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Autore: _Dolphin_    21/09/2012    1 recensioni
Giada è una diciassette qualunque, che ama la musica, odia la scuola e fa tutto quello che fanno le persone normali, ma qualcosa cambia quando durante una normale giornata di scuola qualcuno spara in classe e Giada scampa alla morte per un soffio. Questa storia è fatta di lacrime, risate, affetti, amicizie, ma soprattutto ansia.
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sento un dolore allucinante alla testa, e delle voci in sottofondo, come se fossero un po' in disparte. L'odore è quello inconfondibile dell'ospedale e se non fossi troppo stanca per fare qualsiasi tipo di movimento aprirei gli occhi e mi accerterei che di esserci realmente.
Mi ricordo di aver detto a Riccardo che stavo per svenire e l'ultima parola che ho sentito è stato il suo:-Cosa??- e poi più niente, perciò lui avrà chiamato un medico e hanno deciso di ricoverarmi per degli accertamenti e sicuramente gli avrà anche detto che mi sentivo male già da prima, così adesso mi bucheranno in tutte le parti del corpo per cercare di capire che cosa ho che non va.
Ho il terrore di aprire gli occhi e di vedere la faccia di mia madre preoccupata, o di mio fratello triste o peggio ancora di vedere Riccardo.
Anche se stavo per svenire sono riuscita a capire perfettamente quello mi aveva detto. Ha intenzione di tenermi sotto controllo perchè non si fida più di me, ma non si limiterà solo al cellulare, ma anche Facebook, Twitter e tutti gli altri siti in cui sono iscritta. In pratica non ho più privacy, per niente. Non potrò nemmeno fare una telefonata in santa pace senza che loro stiano lì ad ascoltare. Non so per quanto potrò reggere questa situazione e forse è anche per questo che non apro gli occhi perchè non voglio tornare alla realtà e la realtà è che qualcuno sta cercando di uccidermi.
Cerco di non pensarci e mi concentro sulle voci. Stanno sicuramente parlando di me perchè qualcuno, molto probabilmente un medico, dice che sono molto stanca e che quando mi sento male è perchè mi vengono attacchi di panico e per questo consiglia di farmi visitare da uno psicologo vista la situazione in cui mi trovo.
Riccardo lo ringrazia e sento dei passi che si allontanano e infine la porta si apre e si chiude.
Sento Riccardo sospirare e si siede su una sieda vicino al letto, mentre mi prende la mano e sussurra un: -Mi dispiace-.
Non so se ha capito che sono sveglia, ma sembra semplicemente un pensiero detto ad alta voce. In ogni caso mi viene da piangere, perchè quest'uomo ha un cuore enorme. In due settimane non si è staccato da me nemmeno un attimo, dorme pochissime ore perchè o sta con me o lavora sul mio caso, cerca sempre di farmi ridere, mi tratta come se fossi sua sorella e io non mi sono mai posta il problema che magari un “Grazie” gli piacerebbe riceverlo.
L'unica cosa che ho fatto è stato nascondergli una cosa assolutamente fondamentale per il caso.
Mi dispiace così tanto che non trovo nemmeno le parole per descrivere come mi sento.
Apro gli occhi e lui mi sta fissando con i suoi occhi scuri. Un sorriso gli illumina il volto, come se per un attimo si fosse dimenticato di quello che ho combinato.
-Come ti senti?- mi chiede.
Invece di rispondere alla sua domanda, faccio un lungo respiro e trovo le parole giuste.
-Grazie. Grazie perchè da quando è iniziato tutto questo tu mi hai preso sotto la tua ala protettiva. Grazie perchè quando mi hai detto che avrei dovuto darti del tu lo hai detto con serio dispiacere. Grazie perchè mi fai sempre dormire sulla tua spalla. Grazie perchè non ti lamenti mai. Grazie perchè sei sempre sincero con me, anche quando mi devi dare le notizie peggiori. Grazie perchè ogni mattina stai in classe per sei ore. Grazie perchè non sbuffi mai. Grazie perchè mi sopporti. Grazie perchè capisci quando è il momento di lasciarmi sola con i miei pensieri. Grazie perchè capisci quando ho bisogno di un abbraccio. Grazie perchè quando piango la tua maglietta è sempre lì. Grazie perchè sei la persona più fantastica che io abbia mai conosciuto e sapere che ti ho deluso mi fa sentire così incredibilmente in colpa e ci sto male perchè non meriti niente di tutto ciò. E se avere la password di ogni sito ti farà riconquistare la mia fiducia sono disposta a dartele immediatamente. Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto. Sono stata una stupida, ma non volevo aggiungere altri problemi a quelli che già avete perchè ho pensato che probabilmente è solo qualche imbecille che si diverte a fare scherzi. Scusami.-
Ho tenuto lo sguardo basso fino alla fine del discorso per paura di guardarlo negli occhi perchè magari tutte queste parole non sono state sufficienti a farmi perdonare da lui.
Lentamente alzo lo sguardo e lo punto sul suo viso. Ha gli occhi lucidi ed è visibilmente provato.
-Questo è stato il discorso più bello, emozionante e sincero che qualcuno mi abbia mai fatto.- dice con la voce rotta dall'emozione. Si alza, mi abbraccia e mi dà un bacio nella fronte. Poi gli faccio spazio nel letto e si sdraia affianco a me.
