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Autore: fedamon88    23/09/2012    7 recensioni
[Dal testo: Pov Nina "Improvvisamente mi scontro con due occhi color ghiaccio spettacolari.
Il mio cuore prende a battere veloce e la schiena viene attraversata da milioni di brividi.
Rimango stupita da quello sguardo magnetico, che ancora non ha abbandonato il contatto con il mio. Le pupille dello sconosciuto sono impalpabilmente dilatate e un luccichio le attraversa.
Dischiudo le labbra in cerca d’aria e uno strano formicolio mi attraversa il corpo. Le gambe si fanno improvvisamente molli, tanto che quasi non riescono più a sorreggere il mio peso.
Così mi appoggio al distributore dell’acqua per evitare di cadere rovinosamente a terra.
Il suo tono è caldo e terribilmente sensuale e per un attimo mi perdo nella profondità dei suoi occhi, che sembrano vogliano cercare nei miei, uno spiraglio che li conduca alla mia anima." ]
E' una storia sul cast di Vampire Diaries, più precisamente è incentrata su un amore che nascerà.
Parte dalla creazione della serie, e arriva fino ad oggi.
Ripercorrerò dal punto di vista di Nina e, qualche volta, di Ian la loro storia in questa loro seconda, grande famiglia: TVD.
Spero vi piacerà!.
STORIA IN FASE DI REVISIONE.REVISIONATA FINO AL QUINTO CAPITOLO
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nina’s pov



Varco la soglia della stanza, immergendomi nella penombra e negli ultimi barlumi di luce rossastra del tramonto che riempiono lo spazio.
I contrasti di luce e ombra crearti dal sole e da alcune abat-jur poste agli angoli della camera, donano al luogo un’atmosfera calda, accogliente ed estremamente rilassante.
In completa opposizione al groviglio caotico di emozioni, che si agita convulsamente nel mio corpo e nel mio petto.
Prendo un bel respiro e cerco di trovare quel lato di me più forte e determinato.
In un momento riesco ad isolare dalla mia mente quei sette giorni passati, estremamente difficili e dolorosi.
Trasporto nell’angolo più recondito tutti gli sguardi freddi e intrisi di cattiveria, che mi ha lanciato Ian in quella settimana. Ad ogni occhiata sentivo il mio cuore gelarsi tra le spire di dolore e sprofondare nel mio petto, sgretolandosi ogni secondo di più.
Ma la parte più brutta di tutta questa situazione è che non so assolutamente il motivo del suo comportamento. Come mai si stia comportando tanto malignamente con me.
Interrompo i miei pensieri, che hanno iniziato ad animarsi, e mi concentro sul momento.
Muovo qualche passo di fronte a me, avvertendo il ticchettio dei miei tacchi sul parquet, echeggiare leggeri nell’ambiente, e, perplessa scruto con lo sguardo i dettagli della stanza; poi lentamente mi volto e osservo le scale dalle quali sono venuta alla ricerca di qualcuno.
<< Stefan? >> domando esitante e incerta, aspettando una risposta.
<< Meglio. Io. >> una voce più calda e vellutata risponde con una nota sarcastica alla mia domanda e il mio cuore inizia subito una corsa impetuosa.
Sussulto e perdo un paio di battiti quando i miei occhi incontrano il suo corpo.
Schiudo le labbra e il mio respiro si fa trafelato proprio nel momento in cui il mio sguardo percorre lentamente ogni singolo dettaglio dei suoi addominali e pettorali, lasciati completamente scoperti.
Infatti indossa solamente un paio di jeans aderenti, neri, con una cinta in vita.
Osservo affascinata ogni centimetro di quella pelle diafana.
Dalla lieve e sottile striscia di peluria, che parte da sotto la stoffa ruvida e nera dei pantaloni, all’ombelico, che mi fa contrarre lo stomaco in una morsa piacevolmente fastidiosa. Il solco marcato tra gli addominali e le varie fasce muscolari cesellate dell’addome. Risalgo fino al petto dove i muscoli sviluppati sono più esposti. Osservo estasiata quei due cerchietti rosa che per il freddo si sono inturgiditi e un brivido d’eccitazione mi attraversa la schiena.
Continuo la mia analisi estremamente dettagliata e piacevole, passando a scrutare le spalle possenti e ampie, che mi fanno nascere la voglia di accarezzarle e vezzeggiarle per intere ore, arrivo ai bicipiti torniti e marcati e finisco per risalire sul suo volto.
Ostenta un’espressione lievemente corrucciata, ma non mi sfugge il guizzo di compiacimento e malizia che gli passa nello sguardo.
Il tutto non dura più di pochi instanti, che però a me, sembrano minuti interi.
Mi riprendo dall’annichilimento che quella vista mi ha causato e aggrotto la fronte, accigliandomi e guardandolo con un cipiglio dubbioso.
<< Sembri… >> mormoro iniziando la frase con tono quasi autoritario ma lui mi interrompe iniziando la sua lenta, estenuante e strascicata camminata verso di me.
<< Affascinante? Stupendo? >> chiede con una nota di malizia nella voce, fintamente impastata dalla stanchezza e dall’alcool.
Si avvicina di un altro passo catturando e imprigionando il mio sguardo al suo, costringendomi ad indietreggiare con il busto, a causa della sua vicinanza troppo repentina e improvvisa.
<< Irresistibile? >> sussurra, finendo la serie di domande, ad un centimetro dalle mie labbra, stregandomi con l’azzurro intenso dei suoi occhi.
