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Autore: weasleywalrus93    21/09/2012    3 recensioni
Cosa può succedere se la Liverpool del 1958 e la Liverpool a noi contemporanea venissero a contatto tramite due ragazzi? Di uno il mondo conosce il suo nome, la sua vita e i suoi ideali. Dell'altra invece il mondo non fa nemmeno caso, mettendola in disparte e oscurando ciò che potrebbe offrire al mondo. Ma dall'esterno non si può sapere quanto una persona, anche la più famosa, può venire influenzata da qualcuno che il mondo nemmeno vede.
(mia primissima FF... mi sono letteralmente buttata a scrivere)
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Little darling, it's been a long cold lonely winter
Little darling, it feels like years since it's been here
Here comes the sun, here comes the sun
And I say it's all right
{Here comes the sun}


Liverpool, 4 Maggio 1958/2012

Un odore intenso di sigaretta, dopobarba e colonia maschile riempì le mie narici non appena riaprii gli occhi. Sentivo un peso sulla testa e come una morsa che impediva al mio busto di muoversi. Avevo gli occhi impastati dal sonno e gli occhiali storti. Con un po di fatica riuscì a sistemare alla meno peggio gli occhiali e a ripulirmi un po gli occhi. Ma muovere la testa era impossibile. Ci misi un po' a capire che il peso sopra la mia testa altro non era che la testa di un addormentato Lennon e che la morsa in cui mi trovavo erano le sue braccia. Il suo giubbotto di pelle nera di certo non semplificava le cose, anzi. Scivolava facilmente e senza morivo di freddo. Riuscii alla fine a sistemarlo alla meno peggio, anche perchè impedita dalla mia posizione, mai cambiata perchè non volevo svegliarlo. Era rimasto con me tutta la notte. Alzai leggermente lo sguardo, giusto quello che la sua testa mi permetteva e quanto mi bastava per guardarlo. Gli occhi color nocciola quasi a mandorla erano chiusi in un sonno profondo, il naso perfettamente dritto respirava piano e le sue labbra sottilissime erano serrate. Mi soffermai sulle labbra più di quanto volessi. Improvvisamente risentii quell'impulso irrefrenabile di baciarlo. Se non erano i suoi occhi, erano le sue labbra. Ma quali labbra, visto che erano quasi inesistenti?
"Quelle sono labbra, emerita idiota. E tu vuoi baciarle. Fallo ora cazzo! Se sei così stupida da non volerlo fare quando lui è sveglio approfittane ora che sta dormendo!"
Nella mia testa si diede il via a una lotta silenziosa tra istinto e razionalità. Lotta che venne messa a tacere non appena si svegliò.

Fui costretto a sbattere più volte le palpebre per poter mettere a fuoco. Dormire una notte intera seduti sotto un bancone è una tortura. Chissà se i cinesi ci hanno mai pensato a una tortura del genere. Guarda come avrebbero confessato i loro prigionieri. Mi sentivo la schiena e anche le chiappe indolenzite. Tra le braccia sentii qualcosa muoversi. Spostai leggermente la testa. Sentii un brutto rumore venire dal collo, come uno schiocco. Fra un gemito e una smorfia, abbassai lo sguardo e me la ritrovai a due centimetri che mi osservava con uno sguardo impaurito e confuso.

-Giorno...-

-Siamo rimasti qui tutta la notte?-

-Già...-

-Soli io e te?-

-Si-

-E per caso è successo qualcosa?-

-Ti sei buttata addosso a me dormendo come un ghiro che cade in letargo e non mi hai permesso di poter tornare a casa a dormire sul mio letto. Ho degli acciacchi peggio di quel vecchio che ogni tanto viene a casa per far visita a Mimì... e lui ha 80 anni suonati cazzo!-

-Scusa...-

Mi sentivo un'idiota. Non ne combinavo una giusta. Cercai di liberarmi dalla sua stretta, ma quando stavo per allontanarmi da lui, le sue braccia mi strinsero più forte di prima, tanto che mi ritrovai la schiena contro il suo petto. Riuscivo a percepire anche il suo battito.

