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Autore: sinful_theatre    19/09/2012    1 recensioni
La storia dell'Elfo del sangue Kriystal è tratta dal videogioco mondiale World of Warcraft. Anticipo il 'tratta da' in quanto per renderla romanzesca è stato neccessario modificare alcuni particolari,a partire dalle ambientazioni ai nomi di tecniche e luoghi. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'immagine e la magia del mondo di Azeroth per trasmetterla a chi World of Warcraft già lo conosce e a chi invece non ne ha mai avuto a che fare.
Kriystal è un'elfo del sangue femmina che insegue il sogno di divenire una paladina,cosa non ammessa dalle fitte leggi della sua terra natale. Si troverà così nel mezzo di una sorprendente avventura fuori programma che l'avvicinerà passo dopo passo al suo obiettivo,nel bene e nel male.
Sarò lento a postare i capitoli,chiedo perdono in anticipo e spero vi piaccia come mio debutto in ambito fantasy e Fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XII
 
Il Consiglio al crepuscolo

 
 
 
Andava manifestandosi il crepuscolo sulle cime degli alberi di Eversong Woods, mentre le guglie patinate in oro massiccio e i palazzi in marmo bianco della capitale degli Elfi del sangue divenivano ben delineate sagome in contrasto con il rosa-arancione del cielo.
L’ora dei soli calanti conciliava volutamente con la radunata del consiglio dei Sette signori di Silvermoon nella sala agone del Furore solare. I partecipanti all’assemblea sedevano tutti su panche parallele alla forma dell’aula. Un anfiteatro in marmo e pietre preziose al centro del quale, a turno, un Signore, deputato, magistro o consigliere che fosse, esponeva problemi e riforme riguardanti la capitale.
Ermelaid si era presentato con abbondante anticipo dato il coinvolgimento personale riguardo ad uno dei punti che si sarebbero affrontati quella sera. Il primo giorno dalla scomparsa di sua figlia lo aveva logorato interiormente come difficilmente un Elfo del sangue riusciva a sentirsi. 
L’idea che potesse essere anche solo in minima parte sua la responsabilità dei motivi che avevano spinto la giovane Kriystallina e il giovane Soran a fuggire al fianco di un criminale ormai famoso in tutti i regni orientali gli faceva dimenticare in certi momenti la carica che da una ventina di anni ricopriva all’interno del governo di Silvermoon. Avrebbe lasciato tutto e tutti e sarebbe partito personalmente alla ricerca della propria prole se solo il suo ruolo e il suo compito nei confronti degli abitanti non lo costringessero moralmente a non alzarsi dall’aula. 
Proprio mentre era assorto in tali e profondi rammarichi nella stanza cominciarono ad entrare a turno alcuni tra i più importanti membri del consiglio. 
Il magistro Alddarend seguito da quattro giovani Elfi in tunica di un color cremino, simbolo dei laureandi appena usciti dall’accademia. capelli grigi e ricci gli cadevano delicatamente sulle spalle mentre pavoneggiandosi ad alta e riecheggiante voce con gli studenti mostrava svariati appunti sulle proprie pergamene. Prese posto tre scalinate più in basso di Ermelaid, il quale ammiccò con il movimento della testa ad un sorriso che non fu ricambiato.
Il Signore di Silvermoon non si offese, il magistro era solito a certi sgarbati atteggiamenti. Tutta invidia dovuta all’enorme abisso tra le due rispettive cariche.