Il cuore mi batte talmente forte che mi rimbomba nelle orecchie e il mio respiro si fa irregolare e quasi ansante, ma riesco, nonostante tutto, a celare almeno in minima parte, le milioni di sensazioni contrastanti che volteggiano nel mio corpo.
C’è una cosa che mi stupisce in maniera quasi dolorosa, ed è il fatto che adesso Ian è normale. E’ il mio Ian. E’ tornato ad essere il vero lui. Lo vedo nel suo sguardo, lo colgo nei suoi gesti naturali e lo percepisco dal calore che emana.
Una domanda mi sorge spontanea e non posso fare a meno di chiedermi come mai solo durante le riprese Ian torni ed essere il mio migliore amico e un attimo dopo che le telecamere vengono spente, il suo sguardo si raggeli e torni ad essere freddo e meschino.
<< Distrutto >> mormoro guardandolo per un secondo con compassione.
<< Sembri davvero distrutto. >> aggiungo sentendo le parole provenirmi dal cuore e con lo sguardo cerco di trasmettergli una muta richiesta.
E’ quasi ironico vedere come, in questo momento, le battute dei copioni corrispondano perfettamente alla realtà
A quell’affermazione scrolla le spalle con nonchalance e alza le sopracciglia in un gesto incurante.
<< Non ce n’è ragione >> mastica lentamente e difficilmente le parole, interpretando alla perfezione la parte della persona non perfettamente lucida.
Quelle parole mi arrivano dritte al cuore come una stilettata.
Mentre ripete la frase posa lo sguardo nel mio e il mio cuore perde un battito. Sta cercando di dirmi qualcosa. Lo scorgo nelle sue pupille dilatate e lucide.
Sì che c’è una ragione.
E’ questo che sta cercando di dirmi.
Il copione e le battute di questa scena sono talmente uguali a tutta la situazione che stiamo vivendo, che la coincidenza mi fa rabbrividire. Stiamo vivendo la stessa realtà per due volte e ciò, per un secondo mi fa girare la testa.
Mi sento quasi di stare per svenire. Improvvisamente tutto è diventato troppo strano, troppo doloroso e confuso. Non riesco più a distinguere quale sia la realtà e la finzione.
Ian sta fingendo anche nella nostra vita o solo ora? Cosa stanno cercando di dirmi quei due occhi speranzosi e carichi di senso di colpa?
In questo momento è Damon, l’Ian freddo e meschino o il mio migliore amico?
Socchiudo le palpebre e inspiro l’aria cercando di calmare i battiti frenetici del mio cuore e di far sparire l’improvviso e occludente cerchio alla testa, che mi sta stordendo, comprimendomi il capo in una morsa dolorosa, che mi procura continue fitte lancinanti.
Il respiro è stato ostruito da un improvviso groppo di ansia e preoccupazione, che mi si è annidato in gola e un senso di forte ansia mi ha attaccato lo stomaco.
Le orecchie iniziano a fischiarmi e percepisco le mie gambe diventare tutto ad un tratto, deboli e incapaci di sostenere il peso del mio corpo.
Le ultime cose che sento sono lo “stop” di Kevin e il mio nome, pronunciato da quelle labbra con un tono estremamente angosciato e terrorizzato.
Poi i dettagli del viso scioccato di Ian sbiadiscono e ogni cosa si appanna fin quando l’oscurità mi travolge, trascinandomi con sé nel buio totale.
 
<< Nina >> un sussurro dolce e melodioso mi arriva ovattato e sconnesso alle orecchie, stuzzicando il mio cuore e la mia lucidità.
Avverto i muscoli intorpiditi delle gambe e delle braccia riacquistare la sensibilità e qualcosa di soffice e delicato sfiorarmi appena una guancia.
Riesco lentamente a risalire in superficie, da quel mare di oscurità e tenebra e scorgere, a poco a poco, la luce farsi più intensa, fin quando cautamente dischiudo le palpebre.
Quel qualcosa che stava disegnando forme astratte sulla pelle del mio viso, si ferma evidentemente catturato dal mio risveglio.
Impiego pochi secondi per riacquisire la nitidezza e mettere a fuoco le forme e i dettagli di ciò che mi circonda.
Appena le mie pupille si dilatano, incontrano due iridi color ghiaccio, che mi osservano sollevate e un sorriso rassicurato e brillante che mi lascia senza fiato per alcuni secondi.
Aggrotto la fronte e corruccio le labbra perplessa, portandomi una mano alla tempia, cercando di capire e ricordare cosa è successo.
Lancio un’occhiata veloce al luogo in cui mi trovo e mi stupisco di vedere che sono nel mio camerino, stesa sul divano morbido e comodo.
Sbatto le palpebre cercando di estrapolare i ricordi di come sono finita qui, accanto ad un Ian che ora mi guarda pensieroso.
Scavo nella mente ma l’unica reminiscenza che ho, è l’espressione di puro terrore sul viso del mio amico e i dettagli della camera da letto di Stefan che sbiadivano lentamente, offuscandosi poi del tutto.
<< Che cosa è successo? >> biascico con voce flebile e arrochita, evitando di guardarlo.
Cerco di tirarmi su a sedere quando una mano mi blocca, afferrandomi gentilmente per la spalla.
Subito un brivido di sorpresa e stupore si propaga nel mio corpo a quel contatto.
Da quanto Ian non mi parlava più? Non mi toccava più? Da quanto non sentivo il calore del suo corpo così vicino, avvolgermi come una coperta?
