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Autore: Padmini    19/09/2012    1 recensioni
Maximillian Webb, medico legale al Saint Bartholomews Hospital di Londra, con una fidanzata opprimente e un lavoro che non lo soddisfano totalmente.
Tutto ciò è destinato a cambiare quando incontrerà una donna molto speciale ...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Violet'
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Ciao a tutti. Ecco un altro capitolo della nostra bellissima storia *si applaudono e si inchinano l'un l'altra*.
Speriamo che vi piaccia e che continuate a seguirci, anche se pubblicheremo a singhiozzo ... scrivere una storia a due mani non è così semplice. Verrà fuori u bel lavoretto, però. Un bacio e un abbraccio a tutti, sia chi commenta che ci ci segue silenziosamete. Padmini e Bbbgster







 

Shot and Awards








Rain stringeva il polso di Elisabeth con decisione. La guardò a lungo negli occhi poi, all'improvviso, forse annoiata da quella vista, la lasciò bruscamente andare.

“Non ti conviene metterti contro di me” la minaccio Elisabeth guardandola male “Ho delle conoscenze … conoscenze molto influenti ...”

Rain le fece un sorriso irriverente.

“Che paura ...” mormorò e le voltò ostentatamente le spalle per chiamare un taxi che, nel giro di pochi istanti, accostò al marciapiede.

Rain aprì lo sportello e si sedette, lasciandolo aperto per me. Era ovvio, per lei, che l'avrei seguita. Elisabeth mi guardò torva.

“Se salirai in quell'auto” mi disse con tono minaccioso “Te ne pentirai. Non scherzo, Max. Te ne pentirai”

La guardai con apprensione. Il suo sguardo non prometteva nulla di buono. Posai poi lo sguardo su Rain. Lei stava seduta, tranquillamente, sul sedile del taxi. Non mi guardava. Stava mandando un messaggio a chissà chi. Elisabeth, in piedi sul marciapiede, mi dominava. Incombeva su di me come una nuvola di temporale. Rain, senza il minimo sforzo, mi attirava a sé, come una calamita.

Non c'erano dubbi. Ormai avevo preso la mia decisione. Salii sul taxi e mi chiusi bruscamente la portiera alle spalle, mentre quella donna demone cominciò a lanciarmi i più terribili improperi.

“Ci porti a Scotland Yard” disse Rain al tassista, che rispose con un cenno del capo e avvio l'auto.

Restammo in silenzio per quasi tutto il tragitto. Rain, però, era ad un tratto diventata inquieta. Non posso dire che fosse preoccupata, ma le parole di Elisabeth dovevano averla colpita.

“Rain ...” sussurrai “Cos'hai? Se è per quello che ha detto la mia ex … non devi preoccuparti. Insomma, tu sei Rain Holmes, no? Di cosa devi aver paura? Di quella ignorante e petulante donnetta che mi sono portato dietro per tutti questi anni? È innocua … can che abbaia ...”

“Piantala con le frasi fatte” mi disse lei e scese dal taxi che, nel frattempo, aveva accostato davanti a New Scotland Yard “Richard Brook era solo un povero programmatore gay … eppure sai anche tu come è andata a finire. Sono abituata a non sottovalutare mai i miei avversari, chiunque siano. È un atteggiamento stupido e fa perdere un sacco di tempo”

“Ma è .. è solo Elisabeth! Cosa ci può fare di male?”

“Non lo so” rispose lei mandando un altro messaggio, prima di riporre il cellulare in borsa “Ma tendo a non abbassare mai la guardia. Mai. Con nessuno”
La guardai ammirato. Non era nervosismo o preoccupazione ciò che la scuoteva, ma semplice osservazione. Una informazione aveva preso posto nel suo cervello e lei la stava valutando, catalogando e posizionando con meticolosa precisione. Se Elisabeth fino a ieri era stata per lei solo una donna come tante, ora era parte di un problema. Non un problema immediato, ma lei guardava più avanti, non voleva essere colta di sorpresa.

“A proposito” domandai all'improvviso “Chi è Richard … Brook hai detto?”

