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Autore: pescioletta    20/09/2012    2 recensioni
Una nuova minaccia, un nuovo destino...
Questa storia è ambientata subito dopo l'ultima puntata della 5 serie di Angel, ma ha radici che affondano molto prima che i nostri eroi mettessero piede a Sunnydale o, per meglio dire, sulla terra... Riusciranno Buffy, Angel, Spike e gli altri a sconfiggere questa nuova minaccia e a riprendersi finalmente le loro vite?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers, William Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccoci qui con un piccolo aggiornamento. Come al solito chiedo scusa a tutte le lettrici se i capitoli non sono regolari ma non ho tanto tempo per stare davanti al pc (spesso ci sto meno di 5 min al giorno) e spesso non riesco proprio ad aggiornare.
Comunque, prima di iniziare, volevo ringraziare NightLady e La lady che hanno recensito lo scorso capitolo e dedicare a NightLady questo post.
Buona lettura!!!

EPISODIO 7

******




*****

Nyons, 19 maggio

La foresta era romantica quella notte.

Il poeta che era stato non avrebbe potuto non apprezzarla.

Spike si buttò la sacca su una spalla, camminando sciolto.
La giacca di pelle nera frusciava seducente ad ogni suo passo, conferendogli quella camminata da predatore che molti gli avevano invidiato e che a tanti incuteva terrore. Ma che adesso sembrava più che altro la stana parodia di sé stessa.
Sciolto. Deciso. Ombra tra le ombre.
E mai come allora, desideroso di essere luce.
Di uscire da quell’oscurità che da troppo tempo combatteva.

Infilò una mano in tasca e ne estrasse un accendino smaltato, facendone brillare la fiamma per un secondo.
La luce del fuoco creò un bagliore sinistro tra i cespugli della foresta e poi svanì.
Nel bosco, i rapaci notturni, spaventati da quell’improvviso cambio di luce, cominciarono a lamentarsi spiccando il volo dagli alberi.
Nel cielo plumbeo, la luna sembrò svanire per un attimo, accecata dal folgore di quella scintilla raggiante.

******

Los Angeles, 19 maggio

“La colazione è in tavola, chi prende le ciambelle alla marmellata e chi invece le brioches al cioccolato?”

Come c’era da aspettarsi, le mani di Down e di Xander svettarono veloci in direzione del vassoio. Willow continuò a sorseggiare il suo succo di frutta all’arancia e Giles voltò la pagina dell'ennesimo libro.

“Allora…” chiese Buffy al nuovo osservatore, intento a mangiare una ciambella spaparanzato sul divano. “Da dove cominciamo?”

“Oggi ci aspetta una dura giornata di ricerche, miei cari ragazzi…” bofonchiò Giles, nascondendo un piccolo sbadiglio “non era così che iniziavi tutte le tue lezioni, eh Vincent?”

“Almeno per i primi nove mesi, giusto il tempo di tenere buoni quelli del comitato studentesco. In seguito, sostituivo ‘arroganti canaglie’ a ‘cari ragazzi’, e 'noiose ore sui libri' alla parola 'ricerche'”

“Già..." ricordò Giles, eppure Quentin Travers non ti ha mai sbattuto fuori dal Consiglio… ancora devo capire come sei sempre riuscito a cavartela…”

Buffy alzò gli occhi al cielo, appoggiando la sua tazza di te sul tavolo

“Ehi… non abbiamo un incantesimo super-potente all’ordine del giorno?” chiese, con fare spiccio "Willow dovrebbe essere già al lavoro sul rituale e lei, Vincent, dovrebbe-"

“Ehi, Buffy, dacci un attimo di tregua!” esclamò il demone, inarcando in modo ironico un sopracciglio e afferrando nel mentre la colazione di Giles “Hai deciso di alzarti con il piede sbagliato stamattina?”

“No…” si lamentò Buffy falsamente imbronciata. Ormai era abituata a dare lei gli ordini, non a starsene con le mani in mano ad attendere… non era certo Kendra lei! “è che pensavo che dopo tutti i discorsi di ieri sulla fine del mondo, sul poco tempo a disposizione e sul resto avremmo dovuto-”

“Sante parole!” sorrise rapido Vincent alzandosi dal divano "E proprio riguardo a questo..:"

“E adesso dove va?” chiese Willow, vedendo che il demone si avvicinava alla porta ed appoggiava una mano sulla maniglia.

Ma non ci fu il tempo per risponderle.

In una frazione di secondo le dita affusolate di Vincent fecero scattare la serratura ed un vampiro fumante, avvolto in una coperta di lana marrone, fece il suo ingresso nell’appartamento.

“In perfetto orario Angel, come al solito…” esclamò allegramente l’osservatore, richiudendo la porta mentre gli sguardi di tutti si posavano rapidi sul volto del vampiro leggermente annerito dalle fiamme…

“Però, se vuoi un consiglio, la prossima volta che decidi di viaggiare in pieno giorno trovati una coperta più grande. O più nuova, quella lana ha sinceramente fatto il suo tempo…” scherzò allegramente, poi rivolto verso gli altri "Ora possiamo cominciare."





Ma nessuno gli rispose.
Gli sguardi di tutti, come quello della cacciatrice del resto, erano fissi sul volto mortalmente pallido di Angel.

I secondi passavano lenti.

E Buffy lo guardava, senza riuscire ad articolare una sola parola, figuriamoci una frase coerente…

“Buffy…” la salutò alla fine il vampiro.

“A-Angel…" riuscì solo a dire lei mentre gli sguardi di tutti le calavano addosso "c-cosa… cosa ci fai qui?”

Aveva immaginato mille volte come sarebbe stato rivederlo, dopo tanto tempo. Scoprire quanto era cambiato. Chiedergli mille cose sulla sua missione e sul resto, ma il punto era… che da qualche ora credeva che sarebbero tornati *insieme*. Da quando aveva parlato con Vincent. Da quando si era convinta che William fosse ancora vivo.