Alzo il viso attonita e incrocio i suoi occhi cristallini che mi guardano premurosamente e dolcemente.
<< E’ ancora presto per alzarsi. Rimani ancora un po’ stesa, lascia che il tuo corpo riprenda sensibilità. Vuoi un cuscino? >> chiede gentilmente, lasciandomi completamente senza parole.
Schiudo le labbra sbigottita e annuisco flebilmente come un automa, fissandolo per interminabili minuti mentre, rivolgendomi un altro sorriso di rassicurazione, si piega leggermente verso la poltrona e afferra un cuscino che poi mi sistema dietro la testa in modo tale che io possa stare più comoda e guardarlo meglio, mentre si risiede compostamente sul bordo del divano, accanto al mio corpo ancora disteso.
Un groviglio di pensieri confusi inizia a riempirmi la testa.
Dove sono finita? In un universo parallelo nel quale Ian è tornato ad essere il mio Ian, o sto semplicemente sognando?.
<< Sei svenuta circa dieci minuti fa. Hanno detto che, probabilmente, è stato un improvviso calo di pressione. >> mi informa con voce calibrata e pacata, soppesando le parole, in attesa di una mia reazione.
Io continuo ad evitare il suo sguardo, saettando distrattamente da un parte all’altra del camerino in cerca di qualcosa che attiri la mia attenzione ma a quella notizia, trattengo il respiro sorpresa.
Non mi ricordo di essere svenuta. Nella mia testa ora c’è solo una gran confusione. Non riesco a comprendere ciò che mi sta capitando intorno.
<< Ci hai fatti preoccupare molto. >> aggiunge, continuando a guardarmi.
Percepisco i suoi occhi indugiare su di me e questo mi fa battere il cuore a mille ma le parole che pronuncia e, soprattutto, quella particella pronominale che coinvolge anche lui, mi fa mancare un battito.
Quella frase cattura la mia attenzione e alzo lo sguardo nuovamente meravigliata.
Non possono essere vere queste due pupille ardenti di una strana luce di preoccupazione, senso di colpa e sollievo. Cosa sta succedendo?.
Dove è finito quell’Ian freddo e meschino che fino a meno di un’ora fa mi lanciava occhiate disgustate, non si avvicinava neanche ad un metro di distanza da me e non mi rivolgeva alcuna parola?.
Questi sbalzi d’umore repentini e drastici mi stanno confondendo ancora di più le idee.
<< Sto sognando. >> mormoro convinta, una volta arrivata alla conclusione del mio ragionamento.
Non ci può essere altra soluzione. Deve essere per forza un’illusione quella che sto vivendo.
Lo sguardo del mio amico s’incupisce lievemente e corruga la fronte sorpreso e al contempo perplesso.
<< Perché dici che stai sognando, Nina? Questa è la realtà. >> mi assicura lui, avvicinandosi con il busto al mio petto e diminuendo la distanza tra i nostri visi.
Mi scruta incuriosito. Arpiona le mie pupille e, nuovamente le fonde alle mie, cercando di entrarmi dentro e leggere la mia anima ma io mi ritraggo, spaventata da ciò che potrebbe succedere. Succube del dubbio, della confusione e del dolore lo guardo intimorita.
La sua espressione cambia al mio sguardo e si fa mortificata. Leggo nei suoi occhi l’amarezza e il senso di colpa e ciò mi colpisce come uno schiaffo in pieno viso.
<< Non può essere vero che tu sia tornato a parlarmi. Deve essere solo un’illusione. So che quando mi sveglierò, tornerò ad essere tormentata dal dolore. >> mormoro convinta delle mie parole.
Sono capitata in un meraviglioso sogno che purtroppo, so che finirà presto.
Il viso di Ian si rabbuia e abbassa lievemente il capo, nascondendo la verità che gli si potrebbe leggere negli occhi.
Mi accorgo che ho pochi istanti per sapere la verità.
Sento il tempo scorrermi veloce sulla pelle e ciò mi procura una scarica d’adrenalina, che si propaga in tutto il corpo, lasciandomi ansante e ancora più confusa.
I pensieri sono divenuti un brusio insopportabile che mi rimbomba nella testa e nelle orecchie.
Agitata, mi alzo velocemente in ginocchio sul morbido tessuto e in un gesto improvviso, dettato dall’istinto, afferro il viso di Ian tra le mani e lo sollevo di poco per incrociare i suoi zaffiri.
I suoi occhi tradiscono i suoi sentimenti. Mi ritrovo di fronte due pupille dilatate per la sofferenza, lucide per le lacrime che si stanno formando e cariche di senso di colpa.
Il cuore mi batte talmente forte che credo che da un momento all’altro possa uscirmi dal petto.
Non ho tempo da perdere, ho i minuti contati e percepisco già le grinfie dell’oscurità e della realtà afferrarmi per la stoffa della maglietta e strattonarmi verso il precipizio del tormento e del dolore.    
<< Se questa è la realtà e forse ho solo questi pochi minuti per parlare con il mio amico, allora voglio chiedergli che cosa è successo. Perché è cambiato così profondamente. Cosa ti ho fatto? >> mormoro velocemente scuotendo leggermente il suo viso, chiuso a coppa tra le mie mani.
I suoi occhi si sgranano impercettibilmente per lo stupore e le sue labbra si schiudono in cerca d’aria.
