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Autore: MightyZuzAnna    19/09/2012    1 recensioni
Una figura misteriosa correva nel cuore della notte lungo le antiche mura della città rincorsa da un paio di guardie. La figura era avvolta in un lungo mantello nero, il cappuccio gli copriva gran parte del volto. Lo sconosciuto si fermò davanti al muro, si girò e si vide circondato da altre guardie, gli puntarono una forte luce ed egli abituato al buio della notte, si coprì per metà il volto col braccio, qualcosa da sotto l’arto e il cappuccio sbrilluccicò. Involontariamente scostò un po’ il tessuto rivelando in parte una maschera nera e bianca a forma di farfalla. Le decorazioni nere e argentee brillavano come piccoli diamanti. Lo sconosciuto ghignò nonostante non avesse vie di fuga, eppure la notte del 14 luglio 1766, la figura conosciuta come il ladro più ricercato del secolo detto anche ‘Butterfly’ scomparve lasciando al suo posto, come ricordo della sua esistenza, la maschera a farfalla. A più di tre secoli di distanza, la leggenda del ladro ‘Butterfly’ ritornò più viva che mai.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Butterfly scappava da un’orda di poliziotti guidati dall’ispettore.
«Ti prenderò Butterfly!» annunciò lui, prima di cadere in una delle innumerevoli trappole da loro messe.
La ragazza incappucciata ridacchiò divertita e accelerò il passo. Attraversò il parchetto dietro la villa derubata e la sua corsa si arrestò a causa di una figura. La luna rischiarava quel tanto che bastava il parco rivelando Blue Bird alla ladra.
«Tch! Questa volta non mi son fatta prendere impreparata!»
Dalla larga manica fece scivolare un lungo bastone. Lo fece roteare un paio di volte per poi bloccarlo a mezz’aria davanti a sé.
«Questa volta quel gioiello sarà mio!» fece serio in volto il ladro, per poi fiondarsi addosso alla ragazza con un pugno alzato.
Ella si difese abilmente con il pezzo di legno e contrattaccò cercando di tirargli una bastonata dietro le ginocchia ma Blue Bird saltò all’indietro.
«Non credere che sia così facile battermi!» ghignò la ragazza certa che lui potesse vederla.
Si scrutarono un po’ prima di partire contemporaneamente all’attacco. Parata, attacco, parata, attacco. Questo ciclo si ripeté a lungo fino a che un capogiro non prese alla sprovvista la ragazza togliendole per un attimo la vista, il ladro le tirò un potente calcio che la sbalzò via.
Si tirò a sedere a fatica, la vista appannata e il respiro affannoso. Blue Bird però non perse tempo, continuò ad attaccarla. La ragazza nettamente in difficoltà in quella posizione rotolò di lato. Si piegò, un ginocchio a terra e l’altro inclinato. Il suo respiro era l’unico suono udibile in quella fredda notte. Il ladro la colpì con un calcio e Butterfly riuscì a stento a parare il colpo che ruppe il bastone e le fece perdere l’equilibrio. Il ragazzo le fu subito sopra, la mano destra a cingere l’esile collo della ragazza. Iniziò a stringere la presa.
«Te l’avevo già detto con le buone. Questo non è un lavoro adatto ad una come te! Ti conviene smetterla. È l’ultimo avvertimento che ti do e nel frattempo mi prendo anche il tuo preziosissimo bottino» ghignò ironico il ladro, frugando con la mano sinistra nel tascapane di Butterfly.
Quest’ultima sorrise ironica e con la voce rotta mormorò: «Questo è ancora da vedere!»
Con le gambe spinse via il ladro che sorpreso cadde all’indietro, svelta la ragazza si tirò su e lanciandosi prese il suo bastone. Si rimise in piedi anche Blue Bird che fece appena in tempo a bloccare un pezzo del bastone con una mano e lanciare uno sguardo fiammeggiante alla rivale.
«Devo farti i miei complimenti. Nessuno è mai riuscito a tenermi testa così!» le fece l’uomo mascherato afferrando con entrambe le mani il pezzo di legno.
La ragazza digrignò i denti per poi sorride vittoriosa, saltò e caricò un calcio laterale verso il bel ragazzo. Egli aveva lasciato la presa rendendosi conto della mossa di Butterfly, si girò e parò il calcio con le braccia incrociate. La ladra atterrò con una gamba piegata e l’altra distesa, uno sguardo glaciale e fiammeggiante allo stesso tempo negli occhi, lo scrutò dalla sua posizione e come un gatto scattò in avanti tirando indietro il braccio destro con in mano il bastone.
Blue Bird si preparò a ricevere il colpo frontalmente non aspettandosi che ella avrebbe frenato e avrebbe cambiato direzione in pochissimo tempo, colpendolo con una potente ginocchiata al fianco sinistro. Il ragazzo vestito di blu digrignò i denti accusando il colpo, gli occhi fiammeggianti d’ira e per una frazione di secondo Butterfly ebbe paura delle conseguenze del suo gesto, ma la sicurezza le tornò e tirò fuori il miglior sorriso strafottente che aveva, gli occhi lanciavano una chiara sfida.
I due ripresero a combattere. L’incappucciata però si trovò ben presto in difficoltà, sentiva il corpo pesante e indolenzito e le sue parate, così come anche gli attacchi, divenivano sempre più lenti e scoordinati.
Blue Bird le tirò una ginocchiata in pieno stomaco che la fece piegare in due, cadde in ginocchio e con le mani si teneva la parte lesa, il bastone era rotolato a qualche metro di distanza. Quel colpo le aveva smorzato il respiro e ora le veniva complicato respirare e come se non bastasse iniziava a sentire brividi di freddo pervaderla. Alzò il volto tramutato in un espressione sofferente, si tirò su con fatica, barcollando, senza mai distogliere lo sguardo dal volto del ragazzo. Quest’ultimo, senza pietà, caricò un punto e stava per colpire il volto della ragazza se ella non fosse caduta in avanti. A qualche centimetro da terra però Butterfly si diede una spinta e arrivò in poco tempo vicino all’addome del ladro e lo colpì con un pugno al plesso solare.
Blue Bird fece qualche passo indietro, cadde in ginocchio e si tenne la parte lesa, dolorante. Regalò un’occhiata sprezzante alla ladra e anche se un po’ incerto si rimise in piedi. Entrambi erano affaticati e doloranti, nessuno dei due ci era andato alla leggera ma neanche tanto pesante.
«Tch! Tutto qui quello che sai fare?» lo sfidò la ragazza con tono sicuro, ma il suo aspetto fisico la tradiva.
Ella iniziò a tremare quando una gelida brezza soffiò nel parco, arena improvvisata per lo scontro tra i due.
Il ragazzo sorrise ironico. «Ti reggi a stento in piedi, che vuoi fare?» chiese con una nota di curiosità, ma senza mai abbassare la guardia.
«Sinceramente, in questo momento vorrei svenire a terra e lasciarmi andare al freddo e al dolore, ma quel gioiello mi serve!» disse con tono serio Butterfly preparandosi al prossimo attacco.
Nessuno dei due, però, si mosse. Si scrutarono a lungo indecisi su quale mossa fare. Partirono di nuovo in sincronia. Blue Bird le tirò un pugno che le prese in pieno la guancia sinistra, mentre la ragazza gli tirò un calcio al fianco. Il ragazzo barcollò al colpo della ladra ma ella cadde a terra respirando affannosamente e con gli occhi socchiusi. Si sentì in lontananza la sirena della polizia e il ladro decise che lo scontro avrebbe avuto fine lì e in quel momento. Iniziò a frugare nel tascapane e finalmente trovò un piccolo oggetto freddo. Lo prese sorridendo soddisfatto e si rivolse alla ragazza inerme sotto di lui.
«La prossima volta non combattere se non sei nel pieno delle tue forze!» sussurrò queste parole nell’orecchio sinistro, con una lieve nota di rimprovero.
Corse via, anche se un po’ a fatica. Butterfly socchiuse gli occhi, la sirena della polizia si fece sempre più vicina e con difficoltà scappò via.
 
