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Autore: alicew in wonderland    20/09/2012    2 recensioni
Questa storia è il prequel di "The World's end" e si è classificata terza al contest indetto da Vampir Ninja.
Il finale fa comprendere cosa è accaduto alla madre di Dante.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi: UMANI Antonio Vespucci, Claudia Polo, Vincenzo/Paola Vespucci, Henry John Vale, Joseph Swuartz, Françoise De la Cour, Dante Vale, Zhalia Moon, Lok Lambert, Sophie Casterwille, Metz, Simon Judeau, TITANI Arc, i titani leggendari del corpo dello spirito e della mente, Salwing, Friklyn, Regius
(in rosso sono i personaggi che ho inventato io)

CapitoloI: Behemoth 

Serenissima repubblica di Venezia,  1480, le calli sono piene di persone giunte da ogni angolo del mondo per il carnevale ma un uomo, nel trambusto e tra i colori della festa, era preoccupato e stava cercando di raggiungere al più presto la sua villa vicino all’Arsenale, sua moglie stava per dare alla luce il suo figlio primogenito.
Era un uomo alto dai capelli e barba di un color rosso ramato e occhi ambrati, vestiva abito nobiliari, con ornamenti in oro e immancabili gioielli finemente decorati.
La via verso la sua dimora era lunga e l’uomo era rallentato dalle maschere che animavano la città, “Diavolo! Cane demonio! Proprio la sera di carnevale! Dove c’è più lavoro di tutte le sere!” spintonava la gente a destra e sinistra per farsi largo poi gli venne un’idea, si accostò a uno dei palazzi e, sicuro di non essere visto, usò uno dei suoi poteri “Hyperstride! Vi saluto maschere vado ad accogliere mio figlio!”
Corse per una decina di minuti sui tetti, dove alcune guardie erano appostate, “Ehi voi! Scendete subito! È vietato stare sui tetti!” l’uomo si voltò verso la guardia che si paralizzò al solo vederlo “Chiedo venia Messer Vespucci! Non vi avevo riconosciuto! Andate pure!”
L’uomo guardò la guardia e disse in tono sarcastico “Non vi denuncerò al Doge perché sarebbe solo uno spreco di tempo e mio figlio sta nascendo! Ora tornate al vostro dovere! Ricordate che io sono uno dei fidati del Doge e che ho anche io dei poteri politici in questa città!”
“Ce- certo signore!” balbettò quello per poi abbassare umilmente lo sguardo.
 L’uomo riprese la sua corsa per poi arrivare a una delle ville più antiche. Prepotentemente entrò nella camera da letto correndo verso il letto della moglie che, stanca e con i capelli biondi attaccati al collo intriso dal sudore, lo fisso negli occhi mentre egli si avvicinava “Mi dispiace Claudia! Ero in piazza San Marco accanto al Doge quando un messo mi ha detto…” si fermò guardando il fagottino che la donna teneva in braccio “È mio figlio?” chiese commosso
“Tua figlia Antonio!” disse Claudia con un filo di voce e un debole sorriso
“Non è possibile! Doveva essere maschio! Non può ereditare tutto una bambina! Abbiamo provato tante volte ad avere un figlio e il cielo cosa fa? Ci manda una femmina?” Antonia Vespucci era uno degli uomini più ricchi della città e si vociferava che fosse sterile, quel bambino doveva essere la sua salvezza, l’affermazione del contrario!
Claudia fissò la piccola e poi il marito “Non permetterò che tu le faccia del male!”
“Non le farò nulla! Però io ho bisogno di un maschio e lei sarà educata come tale!” si avvicinò alla moglie e prese la piccola tra le braccia “Sì! Tu sarai Vincenzo Vespucci!” la moglie lo fissò con uno sguardo che era odio puro “È una bambina! Non ti lascerò fare di lei un cercatore!”
Antonio guardò Claudia con un sorriso “Lo è appena diventato!”
Da quel momento la casa fu divisa in due e fin dalla nascita la bambina fu abituata a vivere lontano dalla madre.
Era il 1497 Vincenzo Vespucci, diciassettenne, si occupava sia degli affari di Venezia con suo padre sia delle mansioni da cercatore. Era diventata una ragazza stupenda, sebbene vestisse e si atteggiasse come un uomo, con i capelli rossi ramati raccolti in un codino con un fiocco blu e abiti aderenti, soleva portare con sé un fioretto, nel caso avesse incontrato uno dei nobili rivali della famiglia.
“Vincenzo! Figlio mio! Ho una missione per te!” disse Antonio che vedeva ritornare la figlia in villa
“Ditemi padre! Sono al vostro servizio!” disse mettendosi sull’attenti
“All’ordine dei cercatori serve un giovane che nasconda, negli angoli più remoti della terra due titani leggendari e che ne recuperi un terzo da nascondere anch’esso!” disse in tono serio “Tu sai che sei il più veloce di tutti! Io sono vecchio e non posso più avventurarmi in cose simili!”