La pelle liscia e morbida del suo viso a contatto con i miei palmi mi attanaglia il cuore in una morsa di felicità. Mi beo della sensazioni di conforto e sicurezza che mi da e continuo a stringerlo in attesa di una risposta.
Quanto mi era mancato accarezzare la sua pelle e crogiolarmi nel suo profumo delizioso…
<< Ti prego Ian, dimmi cosa è successo. Non riesco ad andare avanti senza di te. >> mormoro sconfortata mordendomi irrequieta un labbro.
Rimango io stessa stupita della mia affermazione, venuta direttamente dal cuore. Sono sicura che è solo un’illusione, che presto svanirà ogni cosa e nessuno si ricorderà nulla di tutto ciò, perché questo, sono convinta, è totalmente frutto della mia immaginazione.
Leggo nello sguardo di Ian meraviglia, titubanza e confusione.
Il cuore mi batte all’impazzata e l’attesa della risposta mi porta una nuova scarica di adrenalina, che mi mozza il respiro nel petto.
Lo supplico con gli occhi e vedo, le sue labbra aprirsi, inspirare l’aria e sussurrare.
<< Io… >> inizia lentamente ma le sue parole vengono interrotte, d’un tratto, da alcuni colpi secchi e cadenzati al legno della porta.
Attonita volgo lo sguardo al legno, che si socchiude e mostra il viso sorridente di Paul, che spunta da una fessura.
La consapevolezza che tutto ciò che ho appena vissuto sia reale, mi travolge in pieno come un’onda anomala e,  di scatto, scosto le mani dal viso di Ian, come scottata da quel contatto.
Poi lo guardo atterrita e sbigottita.
Le rivelazioni che gli ho appena fatto erano vere? Tutto questo era vero? Il mio amico era veramente qui con me? Quello che si è sempre preso cura di me, con cui ho sempre scherzato e a cui voglio un bene dell’anima?.
Sgrano gli occhi terrorizzata e mi allontano dal suo corpo, finendo sul bordo opposto del divano.
Il corpo di Ian si è irrigidito e ora mi guarda estremamente mortificato e sofferente, come se gli avessero legato al petto, con pesanti catene di metallo, il macigno gravoso del senso di colpa.
<< Vi lascio soli. >> mormora con tono neutro e impassibile, mentre si alza fluidamente dal divano  e si incammina a passo lento e dinoccolato, verso l’uscita della stanza.
Passo a guardare Paul, che a sua volta sta osservando Ian e che gli  lancia un’occhiata comprensiva e d’incoraggiamento.
Sposto lo sguardo dal corpo dell’uno a quello dell’altro completamente sbigottita.
La confusione e la sofferenza penetrano sottilmente nella mia pelle e riempiono ogni singola cellula, costringendomi ad aprire la bocca in cerca d’aria ed a sgranare gli occhi scioccata.
La consapevolezza che tutto è tornato alle realtà e che la freddezza e la meschinità di Ian sono pronte, nuovamente, a torturarmi, s’infiltra nel mio sangue e arriva al cuore, dove percepisco come minuscoli spilli incandescenti trafiggermi ogni millimetro del muscolo che batte nel mio petto, procurandomi continue e perpetui fitte di dolore allo sterno.
Un forte senso di inquietudine si è annidato nel mio stomaco, comprimendolo in una dolorosa morsa e gli arti mi formicolano fastidiosamente, diventando, ad ogni mio respiro, sempre più trafelato, pesanti e molli.
La testa mi pulsa e roventi lame affilate mi escoriano le tempie, costringendomi a strizzare gli occhi per evitare di urlare dal dolore.
Un groppo di ansia, terrore, confusione e amarezza cresce, pian piano nella mia gola, impedendomi di respirare bene.
Boccheggio e sento salire il groviglio di sensazioni ai miei occhi, formando grosse e dense lacrime salate che mi appannano la vista.
I battiti esagitati del mio cuore mi rimbombano nelle orecchie come il suono di mille tamburi in una marcia.
Riesco a malapena a scorgere Paul, che con sguardo terribilmente dispiaciuto e compassionevole, mi si avvicina e, senza dire una parola, capendo il mio stato d’animo e la situazione, mi avvolge le braccia intorno alle spalle e mi attira a sé, lasciandomi sfogare.
Affondo il viso nel suo petto e, non riuscendo più a reggere tutta la tensione, lo stress, l’inquietudine, il dolore e la confusione che mi hanno posseduta in questi giorni, mi lascio andare ad un singhiozzo liberatorio e, finalmente, scoppio a piangere, stringendo convulsamente la stoffa della camicia azzurra del mio amico tra le dita.
Mi rannicchio accanto a lui e mi lascio andare.
Le lacrime scendono silenziose, ma estremamente pesanti e logoranti sulle mie guance. Lasciano scie trasparenti dietro di loro, che sulla mia pelle bruciano come acido.
Chiudo gli occhi e trattengo a stento un singulto, sentendo la mia mente elaborare milioni di pensieri.
Perché mi stai facendo questo, Ian? Cosa ho fatto di male per meritare questo castigo?.
Con queste domande a solcarmi profondamente l’anima e il cuore, continuo ad abbandonarmi al calore, all’affetto e alla vicinanza del corpo del mio amico, che mi accarezza dolcemente i capelli, come farebbe un fratello e mi mormora parole dolci.


Ian’s pov


Cretino.
Ecco cosa sono.
Un miserabile cretino.