Angel e Spike.

Quasi due fratelli.

Nati dallo stesso sangue e destinati a percorrere strade affini.

Campioni capaci di salvare il mondo o di vederlo crollare.

Ma sempre… insieme.

Buffy si accorse solo in quell'attimo che non stava più respirando.
Era stata veramente una stupida!!!
Davanti alle rivelazioni della sera precedente, lei aveva scelto di restare e combattere per salvare il mondo… aveva scelto di cercarlo… ma era soprattutto determinata a salvarlo ed era certa che, se non fosse rimasta a lì, a sottoporsi allo stupido incantesimo di Giles, il mondo sarebbe finito, sul serio stavolta, e non sarebbe servito a niente correre a cercarlo…
Aveva resistito al suo istinto.
E si era sottomessa ad un destino più grande…
Ma adesso… adesso Buffy non riusciva nemmeno a venire a patti con quello che la singola presenza di Angel poteva voler dire.

…Spike…William…

“Il signor Giles non vi ha detto nulla?” chiese, il vampiro sedendosi.

Tutti, tranne Vincent, scossero la testa stupiti.

“Che cosa avrebbe dovuto dirci?” chiese Down

L’attenzione di tutti era puntata sull’osservatore, seduto ancora comodamente sulla sua poltrona.
Il vampiro gli lanciò uno sguardo minatorio, incitandolo a parlare.

Rupert, abbassando per un attimo gli occhiali, calibrò bene la risposta.

“Angel è qui per aiutarci. Per il rito.” Aggiunse “per… riportare la forza alla Prescelta. Il rituale che dovremo compiere prevede che tenebra e luce si riuniscano di nuovo, come la prima volta. Solo quando i paladini del mondo saranno uniti, ancora e per sempre, saremo sicuri che…”

“Signor Giles, parli come mangia!” il tono di Buffy era minatorio.

L’osservatore sospirò scoraggiato.

“Il sangue di una ragazza della razza umana e quello di un vampiro hanno plasmato la prima cacciatrice.” disse “il sangue di un vampiro e della cacciatrice ridaranno il potere alla nuova prescelta…”

Buffy si voltò verso Angel stupefatta.

Ecco perché lui era lì… ecco perché li aveva raggiunti…

Troppo scossa, anche solo per pensare si voltò verso il moro, incrociandone gli occhi grandi

“E così… il tuo sangue?” chiese

“Non ti trasformerà, al massimo ti renderà più forte.” la tranquillizzò lui, falsamente rilassato.

“E come dovrebbe avvenire?”

Vincent guardò Giles, poi fece un paio di passi avanti, tenendo le mani intrecciate dietro la schiena.

“Tu ed Angel vi taglierete con la lama di Tékal. Un particolare pugnale plasmato nella notte dei tempi” spiegò “e, se siamo fortunati, il rito di purificazione renderà te la sola cacciatrice presente sul pianeta ed Angel un umano, esattamente come prima che Darla lo mordesse… Il rito non sarà pericoloso e soprattutto non vi creerà strani grattacapi come legami duraturi o spiritualità accentuate o… qualunque altra cosa vi possa venire in mente… Sarà solo brevemente doloroso”

“Quello non è un problema.” esclamò la cacciatrice, fissando i suoi occhi in quelli scuri e tenebrosi di Angel “alla sofferenza ci siamo abituati ormai…”

“Sì, giusto… e poi,” continuò Giles, come se non avesse colto l’allusione di Buffy “Poi, ovviamente, Willow dovrà recitare la formula al contrario…”

“Le ho già spiegato tutto quello che deve fare…” lo tranquillizzò Vincent. "Ho anche telefonato alla W&H ma a dirla tutta mi ha risposto solo una ragazza molto disponibile, che credo si chiami Harmony, la quale mi ha detto che era la tua assistente prima che tu decidessi di far crollare tutto per il bene del mondo."

Angel levò gli occhi al cielo, bofonchiando “Il mio cellulare…”

Intanto Vincent continuò a parlare: “Miracoli della tecnologia, una volta bisognava almeno alzare il sedere dalla sedia per poter vedere una persona, mentre adesso è sufficiente sollevare una cornetta… ad ogni modo, ho provato a chiedere anche di Spike e di Wesley ma evidentemente…”

“Spike è in giro.” rispose Angel asciutto, senza prestare attenzione allo stato d’animo di Buffy “E prima che tu me lo chieda, non ho modo di contattarlo. Gli altri sono tutti morti.”

“Beh, prima o poi dovremo contattarli. Ma adesso la cosa davvero importante è capire come funziona il rito.”

“Precisamente” disse Giles senza lasciare tempo ad Angel di rispondere “Io mi occuperò di recitare i testi insieme a Willow mentre tu Down …”

“Dovrai unire la tua forza all’incantesimo perché si aprano le barriere del tempo.” spiegò Willow “Xander invece…”

“Xander?!”

“Xander” continuò imperterrito Giles.

“Avanti!” esclamò Angel piccato “Xander non può avere nessun ruolo in tutto questo. E’ un umano. Non è il caso di metterlo in pericolo solo perché-“

“Ehi!” l’occhiataccia del ragazzo gli fece capire subito quanto poco fosse d’accordo con il suo punto di vista “Io posso fare tutto. Hai capito? Non ho combattuto contro il Primo per niente, sono sempre stato qui e Buffy sa che può contare su di me, ancora più che sul suo caro amore-vampiro-che-adesso-dirige-una-filiare-del-male.”

“Dirigeva…” puntualizzò Angel

“Beh, non è questo il punto!” esclamò Xander, ormai completamente carico “Qualunque cosa ci sia bisogno di fare, io la farò. E non mi guardare in quel modo!”

Vincent sorrise ironico, appoggiandosi alla parete.

Buffy sospirò.

“Qualcun altro ha qualcosa da dire in proposito?” chiese il ragazzo minaccioso.

