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Autore: Bloody_Rose3    22/09/2012    2 recensioni
 «Are you, are you

Coming to the tree?

Wear a necklace of rope, side by side with me...
Strange things did happen here

No stranger would it seem

If we met up at midnight in the hanging tree.»
Diversi episodi sconnessi raccontati da differenti punti di vista. Cos'hanno in comune? Katniss.
Sconsigliato per chi non ha letto tutti quanti i libri.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Are you, are you

Coming to the tree?

Wear a necklace of rope, side by side with me...
Strange things did happen here

No stranger would it seem

If we met up at midnight in the hanging tree.

 

Come sempre, Effie Trinket esclama: «Prima le signore!» e a quel punto raggiunge la boccia di vetro che contiene migliaia di striscioline bianche che riportano i nomi delle ragazze. La piazza si fa immediatamente silenziosa, tutti trattengono il fiato. L'unica cosa a cui riesco a pensare è come faccia lei ad essere così briosa e allegra il giorno della mietitura. Dice sempre di essere felice qui nel Distretto 12, ma è chiaro che un posto simile non può piacere a un abitante di Capitol City, abituato alle comodità della città. D'un tratto sento un groppo in gola quando i miei pensieri registrano la parola “signore”. Ed io prego soltanto che non sia lei, che non sia lei!

Effie Trinket torna sulla pedana e liscia la strisciolina con calma. Apre lievemente la bocca, e l'intero Distretto 12 pende dalle sue labbra.

«Primrose Everdeen» l'ha detto. Con l'accento strano di Capitol City, sì, ma l'ha detto. Le ragazze si lasciano andare in un sospiro di sollievo, ma nel frattempo si guardano in giro per vedere chi è la sfortunata. Allungo il collo solo per scorgere una ragazzina bionda e minuta che dimostra poco o più di undici anni, ma ne ha sicuramente dodici. La cosa è assurda perché il suo è l'unico nome tra migliaia. Sembra sul punto di piangere; le è appena crollato il mondo addosso. Le tremano leggermente le gambe e avanza a piccoli passi, senza rendersi conto che l'orlo della camicia penzola sulla gonna. Perché proprio lei? Non voglio cercare con lo sguardo sua sorella, ma non posso farne a meno, perché ad un certo punto sento la sua voce che si leva tra i brusii. Disperata e forte.

«Prim!» urla. La calca si fa da parte a destra e a sinistra, lasciando passare la ragazza del Giacimento. Oggi non ha la solita treccia, i suoi capelli bruni sono raccolti in un'intricata pettinatura; indossa un abito azzurro che le sta d'incanto, ma non posso ignorare la sua espressione sconvolta. Di solito ha sempre un'aria truce o al massimo impassibile, ma stavolta riesco a leggere il suo dolore. Sembra rendersi conto di aver lasciato trapelare le sue emozioni, e subito si ricompone. «Prim!» la chiama un'altra volta, e raggiunge la sorella minore prima che quest'ultima salga le scale verso il palco. Con un rapido gesto la tira dietro di sé.

«Mi offro volontaria!» ansima, ma è come se non sia soddisfatta del suo tono di voce, perciò ripete: «Mi offro volontaria come tributo!» e stavolta è più convinta. Ho pregato inutilmente che lei non venisse scelta, ma pare che la buona sorte non sia dalla nostra parte. La gente si agita. Il Distretto 12 non ha volontari da... forse non li ha mai avuti. Nei distretti come il 2 i giovani non vedono l'ora di ritrovarsi nell'arena per sfoggiare le proprie capacità, ma qui, dove per molti è già tanto arrivare alla fine della giornata, essere pescati da Effie Trinket è sinonimo di condanna a morte certa. Effie blatera qualcosa, ma non la ascolto. Sono troppo preso da questa situazione. Katniss ha un gran fegato, e ha appena dimostrato di amare sua sorella offrendosi volontaria per salvarla, perché sa che una ragazzina come Prim non può farcela contro i bestioni che si ritroverà nell'arena.

«A che serve?» domanda il sindaco con voce rauca, il padre di Madge, l'unica ragazza che si siede al tavolo di Katniss, in mensa. «Lasciate che venga». Ed è allora che Prim si dibatte dalla presa di Katniss e la prega di non farlo con voce isterica.

«Lasciami andare!» sbotta infine Katniss con tono duro, dopo averglielo già detto prima. Mi chiedo come faccia a mantenere quell'aria così decisa. Un ragazzo alto con gli occhi da Giacimento, porta via con sé la sorellina di Katniss. Ho il suo nome proprio sulla punta della lingua, penso che si chiami... Gale. Lui e Katniss passano un sacco di tempo insieme, e si direbbe che siano anche parenti, data la loro incredibile somiglianza, ma non lo sono.