Questo è solo uno dei milioni di epiteti poco carini, che mi sta ripetendo insistentemente una vocina maligna e sarcastica dentro la mia testa.
Stringo le labbra e continuo a camminare a lunghe e veloci falcate per gli intricati corridoi degli studios.
Ho bisogno d’aria. Tutto ad un tratto, le pareti, il luogo e il colletto della mia camicia sono divenuti soffocanti e asfissianti.
Il respiro mi si blocca in gola e un forte senso di nausea mi occlude la bocca dello stomaco.
Il viso devastato, confuso e sbigottito di Nina continua a riaffiorare nei miei ricordi ed a comparirmi di fronte, procurandomi fitte di pura sofferenza al cuore.
Abbasso il capo e mi porto una mano alla tempia, massaggiando leggermente la pelle, come a supplicare il brusio fastidioso e persistente dei miei pensieri a smettere di tormentarmi.
Uno spasimo di dolore mi trafigge lo sterno quando, i pochi minuti passati, prima, in compagnia di Nina, riemergono nella mia mente.
Le sue parole sconfortate e quasi disperate rimbombano nelle mie orecchie, causandomi brividi lungo la spina dorsale.
Sento ogni cellula del mio corpo prendere fuoco e le terminazioni nervose dilaniarsi sotto i potenti colpi del senso di colpa.
Spire incandescenti avvolgono il mio cuore in una morsa e liberano gli spilli che contengono, lacerando le arterie e i muscoli.
Trattengo un gemito, strizzando gli occhi e per pochi istanti, mi blocco ansimando, in cerca d’ossigeno.
Mi appoggio con la spalla alla parete del corridoio e alzo fiocamente lo sguardo di fronte a me, vedendo l’uscita di sicurezza, che in questo preciso istante, per me rappresenta la mia ancora di salvezza.
Strascico i piedi cercando di raggiungere la porta d’acciaio.
A stento mi sorreggo, tanto il senso di colpa mi sta abbattendo sotto i suoi potenti colpi.
Le gambe si sono fatte pesanti e ponderose, quasi incapaci di sostenere il peso del mio corpo.
Di nuovo la preoccupazione, il turbamento e l’ansia mi travolgono, riportandomi alla mente l’istante in cui, il corpo di Nina, di fronte a me, perdeva i sensi.
La consapevolezza di essere io la causa del suo male, mi fa sentire un verme. Meschino. Insensibile.
Come ho potuto fare una cosa del genere alla mia piccola Dobrev?.
Come una visione, compaiono di fronte a me  quegli occhioni color nocciola, carichi di speranza, fiducia e illusione.
Credeva fosse in un sogno.
Un’altra stilettata rovente mi trapassa il cuore, quando il pensiero corre a quel momento.
L’ho ferita talmente tanto che non riusciva più a riconoscere quale fosse la realtà e l’utopia, la confusione e il patimento l’hanno sopraffatta. E’ arrivata  a vaneggiare  a causa mia.
Il viluppo di amarezza, afflizione e strazio che mi sta logorando l’anima, sale fino alla testa e mi riempie gli occhi di lacrime calde e salate.
Finalmente, ansante e senza fiato, raggiungo la porta con qualche difficoltà, a causa della vista appannata e della debolezza e spossatezza che hanno posseduto i miei muscoli.
Afferro la maniglia e l’abbasso, spingendo sul vetro con il corpo.
L’uscita si apre e gli ultimi raggi arancioni del sole mi colpiscono il viso, costringendomi a socchiudere le palpebre.
La fredda brezza invernale mi pizzica il viso e mi punge la gola, quando, prendo una grossa boccata d’ossigeno, come se fossi rimasto in apnea per venti minuti.
L’aria pulita e fresca mi ridona vigore, controllo e lucidità, aiutandomi, almeno in parte, a calmare i battiti frenetici del mio cuore e ad ammutolire, di poco, il brusio insistente dei miei pensieri.
Attirato dal senso di libertà e di agiatezza che mi da quello spazio aperto, avanzo di qualche passo, aprendo le palpebre e alzando il volto al cielo, dove striature opale  colorano il cielo creando giochi di colore meravigliosi.
I muscoli delle gambe, improvvisamente cedono e incespico sui miei piedi, perdendo l’equilibrio.
Mi ritrovo, così, con il corpo e il viso schiacciato sul gelido e duro asfalto del retro dell’edificio.
Sono talmente devastato, confuso e costretto, per tutta questa situazione, che non riesco più ad avere neanche il controllo sul mio corpo.
Mi ritrovo a fissare, come in trance, le nuvolette di vapore che fuoriescono velocemente dalla mia bocca, a causa del mio respiro affannoso e stremato.
Alzo lentamente gli occhi al cielo e, debolmente, mi giro supino, ritrovandomi così, di fronte, quello spettacolo della natura che è il tramonto.
Il gelo dell’asfalto umido, sotto di me, m’infonde brividi e s’insinua nella stoffa leggera della mia camicia nera, infrangendosi sulla mia pelle.
In questo momento, però, non avverto nulla.
Tutto intorno a me è sparito.
Il battito del mio cuore rallenta e si calma, i miei respiri si attenuano, divenendo regolari e i miei pensieri si fermano rilassandosi lievemente.
Nonostante tutto, però, non posso evitare di non pensare a quanto io sia stato crudele e meschino e a quanto tutta questa situazione stia diventando insostenibile, dolorosa e terribilmente difficile.
Non so cosa fare, ma non possiamo continuare così.