Lei mi fissò con commiserazione per qualche istante, poi mi voltò le spalle ed entrò nell'edificio.

“Rain!” insistetti correndole dietro “Non mi hai risposto, Rain!”

“Non ora” mi rispose lei dirigendosi verso l'ufficio dell'Ispettore Gregson.

L'ispettore era tremendamente indaffarato, preso di mira da tre agenti e due telefoni che squillavano contemporaneamente, ma lasciò tutto quando vide Rain avvicinarsi.

“Rain!” esclamò, come se la sola visione della donna potesse aiutarlo a calmarsi “Finalmente sei arrivata! Siamo nella merda fino al collo, letteralmente”

“Questo perché non mi avete ascoltata fin da subito” rispose lei placida “Se mi aveste dato retta ...”

“Chiudi il becco, Freak” la interruppe un agente con fare scocciato “Stiamo lavorando, noi”

Rain lo guardò con sufficienza per un istante, poi tornò a rivolgersi a Gregson.

“Ho trovato il gruppo dei sicari” disse estraendo il cellulare dalla sua elegante borsetta “Si trovavano tutti insieme al Criterium Bar, ieri sera. Queste sono le foto che sono riuscita a scattare. Alcune non sono molto definite, ma si riconoscono perfettamente ...”

L'ispettore prese il cellulare e cominciò a scaricarle sul computer.

“Stai scherzando, spero” borbottò Gregson osservando le foto con apprensione “A parte il fatto che sono praticamente perfette … questi sono tutti gli uomini di White, il candidato premier per le prossime elezioni. Non puoi accusarli così. Servono le prove, Rain!”

“Prove ne ho a sufficienza” rispose lei riprendendo il cellulare “Inoltre, se fossero stati davvero innocenti, non mi avrebbero inseguito fino alla metropolitana per uccidermi. Non credi?”

“Tutto questo non ha senso” disse l'ispettore scuotendo la testa “Sono pezzi grossi, gente conosciuta! Perché dovrebbero rischiare di compromettersi per uccidere degli avversari politici?”

“Scusate” intervenni a quel punto “Non capisco ...”

In quel momento Gregson si accorse della mia presenza.

“Chi è lei?” mi chiese sorpreso “Cosa ci fa qui?”

“Lui è con me” rispose Rain al posto mio “Il dottor Maximillian Webb. È il mio assistente”

“Non sapevo che avessi bisogno di un assistente” disse l'uomo che l'aveva interrotta prima.

“Ora lo sai, Anderson*” rispose lei gelida.

“In queste ultime due settimane sono morti tre politici coinvolti nelle prossime elezioni” mi spiegò Gregson “Sono stati tutti uccisi nelle proprie abitazioni da dei cecchini esperti, a quanto abbiamo potuto appurare”

“Erano tutti appartenenti alla stessa corrente politica, giusto?” chiesi pensieroso.

“No” rispose Gregson scuotendo la testa “Il problema sta proprio qui. Erano avversari. Non abbiamo diffuso la notizia per non allarmare la cittadinanza, ma credo che ora sia il caso di farlo. Piuttosto, Rain. Gli uomini che hai accusato erano coinvolti nella campagna elettorale con quelli che sono stati uccisi … che senso avrebbe avuto ucciderli?”

“Se vuoi nascondere qualcosa” disse lei, sibillina “Mettila ancora più in evidenza”

“Parla come mangi, per favore” intervenne Anderson sbuffando.

“Scusa tanto, Anderson” rispose lei “Dimentico sempre che devo abbassarmi al tuo quoziente intellettivo per farti comprendere ciò che dico. Dunque, i fatti sono questi. Hope, Striker e Law sono politici attivi, che partecipano con fervore alla campagna elettorale del loro rappresentante”

“Questo lo sappiamo!” la interruppe Anderson, ma lei non lo calcolò.

“Questo potrebbe far pensare che dovrebbero tenersi lontani da qualsiasi tipo di scandalo … proprio per questo ho cominciato a sospettare di loro tre”

“Non ti seguo ...”

