Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: LalezionedellaWoolf    22/09/2012    5 recensioni
C'era solo una ragazza con la quale, si era promesso, non avrebbe mai avuto niente a che fare.
Amalia Sperelli era completamente sbagliata per i suoi canoni. Non che fosse brutta, non lo era affatto, ma aveva quella voce, o forse era il suo modo di parlare, di impostare le frasi, che rovinava ogni pensiero gradevole che sorgeva nella mente di Andrea quando la vedeva.
Impostare le frasi, pensò, era proprio una di quelle cose che avrebbe detto lei.
Lei, che era tutta impostata.
Genere: Commedia, Romantico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Eva Argento amava farsi notare, ma non troppo. Era principalmente per questo che adesso se ne stava in piedi, lì, di fronte all'armadio, con una lista dei pro e dei contro – utilissimo metodo di selezione quando si parlava di ragazzi e di vestiti – che l'aiutasse a decidere quale abito avrebbe dovuto indossare.

Di solito non faceva così tante storie, lei, ma be', ecco... non lo sapeva nemmeno lei il motivo di tanta agitazione. Sentiva che sarebbe stato diverso, quella sera. . Che doveva presentarsi al meglio.

Infondo aveva un appuntamento, lei. Poteva sembrare strano, ma non ne aveva mai avuto uno, uno vero, s'intende.

Teodoro Arrighi era un bravo ragazzo. Ogni suo sguardo, tra algebra e filosofia, faceva sì che Eva assorbisse, ogni giorno, quella piccolissima porzione di romanticismo che le era sempre mancata. Per questo, sì, proprio per questo, a colazione aveva preso a raddoppiare la dose di zucchero nel caffè: le pareva di assecondare quel disperato desiderio misto ad invidia che sentiva bruciarle nel petto, osservandolo mentre spostava la sedia per far accomodare la fidanzata della settimana. Voleva assecondarlo: era una minuscola sofferenza alla quale si era affezionata, dopo tutto quel tempo; la fiction che viveva e cresceva con innumerevoli risvolti dentro di lei, con lui come protagonista, che l'amava silenziosamente.

Oh, certo, si era immaginata tutto quanto, poteva farlo perché lui era l'unico ragazzo che non l'avrebbe mai conosciuta. O almeno questo era quello che aveva sempre pensato fino a quel momento. Era troppo cortese, lui, si era detta più volte, per conoscere qualcuno. Quando si è cortesi, infatti, si finisce sempre per parlare con troppe persone, e mai di se stessi.

Ma Eva non si era inventata proprio tutto, rifletté, ravvivandosi il caschetto bruno: ricordò quanto si era sentita lusingata, imbarazzata, forse, dalla sua timidezza, dal suo modo di guardarla durante la lezione di francese, dal modo in cui arrossiva quando lei gli sorrideva, dal “Ciao” impacciato che le rivolgeva ogni santa mattina. Lui, era diverso. Era un dato di fatto che l'avrebbe costretta a fantasticare fino alla fine del liceo. Ed era così, fantasticando ed ingurgitando massicce dosi di zucchero, che Eva riusciva ad affrontare, tutti i giorni, quelle relazioni senza sentimento con le quali aveva sempre avuto a che fare.

Le portavano patatine fritte, i ragazzi, e quando le portavano un gelato, una misera coppetta riempita con del pessimo cioccolato, poteva dirsi fortunata, perché voleva dire che aveva incontrato un galantuomo: uno disposto a concederle giusto il tempo di mangiarsi quel gelato, scambiare due chiacchiere, e poi fare quello che facevano tutti. Un galantuomo... sì perché quelli delle patatine, invece... bastava dire che le patatine gliele offrivano solo dopo quello che facevano tutti. Ma quella sera sarebbe uscita con lui, con Teodoro. Avevano un appuntamento, loro. Sorrise sistemandosi la frangetta.

Be', che c'era di male nel voler essere corteggiata? Certo, lei sapeva accontentarsi, anche perché, si diceva, era davvero difficile trovare un ragazzo disposto a farti la corte. Un ragazzo carino, ovviamente. Non come Michele Merri, che si ostinava a strappare tulipani dai giardini ben curati del Faust per poi donarli a lei, con le radici penzolanti piene di terriccio. Oh, povero ragazzo, davvero non voleva capire che non aveva speranze. Anzi, davvero non voleva capire. O meglio, davvero non capiva. Niente.

Che poi, si disse, uno sguardo allo specchio, come si poteva riconoscere il ragazzo giusto, il galantuomo, quello gentile, quello senza secondi fini, quello che non punta solo a sollevarti la gonna, senza un po' di esperienza?