Questo è sicuro.
Per un attimo mi perdo nell’infinità del rosa sfumato del cielo e il mio sguardo è catturato dalla vista di un uccello che volteggia serenamente e spensieratamente, godendosi la libertà che ha sempre avuto.
Il pensiero mi rammarica e le milioni di sensazioni devastanti tornano a percuotermi l’anima, mozzandomi il respiro.
Ma prima che il senso di colpa possa tornare a dilaniarmi, una salvezza mi appare di fronte.
Gli occhi verde foglia del mio amico mi scrutano perplessi e addolorati.
Non riuscendo ad emettere alcun suono, gli trasmetto con lo sguardo una supplica.
Per mia grazia, coglie al volo la situazione e senza proferire parola, mi aiuta ad alzarmi.
Mi prende il braccio destro, avvolgendoselo lentamente sulle spalle e, portando l’altra sua mano sul mio fianco sinistro, per sorreggermi, mi guida e mi sostiene fino alla porta degli studios.
<< Ian. >> mi chiama voltandosi a guardarmi.
Mi sento malissimo. Un senso forte di nausea mi ha avviluppato lo stomaco, rischiando di farmi risalire continui conati di bile su per la gola. So che il mio viso è una maschera grigia di pura sofferenza, ma in questo momento, l’unica cosa che mi interessa è risolvere questa situazione e poter spiegare ogni cosa a Nina.
Alzo il capo e incontro gli occhi preoccupati di Paul, che alla vista dei miei, si sgranano impercettibilmente divenendo una ammasso di apprensione, inquietudine e ansia.
<< Ho parlato con Nina, ho cercato di tranquillizzarla e si è sfogata. Quando l’ho lasciata a raccogliere le sue cose, mi è sembrata molto più serena. E’ una ragazza forte, Ian, riuscirà a superare questa cosa. >> mi informa Paul soppesando cautamente le parole.
Gli rivolgo uno sguardo intimorito e scuoto leggermente la testa, per fargli capire che non voglio che Nina si allontani da me, nonostante io sia facendo di tutto per farle fare il contrario.
Per farmi odiare.
<< Ascoltami Ian, per quanto ne so, l’unica soluzione sarebbe andare a parlare direttamente con Megan. Chiarendo la situazione, facendole capire che non c’è bisogno di rovinare la tua vita e quella di Nina per far in modo che tu non abbia più nessuna dopo di lei. Sono sicuro che capirà. Ci ho pensato a lungo, queste sere e questa è l’unica via d’uscita che ho trovato in questo pandemonio. >> mi dice Paul.
Gli occhi mi si illuminano di speranza e il cuore intraprende una corsa senza eguali.
Perché non ci ho pensato prima? Anziché crogiolarmi nel senso di colpa avrei potuto già mettere fine a tutto ciò. Mi do mentalmente dello stupido e ringrazio Paul con tutto il cuore.
<< Grazie amico. Senza di te non saprei cosa avrei fatto. >> sussurro sinceramente, avvicinandolo a me e abbracciandolo forte.
<< Di niente. Quando vuoi, sono pronto a tutto >> dice divertito e io colgo la punta di ilarità nel suo tono e il sorriso che gli aleggia sul viso.
Scuoto la testa abbandonandomi anch’io ad un sorriso di speranza e gratitudine e gli do un’amichevole pacca sulla spalla.
I miei timori, i miei patimenti e le mie sofferenze, sono state completamente spazzate vie e rimpiazzate dal fuoco della speranza e della forza, che ora danza in me fieramente.
Sono pronto ad affrontare la situazione.
Lancio l’ennesimo sguardo di gratitudine al mio amico e insieme varchiamo la porta d’ingresso.

Nina’s pov


Afferro i pantaloncini, appoggiati alla rinfusa sulla panca di legno e li piego ordinatamente infilandoli nella sacca nera, poi finisco di allacciarmi lentamente il fiocco dei pantaloni della tuta e di chiudere la zip del giacchetto bianco.
L’odore familiare del bagnoschiuma e del disinfettante della palestra mi circondano e mi aiutano a concludere la giornata, con un abbozzo di sorriso.
I rumori frenetici e il chiacchiericcio concitato delle mie compagne di corso, riescono ad arginare dalla mia mente, possibili pensieri e ricordi brutti della giornata e dell’intera settimana.
Chiudendo definitivamente il borsone e controllando un’ultima volta di non aver scordato nulla nell’armadietto o sull’appendiabiti, mi dirigo verso l’uscita salutando cordialmente le mie amiche.
<< Ciao Nina! Ci vediamo martedì alle otto. >> mi sorride calorosamente Ellyson.
Io ricambio il sorriso e con un cenno del capo mi congedo.
Lo yoga ha un effetto estremamente calmante e rilassante, che mi aiuta sempre a superare ogni ostacolo e di questo ringrazio infinitamente il mio maestro, per le meravigliose e intense lezioni che ogni volta ci impartisce.
Ogni qualvolta mi concentro sulla respirazione e sulla ricerca del mio IO interiore, tutti i grovigli di sentimenti contrastanti, i pensieri e i ricordi più dolorosi, sfumano nel nulla, lasciandomi la mente vuota e un grande senso di pace e serenità.
In quell’ora e mezzo riesco a ritrovare me stessa. Scavo nei meandri del mio cuore e della mia anima e alla fine la trovo. Instauro un contatto e inizio la mia danza sinuosa con lei.
Con il corpo e con la mente.
