suo stesso marito vi si fosse trovato coinvolto in prima persona.
-E alla fine è stato sconfitto?  – Sembrava una bambina che cercava di scoprire in anticipo il finale di una fiaba.
Severus aprì la bocca per risponderle e, nello stesso momento, si rese conto di non conoscere la riposta.
-Non lo so. – ammise.
Lily sbatté le palpebre perplessa.
-Non lo sai?-
-Quando sono tornato indietro nel tempo, era scoppiata una battaglia, in cui Voldemort è stato coinvolto il prima persona. Chissà, forse poteva essere quella decisiva in un senso o nell’altro, ma io non posso saperlo, ho … abbandonato il campo prima del suo termine per venire qui. –
Lily annuì, piano, poi si prese la faccia tra le mani.
-Che hai? – chiese subito lui.
La donna scosse la testa – Niente, è solo che è tutto così strano per me … esco di casa ieri sera, sapendo tutto di te, poi torno e all’improvviso non ti conosco più … tu sei vissuto in guerra e non ricordi più niente di noi … è … triste … - stava combattendo con le lacrime.
Severus, esitando, le mise una mano sulla spalla, divenendo subito rosso in viso. Combattendo l’imbarazzo, cercò di ricordare come si facevano quelle cose.
-Lily, lo so che è strano, che è folle, forse è anche sbagliato. Probabilmente sono stato un egoista a volerci provare, io sono tornato indietro per uccidere Voldemort e avere la possibilità di stare con te, però, in realtà, sto solo sconvolgendo la tua vita. Non ci avevo pensato, scusa. Non avevo pensato alle conseguenze, ma la Clessidra serve a questo, posso andarmene se vuoi, così per te tornerà tutto come prima. - e le mostrò gli ingranaggi dorati che aveva ancora al collo.
Lily alzò lo sguardo e lo guardò dritto negli occhi: erano ancora rossi per il pianto di prima.
-Severus Piton, tu sei mio marito e io non ti abbandonerò. Non ti lascerò tornare nella tua realtà, non in un posto dove sarai coinvolto in qualche battaglia, mentre io me ne starò mi a lavorare a maglia.  Mi dispiace di aver detto quello che ho detto, io lo vedo adesso, tu non sei cambiato, sei sempre tu! Avrai trascorso gli ultimi trentasette anni della tua vita in un’altra realtà, ma, dietro questi occhi, sei sempre lo stesso. Ce la faremo assieme, ti aiuterò io, amore mio. -
Severus sorrise – Grazie. –
E Lily lo baciò. Severus rimase per un istante di stucco, con gli occhi aperti, poi rispose al bacio con un’enfasi incredibile. Mentre i battiti del suo cuore aumentarono, la donna si strinse a lui, passandogli le mani dietro al collo. Rimasero così fino a quando non mancò loro il respiro.
Quando Lily si staccò, fissò per un attimo il marito: aveva il petto che si muoveva frenetico e il respiro accelerato, ma abbassò lo sguardo, arrossendo.
Rise: - Non cambi mai. Lo dicevo io, che sei sempre lo stesso. –
Si alzò, poi, bacchetta alla mano, riparò la cornice con un gesto veloce. Lui non poteva credere di aver davvero baciato Lily Evans, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, voleva fare l’amore con lei, voleva stringerla forte e baciarla ancora.
Ma Lily prese un'altra foto e tornò a sedersi vicino a lui.
-Se non ricordi niente, dovremo provvedere subito. Ho pensato che domani potrei procurarmi un Pensatoio al Ministero, così da farti vedere direttamente gli eventi più importanti. Ma nel frattempo, mi sa che è meglio se ti dico le cose fondamentali. -
Girò la cornice e la mise in mezzo tra loro due: c’erano ritratte quattro persone.
-E’ una foto di tre anni fa, ma va bene lo stesso per cominciare. – disse – Qui ci siamo noi due – e indicò una figura con  i capelli neri e un’altra con i capelli rossi – Questa, invece, è Jordan. - e mise il dito sulla figura di una bambina. Doveva avere sette o otto anni, era seduta sulle spalle dell’uomo con i capelli neri e si teneva stretta a quest’ultimo. Aveva una folta chioma rossa e due intensi occhi neri – Adesso ha quasi undici anni, deve andare ad Hogwarts a settembre, o almeno dovrebbe, non ha ancora mostrato nessuna traccia di magia. E’ un po’ che si apre solamente con te. – fece una piccola pausa, poi spostò il dito, e questa volta lo mise su una bambina più piccola sulla destra, che stava in braccio alla madre, somigliava moltissimo a lui, aveva i capelli e gli occhi neri come i suoi- Questa è Alison. Nella foto aveva due anni, ora ne ha cinque. Anche lei ti adora, giocate sempre ad acchiappa la piuma e tu finisci sempre per appenderla a testa in giù. Lei ha già dato segni di magia, il che non aiuta la situazione di Jordan.-
Severus non disse niente e si soffermò a guardare quella foto. Stava cercando di capire cosa provasse davanti a quelle facce. Tutto era successo all’improvviso per lui: pochi giorni prima, era l’uomo chiuso in una torre di Hogwarts, che trascorreva la maggior parte del tempo da solo, tra libri e ricordi, ora si era ritrovato marito e padre nel giro di pochi minuti. Non era un ripensamento quello, ma solo timore di non essere all’altezza di quel compito, lui non sapeva come si giocava ad acchiappa la piuma o come parlare con una bambina di dieci anni. Il marito di Lily e il padre di quelle due bambine aveva un trascorso completamente diverso dal suo, lui non era abituato alle relazioni, aveva passato gli ultimi vent’anni ad affogare tra rimorso e amarezza, come poteva questo conciliarsi con la figura di un buon padre? Sarebbe stato capace, da un momento all’altro, di dare gioia e speranza a quelle creature? La sua vita passata non gli aveva riservato granché, non aveva i presupposti per poter essere una persona ottimista e fiduciosa, eppure la vita (o magari la morte) gli aveva dato quella secondo possibilità, quindi, forse, ci sarebbe potuto riuscire. Decise di provarci, se non altro per non seguire le orme suo padre.