Con molta più eleganza di Alddarend entrò accompagnato da un’altra decina di figure l’ufficiale al comando il Ranger Halduron, corrazzato dalla testa ai piedi della sua luccicante e rossa armatura militare. I suoi lunghi e argentei capelli portarono per un istante alla mente di Ermelaid la propria figura da giovane, quando combatteva ancora nell’esercito come semplice grado B; Subito dietro Halduron si poté scorgere la presenza divenuta leggendaria dell’orco guerriero Shiac, ormai conosciuto oltremare come lo sterminatore di massa, al momento il più temuto membro dell’Orda. Un ospite d’onore inaspettato, ma assai gradito;
Nel frattempo, alto, snello, quasi totalmente calvo - una capigliatura insolita per gli Elfi del sangue -  e con alle spalle un seguito di monaci, entrò in scena anche Chaessay, sacerdote di Silvermoon. Praticante la sua carica da ormai settecentosessantasei anni Chaessay portava per ogni ruga del proprio volto il ricordo di tante guerre e tante perdite, ma la sua risonante presenza confermava anche le numerosissime vittorie ottenute dalla gente di Silvermoon. Egli fu il primo a rivolgere un saluto al padre di Kriystal, il quale con un gesto aggraziato della mano ricambiò.
Una sfilza di altri nomi importanti dell’Orda percorrevano solenni l’ingresso della sala e prendevano posto lungo tutta la tribuna. Al momento Ermelaid non aveva alcun vicino, ma questo perché la postazione dove si trovava era riservata a priori ai Sette signori di Silvermoon, che da lì a breve fecero la loro comparsa.
Erona, Signora di Silvermoon, era un Elfa del sangue maga. I capelli dorati legati in una treccia risaltavano il collo lungo e magro. La pelle candida era inferocita dai surreali occhi verdi. Il popolo l’amava, e lei affermava di amare il popolo;
O’ildkim, Signore di Silvermoon guerriero, prese posto alla sinistra di Ermelaid. La rossa barba lunga terminava sullo stemma dell’Orda cucito sulla fibbia della cinta. O’ildikim era un radicale. Quando si trattava di formulare riforme di tipo penale lui optava sempre per l’impiccagione immediata anche per un semplice furto di una mela; 
Etorsul, Signore di Silvermoon warlock, portava sulla spalla un barbagianni dall’aria spiritata. Etorsul era un moderato. Troppo moderato secondo Ermelaid. Qualsiasi riforma venisse proposta egli l’accettava;
Chidril, Signore di Silvermoon prete, entrando nella sala fulminò con lo sguardo il compagno Ermelaid. Quest’ultimo salutò con un cenno del capo, ma il prete distolse l’attenzione e si perse in argomenti vari con diversi magistri che lo avevano assaltato di quesiti e complimenti. Chidril era molto apprezzato dai membri del governo, ma con il suo modo di fare alle volte si dimenticava che il congresso dei sette era stato istituito per il bene della città, e non per il ceto degli individui del quale era composto;
U’irvar ed Emann, Signori di Silvermoon, gemelli ed entrambi paladini, si sedettero dopo avere strinto la mano a diverse figure del consiglio;
Ermelaid, Signore di Silvermoon sciamano, sapeva che quella sera avrebbe discusso con la maggior parte degli Elfi del sangue che sedevano al suo fianco.
Il mormorio iniziale che inondava l’intera sala cessò immediatamente grazie all’ingresso di una figura indossante una lunga tunica rossa, e che prese posto dietro ad una scrivania in pietra posta al congiungimento delle tribune.
“Lanthan Perilon? Non poteva restare a fare lezioni ai suoi studentelli sulle rive dello stagno cristallino?” sussurrò O’ildkim.
Ermelaid ignorò totalmente tale affermazione. Egli provava profondo rispetto nei confronti di Perilon e dei suoi metodi di insegnamento. La sua stessa figlia aveva imparato grandi cose assistendo alle sue lezioni.
Lanthan Perilon portava una folta barba e i capelli bianchi lunghi fino alle spalle. 
Intanto alla sua destra Ermelaid poté notare con stupore la presenza di Chidril, il quale gli si avvicinò delicatamente per sussurrare: “Questa sera ci saranno scintille, mio caro.”
Ermelaid non rispose, sapeva perfettamente che il suo compagno aveva ragione. Quella sera si sarebbero discussi diversi punti, ma in primo piano scottava la questione del ladro di carte pluriomicida e dei suoi complici.