E’ qualcosa di unico, speciale ed estremamente intimo.
A testa bassa m’incammino lungo il corridoio grigio che porta all’uscita e un barlume di ricordo, della giornata, si affaccia lentamente nella mia mente, ma con una scrollata di spalle e di testa lo scaccio via, timorosa di rivivere il dolore di questo pomeriggio.
Un brivido mi percorre la schiena quando la sfumatura del pensiero alleggia in me.
Non appena apro la porta ed esco, i ricordi e il viluppo di emozioni tornano a tormentarmi, con la folata di vento gelido che mi sferza il viso.
Rabbrividisco e la morsa di dolore al cuore torna a pulsare e a farsi sentire viva, mentre uno spasmo allo stomaco mi costringe a portarmi una mano al ventre, sofferente.
Avevo pregato affinchè tutto svanisse e invece è ricominciato tutto daccapo.
Ansante e boccheggiante raggiungo con passo lento e strascicato la mia auto, nel parcheggio buio e semideserto.
Alzo gli occhi al cielo, agognando l’ossigeno e mi appoggio con la schiena alla portiera della mia auto.
Le stelle e la mezza luna brillano nel firmamento come tanti piccoli diamanti incastonati sul velluto blu di vestito.
Il brusio insopportabile dei miei pensieri torna a tormentarmi le orecchie e la testa, graffiando le tempie, come spilli arroventati.
Trattengo un gemito di sofferenza e mi concentro su Venere, la stella più luminosa, e provo a calmare i battiti, divenuti esagitati, del mio cuore.
Riesco nel mio intento e mi concentro sulla respirazione irregolare e trafelata.
Faccio dei grandi respiri cercando di distendere la tensione che mi ha attanagliato il corpo e sortisco l’effetto desiderato.
Dopo pochi minuti il brusio si attenua e le sconvolgenti sensazioni si smorzano, lasciandomi un po’ di serenità.
Ritrovo la parte forte, decisa e sicura di me, sospirando di sollievo.
D’un tratto però il ricordo delle parole di Paul mi torna alla mente come un uragano.
 “ Sta affrontando un periodo molto difficile, Nina. Ha dai problemi che neanche immagini.
La situazione in cui si trova ora è terribilmente delicata. Cerca di non pensarci. Lo so che è difficile, è il tuo amico, ma credimi quando ti dico che per ora non è un buon momento stargli accanto. “
Le frasi mi rimbombano nel cervello come un forte eco e ciò m’infastidisce terribilmente.
La confusione s’infiltra nella mia pelle e giunge al centro del mio petto.
Perché Ian ha raccontato tutto a Pual e a me no?.
Il discorso del mio amico, questo pomeriggio, ha avuto l’effetto di calmarmi ma non ha chiarito nessuno dei dubbi che mi ossessionano.
Esausta di tutta la situazione, chiudo per un secondo gli occhi e mi passo febbrilmente le dita sulle palpebre cercando di distendere i muscoli contratti e il fascio di nervi tesi.  
Alla fine, acquisto il controllo di me stessa e apro la sacca alla ricerca delle chiavi della macchina.
Come sempre non riesco a trovare nulla, così sono costretta ad appoggiare il borsone a terra, ad inginocchiarmi sull’asfalto umido e freddo e a scostare freneticamente tutti i vestiti e gli asciugamani, pregando di trovare in fretta ciò che cerco, in maniera tale da tornare finalmente a casa e concedermi una doccia calda e rilassante.
Mentre continuo la mia indagine e il vento gelido continua a sferzarmi il viso e ad intrufolarsi sotto i miei abiti pungendomi la pelle e facendomi rabbrividire.
D’un tratto noto qualcosa di strano muoversi accanto al muretto della palestra nel vicoletto dell’entrata posteriore.
Perplessa e circospetta, aggrotto la fronte e assottiglio lo sguardo provando a vedere nitidamente la figura scura.
Fermo la ricerca e incuriosita mi alzo in piedi avvicinandomi di un passo per scorgere meglio di chi si tratti.
A quel punto distinguo, non una, ma ben due figure, avvinghiate tra loro in un abbraccio passionale.
Lo schiocco dei loro baci mi arriva ovattato e quasi indistinto alle orecchie, ma una stilettata rovente mi giunge dritta al cuore lo stesso.
Perché tutti riescono ad essere felici tranne me?. Cosa ho fatto di male?.
La curiosità, prende il sopravvento sul resto delle mie emozioni e mi spinge ad avvicinarmi di un altro passo alla coppietta.
Ora distano solo pochi metri da me e, per fortuna, sembrano non essersi accorti della mia presenza.
Quando il pensiero che io possa risultare una guardona e impicciona mi sfiora la mente, mi riprendo e cerco di abbassare lo sguardo e tornarmene sui miei passi, ma un particolare cattura la mia attenzione prima che possa andarmene.
Il ragazzo che sta baciando la ragazza è piuttosto alto.
Il suo fisico è asciutto e tornito, fasciato in una tuta nera con delle strisce bianche lungo le braccia e le gambe.
Ha un accenno di barba incolta sul mento e i capelli castano scuri, abbastanza lunghetti gli ricadono sulla fronte in ciocche disordinate.
Il naso è aquilino e la mascella squadrata.
Improvvisamente un nome mi balena nella mente e riassocio l’appellativo al volto.
E’ Mark! L’insegnante di aerobica del corso delle sette.
Un accenno di sorriso si dipinge sulle mie labbra. Sono contenta per lui.
