Salve a
tutti, ecco il secondo capitolo della mia storia.
Volevo
ringraziare Matt_Kun e Scintilla19 che hanno recensito il primo capitolo
e DPotter, katy95 e KiaraAma per aver messo la storia tra le seguite.
Il capitolo sarà raccontato da Light in prima persona, spero
vivamente che vi piaccia :)
Una recensione, neutra, critica o pisitiva che sia, è sempre
ben accetta, quindi se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi lascio al capitolo.
Buona lettura!
Il buio
mi circonda, non c’è una via d’uscita.
Non un flebile raggio di luce, non uno
spiraglio di speranza.
Sono
finito nel Nulla.
Non
c’è
nessuno accanto a me, non sento alcuna voce vicino.
Non sono
su una superficie piatta, sono sospeso a mezz’aria, nel luogo
in cui Ryuk mi
aveva detto che sarei finito.
Se questo
è il Nulla, poco male. Sarei stato per sempre da solo, sarei
riuscito a trovare
quella pace e quella tranquillità che sulla Terra non
esistono.
Solo con
me stesso…
Il cuore
mi salta in gola, sembra mancare un battito. Mi stringo il petto con la
mano
sinistra, aspettandomi un infarto da un momento all’altro,
tuttavia non succede
niente.
Perché?
Perché io che dovrei essere poco meno di un’anima
in pena ho il corpo così
simile a quello di un umano? Respiro aria che non
c’è, sento una sete
insaziabile che non posso dissetare e ho i crampi allo stomaco dalla
fame che
so di non poter saziare. Mi sento morire di fame, mi sento morire di
sete.
Allora
è
questa la tortura del Nulla? Non esistere ed esistere al tempo stesso?
Dimenticarsi ogni secondo di questo particolare per poi ricordarsi
subito dopo?
Faccio
questa esistenza da tempo immemore ormai, sarebbero potuti benissimo
passare
migliaia di anni dall’inizio di questa mia lenta agonia come
sarebbe potuto trascorrere
anche solo un secondo.
Stringo i
pugni e scopro i denti.
Maledetto
Near, maledetto Mello.
La mia
mente si divide in due.
Da una
parte c’è Kira, desideroso di vendetta, desideroso
di tornare in quel mondo, farlo
suo e completare la sua trasformazione in un Dio.
Dall’altra
parte c’è Light, un semplice essere umano, piegato
in ginocchio, a testa bassa,
che si sente dannatamente in pena per tutti gli uomini e le donne che
ha
ucciso.
Nel
vuoto, invece, c’è un solo corpo. Un corpo che
racchiude due personalità
distinte; quella fredda e calcolatrice di un assassino e quella pura e
ingenua
di un ragazzo che aveva creduto di poter rivoluzionare il mondo a
beneficio
delle persone di buon cuore, ma che si è reso conto
d’aver sbagliato, d’aver
creduto in qualcosa di estremamente orribile.
Le mie
due personalità si riuniscono, torno ad essere
un’unica persona, ma divorata
comunque da emozioni diverse.
Questo
è
il potere del Death Note, non è solo un’arma di
sterminio di massa, ma ha anche
la facoltà di far impazzire e mandare in un determinato
luogo un essere umano per
l’eternità.
E il
ciclo ricomincia.
Perdo la
memoria, comincio a ricordare, giusto in tempo per dimenticare ma con
la vaga
consapevolezza d’esser giunto a questa conclusione svariate
milioni di volte e
quando mi sembra d’esser riuscito a trovare una spiegazione
finale, un modo per
far terminare questa tortura, mi perdo in un bicchier d’acqua
e aspetto di
tornare nuovamente nel mio oblio.
Però
questa volta sembra diverso; provo qualcosa di più del
solito strazio di tornare
nell’ignoranza. Una strana sensazione di calore mi pervade e
mi sento
trascinare via.
La mia
mente rimane lucida, non cade più nelle tenebre, ma non
è solo essa ad aver
visto la luce.
Improvvisamente
mi ritrovo in un luogo raggiante e la mia anima sembra in pace al
momento.
Tremo
dall’emozione.
Io non ci
ho mai creduto, ma possibile che questo fosse il paradiso? Tendo una
mano verso
l’alto e con mia somma gioia mi rendo conto che posso
vederla.
Mi sento
elettrizzato, felice e spensierato.
Una
figura alata appare lentamente all’orizzonte, è
bella, aggraziata e sinuosa,
sembra quasi una madre umana. Anche lei ha una mano tesa e allora cerco
d’afferrarla, nonostante la lontananza.
