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Autore: _zia cla_    20/09/2012    2 recensioni
Anni '30. Broadway.
dal testo:
14 Gennaio 1947 Westerville, Tenuta Smythe
Carissimo,
è stato un piacere ricevere la tua lettera.
Devo dire che il tuo desiderio di conoscere la mia storia mi stupisce e, in un certo senso, mi onora. Hai ragione, la mia vita è stata …interessante.
Ho sempre amato immaginarla come un musical! Sicuramente c’è stata molta musica…
E come tutti i migliori musical, questa storia parla d’amore.
Hai mai conosciuto l’amore, quello vero?
Io l’ho fatto. E non parlo dell’amore da romanzo rosa, dove tutto finisce bene, dove tutto è fin troppo facile.
No, nulla è mai stato semplice…per noi.

AU nata durante l'ascolto della discografia di Cole Porter e dalla mia immagine mentale di Sebastian Smythe in doppiopetto.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo II
 
 
 
 
 
Evelyne aveva sempre amato Modigliani. Dal giorno in cui aveva assistito alla prima esposizione dell’artista alla Gallerie Berthe Weill, qualche anno prima. Si era recata alla mostra di nascosto ai suoi genitori, aveva indossato degli abiti da uomo ed era uscita dalla porta sul retro. Nel 1917 era inconcepibile che una giovane ragazza di diciotto anni assistesse allo sfoggio di opere oscene, che avrebbero minato la sua purezza di fanciulla. Tenendo anche conto che fece giusto in tempo a scappare prima dell’arrivo della polizia.
 
Qualche anno dopo, Evelyne trovava oltremodo ironico che, Amedeo Modigliani era dovuto morire perché le sue opere cominciassero ad essere apprezzate. Ora lei era lì, non più la fanciulla di quel dicembre, era una donna. E, all’interno di uno dei più famosi musei di Parigi, ammirava uno di quei dipinti che avevano creato tanto scandalo. Un nudo, uno dei tanti del maestro: Le Grand Nu.
Evelyne era ferma davanti al dipinto già da un bel po’, intenta ad osservare ogni piccolo dettaglio della figura della modella nel quadro. Seguiva le linee sinuose del suo corpo, si riempiva gli occhi di quei colori caldi. I rossi, i bruni, il rosa e il blu erano uniti a creare un soffice giaciglio dove il morbido corpo della donna riposava, probabilmente dopo aver fatto l’amore.
Evelyne avrebbe potuto ammirare quell’opera all’infinito; desiderio, eccitazione e liberazione erano i sentimenti che si susseguivano all’interno di lei davanti a opere come quella.
Era come fare sesso, anche se lei ne sapeva ben poco. L’aveva fatto solo un paio di volte; la sua natura passionale l’aveva spinta tra le braccia di un uomo che conosceva appena. Sapeva che non l’avrebbe sposata dopo l’accaduto, ma a lei non importava. Teneva alla sua libertà anche se la società, nelle sue condizioni di nubile perenne, non l’avrebbe mai accettata.
Evelyne era diventata uno degli argomenti più discussi nei salotti parigini. Non perché avesse perso la sua purezza (suo padre era riuscito a non far trapelare la cosa) ma perché pensava come un uomo, forse meglio di un uomo. Aveva idee moderne, pericolose... sovversive.
Probabilmente sarebbe rimasta zitella a vita!
 