Sora si svegliò il giorno dopo con un grandissimo mal di testa, non fece in tempo a prendere completamente coscienza del proprio corpo che iniziò a tossire come non mai. Strizzò gli occhi, tirò su col naso e si voltò dall’altra parte chiudendo le palpebre. Sentì la porta aprirsi, mugolò di disappunto e mandò via la persona entrata.
Emy si sedette sul letto, a fianco, e le toccò con una mano la fronte. Sospirò, carezzò dolcemente la sua fronte e le sussurrò di rimanere a casa. La rossa grugnì qualcosa di non molto chiaro prima di essere presa da una violenta tosse. La donna se ne andò dalla stanza in disordine chiudendosi lievemente la porta alle spalle.
Sora cercò di addormentarsi il più in fretta possibile e ce la fece. Sognò svariate cose senza senso, di cui una volta sveglia non avrebbe avuto altro che un ricordo sfocato.
Si voltò, scossa ancora una volta dalla tosse, e osservò l’orologio, il suo stomaco brontolò ancor prima che lei riuscisse a definire dove fossero le lancette. Si alzò, prese una vestaglia dall’armadio, ci si avvolse e poi prese anche un plaid, tremante di freddo.
Scese le scale velocemente, rischiando di inciampare con i suoi stessi piedi per la fretta di raggiungere i pacchi di fazzoletti di riserva. Si mise seduta stanchissima, aveva fatto pochissimi passi ma era sfinita; non avrebbe mai creduto che a causa di un raffreddore sarebbe stata così male. Qualcuno scese poco dopo di lei, anch’egli arrancando sulle sue gambe deboli.
«Schifosa» riuscì a borbottare prima di fare una serie di starnuti.
Felix la guardò, una volta ripresosi, con un’aria vagamente sconvolta.
«Che dici, almeno un quaranta di febbre l’abbiamo?» chiese con la voce leggermente nasale, per poi dedicarsi ad un concerto di tosse.
La rossa scosse la testa, non le importava se avesse un febbrone, le importava guarire il più presto possibile e liberarsi di quella sgradevole sensazione di leggerezza che sentiva, per non parlare del naso e degli occhi che sembravano dei rubinetti rotti, se non delle riproduzioni in miniatura della cascate del Niagara.
Riscaldarono il cibo lasciato da Emy nel microonde e mangiarono in silenzio, presero la medicina e si sedettero sul divano a vedersi la televisione. Piano, piano entrambi si addormentarono l’uno addosso all’altro.
Al ritorno, Emy e Mike li trovarono ancora addormentati; la donna appoggiò subito la mano sulla loro fronte per controllare se fossero migliorati. Sorrise al fidanzato, si scambiarono un tenero bacio e si trasferirono in cucina per preparare la cena.
Felix fu il primo a svegliarsi, sentiva qualcosa di duro premuto contro la tempia sinistra, non ci badò e fece per stiracchiarsi, ma qualcosa glielo impedì. Due piccole mani, in confronto alle sue, stringevano il suo braccio sinistro. Il visino di Sora inclinato a destra, ciondolava in avanti; mugugnò qualcosa d’indistinto nel sonno e la sua presa si fece più salda attorno al braccio del moro. Lui le accarezzò la rossa testa prima di alzarsi con un forte capogiro e dirigersi in cucina dove trovò i due adulti pronti per mangiare. Si sedette a tavola.
«Non si usa più chiamare per la cena?» borbottò sarcastico Felix, stanco come se avesse corso una maratona.
«Tu e Sora stavate dormendo così bene. Lo sai che siete veramente carini?» disse Emy suscitando l’ilarità del compagno e un grugnito da parte del giovane.
I tre mangiarono in silenzio, poi verso le otto di sera Mike andò a svegliare a Sora che mugugnò qualcosa di indistinto e cercò di afferrare qualcosa accanto a sé. Non riuscendoci spalancò gli occhi, che iniziarono immediatamente a lacrimare a causa della luce e del raffreddore, e si guardò intorno. Il biondo le sorrise dolcemente.
«Forza piccola. Devi mangiare qualcosa e poi vai a dormire» disse aiutandola ad alzarsi.
Sora annuì debolmente, si sentiva talmente stordita che capiva a stento quello che le dicevano. Mangiò velocemente una minestra calda e poi, strisciando i piedi, andò in camera sua dove si avviluppò nella montagna di coperte. Rabbrividì al contatto con il lenzuolo freddo ma ben presto si ritrovò bene e lentamente scivolò nel sonno, come ultima immagine due occhi azzurri che ormai tormentavano le sue notti da un po’ di tempo.