“Cari compagni” esordì ad alta voce Perilon, portando il silenzio nell’aula: “siamo qui riuniti stasera per questionare i principali temi riguardanti la situazione attuale del nostro paese. Tre soli orsono all’ultimo consiglio è stato portato alla luce tra queste mura un terribile evento riguardante la gente dell’Orda e la colonia di Elfi del sangue di Acramand..”
Ermelaid sospettava che il sacerdote del tempio della Luna introducesse l’argomento in vesti da diplomatico cominciando con un piccolo tributo alla strage avvenuta pochi giorni prima.
“..anzitutto invito voi altri e l’intera popolazione di Silvermoon a non dimenticare ciò che è accaduto tra le pianure abbandonate del vecchio Lordaeron. Sono state ovviamente svolte inchieste tra i nemici del castello di Ambermill e del Pyrewood, ma sinora nulla che possa avere un nesso logico con tutta questa storia.”
“In questi giorni non si fa altro che vociferare di carte scomparse! onorateci della conoscenza di tali cartelle, per cortesia!” tentò di arrivare al dunque Alddarend, provocando un fastidioso mormorio di assensi tra i suoi discepoli. Il ministro non aveva tutti i torti. Ermelaid stesso poteva confermare la scomparsa di cartelle e documenti rinchiuse nella banca di Silvermoon, ma nemmeno egli ne conosceva il contenuto. Si ipotizzava fossero archivi ereditati dal vecchio Re, deposto poco prima della formazione dei Sette. 
“Sono documenti della massima importanza e segretezza. Ci eviti dunque i suoi riti sovversivi e rivoluzionari, caro ministro.” rispose dall’alto O’ildikim con tono sicuro e autoritario. Alddarend cuoceva nella propria rabbia, ma non aggiunse altro.
“..se posso continuare, signori” riprese Perilon: “vorrei portare questa sera alla vostra attenzione gli eventi e i personaggi connessi alla strage della nostra compianta colonia.”
“Non vorrete ritirare fuori nuovamente la storiella di quel ‘traditore’!?” interruppe nuovamente Alddarend ridacchiando e contagiando anche gli studenti attorno a lui: “…si nasconde ben altro che un singolo Elfo del sangue dietro a questa faccenda, e sarebbe ora che i sette Signori di Silvermoon cominciassero ad agitare le staffe a fare comparire tra noi qualche verità!”
“Silenzio, prego!” pretese ordine il capo assemblea: “con cautela analizzeremo i diversi aspetti del caso Acramand, strettamente collegato alla sparizione dei documenti e all’assassinio di un innocente cittadino di Silvermoon!”
“E dove sono le prove di tale connessione!?” Chaessay si alzò in piedi prendendo ferma posizione. Balbettii e grida si alzarono tra i presenti.
“Si ricomponga immediatamente.” La voce fredda e acuta di Chidril riportò la quiete in aula. Ermelaid ricordava le accese discussioni passate cessate sempre in favore del compagno. Chaessay si mostrò intimorito, Chidril era un prete assai più importante di lui all’interno della città.
“Esigiamo verità, Signore...” provò.
“La ricerca della verità è per gli stolti...” rispose Chidril, scrutando il prete ufficiale di Silvermoon dall’alto al basso: “… chi merita di possederla l’ha già in mano sin dal principio.”
“Non era secondo questi ideali che abbiamo eletto la cerchia dei Sette Signori di Silvermoon!”
“Siete solo inverso poiché voi non ne fate ancora parte, mio caro Chaessay!”
Il prete si risedette al proprio posto scandalizzato dalle parole del Signore di Silvermoon.
“Se posso riprendere il filo del consiglio..” tentò di continuare Perilon.
“Basta con tutte queste sciocchezze!” adesso a parlare era l’orco Shiac. Tutta l’aula si ammutolì in presenza di un insolito partecipante al consiglio: “sono anni che non tornavo a Silvermoon, ma davvero non avrei mai pensato di ritrovarla assorta in un tale declino.”
