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Autore: Mirella__    21/09/2012    6 recensioni
Light ed L.
Due ideali di giustizia differenti.
Per l'intero anime abbiamo visto questi due personaggi affrontarsi, ma mai apertamente e alla fine L ha avuto la peggio.
Il suo allievo, Near, è riuscito dove lui ha fallito mettendo fine al caso Kira
Ma quando uno shinigami, divorato dalla noia, ha a disposizione un piccolo oggettino bianco nulla è per sempre.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, ecco il secondo capitolo della mia storia.
Volevo ringraziare Matt_Kun e Scintilla19 che hanno recensito il primo capitolo e DPotter, katy95 e KiaraAma per aver messo la storia tra le seguite.
Il capitolo sarà raccontato da Light in prima persona, spero vivamente che vi piaccia :)
Una recensione, neutra, critica o pisitiva che sia, è sempre ben accetta, quindi se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi lascio al capitolo. 
Buona lettura!


Il buio mi circonda, non c’è una via d’uscita. Non un flebile raggio di luce, non uno spiraglio di speranza.

Sono finito nel Nulla.

Non c’è nessuno accanto a me, non sento alcuna voce vicino.

Non sono su una superficie piatta, sono sospeso a mezz’aria, nel luogo in cui Ryuk mi aveva detto che sarei finito.

Se questo è il Nulla, poco male. Sarei stato per sempre da solo, sarei riuscito a trovare quella pace e quella tranquillità che sulla Terra non esistono.

Solo con me stesso…

Il cuore mi salta in gola, sembra mancare un battito. Mi stringo il petto con la mano sinistra, aspettandomi un infarto da un momento all’altro, tuttavia non succede niente.

Perché? Perché io che dovrei essere poco meno di un’anima in pena ho il corpo così simile a quello di un umano? Respiro aria che non c’è, sento una sete insaziabile che non posso dissetare e ho i crampi allo stomaco dalla fame che so di non poter saziare. Mi sento morire di fame, mi sento morire di sete.

Allora è questa la tortura del Nulla? Non esistere ed esistere al tempo stesso? Dimenticarsi ogni secondo di questo particolare per poi ricordarsi subito dopo?

Faccio questa esistenza da tempo immemore ormai, sarebbero potuti benissimo passare migliaia di anni dall’inizio di questa mia lenta agonia come sarebbe potuto trascorrere anche solo un secondo.

Stringo i pugni e scopro i denti.

Maledetto Near, maledetto Mello.

La mia mente si divide in due.

Da una parte c’è Kira, desideroso di vendetta, desideroso di tornare in quel mondo, farlo suo e completare la sua trasformazione in un Dio.

Dall’altra parte c’è Light, un semplice essere umano, piegato in ginocchio, a testa bassa, che si sente dannatamente in pena per tutti gli uomini e le donne che ha ucciso.

Nel vuoto, invece, c’è un solo corpo. Un corpo che racchiude due personalità distinte; quella fredda e calcolatrice di un assassino e quella pura e ingenua di un ragazzo che aveva creduto di poter rivoluzionare il mondo a beneficio delle persone di buon cuore, ma che si è reso conto d’aver sbagliato, d’aver creduto in qualcosa di estremamente orribile.

Le mie due personalità si riuniscono, torno ad essere un’unica persona, ma divorata comunque da emozioni diverse.

Questo è il potere del Death Note, non è solo un’arma di sterminio di massa, ma ha anche la facoltà di far impazzire e mandare in un determinato luogo un essere umano per l’eternità.

E il ciclo ricomincia.

Perdo la memoria, comincio a ricordare, giusto in tempo per dimenticare ma con la vaga consapevolezza d’esser giunto a questa conclusione svariate milioni di volte e quando mi sembra d’esser riuscito a trovare una spiegazione finale, un modo per far terminare questa tortura, mi perdo in un bicchier d’acqua e aspetto di tornare nuovamente nel mio oblio.

Però questa volta sembra diverso; provo qualcosa di più del solito strazio di tornare nell’ignoranza. Una strana sensazione di calore mi pervade e mi sento trascinare via.

La mia mente rimane lucida, non cade più nelle tenebre, ma non è solo essa ad aver visto la luce.

Improvvisamente mi ritrovo in un luogo raggiante e la mia anima sembra in pace al momento.

Tremo dall’emozione.

Io non ci ho mai creduto, ma possibile che questo fosse il paradiso? Tendo una mano verso l’alto e con mia somma gioia mi rendo conto che posso vederla.

