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Autore: _zia cla_    13/09/2012    5 recensioni
Anni '30. Broadway.
dal testo:
14 Gennaio 1947 Westerville, Tenuta Smythe
Carissimo,
è stato un piacere ricevere la tua lettera.
Devo dire che il tuo desiderio di conoscere la mia storia mi stupisce e, in un certo senso, mi onora. Hai ragione, la mia vita è stata …interessante.
Ho sempre amato immaginarla come un musical! Sicuramente c’è stata molta musica…
E come tutti i migliori musical, questa storia parla d’amore.
Hai mai conosciuto l’amore, quello vero?
Io l’ho fatto. E non parlo dell’amore da romanzo rosa, dove tutto finisce bene, dove tutto è fin troppo facile.
No, nulla è mai stato semplice…per noi.

AU nata durante l'ascolto della discografia di Cole Porter e dalla mia immagine mentale di Sebastian Smythe in doppiopetto.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo I
 
 
 
 
 
 




14 Gennaio 1947                                                                      Westerville, Tenuta Smythe
 
Carissimo,
è stato un piacere ricevere la tua lettera.
Devo dire che il tuo desiderio di conoscere la mia storia mi stupisce e in un certo senso mi onora. Hai ragione, la mia vita è stata…interessante.
Ho sempre amato immaginarla come un musical! Sicuramente c’è stata molta musica…
E come tutti i migliori musical, questa storia parla d’amore.
Hai mai conosciuto l’amore, quello vero?
Io l’ho fatto. E non parlo dell’amore da romanzo rosa, dove tutto finisce bene, dove tutto è fin troppo facile.
No, nulla è mai stato semplice per noi.
 
 …
 
 
*
 
 
 
Gamba sull’altra. Giro. Su. No! Allora, gamba sull’altra, giro, altro giro… Oh, avanti! Eppure l’aveva fatto un milione di volte il nodo alla cravatta!
Sebastian era davanti allo specchio da più di venti minuti, cercando di fare, se non uno perfetto, almeno un decente nodo alla sua cravatta.
Le sue mani però quella mattina non collaboravano; aveva le dita sudaticce e continuavano a tremare.
‘’Nervoso?!’’
Una voce alle sue spalle attirò la sua attenzione. Quando si fu voltato, fu investito da due braccia che gli avvolsero i fianchi.
Abbassò lo sguardo verso il suo interlocutore.
‘’Sai che non c’è niente che possa rendermi nervoso. Perché dovrei, poi?’’ aveva cercato di sembrare il più rilassato possibile ma probabilmente dimenticava con chi stava parlando.
‘’Oh, avanti Bas! Non c’è bisogno di fingere con me. Comunque se proprio vuoi sapere il perché del tuo nervosismo, ti accontento. Perché dall’incontro di oggi dipende tutta la tua carriera futura.’’
‘’Grazie per il chiarimento.’’ ghignò sarcastico.