“Tra tutti i politici che sono più in vista in questo periodo, sono gli unici che abbiano seguito un addestramento militare e, per questo, possono essere degli abili cecchini”

“Perché non pagare qualcuno per farlo al posto loro, allora?” chiese Gregson “Di solito non si fa così?”

“Un cecchino pagato è un mercenario” rispose Rain con un sospiro spazientito “Non sta dalla parte di nessuno e se trova qualcuno che lo paga di più è più che disposto a voltare le spalle a chi lo ha ingaggiato. Per questo, soprattutto se non si vuole attirare l'attenzione, è sempre meglio agire da soli. Questi tre” riprese indicando i volti sul video “Lavoravano per conto di Sanderson” aggiunse indicando una quarta foto “C'era anche lui al Criterium Bar e sono più che certa che stessero pianificando un altro omicidio”

“Quindi, ora ...”

“Ora saranno nascosti. Sanno che li ho visti e che so la verità – è per questo che hanno provato ad uccidermi – quindi dovremo aspettare qualche giorno. Non dovrete agire in nessun modo evidente, ma vi consiglio di fare intervenire degli agenti in borghese durante il comizio previsto per la settimana prossima. In quell'occasione si affronteranno i candidati premier, faccia a faccia, non potranno esimersi dal comparire in pubblico. Sarà quella l'occasione che avremo per coglierli sul fatto. Ora, se volete scusarmi, ho di meglio da fare” e, senza nemmeno guardarli, uscì dalla stanza, con me che la seguivo come un cagnolino, cercando di scusarmi come meglio potevo per il suo comportamento così instabile.

“Sei davvero sicura di ciò che hai detto?” le chiesi mentre uscivamo “In fondo quei tre sono sui giornali un giorno sì e l'altro pure …”

“Ascolti quando parlo?” mi domandò lei, spazientita “Un cecchino, a meno che non sia un uomo di fiducia, può voltare le spalle al suo capo in qualsiasi momento, o peggio, potrebbe cominciare a ricattarlo. Questi tre politici, in questo momento, sono molto ricattabili, non sarebbe stato saggio mettersi nelle mani di un mercenario”

“Capisco che abbiano deciso di uccidere i loro avversari politici” aggiunsi dubbioso “Ma gli alleati! Hanno ucciso anche chi stava dalla loro parte!”

“Per sviare ogni sospetto” mi rispose lei, come se fosse ovvio “Dovevano far credere che fosse qualcuno che non aveva scopi politici, in modo da essere gli ultimi sospettati”

“Tu, però, hai sospettato subito di loro”

“Ma io sono più intelligente” mi rispose lei senza falsa modestia. Lo disse con naturalezza perché era una cosa in cui credeva davvero e … era vero, cominciavo a rendermene conto anch'io.

“Hai voglia di un caffè?” le chiesi indicando con un cenno della testa un bar poco distante “Lì fanno anche i bagel … ho proprio voglia di un bagel ...”

“Un bagel?” mi domandò lei “Hai fatto colazione prima! Non sei sazio?”

“Mi hai fatto fare colazione in fretta e furia per venire a Scotland Yard con te, ricordi?” le domandai mettendo il broncio “Ho fame!”

Lei borbottò qualcosa di incomprensibile a proposito del cibo e dell'inutile bisogno di mangiare, ma mi seguì ugualmente nel locale. No, non mi seguì. Fu lei a farmi strada e io la assecondai. Entrammo e ci accomodammo su un tavolino che dava sulla strada. Ordinai un cappuccino e un bagel con la marmellata e cominciai a mangiare.

In quel momento le squillò il cellulare e cominciò una serie di botta e risposta. Con la coda dell'occhio riuscii a leggere i messaggi che le arrivavano e ciò che lei rispondeva. So che non avrei dovuto farlo, ma ero così curioso …

 

Verrai stasera? Ben

 

Devo proprio? RH

 

Continui a firmarti con la H? Sei una Cumberbatch, bella mia!

 

Non ha importanza. Devo proprio venire? RH

 

Ti preeeeego!

