Amore che riaffiora.
L’amore
ti colpisce dritto al cuore, ti lacera dentro, ti distrugge pian piano
per godersi infine la tua sconfitta e tu non puoi far nulla per
fermarlo.
Gwenny
era stata devastata dai suoi sentimenti. Mentre dentro stava lentamente
e dolorosamente morendo, all’esterno cercava di nascondere il
tutto illuminando il suo volto con un dolce sorriso. Harry
l’aveva conquistata, i suoi occhi le avevano fatto mancare il
fiato fin dalla prima volta che l’aveva visto entrare in
classe. E lei non poteva di certo aspettarsi di esser contraccambiata.
Successivamente le aveva fatto del male. Si era preso gioco di lei dal
primo istante, ma a lei non importava, le piaceva farsi del male. Ma
voleva cambiare, voleva far sparire quei rotoli di ciccia che la
circondavano, voleva far svanire tutti quei brufoli che le riempivano
il viso. E quel giorno se lo ripromise, avrebbe fatto di tutto per
migliorare il suo aspetto e un giorno avrebbe dimostrato a tutti quando
grande fosse la sua forza.
Gwen
si era alzata col piede sbagliato, non riusciva a dimenticare
ciò che
era avvenuto al ballo di due sere prima. Harry le aveva fatto ritornare
in mente i brutti ricordi che lei aveva schiacciato via molto tempo fa.
Lui, con quei suoi sguardi, aveva fatto si che l’amore che
Gwen teneva dentro, sbocciasse nuovamente.
Erano
già diversi minuti che continuava a rigirarsi nel letto
cercando di riprendere sonno, ma i vari tentativi furono inutili.
Decise allora di alzarsi.
Era
appena uscita dalla doccia quando senti bussare alla porta.
<<
Sono la mamma >> Aveva
affermato Marie.
Senza
aspettare risposta entrò e vide la figlia intenta a cercare
vestiti nel suo guardaroba. Marie era molto felice di ritornare nel suo
vecchio paesino, d’altronde lei era cresciuta in quelle
strade, e abbandonarle era stato un compito per lei arduo .
<<
Buon giorno mamma >> Disse Gwen appena sua madre si mise
a sedere sul letto.
Avevano
sempre avuto un meraviglioso rapporto e quando Gwen si rese conto
quanto velocemente la madre avesse riacquistato la voglia di sorridere,
un’ondata di felicità la pervase. Era tanto che
sua madre non rideva, precisamente due interminabili anni, ma da quando
erano tornati a vivere qui lei si era subito ripresa.
<<
Sai, tuo padre mi ha appena informato che ha invitato la famiglia
Styles a cena. >> Disse felicemente la donna
<< Però non ho la minima idea di cosa cucinare
come dessert, e speravo potessi occupartene tu visto la tua voglia
irrefrenabile di preparare dolci >>
Cosa?
Harry a cena? Lei e lui nella tessa casa e soprattutto seduti allo
stesso tavolo? l’ultima volta non era andato tutto per il
meglio e l’idea
di avere di nuovo le sue mani sul suo corpo non le piacque per niente,
ma dovette adattarsi e magari avrebbe potuto anche mettere del veleno
nella fetta che avrebbe dato al signorino Styles, pensò Gwen.
<<
Va bene mamma, già ho in mente cosa potrei cucinare
>>
Harry
fu molto felice di sapere che quella sera avrebbe cenato a casa
Shepard, aveva passato due notti insonni dal momento che non era
riuscito a schiacciare via il suo viso dalla sua mente. Avrebbe voluto
tanto stringerla a se, baciare quelle labbra rosee e vederla arrossire.
Da quando l’aveva vista il suo stomaco era in continuo
subbuglio e la sua mente era sempre occupata dal suo celestiale corpo. Era
già pronto da un pezzo quando suo padre l’aveva
richiamato visto il tardo orario.
Gwen
stava finendo di prepararsi quando sentì battere alla sua
porta. << Avanti >> Esclamò
incitando colui che era dall’altro lato della porta ad
entrare.
<<
Mi ha detto tua madre di scendere immediatamente giù che la
cena deve essere servita >>
Le
venne un colpo quando sentì quella voce. Rauca e sensuale,
solo una persona aveva quella voce. Si
girò sgranando gli occhi e lo vide in tutta la sua bellezza.
Indossava un jeans grigio a vita bassa, una canotta bianca che lasciava
intravedere il suo torace muscoloso e una giacca blu con le maniche
leggermente arrotolate. Era la perfezione in persona e questo Gwen lo
sapeva bene.
<<
Potevi anche rimettere il vestito dell’altra sera,
è molto più facile toccarti con quello addosso
>>
Ma
perché doveva sempre rovinare tutto? Pensò Gwen. Le
venne una voglia immensa di prenderlo a pugni, ma si
accontentò di non rispondergli e andare direttamente
giù.