“No, no…” lo tranquillizzò Vincent “nemmeno per sogno…”

“Allora…” chiese il ragazzo, quando fu sicuro che Angel non avrebbe più aperto bocca sulla questione “Qual è il mio compito?”

“Spegnere quella candela” sussurrò Giles, imbarazzato.

*****

Quando tutti furono usciti dalla stanza, Vincent prese una sedia e si avvicinò alla scrivania di Giles.

"Sai che Ones… il Primigenio è un nemico potente…"

"Sì…" abbassò la testa Giles, cominciando lentamente a pulirsi gli occhiali

"E sai che attaccherà presto, non appena ne avrà l'occasione…"

"Lo so, Vincent, ne abbiamo già parlato…"

"Sai che fin'ora non ha fatto niente solo perché sta aspettando il momento propizio-"

"che sarà domani… lo so…" esclamò Giles, spazientito "ma non riesco a non pensare che tutto quello che stiamo facendo comporta un rischio enorme…"

Il demone appoggiò una mano sulla spalla dell'ex-osservatore e la strinse appena.

"Non abbiamo altra scelta…"

*****



Un rumore possente.

Lo squarcio di un lampo.

E il fragore inconfondibile di un albero che si abbatteva nella boscaglia.

Spike chiuse gli occhi, illuminato solo dalla debole luce della luna.

E continuò ad avanzare.

I rami della foresta si facevano sempre più fitti e intricati. Già un paio di volte, la sua sacca ne era un inequivocabile vessillo, i rovi gli si erano impigliati nei vestiti, graffiando la stoffa e la pelle sotto di essa. Ma i tagli per un vampiro sono una cosa da nulla. La sua carne si era rimarginata quasi istantaneamente e l’unica cosa che gli restava era la sensazione che quella boscaglia non sarebbe finita mai.

Esattamente come la sua condanna...

Ma adesso non voleva pensarci. Aveva deciso di non pensare, per quella notte. Con scarsi risultati a dire il vero, ma almeno doveva tentare.

Per difesa.

Ignorare di proposito che quella foresta, come tutto il resto del mondo, sarebbe potuta svanire da un momento all’altro, altrimenti sarebbe impazzito. E proprio per non impazzire, aveva deciso di prendere quella strada, allontanandosi il più possibile dai rumori del centro abitato. Dalla gente. Dal mondo. Quello stesso mondo, che ora gravava sulle sue spalle come un macigno. Condannandolo molto probabilmente a fallire. Dissolvendosi. E trascinando con sé tutte le persone a cui voleva bene. Che amava. E la colpa di tutto questo… sarebbe stata sua, soltanto sua! Un ramo s'impigliò nella sua manica, penetrando nell’avambraccio. Spike se ne liberò con uno strattone e continuò ad avanzare. Il sangue cominciò a colare viscoso, impregnando lo spolverino, ma non se ne curò. Il vento soffiava rumoroso tra i rami degli alberi spogli mentre la terra girava, o forse sprofondava, sotto i suoi piedi.

Sospirò profondamente.

Ci era cascato di nuovo.

Decisamente camminare da solo per la foresta non era il metodo migliore per evitare i pensieri.

Si fermò un attimo, estraendo dalla sacca di Wesley una boccettina di whisky ed ingoiandone un paio di lunghe sorsate.

Non si era dimenticato di quello che gli aveva detto Christal… la perdita di controllo e tutto il resto, ma un goccio l’avrebbe sicuramente retto e lo avrebbe aiutato a farsi coraggio… quasi quasi rimpiangeva il bourbon…

Avanzò spedito ancora di qualche passo.

Deciso.

Desideroso come non mai di mettere quanta più strada possibile tra lui e quella maledetta pensione di Nyons dove aveva incontrato ancora una volta il suo destino, dove i suoi più terribili incubi erano diventati realtà. Dove le sue più angoscianti paure avevano preso forma sotto le spoglie inaspettate di una ragazzina di ventisette anni votata alla prostituzione e agli indovinelli pieni di significato del suo osservatore.

Nel bosco, la luna filtrava attraverso i rami contorti, creando strani giochi di luce. Ombre scure che si annidavano in ogni angolo, rifuggendo al frinire sinistro delle cavallette, e un dolce profumo di muschio, che strisciava avvicinandosi tra le fronde e le cortecce.

La notte, quella stessa notte da cui ora stava scappando, sembrava richiamarlo con i suoi inebrianti profumi. I suoi suoni. I suoi rumori. Rumori che non si era mai soffermato ad ascoltare. Neppure quando era William, quando era ancora un umano. Troppo occupato, indubbiamente, a ricercare tra le stelle gli occhi brillanti della sua Cecily. E poi, quando era diventato Spike. Troppo intento a massacrare per potersi occupare di quello che la natura aveva da offrirgli.

Suoni. E profumi…

Ricordi ingombranti…

E, nella sua mente, mille e mille domande che ancora continuavano a vorticare dolorose sotto il cielo argentato.

L’anima. La sua anima. Un incantesimo. Il suo essere vampiro.

Christal. Manson. Una cacciatrice. Un osservatore.

Un problema dietro l’altro.

E poi, alla fine, la missione che gli avevano affidato.

Come una ciliegina sulla torta.

Salvare il mondo…

Adesso capiva cosa si provava a stare dall’altra parte della barricata.

Come Angel o Buffy.

Cosa volesse dire non essere più un comprimario, avere il peso della salvezza dell’umanità che grava sulle proprie spalle e non essere sicuri di poterla proteggere.

Non essere sicuri di poter proteggere nemmeno da sé stessi.

William fissò lo sguardo nel cielo luminoso e aumentò il passo.