“Vi andrò padre! Che mi dite dei vostri affari con il nuovo Doge? Non vi servirò anche per quello?” chiese umilmente la giovane
“No figlio mio! Era con Marco Barbarigo che avevo grossi problemi! Con Agostino si può comunicare liberamente! Va a preparare i bagagli! C’è una nave che ti attende al porto!”
“Subito signore! Però…” disse picchiettando lievemente un piede e nascondendo le braccia dietro la schiena “… avrei una richiesta”
“Dimmi ragazzo!” disse il padre
“Potrei vedere mia madre?” all’udire quelle parole Antonio Vespucci cambiò atteggiamento e schiaffeggiò il figlio “Tua madre è gravemente malata! Puoi vederla solo a Natale, Pasqua e il tuo compleanno!” aveva ridotto al minimo i contatti tra la giovane e la madre perché crescesse convinta di essere un uomo a tutti gli effetti.
“Ho compreso padre e chiedo venia!” si alzò da terra e si tamponò con la manica della camicia il labbro sanguinante “Vado a preparare i bagagli!”
La giovane entrò nella sua stanza sbattendo rumorosamente la porta, con le lacrime agli occhi, mise in una sacca i primi vestiti che trovò nel cassettone di legno ai piedi del letto, si sciacquò il viso e uscì. Mentre era in corridoio guardò una porta chiusa dalla quale proveniva il pianto di una donna, controllando che nessuno passasse Vincenzo abbassò la maniglia della porta, vi entrò e richiuse l’uscio dietro sé “Madre!” disse con un sorriso e abbracciando la donna che per un momento smise di piangere “Sapessi quanto mi sei mancata!”
“Anche tu mi sei mancata mia cara!” disse Claudia abbracciando la figlia “Povera figlia mia! Neppure il nome che dovevo darti ti ha lasciato tenere tuo padre! Piccola Paola!” Vincenzo però non capiva perché  la madre si ostinasse ad affermare che lui in realtà era una lei “Madre! Tutte le volte dite che sono una donna ma perché? Mio padre dice che sono un uomo!” in quel momento dei passi salivano le scale che Claudia subito associò a un nome: Antonio Vespucci! Solo lui camminava così pesantemente! Fissò la figlia come per darle il segnale di andarsene ma lei aveva già compreso “Devo andare madre! Se mi trova qui…”
La donna asserì con il capo “Parleremo al tuo ritorno!” Vincenzo uscì dalla stanza senza fare un minimo rumore e cominciò a correre giù per le scale, anticipando il padre che stava per salire al suo piano, “Sono pronto padre!”
“Bene! Vai al porto! Sulla tua nave viaggerà un avventuriero inglese membro dell’ordine dei cercatori! Non mi fido di lui! Sii prudente e compi la tua missione! Tra un anno ti voglio vedere qui nel porto!”
“Ceto!” i due si abbracciarono e poi Vincenzo uscì di casa “Hyperstride!” disse saltando verso l’alto “Sui tetti si viaggia più rapidi!” era la sua prima missione all’estero, dal suolo della penisola italica non era mai uscita, si immaginava avventure oltre quelle a cui era abituata e non vedeva l’ora di giungere al porto dell’Arsenale.
“Siete Messer Vincenzo Vespucci?” chiese una voce da un tetto vicino
“E voi sareste?” chiese lei con acidità
“Lord Henry John Vale! Vostro compagno di viaggio!”
“Siete l’inglese!” affermò Vincenzo guardandolo scettica
“Britannico se non vi dispiace!” disse quello alterato dalla generalità di quello che lui crede essere un ragazzo “Cosa vi ha detto vostro padre, Messer Antonio, della missione?”
“Che dobbiamo recuperare dei titani leggendari scomparsi e nasconderli!” disse Vincenzo
“Baggianate! I titani sono al sicuro da centinaia di anni! Il nostro vero compito è assicurarci che lo restino!” disse Henry John Vale alterato “Ai superiori vanno date lettere scritte in lingua originale! Io ho sempre insistito perché le lettere non vengano mai tradotte ma il frate della base di Venezia è un osso duro!”
Vincenzo fissò dal suo tetto Henry John Vale con uno sguardo di circospezione “Non credo che questo sia il luogo più sicuro per parlare!”
“Avete ragione! venite Milord! Prendiamo i nostri cavalli e andiamo! Parleremo lungo la via!” disse Henry John Vale saltando giù dal tetto.
“Cavalli? Non dovevamo viaggiare vi mare?” chiese Vincenzo
“Cambio di piano! Per il momento restiamo in Italia!” rispose Henry John Vale avviandosi verso le scuderie,
Vincenzo lo seguì e prese un cavallo bianco che gli era stato già pagato dal suo compagno di missione “Posso benissimo pagarmi da solo l’affitto di un cavallo Messere!” disse alterata.
Solo allora avendola vicina Henry John Vale si accorse che Vincenzo era una donna e, imbarazzato, cercò di insistere sulla questione del cavallo “…e poi a una signora si devono fare tutti i favori di questo mondo!”
