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Autore: Astry_1971    07/04/2007    1 recensioni
“Solo in quel momento, Severus si rese conto che il responsabile di quell’orrore era ancora in quella stanza. Sollevò lo sguardo e la vide: una giovane donna era rannicchiata in un angolo e fissava il Mangiamorte tremando e mugolando qualcosa di incomprensibile.”
Questa storia si svolge durante gli anni che precedono la morte dei Potter e la caduta di Voldemort.
Severus Piton è un giovane Mangiamorte alle prese con i suoi rimorsi e un amore impossibile. Sarà un Piton insolito, un Piton ragazzo, che commette errori, che ha paura e che farà quelle scelte sbagliate che lo renderanno, in futuro, l'uomo tormentato e solo che tutti conosciamo. Gli avvenimenti narrati si svolgono dopo il sesto libro della saga di Harry Potter e prescindono, ovviamente, dal settimo libro, ancora inedito.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Cara Akiremirror, che dire? Fai bene a preoccuparti, ummmmm, le tue ipotesi sono mooolto interessanti. Sinceramente non so se risponderti o no, non vorrei rivelare troppo, ma d’altra parte non vorrei “illudere” la mia più assidua commentatrice. Vuoi sapere se alla fine della storia si toccheranno? Ok, la risposta è sì, anzi, mi voglio rovinare, e ti dirò che alla fine (beh, non proprio alla fine) potranno addirittura (rullo di tamburi) baciarsi. E posso dirti anche che non sarà alla caduta definitiva di Voldemort, anche perché questa ff finirà molto prima di allora, anzi abbiamo superato di gran lunga la metà, ci stiamo avvicinando pericolosamente alla conclusione. Ma ti consiglio di rileggere quello che ho scritto nell’introduzione alla storia e forse capirai cosa ti aspetta (credo che l’appellativo di sadica non sarà più sufficiente). A proposito, dopo aver letto la tua ff sono doppiamente curiosa di sapere cosa penserai della mia interpretazione degli avvenimenti che hai mostrato nei ricordi di Piton, perché ci arriveremo presto.

Buona lettura!


