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Autore: LadySherry    23/09/2012    2 recensioni
Era disarmante il modo in cui i suoi occhi sapevano imbarazzarla al punto da non riuscire più a pensare a niente, tranne a quanto fosse meraviglioso stare con lui.
Tom era capace di rendere un “vai a farti fottere” detto col sorriso una vera e propria dichiarazione d'amore. Non importava il contenuto dei suoi discorsi, il tono di voce era così suadente da far cadere chiunque in trappola.
Gli mise una mano sul fianco e si alzò in punta di piedi per lasciargli un piccolo bacio a fior di labbra.
«Buongiorno » disse poi, sorridendo.
«Ciao, piccola» sussurrò Tom.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nine.

 

E alla fine, tutto il resto è silenzio”

(W. Shakespeare)

 

 

«Non posso crederci!» ripeté ancora, per la millesima volta.

Appoggiata alla sua spalla, se ne stavano sul divano di casa di Andreas, il quale nel frattempo si era dileguato a casa Kaulitz con la scusa di fare due chiacchiere con Bill.

Tom sorrise, accarezzando la spalla di Leila. «Devi, perchè sono qui».

Leila alzò lo sguardo, assorta. Nonostante fossero passate solamente poche settimane, aveva l'impressione che fosse cambiato, anche solo di poco. Era come se i suoi lineamenti fossero più marcati, più duri, più...adulti. Il ragazzo che prima aveva visto in televisione, ora era lì, accanto a lei, come se tutto quel successo fosse niente in confronto.

«Mi sei mancato. Ed è difficile fare finta di niente, quando qualche ragazza parla di te come se fossi suo marito!».

«Ah-ah! Sei gelosa?» chiese, ridacchiando divertito.

«Be'... Non puoi biasimarmi!».

«Hai ragione. Sono proprio un figo da paura!».

Leila gli mollò un leggero pugno sul braccio, fingendosi offesa. Dopotutto le erano mancati anche quei momenti, quelli in cui potevano parlare liberamente, fingere di arrabbiarsi e poi tornare a sorridere. Anche se aveva la sensazione di trovarsi almeno un centinaio di anni distanti luce da lui.

«Quando partirai di nuovo?» domandò improvvisamente, spezzando il silenzio.

Tom sbuffò. «Dobbiamo parlarne proprio adesso?».

«Sì».

«Parto domenica, starò via un paio di mesi. Contenta, adesso?».

Leila sbatté le ciglia più volte, infastidita. «No, che non sono contenta! Mio Dio, Tom, ti sembra normale? Come faccio a essere contenta di una cosa del genere? E ciò che più mi infastidisce è che alla fine sembro io quella che non lascia i propri spazi, che sembra assillante, una sanguisuga, insomma. E io non voglio essere una sanguisuga perchè le sanguisughe mi fanno schifo!».

«Non posso farci niente. E' il mio lavoro, è ciò che amo fare e non rinuncerò a tutto questo. Non lo posso fare per me, per Bill, per la band, per tutti, insomma!».

«Tra me e la band verrà sempre prima la band, vero?».

Abbassò lo sguardo, consapevole. Conosceva già la risposta, non aveva bisogno di sentirselo dire. L'avevo chiesto per rendersi conto una volta per tutte quali fossero le priorità per Tom. E, dopotutto, sapeva che era giusto così. Se lei avesse avuto un sogno che improvvisamente qualunque aveva deciso di realizzare, avrebbe di certo accettato senza esitare minimamente.

Tom prese il suo viso tra le mani, costringendola a guardarlo dritto negli occhi.

«Ascolta, il fatto che io metta al primo posto la mia band non significa che vieni dopo. Semplicemente ho bisogno di trovare un equilibrio. Quando torno a casa, come oggi, e ti trovo ad aspettarmi, è la cosa più bella che io possa desiderare. Hai idea di quante notti ho passato immaginandomi il tuo sorriso quando ci saremmo rivisti? La band ha bisogno di me, e io ho bisogno di loro. Ma ho bisogno anche di te. Perciò ti prego, non mollare. Fallo per me».

Le sembrava un motivo più che convincente per non alzarsi da lì e andarsene, nonostante avesse una gran voglia di uscire e schiarirsi le idee da sola.

La verità era che avevano passato così poco tempo insieme che ogni secondo diventava prezioso, ogni minuto diventava necessario. E le ore erano sempre troppo corte e troppo poche. Quali sarebbero state le conseguenze non lo sapeva ancora, dopotutto era difficile fare previsione con così pochi fatti. Ma era come se ci fosse sempre qualcosa o qualcuno a ricordare loro quali fossero le priorità, i doveri, le decisioni giuste da prendere e una miriade di altri cose che aspettavano solo di essere compiute, con un'insistenza quasi soffocante.

Leila annuì, afferrando le mani di Tom tra le proprie. «Penelope e Ulisse, no?».