Era diventato più umano di quanto non lo fosse mai stato o forse aveva perso la sua anima e adesso era solo un puro vampiro? O magari entrambe le cose... ma questo adesso non aveva importanza…

Un altro lampo squarciò la notte. E le stelle continuarono a fissarlo mute e immutabili dalle loro dimore celesti. Troppo lontane e distanti, loro, per riuscire a comprendere quanto fosse solitaria e dilaniante la notte per un vampiro.

E, come le stelle, avrebbe dovuto essere lui.

Distante e lontano.

Solo così avrebbe potuto salvarli.

O sperare di salvarli.

Senza regole né rimpianti.

Per fare... per cercare di capire quale fosse…

‘la cosa giusta’.

All’improvviso un urlo lacerante risuonò tra gli alberi.

Spike si voltò di scatto, stringendo la cinghia della sacca tra mani e cercando con lo sguardo da dove provenisse il grido.

Un altro urlo.

E Spike, riconoscendolo, si precipitò correndo nel bosco, tra rami spezzati e tronchi abbattuti. Sperando di arrivare in tempo. La pioggia cominciò a cadere silenziosa, mentre il vampiro correva, incurante dei rovi che lo attorniavano., delle spine strappavano la giacca e penetravano nella carne, continuò a correre, più veloce che poteva.

Tra la boscaglia, un fagotto di stracci e pelle si contorceva nel fango, in preda al terrore più assoluto.

Non appena la vide, Spike si precipitò su di lei, inginocchiandosi al suo fianco. La sollevò e accolse tra le braccia il tremito convulso di quel corpo che si dibatteva con la forza della disperazione, inzuppandogli i vestiti di lacrime salate.

“Christal! Marta, svegliati!” esclamò, stringendosela saldamente contro il petto, bloccandole le braccia e lasciando che seppellisse il volto bagnato di fango nella sua maglietta nera.

“Schh… è tutto finito. È tutto finito…” sussurrò abbracciandola “Non ti preoccupare. È tutto finito.”

Aspettò pazientemente che riprendesse conoscenza e che si aggrappasse, con tenerezza, al suo corpo. Un corpo freddo, come tanti gli avevano ripetuto. Un corpo morto, che a rigor di logica non avrebbe dovuto provare tutto quello che stava provando adesso. Tutto quel.. calore.

“Ho paura Spike…” esalò lei, riaprendo lentamente gli occhi.

Al pallido chiarore della luna, la sua pelle sembrava ancora più pallida e liscia, come quella di una bambolina di porcellana.

“Non è niente, hai solo avuto un’altra delle tue visioni…” sussurrò lui, accarezzandola.

“Vi ho visto combattere…”

Il vampiro la guardò un attimo, annuendo.

“E… vincevamo?” chiese accennando a un sorriso, disarmante nella sua infinita dolcezza e semplicità

“Non lo so…” ammise la ragazza “Eravate tu, Angel e Buffy… c’erano anche altre ragazze… un demone…”

“La solita vecchia storia…” sdrammatizzò lui, ma Marta si staccò rapida dal suo petto, puntando gli occhi scuri nelle iridi azzurre di Spike. Nella sua voce non c’era altro se non determinazione, ma la paura che l’accompagnava colpì Spike più forte di una pugnalata.

“Manson ha detto che posso venire con te.” disse, risoluta.

Il vampiro la scostò da sé, deciso.

“Non credo sia il caso, bellezza. Dove sto andando io non c’è posto per-”

“Lasciami venire con te!” ripeté, e stavolta la sua voce era suonata impaziente e perentoria. “Ti prego…”

Spike sorrise leggermente, guardandola negli occhi.

“Marta… io non credo proprio che tu-” e fu allora che accadde.

Le iridi della ragazza brillarono per un secondo, catturando il suo sguardo. Improvvisamente Spike si sentì trasportare in un altro luogo e in un altro tempo, come se qualcuno lo prendesse con la forza e lo scaraventasse giù da una torre.

E poi…

Poi fu come morire.

E venire al mondo di nuovo.

*-*-*-*-*-*-*-*-*

“Papà! Papà! Sono stanca! Manca ancora molto?”

Spike si voltò di scatto, accorgendosi di essere da solo, in un vicolo scarsamente illuminato. Alle sue spalle, esattamente nel centro della strada, una bambina dai folti riccioli neri lo fissava allungando verso di lui le piccole manine bianche.

“Sono stata cattiva, papà? Perché mi hai portato fino a qui? Che cosa hai intenzione di farmi?” disse ancora la bimba.

Il vampiro si avvicinò, guardandola attentamente. Non capiva cosa lo spingesse verso quella bambina, ma qualcosa lo attirava come se fosse posseduto…

Quando fu abbastanza vicino, Spike si rese conto che il vestitino rosso della bimba era strappato, proprio sopra le ginocchia e metteva in evidenza una brutta sbucciatura.

“Non avere paura, non voglio farti del male. Lascia solo che ti aiuti…” sussurrò il vampiro inginocchiandosi davanti a lei, ma per tutta risposta la bambina sollevò la gonna con una manina e con l’altra gli mollò un sonoro ceffone.

“Tu! Tu mi hai lasciato di nuovo da sola! Adesso dovrò fare di nuovo quello che non voglio e non posso farci niente! Dovrò scontare anche il tuo peccato!”

Spike si posò una mano sulla guancia, guardandola come pietrificato. La bambina prese la gonna con entrambe le mani, la sollevò e si voltò, mettendosi a correre.

William si alzò velocemente in piedi, nell’intento di seguirla, ma non appena mosse il primo passo, una fitta nebbia si alzò tutto intorno a lui, nascondendola al suo sguardo.

“E’ finita vampiro, lasciati andare…” disse una voce dietro di lui

“Aspetta!” gridò, ma la voce gli morì in gola nell’istante stesso in cui si rese conto di aver battuto le ginocchia per terra.

“Cosa speri di fare? Non sei mai riuscito a fare altro che pensare a te stesso. Il tuo proposito arriva troppo tardi non credi?” sussurrò la stessa voce.

“Sta zitta!”