Angolo della Sadica:
Lo so da me che sto capitolo non serve a un emerito ***** quindi se anche voi la pensate così, non disperate, nel prossimo capitolo verranno svelate delle piccole cose... Piccole, oddio, ho in progetto qualcosa che è probabile che vi farà girare la testa, o almeno alla nostra piccola e "docile" Butterfly per non parlare di Sora che avrà... *me si stuppa improvvisamente* Vi sto dicendo troppe cose e mi sa che dovrete anche aspettare tanto prima di poter leggere il capitolo dopo... Ma quanto sono Bast-e-sapete-che-altro!
Purtroppo è dovuto al mio umore di un nero più nero... A parte il fatto che se il mio angolo è chiamato "Angolo della Sadica" ci sarà pure un motivo, non dite?

Mi sembra inutile chiedervi di recensire, perché tanto sta storia la caga solo una persona (
Guitar_Inside) che oltretutto l'ha messa tra le seguite. Quindi, ancora una volta grazie mille Ema di recensire questa storia calcolata da pochi, e poi un grande grazie alle 23 persone che sono riuscite ad arrivare dal primo capitolo fino al quarto. Davvero grazie! Sapeste quante persone entrano curiose e quante ne vanno avanti! Davvero ben poche, ma almeno so che c'è qualcuno di fedele che mi segue...
A questo punto mi son rammollita e vi dico che spero di riuscire ad aggiornare presto, per non deludere queste poche persone (sì, lo sto marcando a posta così vi faccio pena e continuate a leggerla! E sì, so anche che mi contraddico da sola U.U)

Spero a presto e con ancora più lettori e recensori...
La vostra (arrabbiata, disperata) Sadako Kurokawa

  
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