Non si poteva. Rivolse uno sguardo preoccupato ad Amalia, i capelli ancora bagnati tirati su. La sua smania di proteggerla l'aveva portata ad autorizzare la sua quasi totale mancanza di rapporti con l'altro sesso. Ma si rendeva conto che era sbagliato. Non che temesse chissà cosa, Amalia, non era neppure timida, in realtà, solo, le diceva, che senso avrebbe avuto mettersi a baciare un mucchio di rospi sapendo che sono tali? Già.

Lei, Eva, di rospi ne aveva baciati parecchi. Teodoro Arrighi non aveva l'aria da rospo, e se da un lato straripava di felicità all'idea di conoscere un potenziale principe, dall'altro era a dir poco terrorizzata. Sbuffò di fronte allo specchio mentre consultava, frenetica, la lista compilata poco prima. Oh, quel vestito non le stava affatto bene. E allora qual'era il migliore? Quello che le valorizzava il petto o quello che le scopriva le gambe?

Si voltò a guardare l'amica e “Sei ancora in pigiama – cominciò, le mani sui fianchi – e poi che aspetti ad asciugarti i capelli?”

Amalia le rivolse uno sguardo sconsolato.

Ah! - fece – quindi... speravo mi lasciassi venire così”

Decisamente no”

Che peccato”

Muoviti!”

Sarebbe stato divertente”

Prova questo”

Avreste qualcosa di cui parlare, tipo...”

Amalia si vide porgere un abitino nero.

Tipo... ehi, guarda che si è messa Amalia!” continuò.

Avanti provalo”

Sbuffò. Un appuntamento, ma che diavolo le era venuto in mente? Avrebbe dovuto spedire Eva a cena con Teodoro, loro due da soli. Infondo lei non era di certo una timidona. Maledizione. Perché si era dovuta impicciare nelle relazioni altrui? Che poi, loro due, non l'avevano neanche, una relazione. E adesso avrebbero preteso un comportamento consono da parte sua, lei, che era solita comportarsi da orco antisociale, assolutamente poco incline alle chiacchiere inutili, ed era questo che avrebbe dovuto fare con Damian Eckhart: parlare del tempo, sentirlo che descriveva le partite di pallone, mostrarsi interessata ai suoi interessi, ai suoi passatempi, e lei avrebbe replicato con un “Be', io... studio”.

 

 

Be', io... studio” affermò Amalia sorseggiando quell'acqua naturale di cui andava tanto fiera. Non aveva fatto altro per tutta la serata, sorseggiare, appunto, con estrema lentezza. Tagliare la carne che aveva nel piatto con perizia, in pezzetti piccolissimi, tanto per tenersi occupata. Che poi, quella carne, non l'avrebbe nemmeno mangiata: Eva le aveva propinato quell'abitino nero che , non poteva essere definito in alcun modo se non abitino.

Le stava dannatamente stretto. Stretto. Stretto, accidenti. A malapena respirava, ma qualunque obiezione era risultata vana, perché le stava così bene, le aveva detto Eva.

Amalia si infilò una mano tra i capelli con evidente fastidio. Le aveva pure permesso di sistemarle quella matassa che aveva in testa, e adesso, per l'appunto, si ritrovava con almeno un milione di forcine piantate con forza nella nuca. Ebbe l'ardire di sfilarne una, e un'altra.

Che pensi di fare?” le sussurrò minacciosa l'altra pizzicandole un braccio.

Sospirò, gliel'aveva promesso. Le aveva promesso che avrebbe fatto di tutto purché quell'appuntamento andasse a buon fine.

Anche chiacchierare con Damian Eckhart. Anche tollerare gli sguardi che lui lanciava insistentemente verso la sua scollatura. Anche morire di fame per evitare che quel vestito le esplodesse addosso. Anche sopportare il dolore lancinante che le provocavano quelle maledette scarpe eleganti. Decisamente, aveva bisogno di pantofole e pigiama. E un bel cornetto farcito. E una bella cioccolata calda.

Avrebbero stipulato un contratto, lei ed Eva, al ritorno. Le avrebbe fatto promettere che mai più l'avrebbe costretta ad imbellettarsi, presenziare ad un evento del genere, lasciare che un idiota qualunque la fissasse, che sbavasse sul tovagliolo di un ristorante di lusso, mai più l'avrebbe obbligata a sorridere come una scema, come se non vedesse proprio l'ora di ascoltare gli entusiasmanti discorsi sgrammaticati dell'idiota in questione - senza una degna ricompensa.