Mi sento elettrizzato, felice e spensierato.

Una figura alata appare lentamente all’orizzonte, è bella, aggraziata e sinuosa, sembra quasi una madre umana. Anche lei ha una mano tesa e allora cerco d’afferrarla, nonostante la lontananza.

Sento che sono sul punto di prenderla, ecco, ce l’ho fatta! Ma non appena tocco quella mano tutto si fa buio, orribilmente buio, ma riesco a vedere tutto comunque. Le emozioni positive di poco prima sono scomparse.

Vedo la donna assumere fattezze sempre più rigide, diventare molto più alta e infine trasformarsi in un ammasso di nero più scuro dell’ambiente in cui mi trovo.

Pian piano prende forma. Le ali, che prima erano bianche, grandi e dalle punte sottili, sono diventate nere, striminzite e dai confini spinosi e all’apparenza taglienti. Il corpo non mostra più fattezze femminili, bensì maschili e mi supera di gran lunga in altezza e in fine il volto, il volto che mai più avrei voluto rivedere, si fa largo in quella coltre oscura.

“Ciao Light. Pronto a tornare a casa?” La voce grottesca di Ryuk per la prima volta mi fa paura. Sento il mio volto contrarsi in una smorfia di terrore e cerco di tirare indietro il braccio ormai completamente bloccato dalla stretta di ferro del Dio della morte. No, non voglio tornare lì! Ma la presa dello Shinigami è forte e non mi lascia altra scelta.

 

Torno, torno ad essere Light, torno ad essere Kira.

 

Ho il terrore d’aprire gli occhi, ho il terrore di dare conferma alle mie supposizioni, ho il terrore persino di respirare.

Non voglio accettare la realtà che filtra dal tatto e dall’udito. Voglio ignorare il lieve ronzare dei ventilatori, voglio ignorare il dolore acuto che mi provoca il piano irregolare su cui sono poggiato.

Per quanto avessi agognato d’inondare i miei polmoni d’aria fresca e soprattutto vera, ora mi trattengo dall’ispirare. Voglio mantenere il fiato per sempre, se avessi la capacità di farlo ciò significherebbe che mi trovo ancora in quell’oblio, ma già i polmoni bruciano.

Mi alzo di scatto a sedere e prendo aria, ma rimango al tempo stesso sbalordito. Mi ero dimenticato di come fosse ristoratrice una boccata d’aria fresca, però insieme ad essa giunge anche l’odore di sangue rappreso, nonostante la consapevolezza che quel sangue è mio, non apro gli occhi, voglio continuare ad illudermi. 

“Hai intenzione di restare lì ancora per molto?”

Ancora questa voce agghiacciante, ma perché non va via e mi lascia in pace? Voglio tornare nel Nulla, voglio tornare a non esistere.

Mi stringo tra le braccia, non posso chiedere aiuto a nessuno, ma d’altra parte, non voglio aiuto.

Sospiro e mi arrendo. Apro gli occhi.

Mi trovo sulle scale di quell’orrido magazzino nel quale Ryuk mi aveva ucciso. Lo Shinigami è davanti a me, con un ghigno stampato in viso. Quella visione m’infastidisce, allora rivolgo la mia attenzione alla luce che filtra dalle finestre.

“Su, andiamo Light, non ignorarmi! Guardami!”

Sbuffo, so già che l’avrà vinta come lo sa lui.

“Sai chi sono io, giusto?”

Sto un po’ in silenzio, il sangue diventa come acido nelle mie vene. “Uno che mantiene le sue promesse”. Rispondo alzandomi.

“Non hai dimenticato allora”.  Dice continuando a sghignazzare.

Porto due dita alla testa cercando di dissolvere la rabbia che provo per lui in questo istante. “Dovevi lasciarmi in quel posto, non ce la faccio…” Mi sbilancio lentamente dal gradino, non ero molto in alto, ma se fossi riuscito a cadere in un certo modo sarei riuscito a tornare nel Nulla e Ryuk non avrebbe fatto i suoi comodi. “E no”. Mi dice lui afferrandomi per la collottola della camicia. “Non te lo lascerò fare Light Yagami. Mi ci sono voluti molti anni per prendere questa decisione.” Con un singolo gesto, mi costringe a sedermi e mi mostra cosa tiene nella mano che non è occupata a bloccarmi.