Quella nebbia… quella nebbia adesso sembrava fatta di piombo. Lo schiacciava, lo soffocava. Spike sentì distintamente i palmi affondare nella terra mentre il grigiore della nebbia lo attorniava prepotentemente. “Lasciami. Devo tornare da lei…” tentò ancora, ma sentiva i polmoni scoppiare, riempiti da quell’aria venefica. E si accorse di non riuscire più a tenere gli occhi aperti.

Ma non poteva mollare.

Non

Poteva…

Cercò di alzarsi ancora una volta, ricadendo pesantemente su un fianco. La voce, attorno a lui o forse solo nella sua testa, continuava a ripetergli che non c’era più niente da fare e per un attimo, solo per un attimo, il vampiro si chiese se non avesse ragione e non fosse davvero così, per qualche strano scherzo del destino.

Rilassò i muscoli.

Esausto.

E attese.

Non sapeva dire quanto a lungo era rimasto in quella posizione. Forse giorni, forse ore, o forse addirittura anni. Improvviso, il volto di una ragazza bionda gli comparve davanti e una mano, delicata ma forte si protese verso di lui.

"Ti stiamo aspettando. Non arrenderti, William…" disse.

La visione durò solo pochi secondi, ma a Spike bastarono. Improvvisamente, tutto ciò che era accaduto gli tornò in mente. Christal, il rito… Aveva una missione. Aveva delle vite da salvare… doveva… voleva rivedere Buffy... Down… persino Xander. Non poteva mollare adesso… non sapeva se c’era ancora qualcosa che poteva fare, ma sapeva che non poteva restare lì immobile un secondo di più… c’era in ballo molto si più della sua vita stavolta. C’era in ballo il mondo. C’era in ballo lei.

La sua mente, accorsa nell’ultimo istante di lucidità agli occhi verdi della sua cacciatrice, scacciò con decisione la sensazione di oppressione che stava per abbatterlo, conferendogli quella forza che arriva solo nei momenti di pura disperazione, quando sembra che ormai sia tutto perduto, quando la paura di perdere ancora diventa più forte del dolore che proviamo e della morte a cui possiamo andare incontro…

William affondò le mani nel terreno, sentendole bruciare. Terra consacrata, doveva aspettarselo.

Si rialzò di scatto, sfuggendo al dolore fisico che stava diventando velocemente insopportabile, e si accorse che la nebbia intorno a lui si stava lentamente diradando, lasciando il posto a uno scenario che conosceva fin troppo bene.

“Non devi temere… un giorno qualcuno verrà a vendicarti…” sentì dire alle sue spalle.

Davanti a lui la tomba bianca, ricoperta di edera, lo fissava silenziosa. La bambina si portò un bocciolo di rosa alle labbra, sorridendo dolcemente.

“Il tuo cavaliere è coraggioso, l’ho creato apposta perché lo fosse… Adesso riposa. Ci sarà tempo per ridere di nuovo insieme, vedrai…”

Spike continuò a fissarla, stupito. Sotto il suo sguardo, la bambina aveva appoggiato il bocciolo di rosa sulla tomba e ora gli indicava la lapide, con un sorriso inquietante sulle labbra.

“Lei ti sta aspettando…” disse in un sussurro “è tempo che tu finisca quello che hai iniziato quando giungesti qui a Sunnydale…”

Il vento iniziò a fischiare più forte, diventando quasi fastidioso. Alle narici del vampiro giunse un intenso profumo di gelsomino, proprio come quella notte…

No, ti prego, non di nuovo… pregò.

Come un automa, Spike allungò una mano tremando, sapendo già quale nome sarebbe comparso su quella lapide… Ma prima ancora che potesse scostare l’edera che copriva la scritta e leggere cosa vi fosse inciso sopra, la tomba si volatilizzò sotto le sue dita, svanendo in un alito di vento.
Improvvisamente, Spike si ritrovò catapultato in una piazza con bidoni incendiati e profumo di battaglia. Sotto i suoi piedi, cumuli di cadaveri accatastati testimoniavano come lo scontro non fosse iniziato da poco.

Il vampiro si voltò.

La bambina era sempre lì e lo guardava enigmatica.

" Non puoi sfuggire al tuo destino…” sussurrò, svanendo nel vento con un sorriso triste, esattamente come la lapide prima di lei.

William si guardò intorno.

La battaglia infuriava attorno al suo corpo. Poteva sentirne i rumori distinti, i colpi di spada, il fragore degli spari e le grida dei caduti.

E poi, d’improvviso, la sua voce.

“Portate Down via di qui. Subito!”

Buffy!

“Andate. Ora!”

Spike abbassò lo sguardo verso la sua mano. Una strana luce si diffondeva dalla sua pelle, e il vampiro avrebbe giurato che un doloroso calore si sarebbe irradiato da un momento all’altro dal centro del suo petto. Ma stavolta non ci sarebbe stata un’anima da bruciare. Non più. Eppure il dolore cominciava già a intorpidirgli le gambe, inspiegabilmente.

Spike si voltò, cercandola in mezzo alla mischia e la vide, là, che combatteva contro alcuni demoni spuntati dal nulla alle sue spalle, gridando forte

“Portate Down via di qui! Adesso. Andate!”

Ma era già troppo tardi. Spike si precipitò verso di lei, brandendo una spada affilata.

“Corri! Va e salvati prima che sia troppo tardi!” urlò

“No!”

In un attimo Buffy lo afferrò per le spalle, spingendolo lontano dalla mischia. Il dolore, che fino ad un attimo prima vibrava nel suo corpo come una lama incandescente, svanì di colpo inondando la cacciatrice.

Buffy lo guardò dalla mischia della battaglia e sorrise nella sua direzione.

“Il mio dono è la morte, ricordi?” sussurrò. E prima che il vampiro potesse fare qualsiasi cosa, cominciò a bruciare, guardando nella sua direzione.

