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Autore: 9Pepe4    20/09/2012    3 recensioni
Per quanto riguardava Loki, a lui bastava sapere che era sua madre ad occuparsi di quei giardini, e che quando era libera da impegni la donna amava rilassarsi in quel luogo.
Il resto non gli interessava.
Quel giorno, l’aveva vista all’ombra di un albero, intenta a leggere un libricino dalle pagine sottili.
Era molto bella, coi capelli fulvi sciolti sulle spalle… In un’altra occasione, le sarebbe subito corso incontro. Gli piaceva starsene accanto a lei senza fare nulla, osservandola in silenzio e sentendo il tocco affettuoso della mano della donna.
Quel giorno, tuttavia, si era recato in quei giardini solo per sbollire la rabbia.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frigga, Loki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il dono migliore

Loki si trovava nei giardini di Frigga.
Tante volte, dai servitori a palazzo o dai propri genitori, si era visto propinare la storia secondo la quale, un tempo, quei prati verdi non erano stati altro che una landa di terreno incolto.
Almeno finché Frigga, all’epoca in cui Odino la corteggiava instancabilmente, non aveva chiesto all’amato di descriverle i suoi sentimenti.
Così, il Padre degli Dèi aveva gettato manciate di semi su quel terreno brullo e, quando questi avevano iniziato a germogliare, aveva proclamato: «I miei sentimenti sono come queste semenze: crescono e si moltiplicano senza posa».
A Thor, quella storia piaceva, e aveva spesso interrogato la madre in proposito: era un racconto vero o inventato?
Ogni volta, però, Frigga si limitava a fare un sorriso enigmatico, senza rispondere.
Per quanto riguardava Loki, a lui bastava sapere che era sua madre ad occuparsi di quei giardini, e che quando era libera da impegni la donna amava rilassarsi in quel luogo.
Il resto non gli interessava.
Quel giorno, l’aveva vista all’ombra di un albero, intenta a leggere un libricino dalle pagine sottili.
Era molto bella, coi capelli fulvi sciolti sulle spalle… In un’altra occasione, le sarebbe subito corso incontro. Gli piaceva starsene accanto a lei senza fare nulla, osservandola in silenzio e sentendo il tocco affettuoso della mano della donna.
Quel giorno, tuttavia, si era recato in quei giardini solo per sbollire la rabbia.
Quella mattina, infatti, Thor era andato a incontrarsi con i suoi amici, e non era ancora tornato. A quanto pareva, lui e i suoi degni compari si erano recati nella foresta per chissà quale battuta di caccia.
Loki si era un po’ indignato: aveva immaginato che Thor restasse via solo sino a mezzodì, e invece no, gli sarebbe toccato trascorrere in solitudine l’intero pomeriggio.
A onor del vero, il maggiore aveva invitato il fratellino a partecipare, ma Loki aveva rifiutato, poiché sapeva bene di non essere gradito agli amici di Thor.
Forse lo ritenevano troppo piccolo, forse troppo strano o troppo ficcanaso, ma di fatto non si erano mai mostrati entusiasti di vederlo.
Del resto, il bambino ricambiava quel sentimento con tutto il cuore. A lui, loro sembravano rozzi e presuntuosi, e non capiva proprio come il fratello potesse trovarli tanto di proprio gusto.
Assestando un paio di calci alla ghiaia del vialetto, Loki cercò di inghiottire la propria gelosia. Non era giusto!
Finché non erano arrivati quelli, era sempre stato lui il compagno di giochi prediletto dal fratello…
Ma alla fin fine, borioso com’era, Thor doveva trovarsi davvero bene con quegli scavezzacollo della sua stessa risma.
Mentre così rimuginava, cercando di tenere a bada il risentimento, Loki vide qualcosa per terra, accanto ai cespugli di rose.
Aguzzò lo sguardo, incuriosito: gli sembrava quasi un uccellino caduto dal nido, ma era decisamente più piccolo e di un colore inusuale.
Avvicinandosi, poté constatare che si trattava di un bocciolo rosso non ancora schiuso. Uno dei giardinieri doveva averlo tranciato per errore.
Loki lo osservò con un misto di pietà e interesse, poi un’idea si affacciò alla sua mente, e il bambino si animò.
Si inginocchiò, così da poter raccogliere con cura il bocciolo nelle proprie mani.
Rialzandosi, si guardò attorno, quindi arrancò sino al prato lì vicino e si sedette a gambe incrociate sull’erba.
Aggrottò la fronte, concentrandosi su quel fiore chiuso. Poi, pian piano, con estrema delicatezza, iniziò ad accarezzarlo con la punta delle dita.
Quasi inconsciamente, si ritrovò a mormorare qualche parola, senza mai smettere di lisciare quel piccolo bocciolo.
Nascosto da qualche parte, tra quei petali rossi che iniziavano ad appassire, doveva esserci il desiderio della rosa di aprirsi al sole, decise Loki. Lui doveva soltanto assecondare quella volontà.
Riportò alla propria mente la piacevole sensazione che donava il calore dei raggi sulla pelle…
E, finalmente, il bocciolo si schiuse tra le dita del bambino, allargandosi in una superba rosa color cremisi.
Il visetto appuntito di Loki si illuminò, e il bambino balzò in piedi. «Madre!» esclamò, emozionato e ormai del tutto dimentico della propria arrabbiatura. «Madre!»
Stando attento a non schiacciare la rosa, si mise a correre verso il luogo dove aveva visto Frigga.
«Madre!»
Solitamente, non amava scapicollarsi così in fretta. Il caldo, il sudore e il fiato corto lo infastidivano, perciò preferiva starsene quieto, ma in quel momento era così emozionato da non sentire la fatica.
Quando finalmente giunse in vista di Frigga, sentì il cuore balzargli nel petto.
«Madre!» chiamò di nuovo, alzando la voce e sveltendo la corsa.
Udendolo, lei alzò la testa e lo cercò con gli occhi. Gli rivolse un sorriso, mettendo da parte il proprio libro.
A quel punto, Loki le giunse davanti, ansante ma infinitamente soddisfatto.
«Madre, guarda!» esclamò, mettendole in grembo la rosa. «Era stata tagliata prima che si aprisse, ma io sono riuscito a farla sbocciare» spiegò, fieramente.
Frigga lo guardò, sorpresa. «Davvero?» chiese, rigirandosi il fiore tra le mani.
Il bambino si affrettò ad annuire.
Di solito, era Thor a potersi vantare davanti alla loro madre, quando le mostrava orgogliosamente le prede catturate durante la caccia (cervi, daini, lepri che fossero… Una volta aveva abbattuto persino un cinghiale!).
Frigga, sentendo Loki fremere accanto a sé, diede mostra di esaminare la rosa con estrema attenzione.
Alla fine, alzò gli occhi sul proprio secondogenito. «È bellissima, Loki» osservò, sinceramente.
Il bambino si aprì in un sorriso, arrossendo d’orgoglio. «Ti piace?» domandò. «È un dono per te…»
Frigga sorrise e attirò a sé Loki, che si affidò di buon grado a quell’abbraccio, dopodiché lo baciò sugli arruffati capelli neri. «Non avrei potuto desiderare di meglio».
  
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