 

Come sei seccante. RH

 

Allora? Verrai?

 

Non ti prometto niente. RH

 

Inviò l'ultimo messaggio e restò a soppesare il cellulare per qualche minuto, infine mandò un altro messaggio.

 

Fammi sapere se L va a SA. RH

 

Non riuscii a vedere a chi mandava il messaggio. Mise a posto il cellulare e si alzò.

“Scusami” disse, anche se in realtà non vedeva l'ora di andarsene “Devo andare ora, non ho tempo da perdere, anche perché stasera …” si interruppe e mi guardò per un istante “Stasera usciamo. Vestiti bene, devi essere elegante”

“Non cominciare anche tu come Elisabeth, ti prego!” sbottai io con un sospiro.

Errore. Errore madornale. Lei mi fulminò con lo sguardo. Mi sentii incenerire. L'avevo appena paragonata alla mia ex … come avevo potuto paragonarla a qualcuno?

“Vedi di venire presentabile” mi disse gelida “Nel mio lavoro è di fondamentale importanza la presentazione. Se vuoi lavorare con me devi stare alle mie regole, è chiaro?”

“Certo, certo ...”

Si alzò e uscì dal bar senza nemmeno salutarmi. La guardai allontanarsi. Di certo non mi aveva raccomandato di prepararmi in tiro senza un motivo preciso. Finii il mio bagel in santa pace e andai a lavoro.

 

La giornata proseguì nella noia più totale. Non sapevo, povero ingenuo, che era solo la calma prima della tempesta. Morti, morti, morti. Tanti morti. Be', certo, lavorando in un obitorio …

Pensavo che Rain si sarebbe fatta viva, ma non la vidi per tutto il giorno. Arrivai a casa molto tardi rispetto al solito, mi feci una doccia e indossai il pigiama. Quando sprofondai sulla poltrona, mi ricordai dell'impegno. In quel momento entrò Rain.

“Muoviti, Max” disse “Dobbiamo prepararci”

Era spettinata fino all'inverosimile e sporca di polvere e fango. Mi guardò con disapprovazione e svanì in bagno. Dopo pochi istanti sentii il rumore della doccia. Mi alzai con un sospiro e andai a scegliere i vestiti da indossare in camera mia. Scelsi un completo nero con camicia bianca e cravatta bordeaux. Bene, poteva andare. Mi ero anche rasato e sembravo molto elegante. Scesi e la trovai già pronta, intenta ad allacciare un bracciale d'oro al polso. Era stupenda. No, stupenda è riduttivo. Era splendente.

Indossava un tubino blu scuro che le faceva risaltare le forme perfette e le lasciava scoperta la schiena. Al collo portava un collier d'oro, sottile ed elegante, in coordinato con un paio di orecchini a goccia. Scrollò il braccio e prese il cellulare.

“Dovrebbe arrivare tra poco” disse guardando l'ora.

“Chi?” domandai.

“Eccolo” disse guardando fuori dalla finestra, ignorando la mia domanda. Mi sporsi anch'io e vidi una limousine parcheggiata fuori dalla nostra porta.

“Quella … quella è per noi?” chiesi incredulo.

“Per chi, altrimenti?” disse lei “Muoviti, siamo già in ritardo”

Afferrò una pochette di brillantini, una stola color avorio e si avviò verso le scale. La seguii come ipnotizzato. Si muoveva agilmente su un paio di scarpe con un tacco vertiginoso e il movimento delle sue curve mi ipnotizzava. Salì con grazia sull'auto e la seguii come un marinaio attirato dal dolce canto di una sirena.

“Smettila di fissarmi così” mi disse “Cerca di mantenere un contegno, per favore!”

“Si può sapere dove stiamo andando?” domandai esasperato.

“Satellite Awards” mi rispose lei lapidaria.

“Cosa sarebbe?”

“Come sei seccante! Già mi scoccia dover venire qui … anche se potrebbe rivelarsi interessante ...”

 

La limousine arrivò davanti ad un auditorium. Uno sciame di giornalisti presidiava l'entrata. L'autista accostò sul marciapiede.