"Sai quello che devi fare, William…" disse, e inspiegabilmente scoprì il lato sinistro del collo, continuando a fissare il vampiro. Spike sentì il sangue fluirgli alla testa ed afferrò Buffy per la vita. Dimentico del fuoco. Dimentico del dolore. Dimentico di tutto.

Come se solo ciò importasse, affondò i canini nel suo collo e bevve a sazietà, fino a quando un dolore acuto alla base del collo non lo fece fermare.

Con suo grande stupore osservò le labbra di Buffy rosse del suo sangue, che gli sorridevano estasiate.

"Ora possiamo combattere…" disse, in modo indecifrabile e, prima che il vampiro si potesse rendere realmente conto di ciò che era accaduto, sparì sorridendo, in un lampo di luce.

*-*-*-*-*-*-*-*

Spike si ritrasse di colpo, come se si fosse scottato.

Si guardò un attimo attorno, stupito.

Era di nuovo nel bosco, dietro la pensione di Nyons…

Christal lo fissava dal prato, senza muovere un muscolo.

“Che cosa significa?” chiese, cercando di trovare la voce "Che cosa significa??"

Christal strinse le mani nella terra umida, sentendole affondare.

“Solo quello che hai visto. Io non posso farci niente" sussurrò "adesso… sai cosa devi fare…”

******

Los Angeles, 18 maggio

La palestra era sempre la stessa, pensò Buffy entrando. Il signor Giles doveva aver avuto il tempo per recuperare tutte le vecchie cose che si erano lasciati alle spalle, probabilmente in previsione di tempi abbastanza difficili per ritornare ad usarle. Si guardò attorno, ammirata. La piccola finestra sulla parete ammuffita faceva entrare giusto un debole raggio di sole, permettendo a chiunque di allenarsi lì dentro, era stato previdente, e il sacco marrone faceva bella mostra di sé al centro di una fila di attrezzi ginnici che avrebbero fatto invidia ad una squadra olimpica. Appese al muro, una lunga fila di armi di ogni genere e dimensione sembrava luccicare al minimo sguardo e, in fondo alla sala un fantoccio, tale e quale a quello che gli aveva confezionato Xander nella vecchia Sunnydale, stava aspettando solo una lezione di corpo a corpo.

Si avvicinò, tirandogli un calcio, poi un pugno ed infine…

La sua mano ricadde sul fianco.

Il suo sguardo si era posato su un'asta metallica appoggiata alla parete, del tutto simile a quella che William roteava quando le aveva parlato dei suoi trofei, delle sue cacciatrici…

Verrò a prenderti… sussurrò al nulla davanti a sé fammi solo finire questa follia…

Ma una vocina altrettanto insistente nella sua mente continuava a ripeterle che nemmeno lui era venuto da lei…

Perché?... perché?... "Perché… William?" sussurrò.

Il cigolio della porta che si apriva alle sue spalle e il rumore di passi cadenzati diretti nella sua direzione la strapparono ai suoi pensieri.

“Credevi forse che me ne sarei rimasto alla W&H?”

Buffy sorrise ironica. Si appoggiò con la schiena alla parete umida del seminterrato

“E così alla fine sei tornato…” constatò.

Angel abbassò gli occhi contrito.

“Non potevo certo lasciare che tu rischiassi di nuovo la vita per un mio errore”

“Beh, almeno adesso lo riconosci!”

“Che cosa?”

“Di avere commesso un imperdonabile sbaglio, circa una settimana fa…”

Angel riabbassò il capo pentito, sedendosi su una delle panche della piccola palestra improvvisata.

Rialzò gli occhi, tenendo le dita delle mani intrecciate.

“Dimmi Buffy… Ci pensi mai al tuo futuro?” sussurrò.

La ragazza lo guardò negli occhi, sconcertata. Scoppiando a ridere come se non avesse una risposta migliore

“Sto dicendo sul serio…”

“Oh, anch’io Angel, dico sul serio, davvero. E’ solo che… chissà perché… ogni volta che programmo la mia vita in un qualche modo poi c’è qualcuno che me la rovina…”

Il vampiro la guardò affranto “Mi dispiace…”

“Non fare quella faccia!” lo rimproverò bonariamente Buffy “non sei stato tu l’ultimo che mi ha promesso eterno amore e poi… è svanito nel nulla. Tu sei stato solo il primo, di una lunga serie di errori”

“Errori?” la voce di Angel era risuonata accusatoria in quel silenzio innaturale.

Buffy rimpianse una di quelle battute di Spike o una di quelle frasi sussurrate di Riley che spezzavano i suoi silenzi senza che lei nemmeno se ne rendesse conto. E che la riempivano di consapevolezza, senza pretendere nulla in cambio. Ma Angel non era come loro due. Angel voleva delle risposte, e pretendeva delle spiegazioni. E Buffy, in quel momento, non avrebbe saputo spiegarlo nemmeno a sé stessa…

“Tutto quello che cerchiamo di dimenticare è un errore, no?” sorrise, abbassando lo sguardo da quegli occhi troppo profondi e intensi. Quegli occhi in cui si era persa, tanto tempo prima. Sperando che non le domandassero altri chiarimenti, e che non le chiedessero altre interpretazioni di quella frase che le era più che altro sfuggita dalle labbra. Ma Angel non era come lei se lo immaginava. Non più.

“Io non ho mai cercato di dimenticarti…” disse.

Buffy si voltò sconcertata. Angel teneva gli occhi bassi e le labbra serrate. Le mani sovrapposte, appoggiate sulle ginocchia, rigiravano tra le dita il piccolo anello claddag che un tempo, troppo tempo fa forse, era brillato nello stesso modo anche sulle sue dita.

All’improvviso Buffy si sentì nuda e indifesa senza quel piccolo cerchietto di metallo.

“Non… non volevo dire questo…”

“Ma io sì.”