Era così. Quel pomeriggio Sebastian avrebbe incontrato i produttori del teatro per sottoporgli il suo ultimo progetto. L’ultimo suo musical era stato un fiasco di critica e di pubblico. La sua intera carriera di compositore era in bilico, tutto dipendeva da quella riunione.
Negli ultimi quattro anni, Sebastian Smythe era diventato il più grande, giovane autore musicale di Broadway; i suoi musical erano stati tutti (beh, quasi tutti) dei grandissimi successi. I teatri avevano fatto più volte il tutto esaurito.
Ed era in nome dei quattrini che gli aveva fatto guadagnare in passato che il suo produttore gli  concedeva questa ultima possibilità. Doveva presentare e mettere in scena un’opera epica, altrimenti sarebbe stato fuori dai giochi.
‘’Quella cravatta non va bene,’’ disse la solita voce. –‘’dovresti indossare quella blu e rossa.’’
‘’Quella a righe? Perché?’’ chiese Sebastian, molto poco convinto.
Dopottutto una cravatta valeva l’altra!
‘’Perchè questa,’’ - nel frattempo gli aveva cacciato la fascia di tessuto dal comò -‘’ ti da un’aria più sicura. Dice: Sono padrone di me stesso e anche vostro.’’ Affermò guardandolo con una smorfia teatrale.
Sebastian prese la stoffa tra le mani, scrutandola e sorridendo come se fosse una vecchia amica.
‘’Sbaglio o e la cravatta che avevo quando ci siamo sposati?!’’
Tutto quello che ricevette fu un sorriso compiaciuto e uno sguardo lucente.
Sorrise anche lui e le prese una mano tra le sue, baciandogliela: ‘’Sei la donna della mia vita, Evelyne. Cosa farei se non ci fossi?’’
‘’Probabilmente assumeresti una governante.’’ Lo canzonò lei. -‘’Vieni, te la allaccio io.’’ Gli prese la cravatta dalle mani e gliela avvolse intorno al collo, strattonandolo verso il suo corpo in modo scherzoso. In meno di due minuti fece un perfetto nodo Windsor.
‘’Una governante non ne sarebbe stata capace.’’ osservò Sebastian. Poi si infilò la giacca, raccolse il cappello e si diede un ultimo sguardo allo specchio.
‘’Perfetto.’’ affermò alle sue spalle Evelyne.
‘’Tesoro, lo so già, ma ammetto che è sempre piacevole sentirselo dire.’’ Disse, con la sua tipica espressione da schiaffi.
Evelyne rise e scosse la testa. Si alzò dal letto e andò a lasciargli un bacio sulla guancia.
‘’In bocca al lupo, caro. Stendili!’’ e gli diede una piccola pacca sul sedere.
Sebastian le fece l’occhiolino e si mosse verso la porta. Prima di uscire però, si fermò sulla soglia.
‘’Ah! Farò tardi stasera, non aspettarmi alzata. ’’
‘’L’ho mai fatto?!’’ chiese lei, inarcando un sopracciglio.
Sebastian le sorrise complice e poi sgusciò via dalla stanza, lasciandola sola, seduta sul letto.
 