Sento che
sono sul punto di prenderla, ecco, ce l’ho fatta! Ma non
appena tocco quella
mano tutto si fa buio, orribilmente buio, ma riesco a vedere tutto
comunque. Le
emozioni positive di poco prima sono scomparse.
Vedo la
donna assumere fattezze sempre più rigide, diventare molto
più alta e infine
trasformarsi in un ammasso di nero più scuro
dell’ambiente in cui mi trovo.
Pian
piano prende forma. Le ali, che prima erano bianche, grandi e dalle
punte
sottili, sono diventate nere, striminzite e dai confini spinosi e
all’apparenza
taglienti. Il corpo non mostra più fattezze femminili,
bensì maschili e mi
supera di gran lunga in altezza e in fine il volto, il volto che mai
più avrei
voluto rivedere, si fa largo in quella coltre oscura.
“Ciao
Light. Pronto a tornare a casa?” La voce grottesca di Ryuk
per la prima volta
mi fa paura. Sento il mio volto contrarsi in una smorfia di terrore e
cerco di
tirare indietro il braccio ormai completamente bloccato dalla stretta
di ferro
del Dio della morte. No, non voglio tornare lì! Ma la presa
dello Shinigami è
forte e non mi lascia altra scelta.
Torno, torno
ad
essere Light, torno ad essere Kira.
Ho il
terrore d’aprire gli occhi, ho il terrore di dare conferma
alle mie
supposizioni, ho il terrore persino di respirare.
Non
voglio accettare la realtà che filtra dal tatto e
dall’udito. Voglio ignorare
il lieve ronzare dei ventilatori, voglio ignorare il dolore acuto che
mi
provoca il piano irregolare su cui sono poggiato.
Per
quanto avessi agognato d’inondare i miei polmoni
d’aria fresca e soprattutto vera, ora
mi trattengo dall’ispirare.
Voglio mantenere il fiato per sempre, se avessi la capacità
di farlo ciò significherebbe
che mi trovo ancora in quell’oblio, ma già i
polmoni bruciano.
Mi alzo
di scatto a sedere e prendo aria, ma rimango al tempo stesso
sbalordito. Mi ero
dimenticato di come fosse ristoratrice una boccata d’aria
fresca, però insieme
ad essa giunge anche l’odore di sangue rappreso, nonostante
la consapevolezza
che quel sangue è mio, non apro gli occhi, voglio continuare
ad illudermi.
“Hai
intenzione di restare lì ancora per molto?”
Ancora
questa voce agghiacciante, ma perché non va via e mi lascia
in pace? Voglio
tornare nel Nulla, voglio tornare a non esistere.
Mi
stringo tra le braccia, non posso chiedere aiuto a nessuno, ma
d’altra parte,
non voglio aiuto.
Sospiro e
mi arrendo. Apro gli occhi.
Mi trovo
sulle scale di quell’orrido magazzino nel quale Ryuk mi aveva
ucciso. Lo
Shinigami è davanti a me, con un ghigno stampato in viso.
Quella visione
m’infastidisce, allora rivolgo la mia attenzione alla luce
che filtra dalle
finestre.
“Su,
andiamo Light, non ignorarmi! Guardami!”
Sbuffo,
so già che l’avrà vinta come lo sa lui.
“Sai
chi
sono io, giusto?”
Sto un
po’ in silenzio, il sangue diventa come acido nelle mie vene.
“Uno che mantiene
le sue promesse”. Rispondo alzandomi.
“Non
hai
dimenticato allora”. Dice
continuando a
sghignazzare.
Porto due
dita alla testa cercando di dissolvere la rabbia che provo per lui in
questo
istante. “Dovevi lasciarmi in quel posto, non ce la
faccio…” Mi sbilancio
lentamente dal gradino, non ero molto in alto, ma se fossi riuscito a
cadere in
un certo modo sarei riuscito a tornare nel Nulla e Ryuk non avrebbe
fatto i
suoi comodi. “E no”. Mi dice lui afferrandomi per
la collottola della camicia.
“Non te lo lascerò fare Light Yagami. Mi ci sono
voluti molti anni per prendere
questa decisione.” Con un singolo gesto, mi costringe a
sedermi e mi mostra
cosa tiene nella mano che non è occupata a bloccarmi.
Impallidisco
a quella vista e cerco d’indietreggiare, di divincolarmi, ma
lui non molla la
presa. “Mi ricordi tanto il Light privo di memoria, quello
che ha fatto la
vittima con Elle. Dov’è Kira? L’uomo che
si crede il Dio di un nuovo mondo?”