Evelyne era completamente presa dalle sue sensazioni e da se stessa che non si accorse quasi della figura che era apparsa dietro di lei.
‘’Avrei preferito mille volte ammirare il suo corpo, dipinto su quella tela.’’
Evelyne ebbe un piccolo sussulto al suono di quella voce improvvisa. Una voce calda, sensuale, magnetica. Fece un grande sforzo a nascondere il brivido che le aveva percorso la schiena. E fece un ulteriore sforzo per non voltarsi.
‘’Davvero pensa che ora io distolga lo sguardo da un Modigliani per voltarmi a vedere chi è lei?’’ disse, cercando di apparire elegantemente pacata, anche se il tono era di sfida.
L’uomo a quel punto sorrise, Evelyne poteva percepirlo anche se non lo guardava. Si affiancò a lei, talmente vicino da sfiorarle la spalla.
‘’Devo ammettere che ci avevo sperato. Non l’avevo dato per scontato però. Lei non mi sembra una donna come le altre, che si scandalizza per un commento ardito in un luogo pubblico. E’ forte, sicura di sé… Sa’, potrei anche innamorarmi di lei.’’
Evelyne rise sarcastica. Erano molti gli uomini che avevano tentato di avvicinarla, ma erano sempre corsi via davanti alla sua arguta intelligenza, alle sua mente capace di pensare.
Però doveva ammettere che quella situazione surreale la divertiva, voleva proprio vedere fin dove si sarebbe spinto quel tizio.
‘’Dovrebbe almeno conoscere il mio nome per innamorarsi di me; cos’è oggi l’amore senza un nome?’’
‘’Oh, ma io so esattamente chi è lei Evelyne. E non conosco solo il suo nome, so tutto. So anche che in questo momento lei desidera ardentemente voltarsi per guardarmi, ma è troppo vanesia e orgogliosa per farlo… Anche se posso percepire nitidamente i brividi che le provoca il tocco della mia spalla contro la sua.’’ Pronunciò quella frase in tono rauco, lentamente. 
Evelyne allora si voltò di scatto con un’espressione incredula. Chi era quell’uomo così sfacciato da… Non ebbe tempo di formulare altri pensieri, lo spettacolo che si ritrovò davanti agli occhi le aveva azzerato ogni capacità intellettiva.
La figura che la stava guardando con un sorriso (o un ghigno) era di un giovane uomo, poco più che ventenne. Alto, portamento elegante, spalle larghe e un fisico asciutto avvolto in un doppio petto grigio scuro. I capelli biondastri erano tirati all’indietro a scoprire un bellissimo volto sul quale brillavano due occhi color avventurina.
Mentre la ragazza ammirava impietrita lo sconosciuto, l’uomo allargò il suo ghigno e le prese una mano. La guardò con uno sguardo malizioso mentre si chinava per baciargliela.
‘’Tolgo il fiato, non è vero?’’
A quel punto Evelyne si ridestò e tirò via la mano da quella del ragazzo. Quel tizio era irritante, ma sì, toglieva il fiato.
Era tutto molto strano però, era una sensazione che aveva già provato. Aveva già visto quell’uomo. Il suo volto aveva qualcosa di familiare.
‘’Mi sembra troppo sicuro di sé, Signor…?’’
‘’Smythe. Sebastian Smythe. Ma per lei, Ev, sono semplicemente Bas.’’
Sebas… Ma certo!
Sebastian Smythe: la più famosa stella nascente dell’ambiente musicale parigino. Compositore jazz di innato talento, anche se alle prime armi. Ma soprattutto, affermato libertino.
Nei cafè si parlava quasi esclusivamente di lui. C’era chi ammirava la sua musica, chi la sua bellezza e chi invece preferiva semplicemente approfondire gli aspetti più ‘segreti’ della sua vita privata.
L’aveva scorto una volta ad una festa a casa di amici di famiglia. L’aveva solo intravisto, ma il vociare che si era levato al suo passaggio aveva dissipato ogni dubbio su chi fosse.
‘’Bene, bene… Signor Smythe. Ho sentito parlare molto di lei.’’ disse infine.
‘’Spero le abbiano parlato del mio talento.’’ affermò l’uomo con il suo solito ghigno.
‘’Dei suoi vari talenti, in realtà. I più e i meno apparenti.’’
Sebastian sorrise compiaciuto. Gli piaceva quella ragazza, era arguta e affascinante. Completamente diversa dalle altre donne che aveva incontrato e per le quali non aveva dimostrato alcun interesse. Lo incuriosiva, ne aveva certo sentito parlare, ma quello che diceva la gente non era tutto.
Ad un tratto, aveva sentito il bisogno di conoscere ogni dettaglio di lei.
Così fece una cosa molto inusuale per uno come lui.
‘’Posso invitarla a prendere un thè?’’
 