“Perdonateci, sterminatore di masse, se eravamo qui ad affrontare l’ondata del Flagello mentre voi eravate in giro per le terre esterne a farvi un nome!” Chidril era pungente come suo solito. Ermelaid rimase composto, incuriosito dallo svolgersi degli eventi.
“Farmi un nome!?” infuriò Shiac: “io ero a liberare le nostre colonie dai detriti della legione infuocata che voi avete lasciato senza guinzaglio! E poi mi dite di esser stati occupati con il Flagello? Non mi pare proprio, visto che metà delle vostre terre ora sono ancora infestate dalle creature soggette all’infezione!”
“Abbiamo preso dure decisioni al riguardo!” intervenne O’ildkim: “abbiamo scelto di non fare lo stesso errore dell’ultimo Re!”
“Ma quali errori!?” ruggì Shiac, spaventando molti dei presenti: “voi vi siete liberati del grande reggente Lor’themar solo per potere istituire una sinistra cerchia di cervelli colmi di doppi fini e segreti!”
“Con quale coraggio violi la nostra legge, nominando colui che è stato esiliato per averci condotto d’innanzi alle fauci dell’inferno!?”
“Non è stato Lor’Themar a condurci all’inferno, ma il suo predecessore, Kael’Thas, forse ve lo siete già dimenticato? O faceva comodo che la storia fosse insegnata così!?”
“La sua è insubordinazione!” O’ildkim alzò ulteriormente i toni. Sembrava che da un momento all’altro sarebbe scoppiata una ressa.
“Insubordinazione!? E perché? Volete forse negare che avete cambiato la storia degli ultimi quarant’anni a dispetto della verità per i vostri figli e le generazioni future!?
Hanno affermato forse il falso le voci che mi sono giunte riguardo alle falsità che si mormorano e che si scrivono sulle pergamene accademiche della vostra capitale circa la cicatrice morta e l’origine del fosso della morte!?”
Ermelaid guardò Chidril e con stupore si accorse che il compagno non era affatto preoccupato. Ciò che accadeva all’interno del consiglio restava all’interno del consiglio.
La Signora di Silvermoon Erona si alzò in piedi: “Abbiamo dovuto modificare alcune parti della nostra storia perché le nostre generazioni future non facciano i nostri stessi errori!”
“Ma che cosa ti è preso, cara Erona!?” le domandò il guerriero: “non ti ricordavo così stolta! Così facendo evitate che i giovani Elfi del sangue siano capaci di affrontare la seconda ondata delle armate del Flagello, ecco cosa evitate!”
“Colui che le comanda è morto solo e assiderato tra i ghiacci del continente del Nord, Orco!” intervenne anche Etorsul.
“Ah, è così che avete deciso?” Concluse Shiac, visibilmente ferito.
“Mio caro Shiac..” decise di parlare Ermelaid, con toni pacati e una risolutezza ben differente dai suoi compagni: “… negli anni non abbiamo più avuto prove certe che dimostrino la sopravvivenza del principe dell’ormai caduta Lordaeron.”
“Ermelaid..” Shiac si rivolse al Signore di Silvermoon con rispetto, come fosse un vecchio conoscente: “..sai meglio di me come non abbiate prova nemmeno della sua morte.”
In quell’istante un brusio più forte dei precedenti si alzò tra tutti i presenti. Le parole dell’orco erano risultate come fiamme ardenti e ora su di egli volavano accuse e ingiurie da ogni dove.
“Questo è il colmo” Chidril si rivolse a Ermelaid a voce bassa: “…l’orco rischia di capovolgere il governo del nostro paese. È meglio congedarlo al più presto.”
Ermelaid non sapeva cosa pensare. Sapeva perfettamente che prima o poi la verità sarebbe venuta a galla.