“Signora? Cosa state insinuando! Io sono un uomo tanto quanto voi!” sputò a terra in segno di disprezzo per quanto aveva detto Henry John Vale il quale la fissò montando a cavallo “Come volete dunque! Però muovetevi!” la ragazza pagò il cavallo e montò in sella e cominciò a muoversi.  Una volta fuori dalle mura della città i due cominciarono a parlarsi di nuovo “La prima parte della nostra missione consiste nell’assicurarci che la biblioteca centrale di Firenze sia protetta dall’invasione dei nostri nemici, il Savonarola e tutti i suoi seguaci!”.
Cavalcarono per parecchio tempo senza più scambiarsi parole fino a quando davanti a loro non si videro dei fuochi in lontananza dopo due settimane a cavallo: Firenze era scossa dagli incitatori del frate che facevano bruciare tutti i libri tranne la Bibbia.
I due si introdussero nella biblioteca dove Henry John Vale aprì un passaggio segreto “Vieni Vincenzo! È tutto intatto! Bodflare!” Vincenzo lo imitò e lo seguì nella galleria “Ecco il libro dei segreti dei cercatori! Non avevo mai pensato che lo avrei visto sul serio!” si avvicinò allo scrittoio e cominciò a sfogliarlo “I tre titani leggendari del corpo dello spirito e della mente!   Behemoth, Tao e Araknos! Questa è la mappa di dove sono nascosti! Il primo è nel Nuovo Mondo!” si volse verso Vincenzo che stava fissando una crepa nel muro “Avete trovato qualcosa?”
“Sì un anello insolito! Sembra provenire dalla Francia e appartenuto a Giovanna d’Arco!” si volse verso Henry John Vale “È possibile? Non dovrebbe essere a Parigi?”
“Dovrebbe… Questo libro va salvato e portato a Venezia mentre quello riportato in Francia…” Henry John Vale provò a toccare l’anello ed ebbe una visione comparire dopo un attimo di buio.
 “La mia casa è protetta ma non quella dei miei vicini!” diceva un ragazzo dagli occhi ambrati e capelli rossi a un ragazzino biondo e occhi azzurri.  I due personaggi  uscirono sul tetto di una  Venezia diversa, moderna. Ritornò il buio.
“Ma cosa?” disse rinvenendo si trovò il volto preoccupato di Vincenzo accanto al suo
“State bene?” poi prese l’anello,  anche lei cadde svenuta ed ebbe una visione.
Un ragazzo con l’impermeabile giallo e gli occhi ambrati era attaccato da uno strano individuo “Allora non sei così invincibile Rassimov!” intorno a lui vi erano alcune amazzoni e altri ragazzi attaccati esattamente come lui “Dante! Questo dovresti tenerlo tu!” disse una voce femminile lanciando un anello verso il ragazzo il quale una volta afferrato si legò con il titano al suo interno liberandosi con un balzo dalla stretta dell’avversario. L’aria si fece acre, il cielo scuro e tutt’a un tratto caddero dei tuoni. Il vento cominciò a soffiare con una forza inaudita e le amazzoni si davano alla fuga “Mi dispiace Rassimov! Oggi non è il tuo giorno fortunato!” disse il ragazzo dai capelli rossi mentre fluttuava avvolto da un’aura bianca e splendente “Titano Leggendario: Behemoth!” urlò alzando il pugno al cielo, l’anello brillò e comparve il grosso titano in forma di ippopotamo.
   Vincenzo scosso rinvenne tra le braccia di Henry John Vale “Ma dove siamo?”
“Fuori dalla biblioteca! Non sono riuscito a salvare il libro e piuttosto che farlo cadere nelle mani del Savonarola l’ho distrutto! È un potente cercatore senza scrupoli!” fissò l’anello che era caduto a terra “Dobbiamo trovare un modo per trasportarlo senza toccarlo!”
“Ho un’idea! Appari al fianco del tuo signore Friklyn!” una scimmietta piccola e svelta raccolse l’anello con il bastone di cui era munita “Lo porterai fino a Parigi e ora andiamo!” disse montando in sella
“Anche voi avete avuto una visione toccando l’anello?” chiese Henry John Vale
“Sì un ragazzo… con una stana veste gialla…” disse Vincenzo ripensando ai suoi lineamenti simile a quelli del suo accompagnatore e ai capelli rossi e gli occhi ambrati simili ai suoi
“Io  l’ho visto a Venezia, una città diversa da come è ora, con lui vi era un ragazzino biondo! Voi invece? Dov’era e cosa faceva?”
“Combatteva in un villaggio di amazzoni, quel ragazzino l’ho visto vagamente… però quel ragazzo aveva evocato il titano leggendario del corpo!”
“Dunque qualcuno in futuro li troverà comunque i titani leggendari anche con i nostri sforzi di tenerli al sicuro! Eppure il libro è andato perduto!” sentenziò Henry John Vale “Proseguiamo il nostro viaggio!”  

 




 

   
 
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