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Autore: Martarfv    23/09/2012    1 recensioni
Dicono che il primo e vero grande amore non si scorda mai. Leo riuscirà a rivivere i suoi migliori momenti adolescenziali tornando ad Oslo, la sua città natale, in cui incontrerà una persona davvero speciale.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi svegliai, la mattina successiva, accecato dalla luce del sole.
Dopo una semplice colazione a base di caffè e cornetto alla crema, presi forza, e andai verso la casa in cui da ragazza abitava Mary.
Avevo paura, la prima volta dopo secoli. Sembrava che fossi tornato bambino, in cui ogni giorno andavo a trovare la mia amica e futura ragazza.
Con passo insicuro arrivai finalmente davanti la porta di casa Berg. Suonai. Suonai una seconda volta.
“Chi è?” una voce roca provenne dall’interno. Sentivo i passi del signore che si avvicinavano alla porta.
“Salve sono Leo. Sto cercando Mary Berg… abita ancora qui?”
Il signore aprii la porta. Eravamo in una realtà completamente diversa da Milano, ad Oslo le persone non avevano paura di aprire la porta ad un estraneo.
“Oh, caro ragazzo. Piacere io sono Benjamin Dahl. Non conosco nessuna Mary Berg né la sua famiglia. Ho comprato questa casa nove anni fa, non so dirti altro, mi dispiace.”
Il mio cuore smise di battere. Sembrava impossibile. Mi mancava il fiato.
“Grazie mille.” Mi diressi a passo svelto verso la mia vecchia casa e nuovo cinema, lasciando l’anziano signore sulla porta mentre mi guardava andare via a passo svelto.
Mi strinsi dentro il cappotto, cercando di non far passare l’aria.
Rimasi così per parecchio tempo, lasciando scorrere le lancette. Osservai signori o ragazzi dirigersi a passo rapido verso mete a me sconosciute.
Presi coraggio e andai da mia nonna.
Lei era rimasta qui, sola, ma con un grandissimo cuore. Sposata con la Norvegia da quando aveva ventun’anni.
Madre di mia madre. La signora, o come preferiva farsi chiamare lei, signorina Amanda Olsen.
Con mia grande fortuna la casa era rimasta la stessa. Una piccola costruzione di mattoni accanto al fiume Akerselva.
Bussai alla porta e mi venne ad aprire un’anziana signora con la fisionomia uguale a quella di mia nonna.
“Nonna, ciao, sono Leo. Sono tornato.”
Le brillarono gli occhi. Mi strinse la mano e mi portò dentro la sua casa. Annusai e riconobbi il profumo che, anche quand’ero piccolo, invadeva il soggiorno.
“Oddio Leo. Sei davvero tu? Pensavo non saresti più tornato! Come stai?” Mi toccava il viso, quasi come se volesse riconoscere il mio volto attraverso il tatto e non con gli occhi.
“Nonna sto bene, tu anzi come stai? Ti abbiamo lasciata qui, sola, per dieci lunghi anni.” “ma che mi importa! Io sono vecchia, non ho bisogno di voi che vi rimboccate le maniche per me, so ancora cavarmela da sola. Anzi dimmi perché sei venuto qui, sicuramente non per rivedere la tua bellissima nonna”
Amavo quel suo modo di fare. Aveva la risposta sempre pronta, era una nonna fantastica.
“Hai ragione nonna. Sono venuto qui per rivedere Mary. L’ho cercata nella sua vecchia casa, ma l’hanno venduta. Non sapevo dove andarla a cercare e così sono venuto da te. Sai sempre tutto di tutti, presumo quindi che sai anche dove possa essere andata Mary con la sua famiglia.”
“Oh, capisco. Beh, ora è andata a vivere in una casetta qua vicino. Qualcuno con la testa, questo posto è meraviglioso! Se prosegui, uscendo da casa, sulla destra troverai una villa enorme. Là rivedrai anche Mary.” “Grazie nonna. Ti voglio bene.” E mentre rincorrevo il mio sogno nonna mi urlò “Quando tornerai?” e io, correndo a testa alta, inciampando sui rami caduti degli alberi le risposi urlando  “Tornerò con la fede al dito!”
La  notai subito la casa. Era una villa ottocentesca, molto lussuosa ed elegante.
Suonai il campanello con foga. Avevo il bisogno di rivederla.
“Un attimo, sto venendo!”
Aprì la porta e senza porre attenzione al mio sguardo mi disse “lascia pure la pizza qua, mio marito ancora non è arrivato”.