Egli stesso aveva trasferito tutta la sua famiglia sull’isola Solealto dietro alle rovine di Silvermoon per paura che essa venisse nuovamente invasa dalle forze del male. Per un momento pensò a tutte le volte che aveva risposto alle domande circa la Cicatrice morta che gli poneva la figlioletta: lui si era inventato una fantasiosa storia su maledizioni e fati crudeli; non era così lontano dalla realtà, pensò, ma non era la verità.
“L’Orco ha ragione!” ritornò il Magistro Alddarend: “quasi non rammento nemmeno i motivi per i quali abbiamo deposto il nostro Reggente, grande eroe di guerra e del popolo! Voi negate il suo nome, lui negava il termine Re, poiché lo distanziava troppo dalla gente che serviva..”
“Un Re che serve la propria gente, ma che non sa farsi servire e che affidava nelle mani del suo popolo troppa libertà!” ribatté il Paladino Emann.
“Con tutto rispetto, Emann, Signore di Silvermoon, ma ciò che avete appena esposto era anche l’atteggiamento monarchico del padre di colui che soggiogato dal potere ha dato vita al fenomeno del Flagello che tutt’oggi ci affligge!” disse la propria opinione anche il Ranger Haldurion.
“Adesso anche i militari hanno il diritto di parola…” sbuffò Chidril.
“Pensavo l’avessero sempre avuto…” rispose Ermelaid, abbastanza vicino al prete da sentirlo.
“..e sentiamo!” la voce di Shiac prevalse un’altra volta su tutto il concerto di urla e grida che si era manifestato nell’aula: “quale Capo espiatorio avete creato per poter distrarre l’intera comunità di Silvermoon dal fenomeno del Flagello? L’avvento dei Miserabili? Gli Elfi del sangue ingordi di potere e di cristalli? Ma fatemi il piacere!”
Un altro polverone di ingiurie e membri del consiglio che si alzavano e si sedevano a seconda della situazione.
Perilon sussurrava qualcosa alle guardie, come per prepararle ad intervenire. La riunione di consiglio era divenuta una vera e propria assemblea autogestita.
Shiac abbandonò la propria postazione e si recò al centro dell’aula, al fianco di Perilon, per guardare in volto tutti i presenti. Seguito da tale azione il completo silenzio avvolse le tribune.
“E infine!? Cos’altro vi rimane da inventarvi?” urlò l’Orco. La sua voce rimbombava drammaticamente nell’area: “Quale altra legge inventerete per rendere più realistica la parte di storia della vostra terra e dell’intera Azeroth che avete deciso di riscrivere a vostro piacere!? Magari vi inventerete che determinate razze non possono intraprendere un certo tipo di classe?”
Ermelaid si sentì smorzare il fiato per un istante. Shiac colse tale reazione al volo, come se l’avesse fiutata.
Al centro della silenziosa atmosfera creatosi nell’aula di consiglio del Furore solare gli occhi quasi bianchi dell’Orco Shiac trafiggevano quelli profondi di Ermelaid.
“Che possiate essere maledetti…” sussurrò Shiac incredulo: “…avete già fatto una tale follia?”
“Le leggi di Silvermoon, se restano all’interno di Silvermoon, non sono affari tuoi, Orco!” riaccese gli animi Chidril. Ma Shiac non parve farci caso, ripetendo ancora ad Ermelaid: “Non avrete fatto una tale follia!?” stavolta la sua voce sembrò trasformarsi in un ruggito che fece vibrare le mura di pietra.
“Guardie!” urlò Chidril: “scortate il nostro ospite fuori dalle mura di Silvermoon, e che non vi faccia più ritorno per altri vent’anni!”
Cinque guardie di grado B obbedirono all’istante e circondarono armati il guerriero. Quest’ultimo non oppose resistenza, ma si limitò a restare a guardare attonito e incredulo il signore di Silvermoon Ermelaid, che a sua volta non pronunciò una parola.
“Non disturbatevi..” parlò a tono calmo Shiac senza distaccare lo sguardo dal padre di Kriystal: “.. vi libererò della mia presenza spontaneamente.”