Impallidisco a quella vista e cerco d’indietreggiare, di divincolarmi, ma lui non molla la presa. “Mi ricordi tanto il Light privo di memoria, quello che ha fatto la vittima con Elle. Dov’è Kira? L’uomo che si crede il Dio di un nuovo mondo?”

Mentre continuo a cercare d’allontanarmi, lui mi avvicina il quaderno.

“Oh, capisco. Non possiedi ancora il Death Note, non l’ho ancora lasciato cadere nel suolo degli umani, quindi la personalità emergente è quella del bravo ragazzo. Quindi se ti facessi anche solo toccare il quaderno…”

“Perché?” Lo interrompo prendendo rumorosamente fiato, “perché non mi lasci in pace Ryuk? Perché riesco a vederti e sentirti nonostante il Death Note sia nelle tue mani?”

Si porta un dito alla tempia, ci pensa un attimo e poi annuncia. “Non ne ho la più pallida idea”.

Uno spasmo al braccio destro, ho un’insana voglia di picchiarlo. “Come hai fatto a riportarmi in vita?” Chiedo riuscendo comunque a sembrare del tutto indifferente.

“E morire subito dopo avertelo svelato? Non ci penso proprio”.

Deglutisco, non so cosa fare, ma ho appena commesso un errore, perché vedo Ryuk sorridere in una maniera ancora più sadica del solito.

“Ti senti spaesato vero? Non hai un obiettivo, non ha una destinazione. Sei morto per tutti in questo mondo, tecnicamente non esisti più qui, sei solo l’ombra di te stesso”.

“Ti eri già preparato per questo discorsetto, mi sto sbagliando forse?” Sorrido, ma so che le sue parole sono vere. “Hai riportato in vita anche L?”

“Sì”. Mi dice lui.

Constato la semplice realtà dei fatti, non posso vivere come un semplice sosia di Light Yagami, se L fosse stato davvero vivo avrebbe già capito che lo sono anche io, inoltre, sono pronto a scommettere che avrebbe rintracciato Near il prima possibile. Dannazione.

Il motivo per cui mi ritrovo vivo e vegeto mi è chiaro, ma sento comunque il bisogno di chiederglielo, voglio vedere se nel suo volto c’è l’ombra del rimorso. “Quindi hai fatto tutto questo solo per divertimento”

“Esatto” La sua espressione è rimasta uguale. Altezzoso e ghignante, non si è minimamente pentito del mio omicidio e non se ne vergogna.

“Come c’era da immaginarsi da un tipo come te.” Guardo il Death Note stretto nella mano di Ryuk, se lo avessi toccato, io, il Light figlio di Soichiro Yagami, sarei scomparso per sempre e Kira avrebbe preso il completo controllo del mio corpo.

Bene, almeno avrei ignorato la realtà che in questo momento sembra stare per sommergermi. Sarei stato al sicuro, nell’oblio della mia stessa mente.

“Fallo cadere…” sussurro in modo quasi impercettibile.

Ryuk mi sorride, prendendo l’occasione al volo. “Sapevo che avresti fatto la scelta giusta”

Un tonfo sordo e il Death Note è ai piedi delle scale.

“Ricorda queste parole Ryuk.” Interrompo il suo sghignazzare. “Il divertimento non è sempre gratuito. Questa volta Kira avrà delle condizioni, sei pronto ad accettarle?”

Lo shinigami annuisce ridendo come un pazzo, senza pensare minimamente a quanto ho appena detto.

Mi alzo lentamente, tremando ad ogni singolo passo. So che sto facendo un altro errore, ma ormai Kira pregusta già la sua vendetta, mentre il poliziotto piange la sua sconfitta.

Arrivo all’ultimo gradino, quello più in basso, e m’inginocchio per prendere il Death Note. Le mie dita scorrono sulla superficie ruvida del quaderno e pian piano arrivo ai bordi.

Lo alzo da terra e rido.

Punto lo sguardo in alto, in cima alle scale, dove la porta che dà al terrazzo e semi aperta e la luce inonda il pianerottolo.

Comincio a correre, voglio andare lì, voglio raggiungere la vetta!

Apro di scatto la porta ed esco sul tetto del magazzino.

“Elle, Near preparatevi. Sono tornato”.

E mentre il sole morente saluta la mia rinascita con degli ultimi sprazzi di raggi dorati, Ryuk, alle mie spalle, sghignazza. “Ma prima…” dico voltando la testa verso di lui.

“Cosa?” Mi chiede continuando a ridere.