La guardai sorpreso. Era cambiata molto. Ripresi nuovamente la foto tra le mani e confrontandole notai che in questi dieci anni era cambiata radicalmente. Quei bellissimi capelli castani, lunghi fino alle natiche erano stati sostituiti da capello biondo raccolto in una crocchia.
Indossava un abito molto elegante ed era truccata in un modo che la rendeva irriconoscibile. Lei odiava truccarsi e quando eravamo fidanzati disprezzava gli abiti eleganti.
“Mary..” sussurrai. Si girò lentamente, quasi avesse paura di rivedere l’uomo che aveva davanti. “Leo..”
Giratasi completamente alzai la foto in modo che potesse vederla e riconoscermi.
“Oh mio Dio, Leo cosa ci fai qua? Entra sù!” la guardai muoversi con sicurezza per quel corridoio così sfarzoso. Possedevano quadri famosissimi, ma molto probabilmente non originali.
Mi accompagnò in cucina, dove mi offrì dei pasticcini e un po’ di tè, ma rifiutai.
La guardavo negli occhi e spesso lei ricambiava il mio sguardo, ma sapevo che ormai le cose fra noi erano interamente cambiate.
“Oddio, non pensavo di averti rivisto mai più. Come stai?”
“Io sto bene. Mi sono laureato e diplomato ed ora sono un avvocato in Italia.”
 “Hai realizzato il tuo sogno. Io, al contrario tuo, ho avuto una vita molto travagliata, ma fortunatamente Dio mi ha premiata dopo tutte le mie tristezze. Dopo la tua partenza i miei genitori sono morti, lasciandomi sola. Mi hanno accolto i genitori di Finn, mio marito. Mi hanno cresciuta come una figlia, mi hanno cambiato la vita. Ma ho dovuto lavorare duramente. Il mio secondo padre era un architetto e ho dovuto aiutarlo in molti suoi lavori. Sono cresciuta così.” Fece una pausa, aveva gli occhi lucidi, bevve un sorso di tè e continuò “ho assistito alla distruzione della tua casa per la realizzazione del nuovo cinema. Ho pianto molto. Poi ho riflettuto, a venticinque anni ancora non avevo realizzato nulla della mia vita. Non potevo rimanere appesa ad un filo aspettando tutta la vita il tuo ritorno; mi avevi promesso che saresti ricomparso, ma non l’hai fatto. Ho dovuto proseguire e l’unica possibilità era sposarmi con Finn. Ora abbiamo una bambina bellissima. Leo, davvero, mi sei mancato.”
“Anche tu, amore mio. Sono tornato per te. Ho atteso fino a ventotto fottuti anni di ritornare ed abbracciarti. Sembro essere tornato bambino. Io ti amo e ti amerò per sempre. Pensavo anche tu mi volessi ancora bene, ma ho visto che hai realizzato tutta la tua vita, completando il puzzle senza di me.
Mi ha fatto piacere rivederti, addio, questa volta per sempre, senza promesse.”
Le lasciai la foto sul tavolino senza che lei se ne accorgesse. Stava piangendo.
Non riuscì a dire nulla, non doveva.
Mi allontanai da lei, deluso ed amareggiato. Mi chiusi la porta alle spalle, lasciando dietro di me i miei ricordi più belli dell’infanzia.
Tornai da mia nonna, raccontandole tutta la storia. L’unica capace di ascoltarmi veramente.
Rimasi quindi gli ultimi cinque giorni dentro quella casetta, afflitto.
 
Il settimo giorno, la mattina alle 10.00 ero all’aeroporto. Solo come all’andata. Con qualche peso in meno, ma con un cuore più ponderoso.
“Addio Oslo” sussurrai.
Fu come un sogno. Mi trovai davanti Mary, con una felpa nera e un paio di jeans semplicissimi e fortunatamente struccata.
Mi abbracciò con gli occhi ripieni di lacrimoni. Era bellissima. “Leo, ti amo” “Anche io, ti ho sempre amata e sempre ti amerò.”
Mi lasciò così, con un ricordo così vivo ed acceso di dieci anni addietro.
Sotto di noi si stagliava immensa la Germania. Era impossibile individuare sopra quale regione fossimo, ma a distogliere il mio sguardo  dalla libertà furono gli assistenti di volo che ci avvisavano che saremmo arrivati dopo un’ora in Italia.

 

Ho dovuto dividere la storia in capitoli poiché mi sono accorta che effettivamente il testo intero era troppo lungo per essere letto in una sola volta.
Quindi ora la storia d'amore, drammatica e sentimentale, dei due ragazzi viene divisa in 3 capitoli. Recensite in molti, un bacio, Marta
   
 
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