Mi dice che domani potrò uscire e mi riferisce quello che il dottore gli aveva detto mentre io dormivo, o così lui crede.
-Forse andare da uno specialista ti aiuterà.- commenta lui.
-Io sto bene, non ho bisogno di uno strizzacervelli.-
Ride e poi lascia cadere l'argomento con un semplice: -Ne parliamo con i tuoi, va bene? Adesso riposa.-
Ci sono dei libri sul comodino e immagino che sia stata mia mamma a portarmeli. Il nuovo libro di Sparks. Ah, lei sì che sa quello che voglio. Adoro Nicholas e il suo modo di scrivere, e non vedo l'ora di iniziare a leggere, perciò non perdo tempo e inizio il libro.
Riccardo guarda l'autore del libro e fa un smorfia.
-Ti piacciono i libri romantici? Non lo avrei mai detto. Sembri così..senza cuore.-sghignazza lui.
Gli do una gomitata e poi mi immergo di nuovo nella lettura, mentre lui si mette a studiare dei fascicoli e deduco che siano fascicoli molto impegnativi perchè ha la ruga sulla fronte.
Dopo qualche ora che stiamo perfettamente in silenzio, ognuno immerso nella lettura e nei proprio pensieri, mentre sto per girare pagina la mia mano inizia a tremare, solo la mano, come il giorno dopo lo sparo in classe. Anche questa è una cosa che mi capita spesso, ma in genere non mi capita quasi mai davanti a Riccardo e ora sono sicura che se ne sia accorto.
Io fisso la mia mano con una seria preoccupazione e frustrazione, mentre Riccardo si limita a prenderla e a stringerla tra le sue.
Forse non sarebbe male andare da uno psicologo, anche perchè sono quasi sicura che la situazione peggiorerà. Tra attacchi di panico e tremori alle mani, forse è il caso di sentire un altro parere e di farmi aiutare, nonostante mi costi ammetterlo sono consapevole che non sto bene. Nessuno può stare bene quando ti viene sconvolta la vita in mezzo secondo. Ho bisogno di aiuto e all'istante.
-Andrà tutto bene, d'accordo?-mi conforta Riccardo.
Non rispondo perchè non sono sicura che questa faccenda possa concludersi con un lieto fine.
Qualche istante dopo la porta si apre ed entra mia madre che viene a salutarmi e a chiedermi come sto. Lavora in questo ospedale, perciò immagino che saprà cosa mi ha detto il medico e mi aspetto una delle sue prediche sul fatto che devo mangiare di più e bla bla bla e invece chiede a Riccardo che cosa ha detto. Evidentemente non era riuscita a incontrare il medico prima.
Riccardo si alza dal letto e lancia uno sguardo veloce prima a me e poi alla mia mano. Io, silenziosamente, spero che non le dica niente sul tremore alle mani, ma so già che le dirà tutto come suo solito e mi preparo per una sfilza di esami lunghissimi che mi farà fare mia madre.
-Mmm..Ha detto che è molto stanca e lo stress non l'aiuta per niente e che forse, sarebbe il caso di farla seguire da uno psicologo, ma per il resto va tutto bene e domani la dimettono.-
Mamma mi fa un leggero sorriso.
-Forse andare dallo psicologo è proprio quello che ci vuole.-
Alzo gli occhi al cielo.
-Si, l'ho già sentito dire. Non ti siedi?- le chiedo mentre vedo che si avvia di nuovo verso la porta.
Scuote la testa.
-Monto tra cinque minuti e non posso fermarmi. Ci vediamo più tardi e cerca di riposare.-
Mi lancia un bacio ed esce. Riccardo si avvicina alla finestra e guarda un punto qualunque, lontano. Io riesco a notare le sue occhiaie perfino da lì, non so come faccia a non crollare, ma dalla sua faccia sembra che non dorma da una settimana intera.
-Perchè non vai a dormire un po'?-
Lui sembra pensarci su, ma poi scuote la testa energicamente.
-Non posso, devo tenerti d'occhio.-
Sbuffo.
-Sono sicura che a Luca non dispiacerà passare qualche ora con me e poi posso pure stare da sola ogni tanto. Sai, è opprimente.- dico l'ultima parola sottovoce, come per evitare una reazione furiosa di Riccardo.
Lui si gira verso di me e mi sorride.
-Lo so, mi dispiace, ma non posso proprio permetterlo ora. Farò venire Luca per un paio d'ore e io cercherò di dormire, forse da lucido ragiono meglio.-
Si avvia verso la porta e mi minaccia di non uscire per nessun motivo perchè tanto tra meno di un minuto sarà arrivato Luca e di non provare nemmeno a scappare perchè altrimenti mi lega.
Non posso fare a meno di ridere, anche se l'idea di scappare devo ammettere che mi è passata per la testa già da un po', ma sono sicura che mi ritroverebbe in pochissimo tempo.
-Grazie per non aver detto a mamma dei tremori alle mani.-
-Me ne sono dimenticato.-dice mentre apre la porta e va via.
-No, non è vero.- sussurro io tra me e me.

   
 
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