CAP. 13: Tra le spire del serpente

Il mago strinse gli occhi, infastidito dal fumo, quel sotterraneo ne era saturo e un odore sgradevole si spandeva dal calderone al centro della stanza.
Lucius Malfoy era in piedi sulla soglia e si guardava intorno; tutto era immerso nella più tetra oscurità, l'unica fonte di luce era la fiamma sotto la Pozione.
“Chiudi quella porta!” ringhiò una voce che sembrò uscire dal nulla.
Il mago biondo fece qualche passo avanti e lo vide: Severus Piton era intento a versare del liquido scuro in quella malga maleodorante.
Sollevò appena gli occhi dal calderone.
“La luce altera la Pozione,” disse secco. “Cosa vuoi?”
Malfoy si avvicinò ulteriormente, senza dire una parola, osservò il liquido di un color rosso acceso che gorgogliava come lava fusa in quel grosso pentolone di peltro, arricciò le labbra in una smorfia di disgusto, poi, con fare altezzoso, afferrò un fazzoletto di pizzo e se lo portò a coprirsi il naso.
“Sono due giorni che te ne stai chiuso in questo posto fetido, ho immaginato di doverti mettere al corrente delle ultime novità.” disse, mentre un sorriso sghembo si disegnava sul suo viso.
Severus lo fissò infastidito.
“Lucius, come puoi vedere sono molto occupato, se hai da dirmi qualcosa, fallo e poi vattene.”
“Sei decisamente di cattivo umore, oggi. Io ero venuto per fare un po' di conversazione, pensavo che ti facesse piacere.”
Il mago bruno gli lanciò un'occhiata infuocata.
“Va, bene, d’accordo, vedo che non hai voglia di socializzare.” disse agitando una mano davanti a sé come a voler tranquillizzare l'altro. “In effetti ero venuto per sapere se avevi visto i Potter ultimamente.”
Quel cognome destò l'attenzione di Severus, che si bloccò col mestolo a mezz'aria e, pur continuando a tenere gli occhi sulla Pozione, improvvisamente sembrò rapito da tutt'altra visione, le sue iridi nerissime parevano fissare qualcosa al di là del metallo rovente, qualcosa di lontano.
“Perché avrei dovuto incontrare i Potter?” disse pensieroso.
“Magari per felicitarti con la tua amichetta dai capelli rossi.”
Severus sollevò di scatto la testa.
“Non so di cosa stai parlando, Lucius,” soffiò fissando l'altro, gli occhi ridotti a due fessure. “Sai bene che Lily non è amica mia.”
poi, tornando a mescolare il denso liquido scarlatto:
“Ora, se non ti dispiace, ho del lavoro da fare.”
Le labbra del mago biondo si allargarono in un sorriso cattivo, quando la consapevolezza si fece strada nella sua mente.
“Allora, davvero non lo sai.”
“Cosa dovrei sapere?”
Malfoy non rispose immediatamente, ma, per qualche istante lo osservò in silenzio, quasi assaporando, secondo dopo secondo, l'accrescersi del desiderio di sapere che stava provocando nell'amico.
“A quanto pare James Potter è diventato padre.” ghignò.
Severus fece un gesto di stizza.
“Questa sarebbe una notizia importante?” afferrò una piccola ampolla e prese a versarne il contenuto, nel calderone, una goccia alla volta, contando sottovoce.
“No, c'è di più, sembra che questa nascita, abbia destato particolarmente l'interesse del Signore Oscuro.”
“Da quando, il Signore Oscuro si interessa...”
Non finì la domanda, le parole gli morirono in gola, mentre il braccio che stava versando il liquido dell'ampolla tremò vistosamente e una grossa quantità di quella sostanza oleosa si riversò nel calderone.
“AAAAAH!”
Spruzzi di liquido bollente erano finiti sulla sua mano, il mago lasciò cadere l'ampolla e si avvolse le dita con un lembo della tunica, imprecando. Poi tornò a guardare Malfoy che sembrava divertito dalla situazione: continuava a fissarlo sorridendo da dietro il fazzoletto che teneva ancora premuto sul viso.
“Quando è nato, quando?” chiese, forse con troppa impazienza, della quale si pentì immediatamente e cercò di ritrovare, per quanto possibile, il suo solito atteggiamento distaccato.
Malfoy, fece una smorfia .
“Ieri, per quel che so.”