 

 

 

 

 

«... Alla fine non abbiamo risolto. Vuole che io vada da lui nel week-end ma... E' impazzito? Non ci conosciamo nemmeno e poi... Leila? Mi stai ascoltando?».

Clara, la sua migliore amica da sempre, unica indiscussa ad avere scoop sui Tokio Hotel a tempo record, amministratrice del Forum Ufficiale della band e la persona più adatta in consigli d'amore. Peccato che Leila non fosse psicologicamente in grado di curare i problemi dell'amica, dal momento che, come diceva Clara, era “occupata a salvare la sua adolescenza”.

Leila scosse la testa, dispiaciuta. «Scusa, stavo...».

«L'hai fatto di nuovo!».

«Cosa?».

«E' sempre nei tuoi pensieri. Forse è questo il tuo problema, sai? Lo pensi troppo. Per carità, è bello vedere che ti doni totalmente al tuo ragazzo, e probabilmente è lo stesso per lui, ma forse la sua sopravvivenza è data dal fatto che almeno ha altro a cui pensare!».

La ragazza la guardò, confusa. «Dovrei trovarmi un...hobby?».

«Anche più di uno, sweety» rispose Clara, facendole l'occhiolino.

Leila sorrise, divertita. Considerando le parole dell'amica, doveva dire che effettivamente aveva ragione.

Le serviva un diversivo, un modo per evadere da quell'oppressione da cui non riusciva a liberarsi.

«Mi sa che hai ragione!».

 

 

 

 

 

«Bill! Hai visto la fascia nera e bianca?» urlò Tom, dalla sua stanza.

Il fratello si affacciò alla porta, scuotendo la testa. «No, perchè?».

«Non riesco a trovarla. Non vorrei averla persa, sarebbe un peccato...».

«Per quale motivo? Ne hai a centinaia!».

«Ma quella me l'aveva regalata Leila prima di partire. Ci rimarrebbe male se sapesse che tra tutte quelle che ho sono riuscito a perdere proprio la sua».

Bill sorrise, compiaciuto. Non aveva mai dubitato che suo fratello fosse un caso disperato, ma erano quelli i momenti che in cui gli piaceva ricordare quale dei due era il gemello intelligente. Vedeva Tom affannarsi per una stupida fascia sapendo perfettamente che avrebbe preferito perdere una delle sue Gibson, piuttosto che dire alla sua ragazza di aver perso qualcosa di regalato da lei.

«Tom, vedrai che sarà da qualche parte, magari sotto quella marea di vestiti che ti ostini ad accatastare a caso, no?».

«Mhm, sì, può darsi» farfugliò, per poi tornare a svuotare la valigia alla disperata ricerca di quella fascia.

Bill si rifugiò nuovamente nella sua stanza chiudendo la porta, quasi sorridendo. Suo fratello era così complicato che a volte, ascoltando i suoi disastri, si sentiva rincuorato dal fatto che la sua autostima si alzava di parecchio.

Prese in mano il cellulare, quasi speranzoso di aver ricevuto un messaggio o una chiamata. Uno dei problemi maggiori dell'avere il gene Kaulitz – come lo chiamava Tom – è che, per quanto tu possa essere spavaldo e sicuro con una ragazza, se ti piace davvero divenuti un ameba.

Scosse la testa, contrariato. Non era mai stato il tipo da lasciarsi andare così tanto, nonostante fosse alla continua ricerca i quell'amore che gli stava portando così tanta fortuna con i Tokio Hotel.

Compose il suo numero senza passare prima dalla rubrica a controllare. Lo sapeva a memoria.

Non appena cliccò sul tasto verde della chiamata, vide comparire sullo schermo il nome di lei. Erika. Aveva il nome di un fiore, e questo forse era il dettaglio che più gli piaceva.

Attese giusto il tempo di qualche squillo, che a lui però parve un'eternità, prima che qualcuno rispondesse dall'altro capo del telefono.

«Pronto?».

«Ehm... Ciao, sono Bill!».

La ragazza sorrise, felice. «Ciao!».

Bill attese un attimo. Ormai non controllava più i suoi pensieri.

«Mi manchi» disse, tutto d'un fiato.

Erika ridacchiò, divertita. «Anche tu».

 

 

 

 

 

Note: Ooookay! Here we are! Sappiate che questo capitolo, nonostante non sia tra i migliore, è comunque necessario e tutto sommato apprezzabile. Necessario perchè da qui partiranno una serie di capitoli che, spero, vi piaceranno. Vi informo che oggi – Domenica 23 Settembre – è il mio ultimo giorno di libertà, dopodiché inizierò scuola anche io e addio al tempo libero per scrivere. Cercherò di postare almeno una o due volte a settimana, perchè voglio finire questa prima parte della storia per la metà o alla lunga per la fine di Ottobre, perchè non vedo l'ora di iniziare la seconda parte! By the way, godetevi il capitolo e... fatemi sapere cosa ne pensate, come sempre :)

Un bacio grande grandissimo,

Ladys

  
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