Chidril si risedette, soddisfatto.
“Non potrete protrarre a lungo questa messa in scena.” Shiac abbandonò l’aula dirigendosi oltre all’enorme portone in oro massiccio che lo avrebbe diretto all’uscita del Furore solare, lasciando basite le facce di tutti i presenti.
“Siamo stati costretti!” gli urlò alle spalle Ermelaid, come per giustificarsi: “Non poteva ripetersi la storia di Sylvanas! Non potevamo perdere le nostre mogli e le nostre figlie! Ranger, Paladine, graverebbero solo al nostro esercito! Tu devi capirci! Devi capirmi! Io devo proteggere mia figlia!”
L’Orco continuò per la sua strada senza voltarsi un istante, finché le guardie non richiusero il portone alle sue spalle.
‘dovevo proteggere mia figlia’ Ermelaid si ripeté tra sé le sue ultime parole. Per tutti gli ultimi anni aveva sempre respinto il reclutamento della figlia nell’esercito di Silvermoon rallentando così sempre più il suo sogno di diventare una paladina, con la speranza che col tempo smettesse di sognare.
Questo non perché fosse un cattivo padre. Quando i Sette signori di Silvermoon furono formati trent’anni orsono Chidril propose come una delle prime leggi la proibizione del reclutamento di Elfe del sangue femmina con classe Paladina e Ranger all’interno dell’esercito della capitale. Non era altro che una discriminazione razziale quella del prete, ma Ermelaid pensò in primis alla sicurezza della propria figlia. Aveva visto morire sua madre e Sylvanas Windrunner. Non riusciva assolutamente a immaginare la figlioletta Kriystal strisciare per la cicatrice morta con la bava alla bocca o nel migliore dei casi come reietta sotto alla giurisdizione della nuova Sylvanas. Era terrorizzato all’idea che Kriystal perisse in battaglia. Aveva già perso l’Elfa che aveva amato per oltre cent’anni, l’aveva vista trasformarsi sotto ai suoi occhi in un essere viscido e privo d’ogni ragione.
Come aveva potuto mentire a sua figlia anche a tal proposito? Sulla morte della madre.
Come poteva aver pensato che Kriystal se ne sarebbe stata per sempre buona, ad ingoiare ogni menzogna che le veniva offerta?
Tutto ad un tratto trovò una miriade di motivi che giustificavano la sua fuga.
“Adesso che è tornato l’ordine in aula..” continuò Lanthan Perilon: “potremmo finalmente valutare il caso del traditore di carte. Spero vivamente di non avere ulteriori interruzioni al riguardo, se non dopo avere aggiornato gli archivi.”
I presenti magistri, ufficiali e Signori di Silvermoon parvero esser d’accordo.
“Eccellente, chiamo all’appello dunque il Ranger Halduron a far rapporto sugli inviati all’inseguimento dei fuggitivi.”
Fuggitivi. Ermelaid sentì una scarica elettrica nel proprio corpo a sentir definire la propria figlia una fuggitiva.
Il Ranger Halduron nel frattempo prese posto al centro dell’aula e rivolto a tutti scelse accuratamente le proprie parole: “Come ben voi tutti sapete la Compagnia imperiale, capitanata dal Warlock al comando Thehorde e dal vice comandante paladino Bithah è stata mandata in spedizione presso le rovine di Lordaeron, Undercity precisam..”
“..che notizie avete dalla Compagnia?” non lo lasciò finire Chidril, che appena conclusa la domanda lanciò un’occhiata ad Ermelaid.
“..in anticipo vi chiedo di restare calmi e di non saltare a conclusioni quando vi dico che al momento la Compagnia va ritenuta dispersa, non avendo ricevuto alcuna notizia nelle ultime quarantottore.”
“Stiamo scherzando!?” irruppe Ermelaid, fuori di sé: “e non ha pensato di inviare altri soldati!?”