“All'estinguersi del settimo mese.” mormorò fra sé il mago bruno, poi si rivolse nuovamente all'amico cercando di mantenere un tono di voce pacato, anche se il timore di ciò che avrebbe sentito gli stava facendo scoppiare il cuore nel petto.
“Lily non sarà l’unica strega ad aver avuto un bambino, perché proprio suo figlio?”
“In realtà non c'è stata una grande attività delle cicogne in questo periodo.” rise. “Comunque sarà il figlio dei Potter a godere dei favori del nostro Signore, sul perché,” sollevò le spalle. “Non so risponderti.”
Si avvicinò all'altro chinandosi ad osservare la mano che il mago stringeva avvolta nella stoffa, l'afferrò per il polso sollevandola per poterla vedere meglio in quella fioca luce: sul dorso, la Pozione aveva provocato una brutta ustione.
“Dovresti concentrarti di più sul tuo lavoro, Severus, o rischierai di farti male sul serio.” lo schernì.
Il mago bruno ritirò la mano con uno scatto e la nascose nuovamente tra le pieghe della tunica, regalando all'altro una delle sue peggiori occhiate.
Senza farci troppo caso, Lucius continuò.
“Cosa stavo dicendo? Ah, sì, il piccolo Potter. E' da diverso tempo che Lui ci ha chiesto di tenerlo informato sulle nuove nascite, credo che sia per qualcosa che gli hai riferito tu, dovresti saperlo meglio di me. Comunque, sembra che il moccioso della mezzosangue sia quello che maggiormente risponde a certi criteri. Tu sai di che si tratta, Severus?”
“No!” disse secco.
Malfoy lo fissò scettico, ma l'altro continuò, con un tono di falsa cortesia.
“Bene, ora che mi hai aggiornato riguardo all'incremento demografico del mondo magico, Lucius, ti sarei grato se mi lasciassi proseguire con il mio lavoro, come vedi,” il suo sguardo indicò la Pozione che aveva assunto un disgustoso color verde marcio.
“L'incidente di poco fa ha vanificato il lavoro di due giorni, avrò parecchio da fare per rimediare e consegnare in tempo la Pozione al Signore Oscuro.”
Gli voltò le spalle e prese svuotare il calderone.
Il mago biondo decise che era inutile proseguire, non era affatto interessante conversare con la nuca di Piton. Si voltò facendo ondeggiare l'elegante mantello e infilò la porticina stretta che immetteva in quel luogo lugubre e maleodorante chiudendosela alle spalle con un tonfo.
Severus si voltò verso la porta, restò ad ascoltare per qualche secondo i passi dell'altro che si allontanavano.
Quando fu certo di essere rimasto solo, si voltò nuovamente verso la Pozione, il volto deformato da una furia cieca. Afferrò con entrambe le mani la pesante caldaia rovente e la scaraventò a terra insieme a ciò che restava della Pozione che prese a sfrigolare sparsa sul pavimento.
“No, no, no!” mormorò. “Ti prego, ti prego, questo no!” strinse i pugni, gli occhi spalancati e fissi sul calderone capovolto e sulla melma verdastra che continuava a fumare emanando un fetore disgustoso.
“Non è colpa mia, non posso essere stato io.”
Il vapore gli stava irritando gli occhi, ma Severus non li chiuse: avrebbe voluto piangere come un bambino, aveva bisogno di lacrime, di stupide ed inutili lacrime.
Lasciò che il fumo strappasse ai suoi occhi quello che lui non gli avrebbe mai concesso.
Se solo quelle piccole gocce salate avessero potuto lavare quell'ennesima macchia sulla sua coscienza.
Un errore, solo un errore, aveva sottovalutato la situazione, aveva messo in pericolo un bambino innocente e l’unica persona che gli avesse mai dimostrato un po’ di gentilezza: Lily Evans.
Non credeva affatto alle parole di quella donna, neppure Silente sembrava aver creduto a quell’assurda profezia, ma, il fatto che il Signore Oscuro la ritenesse vera, era sufficiente per condannare a morte un’intera famiglia.
Quante possibilità c’erano che un bambino nascesse proprio il giorno previsto da quella pazza? Quante le probabilità che un qualsiasi mago con certe caratteristiche, nascesse proprio quel maledetto trentuno Luglio? Era assurdo morire per una coincidenza.
“Io non volevo, io non sapevo, come potevo immaginare...” scosse il capo e si Smaterializzò.