“Come pensi di entrare?” domandai “Non siamo mica invitati … sembra che ci sia una festa ...”

“Io sono stata invitata” mi rispose lei mentre l'autista scendeva per aprirle la portiera “Tu sei con me, non ci trovo niente di male”

Scendemmo. Subito fummo attaccati da decine e decine di flash. Rain sembrava esserci abituata. Sul red carpet c'erano alcuni attori conosciuti, intervistati da dei giornalisti.

“Questa è una cerimonia di premiazione cinematografica?” domandai “Cosa ci facciamo qui?”

“Mi ha invitata Ben” rispose lei avviandosi verso l'entrata “Eccolo”

Benedict Cumberbatch era in piedi vicino alle porte dell'auditorium e rispondeva alle domande di una giornalista ma, appena vide la sorella, si scusò e ci raggiunse.

“Ciao Rain!” disse prendendola per una spalla “Sono felice che tu sia qui!”

“Non penserai che sia venuta per te, vero?”

“Ah, allora sei qui per il rinfresco?” domandò lui, sarcastico.

“Molto spiritoso … Vogliamo entrare?”

“Venite” ci disse, facendoci strada “Il nostro tavolo è davanti ...”

“Sei stato nominato per ...” gli domandò Rain con un sussurro.

“The last enemy … attore protagonista” rispose lui, sorridendo sornione.

Ci sedemmo su un ampio tavolo rotondo e presto ci raggiunsero anche Anamaria Marinca, Eva Birthistle, Max Beesley e Robert Carlyle **. Benedict li salutò cordialmente.

“Non vincerai” disse Rain, lapidaria.

“Smettila”

“Lo sai bene. Sei un perdente”

“Ma … ma …Rain!”

“Non hai mai vinto un BAFTA” riprese lei, implacabile.

“Non mi serve un BAFTA per provare di essere un grande attore!”

“Come vuoi, tesorino … continua a ripetertelo ...”

Ridacchiai. Era bello vederli bisticciare. Benedict era rosso dalla collera mentre Rain rideva soddisfatta.

“Adoro prenderlo in giro” mi disse con un sussurro e mi fece l'occhiolino. Risi anch'io, poi cominciò la premiazione. Prima di cominciare a consegnare i premi, il presentatore invitò sul palco Ian Law. Con lui salì anche un rappresentate del partito avversario, un certo Garrideb. Sicuramente si erano auto invitati per farsi pubblicità, visto che la campagna elettorale era nel suo culmine. Dissero due o tre parole di rito e tornarono a sedersi sul tavolo delle autorità.

Vennero consegnati molti premi. Attori, attrici, miniserie, film. Arrivò il turno del premio per il miglior attore in una miniserie o film per la televisione. Ben era evidentemente teso. Venne nominato con altri cinque attori e vedemmo uno spezzone del suo telefilm.

“E il vincitore del Satellite Award è …” annunciò la presentatrice, con una pausa ad effetto.

Ben fremeva. Era teso come la corda di un violino. Rain sbadigliò.

“Paul Giamatti! Per John Adams”

Un applauso riempì la sala. Paul si alzò dal suo tavolo e andò verso il palco per ritirare il premio. Ben si accasciò sulla sedia. Guardò un punto indistinto davanti a sé. Non sembrava particolarmente turbato. Sorrideva, ma si vedeva che era deluso. Rain ridacchiò al suo fianco, poi si sporse verso di lui e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Non so cosa gli disse, ma di certo fece effetto perché Ben sembrò riprendersi. Rain prese due calici di Prosecco***, ne porse uno al fratello e insieme brindarono allegramente.

Le premiazioni proseguirono. Ben, superata l'ansia per il premio, aveva cominciato a bere con disinvoltura, mentre Rain sembrava tesa. Osservava il tavolo delle autorità.

“L stava per Law” mi disse senza guardarmi, lo sguardo fisso sul tavolo di fronte al palco “SA per Satellite Awards”

“Cosa?” domandai, preso alla sprovvista.