“Signore io ho piena fiducia nell’esperienza del comandante Thehorde” rispose il Ranger: “sono certo che saranno già sulla via del ritorno.”
“Eccellente!” esclamò Chidril, alzandosi all’improvviso in piedi e raggiungendo Halduron al centro della sala: “Signori miei, è arrivato il momento di avvisarvi che un fonte anonima nella giornata di ieri mi ha informato d’una questione a dir poco gravosa per tutti noi..”
“Definire ‘figura anonima’, prego ..” chiese Perilon.
“Mi sarà dovuto specificarlo una volta che tutto sarà concluso.”
“Tutto cosa?” domandò anche Halduron.
“Signori, calmi” rispose ad alta voce Chidril, per farsi sentire da tutti: “sto attendendo un messaggero che arriverà a breve. Egli possiede un’informazione a noi di vitale importanza per i disagi che stiamo passando.”
“Vogliamo maggiori spiegazioni!” infuriò Chaessay.
“Ebbene, stiamo inseguendo l’Elfo sbagliato miei cari. Questo poiché secondo il mio informatore il traditore si trova tra noi, qui presenti.”
Si alzò d’improvviso un vociare ancor più chiassoso delle reazioni alle accuse precedenti dell’Orco guerriero.
“Che cosa stai dicendo!?” fece Ermelaid.
“Mio caro Ermelaid, miei cari fratelli Signori di Silvermoon. Il traditore è tra noi sette, e presto io svelerò la sua identità!”
“Chi ci dice che non sei tu, Chidril!?” aizzò il magistro Alddarend. Ermelaid si era fatto la stessa domanda.
“Calma, calma signori. Tutto a suo tempo. È inutile cercare risposte ora che nemmeno io posso procurarvele. Datemi una decina di giorni e il messaggero sarà qui da noi, in quest’aula.”
“Insomma chi sarebbe questo fantomatico messaggero!?” domandò un altro magistro.
“Quello che tu dici è pericoloso, fratello Chidril!” intervenne anche la Signora di Silvermoon Erona: “come puoi chiederci di abbandonare le ricerche del traditore per un informazione anonima?” 
“Mia cara non ho mai detto di interrompere le ricerche..” rispose Chidril.
“Che cosa intendi dire con questo!?”
“..intendo dire che l’Elfa del sangue Kriystal, l’Elfo del sangue Soran e il loro complice sono comunque traditori della patria. Non appena verranno riportati tra le nostra mura verranno giustiziati seduta stante!”
Nella testa di Ermelaid riecheggiò per una frazione di secondo la frase di Chidril: ‘verranno giustiziati’.
“Chidril!! È di mia figlia che stiamo parlando!”
Il silenzio calò per l’ennesima volta nelle tribune. Ermelaid era in piedi, con la staffa puntata al centro dell’aula.
Una decina di guardie si avvicinò a Chidril pronte a reagire nel caso Ermelaid avesse l’intenzione di emanare qualche incantesimo.
“Abbassate le armi.” Fece Chidril tranquillo, rivolto alle guardie.
“Mio caro Ermelaid, hai fatto di tua figlia una criminale nell’esatto istante in cui l’hai lasciata fuggire contro la volontà presente di due dei sette Signori di Silvermoon. Un tempo eri un grande sostenitore della rigidità nell’applicare le nostre leggi.
Ma qualcosa mi dice che una volta svelata l’identità del vero traditore le cose cambieranno, qui a Silvermoon.”
Anche quest’ultima affermazione arrivò ad Ermelaid come una frecciata la cuore. Chidril sospettava forse della sua fedeltà nei confronti della capitale Elfica? 
“Chidril, sono pronto a giurare con il mio sangue l’innocenza mia e di mia figlia Kriystal. Sono sicuro che con l’aiuto del giovane Soran ritroveranno la retta via.”
Chidril dal basso ricambiava lo sguardo con i suoi occhi affilati: “In tal caso noi li aspetteremo infondo alla via, mio caro Ermelaid.”  
 
  
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