 
 
*
 
 
 
Per cinque mesi si erano frequentati costantemente. Tutti i giorni, alla stessa ora, si vedevano nel solito locale dove lei prendeva un semplice thè e lui un semplice caffè corretto. Passavano il pomeriggio a chiacchierare di musica, di arte, di loro stessi e delle loro ambizioni. Poi quando erano stanchi di parlare, se ne andavano o a teatro, quando era lei a scegliere, o ad un party a casa di conoscenti, quando a decidere era lui.
Come al solito la gente aveva cominciato a parlare di loro, era inevitabile. Vederli camminare per strada sottobraccio o mano nella mano era un evento troppo invitante per essere ignorato. I due naturalmente lo sapevano e si divertivano. Anzi, rincaravano la dose. Un pomeriggio si fecero sorprendere, di proposito naturalmente, a scambiarsi un leggero e innocente bacio sulla bocca. Una carezza a fior di labbra, ma naturalmente dalle voci di salotto sembrava che dovessero convolare a nozze da un momento all’altro. 
Non erano fidanzati, non avevano neanche una relazione. Erano semplicemente loro. Erano felici di stare insieme, di condividere quello che erano con qualcuno che potesse capire e accettare.
 Evelyne aveva avuto l’impressione di non essere mai stata meglio nella sua vita. Sebastian, nonostante il suo portamento, non era proprio un uomo elegante. Era sconsiderato e a volte crudele con gli altri, ma lei, con molta fatica, riusciva a scostare quella maschera di cinismo che lo intrappolava. E poi aveva ascoltato la sua musica. Dio, che musica! Le sue canzoni raccontavano molto più delle parole. C’era un mondo. Il suo mondo. Un universo che Parigi non avrebbe mai capito completamente.
Per questo si era impegnata, per lui. E ora lo stava aspettando al loro tavolo, nel loro cafè.
Sebastian quel giorno però, era in ritardo.
Lo stava aspettando da più di un’ora. Nell’attesa aveva già ingurgitato tre tazze di thè corretto (l’ultima volta Sebastian l’aveva convinta ad assaggiare il thè con cognac) e la testa aveva cominciato a girarle.
Stava quasi per andarsene quando lo vide al di là della vetrina. Sebastian era in piedi, fuori dal locale. All’inizio non riuscì a capire cosa stesse facendo, poi si accorse che non era solo. Stava parlando con un uomo.
Infine lo vide congedarsi da lui, non prima di avergli lasciato una carezza sul viso.
Evelyne si rimise a sedere e cercò di ricomporsi. Alzò lo sguardo e vide che Sebastian si stava avvicinando a lei, si sedette aggiustandosi la cravatta.
‘’Sei in ritardo.’’ disse atona lei, senza neanche salutarlo.
‘’Non pensavo avessimo un appuntamento.’’ gli rispose con tono annoiato il ragazzo.
‘’Dal momento che facciamo la stessa cosa da cinque mesi, direi che sì, avevamo un appuntamento. Ma se non hai rispetto per me o per questa cosa, tolgo il disturbo.’’ Fece per alzarsi ma Sebastian la fermò trattenendola per un polso.
‘’Non fare la bambina… V-va bene. Hai ragione, h-ho perso la cognizione del tempo.’’ Infondo allo sguardo del giovane uomo, Evelyne riuscì ad intravedere un velo di dispiacere. Così decise che, per quella volta, poteva permettersi un minimo di indulgenza.
‘’Uhm… Spero almeno ne sia valsa la pena.’’ disse seria lei, fissando fuori dal locale. A Sebastian sembrò semplicemente che stesse guardando un punto inesistente.
Rimasero in silenzio, entrambi presi dalle proprie confusioni. Poi Evelyne decise di prendere la parola.
‘’Devo darti una cosa, è arrivata proprio oggi.’’ Cominciò a cercare qualcosa nella sua borsetta -‘’Solo una cosa, non arrabbiarti con me. L’ho fatto per il tuo bene.’’
Sebastian era sempre più confuso, ma soprattutto cominciava ad essere spaventato.
‘’Tieni.’’ Evelyne gli stava porgendo una lettera. La prese titubante dalla sua mano e l’aprì con calma, quasi avesse paura che esplodesse. Quando la ebbe aperta, cominciò a leggerla a voce alta.
‘’Egregio Mr. Smythe, le annunciamo che il teatro…’’
Non è possibile!
Un sorriso si spalancò sul volto di Evelyne nel notare l’espressione esterrefatta di Sebastian. Appena finì di leggere la lettera, il ragazzo alzò lo sguardo. I suoi occhi erano brillanti, carichi di eccitazione.