Mentre
continuo a cercare d’allontanarmi, lui mi avvicina il
quaderno.
“Oh,
capisco. Non possiedi ancora il Death Note, non l’ho ancora
lasciato cadere nel
suolo degli umani, quindi la personalità emergente
è quella del bravo ragazzo.
Quindi se ti facessi anche solo toccare il
quaderno…”
“Perché?”
Lo interrompo prendendo rumorosamente fiato,
“perché non mi lasci in pace Ryuk?
Perché riesco a vederti e sentirti nonostante il Death Note
sia nelle tue
mani?”
Si porta
un dito alla tempia, ci pensa un attimo e poi annuncia. “Non
ne ho la più
pallida idea”.
Uno
spasmo al braccio destro, ho un’insana voglia di picchiarlo.
“Come hai fatto a
riportarmi in vita?” Chiedo riuscendo comunque a sembrare del
tutto
indifferente.
“E
morire
subito dopo avertelo svelato? Non ci penso proprio”.
Deglutisco,
non so cosa fare, ma ho appena commesso un errore, perché
vedo Ryuk sorridere
in una maniera ancora più sadica del solito.
“Ti
senti
spaesato vero? Non hai un obiettivo, non ha una destinazione. Sei morto
per
tutti in questo mondo, tecnicamente non esisti più qui, sei
solo l’ombra di te
stesso”.
“Ti
eri
già preparato per questo discorsetto, mi sto sbagliando
forse?” Sorrido, ma so
che le sue parole sono vere. “Hai riportato in vita anche
L?”
“Sì”.
Mi
dice lui.
Constato
la semplice realtà dei fatti, non posso vivere come un
semplice sosia di Light
Yagami, se L fosse stato davvero vivo avrebbe già capito
che lo sono anche
io, inoltre, sono pronto a scommettere che avrebbe rintracciato Near il
prima
possibile. Dannazione.
Il motivo
per cui mi ritrovo vivo e vegeto mi è chiaro, ma sento
comunque il bisogno di
chiederglielo, voglio vedere se nel suo volto c’è
l’ombra del rimorso. “Quindi
hai fatto tutto questo solo per divertimento”
“Esatto”
La sua espressione è rimasta uguale. Altezzoso e ghignante,
non si è
minimamente pentito del mio omicidio e non se ne vergogna.
“Come
c’era da immaginarsi da un tipo come te.” Guardo il
Death Note stretto nella
mano di Ryuk, se lo avessi toccato, io, il Light figlio di Soichiro
Yagami,
sarei scomparso per sempre e Kira avrebbe preso il completo controllo
del mio
corpo.
Bene,
almeno avrei ignorato la realtà che in questo momento sembra
stare per
sommergermi. Sarei stato al sicuro, nell’oblio della mia
stessa mente.
“Fallo
cadere…” sussurro in modo quasi impercettibile.
Ryuk mi
sorride, prendendo l’occasione al volo. “Sapevo che
avresti fatto la scelta giusta”
Un tonfo
sordo e il Death Note è ai piedi delle scale.
“Ricorda
queste parole Ryuk.” Interrompo il suo sghignazzare.
“Il divertimento non è
sempre gratuito. Questa volta Kira avrà delle condizioni,
sei pronto ad
accettarle?”
Lo
shinigami annuisce ridendo come un pazzo, senza pensare minimamente a
quanto ho
appena detto.
Mi alzo
lentamente, tremando ad ogni singolo passo. So che sto facendo un altro
errore,
ma ormai Kira pregusta già la sua vendetta, mentre il
poliziotto piange la sua
sconfitta.
Arrivo
all’ultimo gradino, quello più in basso, e
m’inginocchio per prendere il Death
Note. Le mie dita scorrono sulla superficie ruvida del quaderno e pian
piano
arrivo ai bordi.
Lo alzo
da terra e rido.
Punto lo
sguardo in alto, in cima alle scale, dove la porta che dà al
terrazzo e semi
aperta e la luce inonda il pianerottolo.
Comincio a
correre, voglio andare lì, voglio raggiungere la vetta!
Apro di
scatto la porta ed esco sul tetto del magazzino.
“Elle,
Near preparatevi. Sono tornato”.
E mentre
il sole morente saluta la mia rinascita con degli ultimi sprazzi di raggi
dorati,
Ryuk, alle mie spalle, sghignazza. “Ma
prima…” dico voltando la testa verso di
lui.
“Cosa?”
Mi chiede continuando a ridere.