Almeno ha trovato qualcuno che gli scalda il cuore e lo ama…
La mia curiosità, allora si acuisce, ma decido di non impicciarmi troppo.
La massa di capelli biondi della ragazza, però mi frena e mi colpisce.
E’ più bassa di me di alcuni centimetri e, ora, indossa un paio di pantaloni bianchi e un giacchetto fucsia che le fascia il corpo minuto e snello.
Assottiglio ancora di più le palpebre, sentendo il mio cuore iniziare ad aumentare il ritmo, quando un dubbio enorme mi assale.
I lineamenti del viso di quella ragazza mi sembrano così familiari…
Improvvisamente i due si staccano e si guardano intensamente negli occhi.
In quel momento la mia domanda riceve una risposta scioccante.
Sbarro gli occhi sconvolta e un nome mi balugina nella mente.
Un nome che mi lascia completamente a bocca aperta e senza parole.
Megan.

Augolo autrice

 
Buonsalve ragazzuole! ^.^
Scusate il ritardo ma ho avuto alcuni problemi familiari e non ho avuto tempo di scrivere. In più è ricominciata la scuola perciò…
Premettendo che penso sia venuto una vera schifezza, e non lo dico per farmi compatire, ma lo reputo davvero il capitolo più brutto che abbia scritto finora, passo comunque a commentarlo
È stato praticamente un parto. Sono partita con lo scrivere la prima riga e cancellarla e ricancellarla un centinaio di volte perché non mi convinceva affatto. Così è stato per quasi tutto il resto del capitolo.
Alcuni chiarimenti:
La scena di inizio capitolo, se non lo avete capito, è una parte della puntata 1x15.
Inoltre avevo letto da qualche parte, un po’ di tempo fa, di questo presunto svenimento di Nina sul set, durante le riprese della prima stagione, perciò è tutto vero e non inventato.
Non mi sto riferendo a quella volta che ha battuto la testa ed ha avuto una piccola commozione celebrale, quella è stata durante le riprese della terza stagione.
Paul in questo capitolo è stato un amico fantastico. Ha aiutato entrambi i nostri protagonisti con la sua premura e dolcezza. Paul, a differenza di Stefan, mi sta veramente simpatico e lo trovo un uomo molto buono perciò ho deciso di evidenziare queste sue qualità.
Ho voluto inserire anche il punto di vista di Ian. Quel momento mi sembrava perfetto, anche per far capire come stesse e cosa pensasse il nostro bell’attore.
Inoltre ho preferito introdurre alcune scene quotidiane, come il fatto della lezione di yoga di Nina, questo perché voglio creare anche uno spaccato con la realtà ed evidenziare il fatto che gli attori sono persone normalissime come noi, che mangiano, vanno in palestra, fanno shopping. Quindi spero di esserci riuscita.
Infine la rivelazione finale.
Megan che si bacia appassionatamente con Mark, l’istruttore di aerobica.
Secondo voi ora che succederà? E questa presunta relazione è iniziata prima o dopo la separazione di Ian e Megan? A voi le supposizioni =).
Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia emozionate, che sia all'altezza degli altri, anche perché a me sembra di non saper più scrivere, in questi giorni…
Devo ringraziare la mia amatissima IanSom, perché è sempre presente con la sua dolcezza e le sue meravigliose recensioni. ( tesoro non ti ho dedicato questo capitolo perché lo reputo orribile, perciò quando penserò, ad uno dei prossimi, che sarà venuto bene sarà tutto tuo ;). Te lo meriti )
Va beh, ora vado, ringraziando di cuore chiunque abbia inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate e anche i lettori silenziosi.
Un bacio.
A presto.
Fede Xoxo

P.S. So che le lettrici di Love Bites mi uccideranno prima o poi ma voglio dirvi che sono veramente in crisi con questa storia. Dire che ho un blocco dello scrittore è un eufemismo.
Mi manca un po’ per finire il nuovo capitolo, però non vi prometto nulla, perché ho totalmente perso l’ispirazione per questa storia e, invece l’ho acquistata per questa e per una nuova originale che sto scrivendo. Perciò scusatemi davvero. Ma non so quando tornerò a riprenderla, nel frattempo non mi resta altro che dirvi: godetevi queste altre storie, mentre provvederò a cercare nei meandri della mia mente l'ispirazione per LB.


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Britt4ever “ L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima” ( lettrice stupenda!! )
Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intensa. Waho !!=))
Elen91 ( che stimo molto sia come scrittrice che come beta, sei bravissima =)) “ Can you immagine that love?” “Breathe me” e meravigliosa e nuova “50 sfumature di tenebra”
Fergyyy “ day by day” ( chi è appassionato di storie Robsten, questa fa proprio per voi, magnifica! =))
Meiousetsuna “Everything of Me” (meravigliosa One-shot Delena ambientata dopo la 3x19 leggetela è stupenda!! )
Giuls_somerhalder “San Valentino A New York” ( sul cast di TVD, veramente molto carina, allegra e scritta molto bene. Ve la consiglio assolutamente! )
Emily petrova “La fidanzata dell'ibrido” ( Intrigante e davvero originale. Magnifica. Non ci sono altre parole per descriverla. )
BloodyMary94 “Tutto Cambia Per Un Bacio” ( questa storia è una delle mie preferite, la seguo assiduamente e con passione. E’ sulla coppia Delena veramente Stratosferica!! Hihihi Leggetela! )
  
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