‘’Sei stata tu? Mi hai raccomandato tu?’’
‘’Ho solo inviato una tua registrazione ad un impresario di Broadway, amico di famiglia. Il resto l’ha fatto la tua musica.’’ Poggiò il mento sul palmo della mano e gli sorrise dolcemente.
Sebastian era esterrefatto. La lettera diceva che, secondo il famoso produttore di Broadway, William Shuester, lui fosse l’unico con il giusto talento e fascino a poter scrivere il suo nuovo musical.
Sarebbe dovuto partire per New York il prima possibile.
‘’S-sono senza parole... Perché dovrei arrabbiarmi con te?! Ti sposerei in questo momento!’’ aveva detto quella frase preso dall’eccitazione, ma si riprese subito. –‘’No, non potrei mai farti una cosa del genere.’’ scacciò il precedente pensiero con una mano.
‘’Già, sarebbe assurdo e anche piuttosto spietato… Penso, però, che dovremmo farlo comunque.’’
Sebastian alzò lo sguardo, pensando che stesse scherzando, ma si ritrovò solo il viso serio della ragazza e i suoi meravigliosi occhi castani che lo guardavano inespressivi.
‘’Sei uscita di senno per caso?’’ sbottò lui.
‘’Pensaci bene, Bas! Ne ricaveremmo vantaggio entrambi!’’ disse lei con una scintilla negli occhi.
Sebastian però non era convinto.
‘’Senti Ev, io tengo davvero a te, ma non posso sposarti…’’- sospirò frustrato- ‘’ Vedi, io sono…’’
‘’Omosessuale?!’’ chiese retoricamente lei, con un tono totalmente tranquillo.
‘’Lo- lo sapevi?!’’ chiese stupito.
‘’Certo. Lo so da sempre.’’ Accennò un sorriso malizioso.
 ‘’Allora perché vuoi sposarmi? Non ha senso!’’
‘’Perchè a te serve una moglie di facciata: da mostrare agli impresari, ai produttori e da portare agli eventi mondani. E io, così facendo, ho una possibilità di rientrare in società. Oltre al fatto che non potrei più vivere senza di te, ormai.’’ Sorrise sorniona all’ultima frase. –‘’Sarà un accordo sociale tra noi due.’’
Sebastian era ancora titubante, così Evelyne cercò di rassicurarlo, gli prese la mano cominciando a carezzargliela con il pollice.
‘’Sebastian, io ti accetto per quello che sei. Non ti chiedo di essere diverso. Certo, dovremo stabilire delle regole, ma noi due potremmo andare avanti degli anni! Siamo più veri di molte coppie sposate. Il nostro matrimonio sarà fondato su qualcosa di molto più forte: la complicità… Allora Bas, che dici?’’
Sebastian incrociò il suo sguardo. Non poteva che darle ragione. Erano complici, affiatati. Si amavano, a modo loro. Sì, non era poi una cattiva idea. Lei si era dimostrata comprensiva verso la sua natura, avrebbe continuato a farlo. Aveva una mente aperta, era la moglie migliore che potesse trovare.
Inoltre, aveva davvero bisogno di lei.
‘’Affare fatto.’’ Disse in un sussurro.
Evelyne sorrise raggiante e Sebastian non potè che assecondare il suo sorriso. Infine si strinsero la mano come a suggellare quello strano contratto.
Il mese dopo, erano ufficialmente i coniugi Smythe.






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Angolo della _zia_

Secondo cap.! Lo so, a chi si aspettava di vedere Blaine in questo capitolo, chiedo umilmente scusa. Il cap. flashback era però necessario. Perchè tanto lo so che avevo lasciato qualcuno un po' di sasso, con la storia del matrimonio tra Seb e Ev... Ora è tutto chiaro! No, non è vero, non è così semplice... Mable... xD (per chi non se ne fosse accorto, all'interno del capitolo c'è un velatissimo controsenso...).
Passiamo ai ringraziamenti: prima di tutto, ringrazio immensamente tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite e le seguite (GRAZIE!) e che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie anche a chi è arrivato, per ben due volte, alla fine dei capitoli! xD Infine, come sempre, un grazie immenso alla mia beta e lettrice in anteprima Black_eyes, che adoro perchè mi aumenta l'autostima in maniera inverosimile! ;D
Inutile dire che commenti e recensioni sono sempre graditi. :)
Un abbraccione a tutti!!!



 
 
  
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