“Voglio
le tue ali”
Lui non
perde la calma e si limita a scuotere la testa. “Ti ho
già detto…”
“Che
questo è impossibile.” Lo interrompo nuovamente
col sorrisetto sulle labbra.
“Ryuk, durante quegli anni hai omesso di dirmi molte cose e
per giunta mi hai
ucciso. Non l’ho dimenticato sai. Purtroppo ora non ho
più niente. Non ho un
modo per spostarmi, non ho una base. Quindi sono vulnerabile e se vuoi
che il
divertimento duri più a lungo…”
Ryuk ruota gli occhi grandi quanto due palline da tennis, si gratta il
capo un
po’, ma alla fine cede.
“D’accordo”
Sorrido
trionfante, mentre vengo a conoscenza del perché gli angeli
sono rappresentati
in così tante culture. Strano, avevo sempre pensato che
questi cherubini
dipinti sulla tela non fossero altro che la trasmutazione del desiderio
umano
di toccare il cielo, o, più in generale, l’apice,
in qualcosa di più tangibile,
reale. Evidentemente era così solo in parte. Di certo non
sono stato l’unico a
possedere il Death Note e qualcuno avrà già fatto
la mia stessa richiesta al
suo Shinigami e se questi non fosse stato subdolo quanto Ryuk avrebbe
sicuramente accettato la proposta dell’umano.
“Non
sono
il primo che ha scoperto questa possibilità, vero?
Lui
continua a ridere e fa cenno di sì con la testa.
Improvvisamente
mi sento la schiena pesante. Indietreggio, cercando di bilanciarmi, il
dolore
alle scapole è allucinante.
“Sicuro
di voler continuare?” Mi chiede Ryuk. “Questo
è solo un assaggio”
“Certo
che voglio continuare. Ho bisogno di ogni aiuto possibile, fronteggiare
Elle e
Near assieme non sarà facile”
Le ossa
della schiena si ribellano, sfrigolano. Il sangue scende a fiotti,
inzuppandomi
la giacca che per me ormai non è diventata altro che un
intralcio. Sciolgo i
bottoni e la butto via.
Cado in
ginocchio, ma resisto. Per il risultato finale, questa tortura ne vale
la pena.
Mi accascio a terra, ma la mia decisione è irremovibile e il
dolore sale….
Aumenta d’intensità arrivando persino ad accecarmi
e quando sento che sto per
urlare tutto tace.
Faticosamente
riprendo a respirare con regolarità, mi sento leggero, mi
guardo le spalle,
però non c’è nulla. E il dolore di
prima? A cosa è servito?
Rivolgo
lo sguardo verso Ryuk che da l’impressione
d’esser fiero di me. “Sai Light,
non tutti sopravvivono a questo trattamento”.
Lo guardo
di sbieco. “E ovviamente non avevi messo in conto di
dirmelo”
“Se
può
consolarti, immaginavo che saresti sopravvissuto”
“Non
noto
differenze”
“Ci
sono
Light. Le ali sono contrattili….” Ma
già non lo ascolto più, ho capito quello
che devo fare.
Chiudo
gli occhi per imprimermi nella mente questo momento.
Il
fruscio che carezza il mio udito è lieve, tuttavia
è capace di farmi sentire
forte.
Apro gli occhi, mi guardo alle spalle e mi viene da ridere, che strana
prima
impressione. Mi sembra che mi rispecchino.
Nere e
dai contorni definiti, lisce, sembrano quasi banali, ma i fini disegni
bianchi
che ne ripercorrono le punte creano un contrasto eccezionale.
Le batto
una volta e i miei piedi si staccano dal suolo, una sensazione di vuoto
s’impossessa del mio stomaco e quasi sono tentato di
ritornare a terra. Fisso
lo sguardo in quello di Ryuk.
“Da
quanto sono morto?”
“Tre
anni.” Mi dice lui.
“Misa?”
“Morta,
due anni fa”
“Ah”.
Dico, tuttavia non provo dolore, non provo nulla. Forse Light Yagami
è
dispiaciuto, ma non ho il tempo d’ascoltarlo.
Con Misa
fuori scena, lo è anche il suo appartamento.
Do
un’occhiata al Death Note che ancora stringo in mano. Eppure
sarebbe stato così
facile. Avrei potuto scrivere il nome di Elle immediatamente e
liberarmi da
ogni possibile rivale, ma questo non implicherebbe una mia piena
vittoria.
Voglio
vedere il grande detective ai miei piedi, accompagnato dal suo allievo.