«Bene, brava!» esclama Effie Trinket «questo è lo spirito del programma! Come ti chiami?» vi è un po' di esitazione nella voce di Katniss, come se le sia difficile anche solo parlare. Forse sta tentando di non piangere, e malgrado io non le abbia mai parlato, so che i tipi come lei non piangono davanti a nessuno, tanto meno di fronte alle telecamere.

«Katniss Everdeen» risponde a fil di voce. Effie continua a parlare, ma riesco ad afferrare solo le sue ultime parole. Qualcosa riguardo ad un applauso, ma nessuno osa battere le mani. Poco dopo, accade qualcosa. Non me ne rendo conto finché i ragazzi vicino a me non lo fanno: portano le tre dita di mezzo della mano sinistra alle labbra e le protendono in direzione di Katniss. Mi unisco anch'io a questo gesto, e so che lei ora sta guardando il mare di mani che indicano grazie, ammirazione, e addio a una persona cara. Ma non sta guardando me. Mi ci sono abituato, con gli anni. Penso che non sapesse neanche della mia esistenza, finché, una volta, in un giorno di pioggia, stava appoggiata ad un albero, affamata. Mia madre era rientrata dopo averle gridato qualcosa, e pensai che avesse fame. Erano tempi duri per la sua famiglia, in seguito all'esplosione nelle miniere, che uccise suo padre. Feci cadere del pane di proposito nel fuoco, ma non lo bruciai troppo, e sapevo che mia madre mi avrebbe picchiato. Ma i lividi passano, la fame, invece, nel Giacimento è sempre dietro l'angolo. Così mi ordinò di darlo ai maiali. Tolsi la parte annerita e la gettai nel trogolo, in seguito lanciai il resto a lei.

Fuggii dentro casa prima che potesse dire qualcosa.

Successe anni fa... Se lo ricorda? Forse no, ma non mi importa.

Non sa quanto l'ammiro, ma non riesco a essere tranquillo senza pensare che ventitré tributi cercheranno di ammazzarla, mentre io devo stare qui a guardare dietro lo schermo. È impossibile che scelgano proprio me, ma visto che Primrose Everdeen è stata appena pescata, non è detto che io sia del tutto salvo. Ma è proprio dopo l'imbarazzante spettacolo di Haymitch Abernathy – l'unico nostro vincitore ancora in vita che si è dato all'alcolismo – che Effie torna a richiamare l'attenzione su di sé. La sua parrucca di un rosa carico casca un po' su un lato, in seguito all'abbraccio di Haymitch. È indignata e non vede l'ora di affondare la mano nella nostra boccia di vetro. Prego di non essere io, non perché ho poche possibilità di vincere, ma perché non voglio ritrovarmi nell'arena con Katniss. Stavolta Effie è più frettolosa, perciò legge il nome senza preamboli o pause per alimentare l'angoscia che ci logora da ieri notte.

«Peeta Mellark».

La fortuna non è dalla mia parte, oggi.

Indugio un poco prima di farmi avanti, e vedo Katniss che si sforza di mantenere la sua solita espressione. Alla fine mi metto in testa che devo essere coraggioso e forte. Non mi importa vincere, è Katniss che deve tornare a casa, e nessun altro. Effie chiede se ci sono volontari, ma so che non ce ne saranno per me. Dopodiché il sindaco si fa forza e legge il lungo e tedioso Trattato del Tradimento, è obbligato a farlo. È così monotono, e ho dovuto ascoltarlo ogni anno, per cui non mi premo molto di ascoltare. L'unica cosa a cui riesco a pensare è che presto dovrò uccidere qualcuno, che Katniss forse mi ammazzerà con il suo arco e le sue frecce. Quando mia madre non è in casa, lei baratta degli scoiattoli con mio padre in cambio di pane. È illegale, ma deve pur mantenere la sua famiglia in qualche modo. Ho notato che prende sempre con precisione l'occhio, e di certo non ci metterà molto ad abituarsi all'idea di dover uccidere una persona invece di uno scoiattolo. Quando il sindaco Undersee termina il noioso soliloquio – visto che nessuno gli dà retta, adesso – fa cenno a me e a Katniss di stringerci la mano. Cerco di rassicurarla con questo unico gesto, sperando di non farle troppo male. E senza volerlo, incrocio i suoi occhi grigi da Giacimento. Rivedo la bambina di cinque anni con due trecce anziché una, che indossava un vestito rosso scozzese. Durante la lezione di musica intonò la canzone della valle, e mi parve che l'intero Creato si fosse zittito solamente per ascoltare la sua voce. Gli uccelli che dapprima cinguettavano al di fuori della finestra, ora erano appollaiati sui rami in un religioso silenzio. Ricordo che mio padre me la indicò il primo giorno di scuola e disse: «Vedi quella bambina? Volevo sposare sua madre, ma lei è scappata con un minatore di carbone».

Allora gli chiesi il perché, e lui rispose: «Perché quando canta... si fermano ad ascoltare persino gli uccelli».

   
 
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