-Se tu ti allontani mi fai morire di freddo... e non vuoi che mi venga la polmonite vero?-

Non la volevo lontana da me. Non ora. Era troppo debole, fragile come un cristallo durante un terremoto, pronto a frantumarsi alla prima scossa. Era una scusa stupida, lo sapevo fin troppo bene, ma non mi sentivo ancora pronto a lasciarla andare. Non dopo che aveva passato la notte tra le mie braccia e mi aveva fatto risvegliare col suo profumo.

Impossibilità fisica e mentale. Era esattamente quello che provavo in quel preciso istante. Ne più, ne meno. Volevo restare con lui perchè mi sentivo al sicuro, ma allo stesso tempo volevo scappare perchè sapevo che avrei potuto fare qualcosa di folle. Volevo ringraziarlo per quello che aveva fatto per me, ma non trovavo le parole adatte. Avevo paura di dire più di quanto fosse necessario. Portai la testa indietro e mi lasciai andare contro la sua spalla. Il profumo della sua colonia mi invase completamente.

Un'altra scarica di liquido bollente nelle viscere. Poggiai il mento contro la sua tempia. Scottava.

-Sicuro che non è successo niente stanotte?-

-A quest'ora ti saresti risvegliata come ti sei addormentata ieri sera, vestita di tutto punto?-

-Mi dispiace per quel brutto rumore al collo...-

-Non preoccuparti per me... Pensa piuttosto a risolvere i tuoi problemi senza combinare troppi casini...-

Di colpo ricordai perchè mi trovavo là. Tutti gli avvenimenti del giorno prima mi cadderro addosso come una valanga. L'aveva detto per riportarmi alla realtà, lo faceva per il mio bene. Ma perchè doveva fare così male? Le lacrime protestevano. Urlavano. Minacciavano di venir fuori. Ma con decisione le ricacciai dentro. Ne erano uscite anche troppe per i miei gusti.

-Mi dispiace...-

-E' la seconda volta che lo dici... Ti si incanta il disco Granger-

-E' la verità-

-E per cosa ti dispiace stavolta? Sentiamo-

-Che ti ho costretto a restare qui stanotte. Sicuramente avevi adocchiato qualche bella pollastra da scoparti e grazie a me i tuoi piani sono andati in fumo...-

-Per un'amica questo e altro...-

La sentì sussultare. La strinsi ancora più forte e poggiai le labbra sulla sua fronte. Non era per baciarla o altro. Era per farle capire che tenevo a lei.
"E' solo un'amica. Benissimo. Allora baciala ora se hai le palle e la tiri su di morale! Tanto è solo un bacio, mica una promessa di matrimonio!"
Perchè doveva farmi quell'effetto? Stava guardando un punto impreciso del soffitto. Doveva essere una posizione abbastanza scomoda ma non le dissi nulla. Stava in quel modo per sentire meno il peso dei suoi problemi. Intanto dalle grandi finestre spuntavano i primi sprazzi di luce, che si andavano diffondendo mano a mano in tutto il locale, illuminandolo.


Un'amica. Solo un'amica. Stop. L'aveva detto. La lotta riprese nella mia mente. Ebbe la meglio la razionalità. Come sempre d'altronde. Le sue labbra sulla fronte. Erano sottili e morbide. Improvvisamente l'istinto uscì fuori ruggendo, quasi obbligandomi a baciarle. Mi voltai leggermente verso di lui e mi lasciai stringere ancora di più.

La guardai per un po. La posizione era scomoda, c'era freddo e il pavimento era duro. Eppure non avevo voglia di alzarmi. Volevo solo che quel momento andasse avanti per anni. Il sole ormai aveva lluminato quasi tutto il piccolo locale. L'unica zona d'ombra era il nostro "rifugio".

-Ci mettiamo al sole? Si congela qui sotto-

Era poco più che un bisbiglio, ma mi fece uscire da quello stato comatoso in cui ero caduta. Le immagini veloci della giornata precedente erano svanite in un attimo. Annuì piano.

Mi pentì subito di quanto avevo detto e me ne pentì ancora di più quando la sentì annuire.
"Visto coscienza di sta cippa? Siamo solo amici. Punto. Fine della storia. Ora smettila di sfracellarmi i coglioni."
Allentai la presa delle braccia e mi resi conto solo in quel momento di quanto dolessero i muscoli delle spalle. Scivolò via da me piano, silenziosamente e sinuosamente, nonostante i muscoli intorpiditi. Uscii da quel buco e mi misi in piedi. Bruciava tutto. Lei invece restò lì sul pavimento. Si vergognava di com'era vestita. Glielo si leggeva in faccia. Ciò nonostante, la presi per le mani e la costrinsi a mettersi in piedi.