Come sai mio padre è senatore – riprese Damian Eckhart riempiendole il bicchiere con del vino rosso – c'è sempre qualcuno che ci fa un regalo o due.”

Ripose la bottiglia.

L'ultimissimo regalo che ci hanno regalato è uno yacht nuovo nuovo, ovviamente ce n'avevamo già uno – non bevi?”

Ma certo.” Lentamente accostò le labbra al bicchiere, assaggiando appena la bevanda.

Mio padre dice che un giorno di questi ci impara a guidarlo – sorrise – aspetta che divento bravo e vedrai! Ti porto nel Mar Rosso, che tanto è proprio qui dietro.”

Proprio qui dietro, sì.”

E lo sai proprio perché il Mar Rosso?”

No, non lo so davvero.”

Perché il rosso è il colore dell'amore”

Già, come la banana che è...”

Una forte gomitata le arrivò alle costole impedendole di continuare. Si voltò, Eva la fissava con disapprovazione, Teo reprimeva a stento una risata.

Damian Eckhart dal canto suo continuava a guardarla ammaliato, come se non riuscisse a cogliere tutta quell'ostilità che Amalia tentava disperatamente di trasmettergli.

Bene – cominciò Teodoro – chi vuole il dolce?”

Lei lo voleva, e lo ordinò. Ordinò una bella fetta di torta al cioccolato mandando a quel paese le scarpe scomode ed il vestito stretto.

Oh, no, non lo voglio con la cioccolata che dopo non mi riesce prender sonno – Damian ignorò il cameriere, girando di nuovo la testa verso di lei – lo sapevi che il cioccolato fondente c'ha dentro la caffeina?”

Amalia si decise a mordersi la lingua per l'ennesima volta.

No, non lo sapevo proprio.”

Ma sì che lo sapevi, scemina! L'hai ordinata apposta! Vorresti rimanere sveglia stanotte, eh?”

Ed ecco che il lieve rumore di bicchieri, cucchiaini, forchettine sbattute contro i piatti, cessò: gli astanti presero a fissarla aspettando una reazione, i volti preoccupati ad osservare l'espressione cupa di lei, lei che si affettava la lingua con i denti per timore che tutti gli insulti che le frullavano in testa si riversassero senza pietà su quel babbeo assolutamente privo di pudore. E di buonsenso. E di ogni possibile forma di intelligenza.

Veramente no.” fece secca, misurando la voce.

Parve deluso, ma non volle arrestarsi, facendo sfoggio della sua immensa cultura.

E lo sai chi l'ha inventata la cioccolata?”

Fammi indovinare, Willy Wonka?”

Gli occhi di lui si illuminarono di stupore.

Brava!” esclamò accennando un applauso.

Eva cominciò a bofonchiare parole incomprensibili, sputacchiando briciole di torta qua e là per il tavolo.

Guardò Amalia che adesso abbandonava la guancia sinistra al palmo della mano, un gomito poggiato di fianco al piatto, osservando a sua volta il suo accompagnatore, l'aria incredula mentre lo vedeva finire anche gli avanzi di Teo.

Scusami” le sussurrò all'orecchio.

Mi devi un favore enorme – si sfilò un'altra forcina – enorme.”

 

 

 



Che aspettava in ansia il loro ritorno già un paio d'ore, Andrea Lindon se lo sarebbe sicuramente portato nella tomba. Durante la prima mezz'ora aveva girovagato nell'atrio con la scusa di prendere un po' d'aria. Dopodiché, dopo un'intima conversazione con se stesso, Lady Diana ed una bottiglia di Whisky, aveva ammesso che non gliene fregava niente dell'aria, o del freddo, o del futuro delle Nazioni europee. No, voleva solo sapere che fine aveva fatto Teo, com'era andata, se era andata bene, come si era comportato Eckhart... Ecco, su questo punto era molto esigente, pretendeva una spiegazione più che completa.

Sì, perché Eckhart, nei giorni precedenti, non aveva fatto altro che vantarsi con i compagni del fatto che sarebbe uscito con Amalia Sperelli, e che, chissà, magari sarebbe successo qualcosa. Sì, qualcosa sarebbe sicuramente successo, si disse Andrea a denti stretti. Chissà, magari la tua testa avrebbe accidentalmente sbattuto contro una colonna. Chissà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bene, eccoci all'ottavo capitolo. Ci ho messo un po' per finirlo, ne approfitto per scusarmi per il ritardo! Ho avuto tantissimo da fare, purtroppo. Spero abbiate apprezzato! Consigli e correzioni sono sempre benvenuti!

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: LalezionedellaWoolf