-E’ bella la nostra famiglia,non è vero? –
Severus lanciò un ultimo sguardo a quelle facce felici.
-Sì. Bella davvero. –
-Ti dirò giusto le ultime cose essenziali. Adesso viviamo ad ovest di Londra, nella zona di Hammersmith. Io lavoro al Ministero come Auror, tu lavori nella Organizzazione Nazionale Pozionisti Avanzati. Abbiamo deciso che sarebbe stato meglio per Jojo e Ali frequentare le elementari come tutti i bambini, Jojo ha quasi finito, Ali inizierà a settembre, per ora sta ancora alla scuola materna.
Poi ti farò vedere dove si trovano le loro scuole e dov’è il tuo ufficio, non dista molto dal Ministero della Magia a dire il vero. Anche se io direi che è meglio se domani ti prendi un permesso. Sarebbe un po’ strano se tu andassi là e non ricordassi i nomi dei tuoi colleghi…-
-Ho capito. Sono d’accordo. –
-Giusto, controlliamo se magari non avevi qualche incontro o scadenza importante. Non ti caccerebbero mai, sei il migliore lì dentro, ma è sempre prudente controllare, non vorrei che per un giorno di assenza, poi devi buttare via una pozione che prepari da mesi … -
Allungò una mano verso il comodino del marito e prese un’agendina in pelle bordeaux.
-Vediamo … 2 maggio … no, non hai annotato niente di importante.-
Aveva messo l’agendina tra di loro, come la foto prima, ora le loro teste quasi si sfioravano, Severus sentiva di nuovo l’odore di lei entrargli nel petto.
-Bene, domani mattina invieremo un gufo sia da te che da me. Prenderò anche io un giorno di permesso, così sistemiamo questa faccenda, va bene, amore? –
Adesso si era girata verso di lui, la punta del naso di lei a toccare quella di Severus, alzò la mano e accarezzò la guancia del marito,poi la fece scivolare sulla mano di lui. Mosse la bacchetta, la luce si spense, inclinò il capo per baciarlo, ma in quel momento un’ombra si proiettò dalla soglia su di loro. Una figura minuta stava davanti alla porta aperta, illuminata alle spalle dalla luce accesa del corridoio.
I due si scostarono velocemente e Lily riaccese la luce. Alison era entrata nella stanza. Piangeva.
La donna le andò subito incontro: - Amore della mamma, che è successo? Hai fatto un brutto sogno? –cercò di abbracciarla, ma la bambina non le rispose e, con i lacrimoni, la scansò e corse verso il padre. Si gettò tra le braccia di un Severus sorpreso, che, riluttante, la strinse a sé.
Lily, che si era chinata per abbracciare Alison, assistette alla scena, poi si alzò e venne in aiuto al marito.
-Ali, hai fatto un incubo,cucciola? –
Questa volta la piccola mosse la testa affondata nel petto del padre in un cenno di assenso.
-Povera bimba mia – le accarezzò i capelli – Che hai sognato, amore? Dillo alla mamma tua. –
La bimba, ancora tra i singhiozzi, prese a spiegare: - C’era un serpente … un serpente grandissimo … e mordeva … mordeva a papà … e poi papà … cade a terra … e moriva –
Severus si irrigidì.
-Ma no, Ali. Era solo un sogno. Non è successo niente a papà. Vedi? Sta bene – fece Lily senza smettere di strofinare la testa della figlia.  Lanciò un’occhiata al marito, che capì che doveva dire qualcosa anche lui.
-Sì, Ali … sto bene … papà sta bene … non è successo niente – aveva ripetuto le stesse parole di Lily, preso alla sprovvista, ma alla piccola sembrò bastare. Sentì il cuoricino rallentare e il respiro diminuire la sua frequenza. Ali alzò la testa e con gli occhi neri neri, ancora bagnati, guardò il padre, toccando con le manine la sua faccia, come per controllare che fosse vero quello che le avevano detto i suoi genitori. Alla fine, rassicurata, sorrise e gli abbracciò il collo.
-Visto, amore di mamma? Dai, rimani a dormire nel lettone con noi, stanotte. – intervenne nuovamente Lily battendo il palmo della mano sul letto.
Detto questo uscì per andare a controllare che Jordan stesse ancora dormendo, quando tornò, pochi minuti dopo, padre e figlia già dormivano abbracciati l’uno all’altra.
   
 
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