“Voglio le tue ali”

Lui non perde la calma e si limita a scuotere la testa. “Ti ho già detto…”

“Che questo è impossibile.” Lo interrompo nuovamente col sorrisetto sulle labbra. “Ryuk, durante quegli anni hai omesso di dirmi molte cose e per giunta mi hai ucciso. Non l’ho dimenticato sai. Purtroppo ora non ho più niente. Non ho un modo per spostarmi, non ho una base. Quindi sono vulnerabile e se vuoi che il divertimento duri più a lungo…”
Ryuk ruota gli occhi grandi quanto due palline da tennis, si gratta il capo un po’, ma alla fine cede. “D’accordo”

Sorrido trionfante, mentre vengo a conoscenza del perché gli angeli sono rappresentati in così tante culture. Strano, avevo sempre pensato che questi cherubini dipinti sulla tela non fossero altro che la trasmutazione del desiderio umano di toccare il cielo, o, più in generale, l’apice, in qualcosa di più tangibile, reale. Evidentemente era così solo in parte. Di certo non sono stato l’unico a possedere il Death Note e qualcuno avrà già fatto la mia stessa richiesta al suo Shinigami e se questi non fosse stato subdolo quanto Ryuk avrebbe sicuramente accettato la proposta dell’umano.

“Non sono il primo che ha scoperto questa possibilità, vero?

Lui continua a ridere e fa cenno di sì con la testa.

Improvvisamente mi sento la schiena pesante. Indietreggio, cercando di bilanciarmi, il dolore alle scapole è allucinante.

“Sicuro di voler continuare?” Mi chiede Ryuk. “Questo è solo un assaggio”

“Certo che voglio continuare. Ho bisogno di ogni aiuto possibile, fronteggiare Elle e Near assieme non sarà facile”

Le ossa della schiena si ribellano, sfrigolano. Il sangue scende a fiotti, inzuppandomi la giacca che per me ormai non è diventata altro che un intralcio. Sciolgo i bottoni e la butto via.

Cado in ginocchio, ma resisto. Per il risultato finale, questa tortura ne vale la pena. Mi accascio a terra, ma la mia decisione è irremovibile e il dolore sale…. Aumenta d’intensità arrivando persino ad accecarmi e quando sento che sto per urlare tutto tace.

Faticosamente riprendo a respirare con regolarità, mi sento leggero, mi guardo le spalle, però non c’è nulla. E il dolore di prima? A cosa è servito?

Rivolgo lo sguardo verso Ryuk che da l’impressione d’esser fiero di me. “Sai Light, non tutti sopravvivono a questo trattamento”.

Lo guardo di sbieco. “E ovviamente non avevi messo in conto di dirmelo”

“Se può consolarti, immaginavo che saresti sopravvissuto”

“Non noto differenze”

“Ci sono Light. Le ali sono contrattili….” Ma già non lo ascolto più, ho capito quello che devo fare.

Chiudo gli occhi per imprimermi nella mente questo momento.

Il fruscio che carezza il mio udito è lieve, tuttavia è capace di farmi sentire forte.
Apro gli occhi, mi guardo alle spalle e mi viene da ridere, che strana prima impressione. Mi sembra che mi rispecchino.

Nere e dai contorni definiti, lisce, sembrano quasi banali, ma i fini disegni bianchi che ne ripercorrono le punte creano un contrasto eccezionale.

Le batto una volta e i miei piedi si staccano dal suolo, una sensazione di vuoto s’impossessa del mio stomaco e quasi sono tentato di ritornare a terra. Fisso lo sguardo in quello di Ryuk.

“Da quanto sono morto?”

“Tre anni.” Mi dice lui.

“Misa?”

“Morta, due anni fa”

“Ah”. Dico, tuttavia non provo dolore, non provo nulla. Forse Light Yagami è dispiaciuto, ma non ho il tempo d’ascoltarlo.

Con Misa fuori scena, lo è anche il suo appartamento.

Do un’occhiata al Death Note che ancora stringo in mano. Eppure sarebbe stato così facile. Avrei potuto scrivere il nome di Elle immediatamente e liberarmi da ogni possibile rivale, ma questo non implicherebbe una mia piena vittoria.

Voglio vedere il grande detective ai miei piedi, accompagnato dal suo allievo.

Comincio nuovamente a ridere e mi rivolgo allo shinigami un’altra volta. “Ti divertirai, Ryuk”

  
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