Angel si alzò. Non sembrava più il vampiro abbattuto e indifeso che era stato. Una nuova luce gli brillava negli occhi, una luce di consapevolezza, e Buffy non era certa che quel nuovo vampiro le appartenesse ancora come una volta, anche se lui aveva appena finito di dichiararle il contrario…

“Ne abbiamo passate tante Buffy, abbiamo davvero affrontato qualunque minaccia presente sulla faccia della terra, dai sindaci demoniaci agli amanti fantasma, ma non abbiamo mai saputo affrontare noi stessi”

“Angel, io…”

“Io sono cambiato Buffy." Esclamò lui, avvicinandosi "Non sono mai cambiato così tanto come in questi ultimi sei mesi. Pensa che ho addirittura stretto un patto con le forze delle tenebre per gestire una filiare di avvocati, e che ho perso i miei migliori amici perché non ho saputo vedere al di là di quello che mi stavano offrendo. Pensavo di combattere il male dall’interno e invece mi stavano soltanto prendendo in giro. Credevo che combattere mi avrebbe distolto dal mio vero problema. E invece vedo che tutto quello che sono riuscito ad ottenere è che altri cadessero nella mia stessa situazione. Senza via d’uscita.
Sono stanco di sbagliare Buffy.
E sono stanco di cercare di dimenticare quello per cui ho sbagliato.
Adesso voglio soltanto ricominciare.
E per farlo, ho bisogno di te…”

Buffy lo guardò respirando a fatica.

All’improvviso, era come se tutto quello che c’era intorno a lei ne fosse stato assorbito, cancellato.

Sentiva il cuore battere ritmicamente, sempre più forte, riempiendo la stanza.

La sua mano, chissà come, era finita in quella del vampiro, toccando la piccola fede di metallo.

Tremando al contatto con la sua pelle liscia e gelida e ricambiando quella stretta senza rendersene nemmeno conto.

“Ho bisogno di te…”

“Aiutami…”

Buffy sbatté un paio di volte le palpebre.

Quella voce…

Distolse lo sguardo da quello di Angel. Le sue iridi erano troppo profonde e intense. Le sue labbra… troppo vicine e invitanti. La sua bocca…

Ritirò le mani di scatto, ficcandosele nelle tasche.

“Mi dispiace. Non posso darti quello di cui hai bisogno” sussurrò d’un fiato, voltando le spalle al vampiro.

Angel fece un passo indietro.

“Capisco…” disse sommessamente, mentre quella singola parola cadeva tra di loro più pesante di un macigno. “Io ora ho un figlio. Ho fatto molte scelte sbagliate. Non posso obbligarti a vivere la tua vita accanto a me. Ma non posso nemmeno restare fermo a guardare mentre decidi di buttarla via.”

Buffy si voltò di nuovo, esterrefatta.

“Che… cosa?!”

“Hai capito bene!” esclamò di rimando Angel

“Non resterò nell'ombra a guardarti mentre getti via la tua vita. L’Immortale, Riley, Spike… Quello che voglio dire è che tu non hai bisogno di nessuno di loro. Loro non ti meritano!”

“Io non sono un trofeo da vincere!” esclamò Buffy, assolutamente esterrefatta, ma Angel evidentemente non aveva alcuna intenzione di ascoltarla.

“E così sarebbe una tua libera scelta eh?” esclamò il vampiro stringendo i denti “Con chi ti metterai la prossima volta? Forse con Xander o con il Primigenio da cui tutti stiamo cercando di scappare?! A chi ti concederai eh? A un lupo mannaro?”

“No, quella è Willow! Ma vedo che la gelosia ti ha già mandato fuori fase il cervello!” urlò Buffy, al limite della sopportazione

“E ne avrei tutto il diritto non credi?!" rincarò invece la dose Angel "Sono io che ti ho salvato l'anno scorso, io che ti ho protetta vegliando su di te da lontano, io che ti ho baciata l'anno scorso, io… quello della storia del biscotto poco cotto. E meno di tre mesi dopo scopro che esci con l'Immortale!”

Lo schiaffo arrivò veloce quanto potente.

Angel si passò una mano sulla guancia e poi la guardò, in silenzio.

"Non hai il diritto di dirmi cosa devo o non devo fare." esclamò Buffy, voltandosi per uscire. "E per la cronaca, non ci sono mai uscita lo stavo solo spiando!"

Angel restò in silenzio.

“Buffy, ascoltami io…”

“No!” Buffy lo guardava fisso negli occhi adesso. Un dito teso e le labbra contratte “No. Non venirmi a dire che ne hai tutto il diritto Angel. Tu non hai… la minima idea di cosa io abbia passato in questi ultimi tre anni. Tu non sai… cosa significhi essere richiamati indietro dal paradiso senza apparente motivo. Dover combattere contro la tua migliore amica. Affronare il male in persona e dover ritornare al liceo per proteggere tua sorella. Tu non sai… niente di tutto questo. E sai perché? Perché eri troppo occupato altrove per interessartene!"

"Adesso stai esagerando"

"Beh, l'hai fatto anche tu prima, non credi?!" urlò quasi Buffy.

In fondo era sempre stato così dopo che si erano lasciati. Parole fredde, fatte per rinfacciarsi ciò che non erano più… e che non sarebbero mai più potuti essere. Ma stavolta Buffy aveva capito. Stavolta sarebbe stata l'ultima. Quindi continuò, senza remore o rimpianti. Senza misurare le parole perchè entrambi, dopo quella notte, sarebbero andati avanti.

"Pensi che sia stato facile per me lasciarti andare? Pensi che non ci sia stata male i primi tempi, male da impazzire?" esclamò "Però la vita non è fatta solo di quello che avremmo potuto essere, Angel. Io ti ho amato. Tanto. E non credere che lo stia dicendo solo perché ci sei tu qui davanti o… per qualche altro assurdo motivo. Io ti amavo. Ma tu te ne sei andato… due volte.”