* * *



Quando riapparve poco dopo, si trovava all'aperto circondato da alberi secolari che si innalzavano fino a svanire nella nebbia. L'intrico dei rami era così fitto da formare un unico soffitto scuro, simile alla volta di una cattedrale gotica.
Prese a correre, incurante dei rovi che gli strappavano i capelli. Teneva le mani protese in avanti cercando, per quanto possibile, di riparare il viso dai rami più bassi.
Non sapeva dove stava correndo, non gli importava.
In realtà avrebbe voluto solo fuggire da se stesso, avrebbe desiderato perdersi in quella foresta, dimenticare quello che aveva appena saputo, dimenticare di aver consegnato nelle mani del Signore Oscuro la vita di tre persone.
Se solo la foresta l'avesse inghiottito, cancellando con lui anche i suoi errori.
Improvvisamente il suo piede urtò contro qualcosa e il giovane si ritrovò con la faccia a terra: aveva inciampato su una radice scoperta.
Si mise seduto con la schiena appoggiata ad un gigantesco albero.
C’erano parecchie radici che fuoriuscivano dalla terra, s’intrecciavano formando una trama complicata.
Severus si fermò ad osservarle, sembravano grossi serpenti che si sollevavano maestosi per poi rituffarsi nella terra umida e scura. Si facevano più fitti e robusti, nella zona che era più vicina al fusto e, allontanandosi, si dipanavano simili ad orrendi tentacoli, scivolando l'uno sull'altro, fino ad incontrare un altro albero e altre radici alle quali avrebbero conteso il terreno.
Il giovane si sollevò la manica della tunica, lo stesso intricato disegno era impresso nella sua pelle, un serpente fuoriusciva dalla bocca di un teschio e poi si avvolgeva intorno allo stesso come in un macabro abbraccio.
Il Marchio Nero, simbolo della sua schiavitù, sembrava prendersi gioco di lui.
Quell'orrendo serpente non era più solo un segno sulla sua carne, pareva aver preso vita in quelle radici, ma quel paesaggio evocava molto di più.
Il mago si portò le gambe al petto ritirandosi in un piccolo spazio fra quei mostri di legno.
Le radici formavano come un anello intorno a lui, ed erano insieme una protezione e una gabbia, quella nella quale si era rinchiuso con le sue stesse mani, circa un anno prima.
Il ricordo di quando, inginocchiato al centro del cerchio, aveva ricevuto il suo Marchio era ancora vivido nella sua mente.
Quel dannato giorno, orgoglio, paura, dolore erano divenuti tutt’uno.
Lui, giovane Mangiamorte, se ne stava rigido sulle ginocchia, con la sua maschera lucida sul viso a nascondere il più piccolo segno di esitazione. Un manto nero e un volto d’argento a cancellare per sempre il ragazzo che era in lui.
Voldemort non l’aveva neppure guardato negli occhi, era in piedi di fronte al suo servo, uno dei tanti. Aveva sollevato le braccia con fare solenne e una nebbia verde si era sollevata dal pavimento, mischiandosi al fumo delle torce.
Ricordò di aver avuto paura quando serpenti di vapore avevano cominciato a sgorgare da quella nuvola verde. Si muovevano sinuosi nell’aria intorno a lui, lo avevano circondato come in un vortice, poi una forza sconosciuta lo aveva costretto a protendere il braccio.
Gli occhi rossi di uno di quei rettili orrendi lo avevano fissato per un istante.
Impalpabile e nello stesso tempo terribilmente reale, il serpente si era sollevato fronteggiando il giovane inginocchiato.
Aveva iniziato ad ondeggiare, come un cobra prima di aggredire la sua preda, Severus aveva stretto gli occhi: quell’essere emanava una luce verde accecante, mentre il suo corpo assumeva la consistenza del metallo fuso, rendendo l’aria rovente ed irrespirabile.
Poi, come un vero serpente, aveva spalancato la bocca e, gettatosi su di lui, aveva affondato i suoi denti simili a sottili lingue di fuoco nella carne bianchissima del giovane Mangiamorte.
Probabilmente in quel momento aveva gridato, ricordava solo un grande dolore.
Il serpente era sparito immediatamente insieme alla nebbia; forse non c’era mai stato, forse quella era solo una manifestazione del male, una delle sue tante facce, l’aspetto visibile, spettacolare, di qualcosa di più subdolo, che ora era dentro di lui e che lo avrebbe consumato rendendolo schiavo dei suoi stessi errori.
Alla fine era rimasto solo. Sdraiato e fradicio di sudore, si afferrava il braccio sinistro ansimando.
Voldemort era sparito, i Mangiamorte non c’erano più, nessun serpente, niente.
Ciò che gli restava era solo la sensazione di aver perso qualcosa di prezioso, mentre l’oscurità si impossessava della sua anima.
Il Marchio era diventato completamente visibile solo dopo alcuni minuti, sembrava essere uscito dall’interno del suo corpo, come la manifestazione di un morbo, che aveva infettato il suo sangue.
“Che devo fare?” mormorò fissando il legno ricurvo, così simile a quel serpente di fuoco, che aveva spazzato via la sua innocenza. “Cos'altro vuoi da me, maledetto mostro. Devo ucciderli con le mie mani, forse così sarai soddisfatto? Ma in fondo è come se l'avessi fatto, non è così? Io non ti obbedirò più, puoi uccidermi, non m'importa, non m'importa più, non voglio ciò che mi hai dato.” afferrò una pietra appuntita e si colpì il braccio.
“Riprenditelo, Severus Piton non sarà più uno schiavo.” gridò.


Continua…




Ops, mi spiace lasciarvi così, ma a questo punto il seguito potete anche immaginarlo, o forse no?Il capitolo della prossima settimana s’intitolerà “per la sua anima”. Vi auguro una buona Pasqua e se volete farmi un regalino pasquale lasciando un piccolo commento…

Ciao, ciao!




  
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