 
 
 
*
 
 
 
Quella giornata non si decideva a finire. Aveva cercato di tenere la mente occupata tutto il tempo. Dopo che Sebastian era uscito di casa, Evelyne si era preparata ed era scesa in cucina a dare disposizioni alla cuoca per la cena. Poi era uscita anche lei, si era recata prima a fare qualche commissione e poi a casa della signora Hurt. Quinn Fabrey Hurt.
Avevano pranzato insieme, poi erano andate in giro per negozi, ad una mostra di un giovane scultore del quale non ricordava il nome e alla presentazione di un libro, che per quanto riguardava Evelyne, poteva anche non avere un titolo.
Quinn aveva cercato di distrarla in tutti i modi, ma c’era riuscita solo in parte.
Il nervosismo di Evelyne era palpabile. Perché, per quanto fosse risultata calma e fiduciosa la mattina con suo marito, era in realtà terrorizzata.
Aveva pensato tutto il giorno a quella maledetta riunione,  aveva avuto anche la tentazione di chiamarlo, ma così facendo la sua maschera di sicurezza sarebbe crollata.
Doveva essere la sua ancora, il suo porto tranquillo. Doveva farlo per lui.
Anche quando era rientrata a casa, a tavola non aveva quasi toccato cibo ed era salita in camera sua. Avrebbe aspettato sveglia anche tutta la notte, se fosse stato necessario. Non le importava cosa le aveva detto, tanto non avrebbe dormito comunque.
Era seduta sul letto a leggere da un paio d’ore, quando udì qualcuno bussare alla porta. Il viso che ne fece capolino era l’ultimo che si aspettasse di vedere. Non alle dieci di sera.
‘’Sebastian! Cosa ci fai a casa così presto?’’ chiese Evelyne stupita, non era da lui rientrare così presto la notte.
‘’Sembra quasi che tu me ne stia facendo una colpa…’’ disse sarcastico suo marito. –‘’Posso entrare?’’
Evelyne fece un cenno di assenso col capo. Sebastian andò a sedersi ai piedi del letto di sua moglie, aveva uno sguardo serio.
Oh mon Dieu! Sicuramente era andato storto qualcosa. Ma non gli sembrava ne sconvolto ne ubriaco. Di solito, quando qualcosa non andava, beveva per tutta la notte e poi tornato a casa se la prendeva con i vari oggetti sparsi in giro. Poteva trattarsi di una vaso cinese di inestimabile valore che finivano contro un muro o una delle lampade del salotto che rovinava al pavimento.
‘’A-allora, come è andata?’’ Evelyne sperò con tutto il cuore che Sebastian non si fosse accorto di quel leggero tremolio nella sua voce.
Sebastian continuò a guardarla serio poi strisciò sul letto, avvicinandosi un po’ di più a lei, le prese il mento tra le dita e le sorrise. 
‘’Grazie.’’
Evelyne lo guardò confusa, all’inizio non capì; abbassò lo sguardo e vide che, nell’altra mano, suo marito le stava tendendo la sua cravatta, quella della mattina.
‘’Ce l’hai fatta…’’ sussurrò quasi a se stessa. ‘’Ce l’hai fatta!’’ urlò questa volta e si buttò tra le braccia di Sebastian, stringendolo in un abbraccio che lo avrebbe sicuramente soffocato.
‘’Gli è piaciuto il progetto, vero? Deve essergli piaciuto per forza… Non credo davvero sia stata opera della cravatta…’’ disse ridendo, quando si fu sciolta dall’abbraccio.
‘’Invece è stato proprio grazie a lei! Gli ho detto che se non avessero accettato la mia opera, li avrei strangolati uno a uno con questa!’’ disse agitando il pezzo di stoffa.
Scoppiarono a ridere insieme. Evelyne allora fece per alzarsi dal letto: ‘’Vado a prendere lo champagne, dobbiamo festeggiare!’’
Ma Sebastian la blocco e la fece risedere sul letto.
‘’Conosco un modo migliore per festeggiare…’’ la sua voce era bassa e suadente. Il suo sguardo trapelava voluttà. Evelyne sostenne quello sguardo, aspettando impaziente la prossima mossa del marito.
Sebastian allora azzerò lentamente la distanza che c’era tra loro le baciò il collo.
Lasciò una fila di piccoli baci invisibili, mordicchiandole qua e là la pelle, poi passò al mento, fino ad arrivare alle labbra; le leccò delicatamente.
Evelyne si scioglieva e ansimava sotto quelle attenzioni, al suo respiro caldo sulla pelle; quando percepì il suo sapore sulla bocca però, grugnì di un leggero disappunto.
‘’Mmh, whiskey?!’’
‘’Avevano finito il gin, tesoro…’’ disse sulle sue labbra, mentre faceva scorrere la mano lungo la sua coscia fino a posizionarla sull’inguine.
‘’Me lo farò andare bene!’’ disse lei in un gemito.
Sebastian ghignò e, continuando a baciarla e carezzarla, la spinse sulla superficie del letto facendo aderire perfettamente il suo corpo a quello di lei.
 
 
 
