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Autore: Thewarblers    20/09/2012    3 recensioni
Una storia d'amore ambientata nel 1940 raccontata attraverso un diario. Un diario che viene trovato 72 anni dopo da Hannah, la quale rivivrà i segreti e i baci di Kurt e Blaine.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Lima, Ohio. 30 Ottobre 1940

“Quando tutto ti sembra perduto e pensi di non aver più vita in te, suona Blaine. La musica farà battere il tuo cuore.” Mio nonno mi ripeteva sempre queste parole quando mi vedeva giù di morale. Mi ha sempre sostenuto, e ci è sempre stato per me, a differenza di mio padre.
Quando ero piccolo prima di andare a letto, io e il nonno ci chiudevamo nella grande biblioteca. Lui si sedeva sulla poltrona, mi metteva sulle sue ginocchia e iniziava a raccontarmi delle storie. Parlavano tutte di un bellissimo ragazzo che aveva conosciuto quando faceva il militare. Aveva gli occhi come il carbone, mi diceva, così neri che ci potevi vedere le stelle. Si conobbero all’accademia pochi mesi prima di partire per la guerra. Era il suo migliore amico, il suo braccio destro. Ogni volta che ne parlava aveva uno strano sguardo, sembrava triste ma felice allo stesso tempo. Mi disse che era la seconda persona più importante al mondo, dopo sua figlia. Mia madre.
Mi confidò che ebbero condiviso molte cose. Cose troppo personali da potermele raccontare. E ogni volta che gli chiedevo se lo sentisse ancora mi rispondeva che non sapeva dove fosse, e i suoi occhi si facevano più grandi e lucidi. Mi fece promettere di non raccontare a nessuno del suo amico, era il nostro segreto. E io mi sentivo importante di poter conoscere qualcosa di quell’uomo, che tutti adoravano, sconosciuta al resto del mondo. Ma un giorno, quando avevo più o meno 13 anni, mio padre entrò in biblioteca tutto arrabbiato. Mi disse di andarmene in camera e si mise a urlare contro il nonno di non raccontarmi più di quel tizio, che potevo diventare strano anche io. Non capii molto il perché iniziarono a litigare, ma da quel giorno non vidi più mio nonno. E non ebbi mai il permesso di andarlo a trovare. Mi mandava regali ad ogni compleanno e festività, di nascosto. Ma mio padre scoprì pure quello e non ci sentimmo più.
Nonostante chiesi a mia madre di  portarmi a casa sua senza di nascosto, mi ordinava di dare retta a mio padre, lasciandomi a casa, mentre lei andava a trovare il suo.
So solo che è vivo, e che abita in una casa a Westerville vicino alla sua vecchia scuola privata, la Dalton. E’ l’unico genitore dei miei che conosco. Da quel che mi hanno raccontato la nonna materna morì di parto e i genitori di mio padre a causa della guerra.

Mi manca molto il nonno. Fu il mio primo insegnante di pianoforte. Forse è per questo che continuo a studiarlo, per sentirlo un po’ più vicino. La musica è come sangue che scorre nelle vene; il suono del piano il battito del cuore. Ma mai prima di oggi la percepii sul serio. Mai prima di oggi ne compresi il suo potente significato. La musica crea legami forti e potenti impossibili da spezzare. La musica è dolce amore.
Ed’era proprio una melodia dolcissima quella che risuonava in casa del signor Shue quando mi recai da lui per queste lezioni straordinarie. Un suono così leggero echeggiava per il corridoio; intensificandosi quando mi avvicinai alla stanza degli strumenti. Ma non fu il suono di essi che mi tolse il respiro.
Fu una voce.
Che mi fece ricordare tutte le cose più belle al mondo. Come i fiori. Se i fiori potessero avere una voce, sicuramente sarebbe quella. Era acuta ma dolce, leggera ma potente. Era puro cristallo. Mi bloccai con le mani sulla maniglia quando sentii emettere con grande facilità una nota altissima, impossibile da raggiungere. La curiosità ebbe la meglio e con il cuore che batteva forte aprii la porta. Un ragazzo mi dava le spalle ma potevo vedere il signor Shuster suonare il piano e sorridere. Quando mi vide smise e mi salutò. Colui che poco prima ebbe raggiunto il fa naturale si voltò. E due enormi occhi azzurri mi fissarono stupiti.
 
A quel punto credo di essere morto e risorto più di una volta. Perchè il mio cuore si fermò, per poi battere ancora più forte di prima. Non ci potevo credere, non poteva essere. Ma dovevo aspettarmelo. Una voce così… non ho nemmeno le parole per descrivere la sua straordinarietà, non poteva appartenere a nessuno se non all’essere più perfetto mai nato sulla terra.
Kurt.
Non so quando ripresi a respirare, forse dopo che il signor Shuster mi scosse per un braccio, leggermente preoccupato dal mio sguardo fisso e vuoto. Mi sentii uno stupido, mi sento ancora stupido. Ma lui era lì, LUI ERA DAVANTI A ME. LUI E’ REALE! Sono così felice che mi viene da piangere. Forse lo sto già facendo. Dovrei smettere, rischio di bagnare le pagine del diario. Il professore ci presentò. Conoscevo già il suo nome. Evitai di specificarlo.
Superato lo shock iniziale balbettai uno stupido e timido “ciao”. Kurt mi guardò ancora con quell’espressione di prima, le sue guancie si tinsero di un rosa che spiccava sulla sua pelle diafana, prima di sussurrare anche lui un saluto. Ci stringemmo la mano e sentii la faccia bruciare leggermente. La sua pelle era soffice e delicata. Era nuvola. Strinsi quella mano più del dovuto beandomi del calore che quel ragazzo emanava. Dopo di che Shue ci spiegò perché eravamo entrambi lì, e per tutta la lezione non ci guardammo ne parlammo più. Non provammo subito la canzone che ci aveva proposto quel giorno, ma provammo ad armonizzare le nostre voci. E ad essere sincero si univamo perfettamente. La mia voce calda e la sua cristallina si fondevano splendidamente. Sole e ghiaccio.
 
La lezione finì  dopo più di un’oretta, troppo poco tempo. Il professore e sua moglie, una giovane donna dai capelli rosso fuoco, ci accompagnarono alla porta e ci salutarono. Quando fummo entrambi fuori di casa finalmente ci guardammo di nuovo. Lui mi guardò con i suoi occhi azzurri e disse che andava verso sinistra. Rimasi deluso, io andavo totalmente dall’altra parte. Mi salutò cortesemente chiamandomi per nome. Per una volta “Blaine” assunse un tono idilliaco. Lo osservai andarsene verso casa. Se la prima volta che lo vidi lo ritenni perfetto, questo era la conferma. Il cuore prese a sfondare il mio torace.
E’ così bello da far male.




NdA: Eccomi! Sono tornata, scusate il ritardo ma ho avuto qualche problema. Dovevo aggiornare Domenica, ma non ci sono riuscita.
Spero che vi sia piaciuto il modo in cui si conoscono, diciamo, definitivimante. Scusate il pezzo sul nonno, ma sarà un personaggio molto importante (Ed'è anche uno dei miei preferiti.) 
Prossimo capitolo: Halloween! 
Fatemi sapere con un commento. Per il momento rinbrazio tutti quelli che hanno recensito e inserito la storia tra le preferite e le seguite. Mi strappate sempre un sorriso. Grazie :)
_Connie
  
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