Durante
la cena fortunatamente Gwen si mise accanto al padre a alla madre, ma
Harry continuava a guardarla insistentemente. Per lui ormai era
divenuta una sfida, e lui amava le sfide, e le vinceva sempre anche se
sarebbe dovuto arrivare ad utilizzare trucchetti.
Improvvisamente
però si mise a piovere e loro dovettero scappare dal
giardino fin dentro casa. Gwen non aveva mai visto piovere
così. Fulmini e tuoni continuavano a farla sobbalzare dallo
spavento ed Harry vedendola impaurita si avvicinò a lei.
<<
Non pensavo avessi così tanta paura di un semplice temporale
>>
Ancora
lui, pensò Gwen.
<<
Non ho paura >> Rispose la ragazza sicura di quello che
stesse dicendo.
<<
Allora come spieghi il fatto che ogni volta che
c’è un tuono tu sussulti? >> La
canzonò Harry
<<
Bhe.. Io..>> Non
voleva dire la verità, Harry l’avrebbe presa in
giro costantemente e lei ne aveva già abbastanza di tutti
quei trucchetti per farla cadere ai suoi piedi.
<<
Harry >> La interruppe Robin << Stanotte
Jeorge e Marie ci hanno invitato a rimanere da loro, visto il brutto
temporale che si sta verificando >>
<<
E visto che di camera da letto libera e arredata
c’è ne solo una, Harry dormirà con te
tesoro >> Annunciò
Marie.
<<
Ma sia ben chiaro, prova a sfiorare la mia bambina e.. >>
<<
Si tranquillizzi signor Shepard, non mi permetterei mai di lambire sua
figlia >> Lo riprese Harry.
<<
Bene, meglio così. >>
Enunciò con tono fermo Jeorge << Ora piccola
mia, mostra la tua camera ad Harry >>
Che
fortuna, pensò Harry. Conosceva Gwen da due giorni e aveva
già l’onore di condividere il letto con lei.
Pensieri poco casti si fecero largo nella sua mente e un sorrisino
sghembo apparve sul suo viso.
<<
Qui c’è il bagno, puoi farti la doccia ,se vuoi e
qui dei vestiti che ho preso a mio padre, ti verranno grandi ,ma devi
accontentarti >> Sbuffò Gwen.
Il
pensiero di passare un intera notte con Harry non
l’emozionava. Se l’aveva toccata in presenza di
altri, figuriamoci cosa avesse combinato ora che sarebbero stati soli.
Odiava quel suo fare malizioso, e non avrebbe sopportato essere solo un
altro nome della sua crudele lista.
<<
Perfetto, opterò per una doccia >> Disse Harry
mentre scrutava con un sorriso il corpo di Gwenny << Non
vuoi farla con me bella principessa? >>
<<
Preferirei essere mangiata dagli squali piuttosto che fare una doccia
con te, Styles >> Affermò convinta Gwen
<<
Quando cambierai idea, e lo farai, sai dove trovarmi babe
>> Detto questo, Harry entrò in bagno
lasciando Gwen a bocca aperta.
Gwen
approfittò del fatto che il riccio si stesse facendo una
doccia per cambiarsi, ma la sfortuna ormai era sua compagna di vita .
Harry usci dal bagno con solo i boxer addosso e la vide in intimo.
<<
Cercavo una tovaglia, ma ho trovato molto meglio >> Disse
Harry mentre si avvicinava pian piano al corpo della ragazza.
Gwen
si trovò alle strette e cadde sul letto, Harry le
sfiorò la coscia ed arrivò ai suoi fianchi,
l’aria stava diventando pesante. Un brivido le percorse la
schiena quando Harry fece combaciare i loro bacini. Senti la forte
eccitazione di lui premerle nel suo basso ventre e questo la fece
boccheggiare. Harry sorrise compiaciuto alla reazione di Gwen e
posò le sue labbra su quelle della ragazza. Notò
che Gwen era arrossita fortemente ma nonostante tutto non aveva
rifiutato quel bacio. Harry le morse il labbro inferiore per chiedere
accesso alla sua bocca con la sua lingua. Fu quando le loro lingue si
scontrarono e le loro labbra combaciarono perfettamente che il cuore di
Gwen cominciò a fare capriole. Le loro lingue cominciarono a
danzare leggiadramente in un modo dannatamente eccitante. E
in quel momento Gwen si fece trasportare da un turbine di emozioni ma
quando Harry le accarezzo il seno, una morsa alla gola la fece sentire
colpevole, così tanto da spezzare la passione di quel
momento.
<<
Non posso >> mormorò Gwen sulle labbra di
Harry.
L’aveva
liquidato nuovamente , ma lui non si sarebbe arreso, avrebbe continuato
a lottare finchè non l’avrebbe resa sua.