“Il messaggio che hai letto stamattina” mi spiegò lei “So che hai letto i miei messaggi” mi spiegò “Ho chiesto a una mia fonte se Law sarebbe stato presente. Se non ci fosse stato lui non sarei di certo venuta, ma ora ho la possibilità di incastrare lui e il suo complice”

“Cosa?!” domandai, shockato “Dovevi avvertire la polizia!”

“Avrei rischiato per niente” mi rispose lei, continuando a guardare il politico “Non sanno che sono qui anch'io e pensano di essere al sicuro”

“Ma … ma … stamattina hai detto altro a Gregson!”

“Ho mentito”

“Ma ...”

“Dovevo pur dire qualcosa, no?” mi disse lei, impaziente “Sto preparando questa trappola da più di una settimana. Ho sentito che parlavano di questo attentato ieri sera al Criterium bar. Se solo non mi avessero beccata ieri sera … pazienza. È stato un errore che non ripeterò più. Mi ero distratta”
“Cosa?” domandai, al massimo della sorpresa “Ti eri distratta?”

“Sì” rispose lei “Li stavo spiando, ma mi sono distratta … così mi hanno scoperta”

“Cosa ...”

Non feci in tempo a terminare la frase perché Rain si alzò di scatto. Corse veloce come una gazzella verso il tavolo delle autorità e la stola avorio le scivolò lungo la schiena.

Vidi ciò che lei stava aspettando da tutta la sera. Law aveva appena riposto il cellulare e guardava verso l'alto. Rain si avvicinò e con uno scatto felino, gli afferrò il polso e guardò anche lei nella stessa direzione. Seguii il suo sguardo. Su una balconata vuota, vidi due ombre. Erano due uomini. Uno vestito di nero e l'altro di bianco. Non capii chi potessero essere. L'uomo in nero, che teneva in mano quello che sembrava essere un piccolo fucile di precisione, era tenuto fermo da quello vestito di bianco.

L'intera sala era ammutolita di fronte a quello spettacolo. Qualcuno mormorava. Rain aveva attirato a sé l'attenzione di tutti. Sentii qualcuno invocare la polizia e Rain sorrise. Era proprio quello che voleva. Appoggiò la pochette al tavolo, ne estrasse il cellulare e chiamò qualcuno, evidentemente l'uomo in bianco.

“William non farlo scappare” disse “Bene, appena puoi portalo giù”

“Signorina, mi lasci!” protestò Law “Potrei farla arrestare per questo! Ecco! È arrivata la polizia!”

Alla premiazione era presente una squadra mobile, chiamata per mantenere la sicurezza. Sentii uno degli agenti parlare al cellulare.

“Ispettore, è meglio che venga anche lei. C'è qui la Freak che ha combinato un bel casino ...”

“Non ho combinato nessun casino” disse Rain “Comunque ha fatto bene a chiamare Gregson, tra poco ci sarà più di un politico corrotto da arrestare. Tra poco William porterà giù il tu complice. Chi è stasera? Hope? Striker? Scommetto che ci sono anche loro qui, nascosti da qualche parte ...” disse stringendo di più il polso di Law.

Prese il cellulare e richiamò William.
“William, ci sei?” chiese “Portalo giù. Usa la forza, se proprio devi. Se ci scappa non avremo prove per ...”

Si ammutolì. La sua pelle già bianca, impallidì ulteriormente.

“Come sarebbe a dire? Dov'è William? … Bastardo, tu ...”

Non riuscì a finire la frase. Sentii un sibilo. Rain vacillò per un istante. Lasciò la presa su Law e fece cadere il cellulare, che si fracassò a terra con un rumore di plastica rotta. Mi sembrò che il mondo si fermasse. Tutto stava andando al rallentatore. Sentii solo la mia voce, distorta e rallentata, chiamare il suo nome … Rain …

Mi alzai mentre notai, con orrore, che una macchia vermiglia si stava pian piano allargando sulla sua stola chiara ...


 


 

*Parente di quell'Anderson che tutti noi odiamo

**Tutti attori di The Last Enemy

***Il Prosecco è molto apprezzato a Londra

   
 
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