“Sono anche tornato però…”

“Oh, sì. certo!” esclamò Buffy sull’orlo dell’esasperazione “Certo sei tornato, Angel! Non appena le cose si mettevano per il peggio tu comparivi sempre qui per aiutarmi! O per controllarmi? Non hai mai capito che era l’aiuto quotidiano ciò di cui avevo bisogno? Almeno gli altri, quelli che tu dici che non mi meritano, loro c’erano. E anche se non erano considerati degli eroi, si sono fatti in quattro per aiutarmi!”

“Io ti ho lasciato per poterti dare un’occasione migliore!”

“E allora rassegnati Angel!” gridò quasi Buffy, lasciando che le lacrime le scorressero copiose lungo il volto contratto. Ma ferma come non mai in quello che stava dicendo.

“Perché quell’occasione migliore io l’ho già trovata.

E non sei tu.”

E con queste poche parole Buffy uscì dalla stanza, lasciando il vampiro da solo a riflettere, con i suoi rimorsi.

******

Svezia, 19 maggio 2004

La cella era umida e fredda.

L’uomo avanzò di un passo, maestoso.

Incedendo altero in mezzo a quel cumulo di corpi senza speranza.

“Conosco la persona che fa per noi” aveva detto il suo signore e padrone, una volta sentito il suo piano. L’Immortale arricciò il naso, avanzando tra il fetore insopportabile e lo squittio dei topi. La persona che faceva per loro, certo! Ma come poteva lui cercare una persona in mezzo a tutto quel marciume. Una mano gli si aggrappò con forza a una falda della toga e due occhi color del ghiaccio lo guardarono supplicanti.

Il demone scosse violentemente il tessuto per staccarsi di dosso quella scocciatura e continuò a proseguire.

“Cosa cercate esattamente?” la voce del carceriere lo sorprese, sia per la sua limpidezza che per la sua contemporanea mancanza di pietà.

‘Cosa’…

Persino lui considerava quei prigionieri supplicanti alla stregua d'inutili animali da macello. Anzi, forse persino meno che animali…

“Sto cercando un uomo di nome Etan Rayne. So dai vostri archivi che è ancora vivo…” spiegò il demone con calma, continuando ad avanzare.

“Etan Rayne?” sussurrò fra sé e sè il carceriere, rimanendo un attimo pensieroso “Ah, già, Etan Rayne!” esclamò d’un tratto, come colto da una folgorazione improvvisa “L’adoratore del caos! E' arrivato qui parecchio tempo fa e da allora nessuno gli ha mai fatto visita. Che cosa vuole da lui?”

“Solo… parlargli” L’uomo annuì serio “Beh, a dire la verità…” cominciò massaggiandosi il collo con una mano “… insomma, non per rompere le uova nel paniere, ma il fatto è che non so se vi capirà… stare qua dentro ti cambia. Non ha idea di quanti diventano pazzi… o folli… e la maggior parte di quelli che restano sani si chiudono nel loro mutismo per non sentire le urla di chi gli sta attorno”

“E’ ciò che amo di questo posto…” commentò l’Immortale girando la testa e scrutando un altro corpo

“Ma Etan è fatto di una pasta diversa…” ricordò quasi con nostalgia il secondino “Non ho mai visto nessuno resistere così tanto e così ‘bene’ in un posto come questo”

“Che intendi dire?” chiese lui scavalcando un vecchio

“Che si era organizzato alla perfezione. Gestiva il traffico di ogni cosa all’interno del carcere: armi, cibo, medicine, bevande, incantesimi. Se volevi qualcosa era a lui che dovevi rivolgerti e non sbagliava un colpo. Un vero affarista! Però poi mi hanno trasferito e da quando sono tornato non ho più sentito parlare di lui…”

Un’altra mano che si aggrappava, e un altro corpo da rispedire in un angolo con una spinta

“Stavi dicendo?”

“Beh, forse questo atteggiamento non era ben visto dalle autorità locali, ma qui all’interno del carcere tutti, dagli ufficiali ai prigionieri, si servivano dei suoi traffici. Sa, quando uno è riuscito ad evadere una zona di massima sicurezza acquisisce una certa autorità. E qui la vita è dura, sia fuori che dietro alle sbarre”

“Interessante…” mormorò l’Immortale scavalcando un demone disteso per terra e dirigendosi spedito verso un angolo della prigione.

Il carceriere continuò a seguirlo mormorando, ma ormai le orecchie del demone non prestavano più attenzione alle sue parole. In un angolo un uomo lo guardava con uno strano sorriso sulle labbra.

L’Immortale si avvicinò ancora di un passo, quasi fluttuando in direzione dello sconosciuto.

Quando gli fu tanto vicino da poterlo toccare l’uomo alzò con decisione lo sguardo, puntandolo dritto nei suoi occhi, senza timore.

“Sapevo che saresti venuto. Ti aspettavo.” mormorò

L’Immortale tese una mano verso Etan Rayne, aiutandolo ad alzarsi e sotto lo sguardo stupito del carceriere, gli abiti di Etan si aggiustarono e si pulirono magicamente.

“Ma… questo… cosa significa?” balbettò indicandolo.

Etan sorrise e l’Immortale si voltò verso l'uomo.

“Questo…” ripeté il demone estraendo dalla tonaca un pugnale d’argento intarsiato e conficcandolo con prontezza nel torace del secondino “significa che non abbiamo più bisogno di te”.

*****

NdA: allora, che ne dite? Corro a nascondermi? A parte gli scherzi, finalmente abbiamo visto un confronto tra Buffy e Angel, oltre a un piccolo scorcio di ciò che fa tanto preoccupare Giles. Spike è sulla strada di casa e Buffy e la scooby si apprestano ad eseguire il rituale. Ma cosa avrà mai in mente l'Immortale?
Ormai non mancano molti capitoli per cui… alla prossima! 
E, come al solito, un grazie infinito a chiunque recensisce la storia!!!

  
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