 *
 
 
Evelyne si svegliò aspirando profondamente il profumo di suo marito. Era sempre inebriante, di quei profumi che ti entrano nelle narici per poi scorrerti sotto la pelle.
Aprì gli occhi e cercò con lo sguardo il viso dell’uomo. Sebastian era al di sopra del suo capo, era seduto con la schiena poggiata alla testiera del letto, intento a scrivere qualcosa su un taccuino.
‘’Buongiorno…’’ disse lei, con la voce ancora impastata dal sonno.
‘’Buongiorno.’’ Le rispose distrattamente Sebastian, ancora concentrato su quello che stava scrivendo.
‘’Che ne dici?’’ porse il blocchetto ad Evelyne, in modo che potesse leggere.
Evelyne si sistemò seduta anche lei e lesse il componimento. Le scappò uno sbuffo di naso e una smorfia ironica, quando arrivò al ritornello:
Don’t love too much in love, it’s a sure way to be loved.
‘’Sempre così cinico verso l’amore?!’’
‘’Oh, adesso sei ipocrita. Probabilmente tu lo sei più di me; il nostro matrimonio ne è la prova.’’
‘’Touchè!’’ esclamò Evelyne, accompagnando il tutto con una leggera riverenza. –‘’Allora, oggi cominciate i provini?’’
‘’Si, per questo spettacolo Will ha deciso di ingaggiare una compagnia già formata.’’ disse Sebastian, alzandosi dal letto e indossando la vestaglia.
‘’Ma non è rischioso? Insomma, l’avete fatto anche l’ultima volta… e sappiamo tutti come è andata a finire.’’ non era del tutto persuasa dall’idea del produttore.
‘’Oh, ma questa volta io ho intenzione di ingaggiare la miglior compagnia teatrale sulla piazza! Inoltre mi sono fatto promettere che avrei scelto personalmente il protagonista.’’
‘’Le compagnie hanno già dei primi attori, Bas.’’ Gli fece notare Evelyne.
‘’Non il mio protagonista. Non sarà un attoruncolo troppo pieno di sè. Sarà una stella!’’
‘’Beh, buona fortuna allora! Chissà che non ti cada dal cielo!’’ gli sorrise con tutto l’affetto che aveva. 
 
 
 
*
 
 
La giornata era passata in fretta, l’esito positivo della riunione del pomeriggio prima aveva reso Evelyne più serena. Per non parlare del ‘festino’ di quella notte.
Aveva passato la mattinata a letto, beandosi dell’eco di quelle sensazioni provate poche ore prima. Era un suo rito, tutte le volte che lei e il marito passavano la notte insieme.
Verso le undici aveva deciso di alzarsi, si era vestita, era scesa a fare colazione ed era uscita.
Odiava passare le giornate chiusa in casa, così trovava sempre qualcosa da fare.
La maggior parte delle volte finiva a casa della sua amica Quinn Hurt, la moglie del pastore.
Pranzavano assieme e poi uscivano, oppure giocavano a bridge.
Gioco noioso il bridge, ma tra una chiacchiera e l’altra il tempo passava.
Era rientrata al loro appartamento verso le sei del pomeriggio. Quando entrò in casa la invase un silenzio irreale. Ne fu stupita, perché tra camerieri e domestici, quella casa era sempre popolata.
All’improvviso la sua attenzione fu attratta da due cappotti poggiati sulle poltrone del salotto.
‘’Sebastian?!’’ chiamò verso un punto non definito dell’enorme casa.
Non ricevette risposta. Decise allora di incamminarsi verso le scale che portavano al piano di sopra, dove c’erano le camere da letto. Salì i gradini come se dovessero crollare sotto i suoi piedi da un momento all’altro.
Percorse il corridoio fino alla camera del marito. Quando fu davanti alla porta, sapeva già cosa avrebbe trovato al di là di essa.
Strinse forte la mano intorno alla maniglia, inspirò e la spalancò con rabbia.
Fu subito accolta dal suono dei gemiti e dagli schiocchi della pelle nuda contro altra pelle nuda.
Sebastian era disteso a coprire un altro corpo e dava forti spinte all’interno di esso, aggrappandosi  alla testiera del letto.
Quando Evelyne aprì la porta, i due smisero quasi immediatamente di fare quello che stavano facendo. La guardarono negli occhi senza avere il coraggio di dire una parola.
Perché lo sguardo che lei stava rivolgendo ai due uomini avvinghiati sul letto era quello di una persona tradita. 

 
  
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