Odiavo mettere i vestiti. Specie se corti. Attiravano troppo l'attenzione. Infatti Lennon mi squadrava da capo a piedi con aria fin troppo curiosa e attenta.

-Stai bene così...-

-Grazie...-

Abbassò lo sguardo e infilò le mani nelle tasche del maglione. Scese un silenzio imbarazzante e glaciale. Portai una mano dietro la testa e cominciai a scrutare il pavimento.

-Credo dovremmo andarcene...-

-Lo credo anch'io...-

-Ma come?-

-Dalla porta?-

-Spiritosa Granger... Davvero esilarante...-

-Che vuoi ora? Tu non ci avevi pensato!-

-Genio la porta principale sarà chiusa a chiave. O nel futuro lasciano tutto aperto e incustodito perchè i ladri si sono estinti?-

-E allora cosa proponi mente criminale dei miei stivali?-

-Porta sul retro-

-Che?-

-Mi hai capito benissimo-

Afferrò il suo giubbotto e la sua borsa da terra, mi prese per una mano a mi trascinò via. Di colpo ci ritrovammo nel vicolo sudicio che si trovava sul retro. L'aria era impregnata di alcool. Veniva da dove prima c'era il vecchio Cavern.

-Credo sia ora di tornare a casa no?-

-Lo credo anch'io...-

-Prima che Mimì mi dia per scomparso...-

-Prima che i vicini chiamino la polizia per sequestro di persona...-

-Sicura di star bene? Perchè dopo che salto questo muro non ci potremo vedere più per ora...-

-Si sto bene. Una bella camminata mi schiarirà le idee...-

Sentii la solita mano glaciale afferrarmi le viscere. Sorrisi appena, infilai il giubbotto e, borsa in spalla, cominciai a cercare un buon punto dove scavalcare.

Ora o mai più.

-John...-

-Mmm?-

Fu un secondo. Me la ritrovai appiccicata. Mi aveva letteralmente buttato le braccia al collo. Talmente tanto che rischiavo di soffocare. Al contatto del suo corpo con il mio risentii la familiare sensazione di liquido bollente. Solo che stavolta era dappertutto. Dopo i primi attimi di sorpresa, titubante risposi all'abbraccio. Due dita gelide mi sfiorarono la schiena.

-Grazie-

-E di cosa?-

-Di tutto-

Lasciai che l'odore della sua colonia mi stordisse. Per un attimo mi ritrovai quella bolla protetta in cui mi aveva posto la sera prima. Quando percepii le sue mani su di me, sentii un fremito che correva lungo la schiena. Mi separai da lui a fatica. Volevo durasse di più. Ricominciai a mordere il labbro inferiore, in modo molto meno violento. Mi sorrise e scavalcò il muro. Presi la prima svolta che mi consentisse di uscire da quel letamaio. La strada era deserta, l'asfalto bagnato e nell'aria c'era un forte sapore salmastro. Cosa che evitai accuratamente di assaporare in quanto non volevo dimenticare l'odore della sua colonia.




Spazio autrice.
*perchè continui a chiamarlo spazio autrice, scrittorucola dei miei stivali?* Lennon ma farti gli affaracci tuoi no? Saaaaaaaaaalve scusate il ritardo ma c'è stato un inconveniente chiamato dentista *io non ho bisogno del dentista, guarda che sorriso perfetto!* e poi hai anche il coraggio di dire a macca che è lui l'egocentrico?? tralasciando quel "simpaticone" di Lennon... Questo insieme al precedente è uno dei capitoli che mi sono piaciuti di più da scrivere... spero che si veda D: lo so che fa tanto "le bionde trecce e gli occhi azzurri e poi le tue calzette rosse" ma ero in fase la canzone del sole XD perdonatemi XD beh ringrazio Val_ e Miss_Riddle Starkey che sono sempre puntualissime nel recensire ma soprattutto vorrei ringraziare chi segue la storia anche senza recensirla :) un grazie enorme :) alla prossima ^^
  
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