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Autore: Bouchet    23/09/2012    2 recensioni
rating arancione-rosso.//Lea prese in mano la situazione. Non voleva più pensare a niente. Non le importava più di fare la figura della troia, di seguire il buon senso. Tutto quello che voleva e di cui aveva bisogno era Liam. Era stata troppo tempo lontana dal biondino, ed ora aveva bisogno di lui, disperatamente. Dopotutto, che cos’è l’amore, se non un perdersi e un ritrovarsi continuo?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera.
Salve, care mucchette!
Faccio una cosa alla spicciolata, non ho troppo.
Mi dispiace di non esserci stata tutto questo tempo, però la scuola è iniziata, e il Medioevo è come una palla enorme che ti avvolge e non ti lascia più.
Basta, non voglio parlare di scuola.
PARLIAMO DI QUESTO.
http://www.youtube.com/watch?v=AbPED9bisSc
NE VOGLIAMO PARLARE? PARLIAMONE.
1) I gesti da ritardato di Zayn.
2) La maestosità dei pantaloncini di Louis.
3) LA PISCINA CAZZO, LA PISCINA.
Questi sono i One Direction, signori.
Ora che ho sbavato abbastanza, parliamo del capitolo.
Riscrivo di nuovo qui sopra perché è uno di quei capitoli fighi e, come li chiamo io, multimediali trolol.
La canzone che questa volta ho inserito è Chasing Cars degli Snow Patrol, che a mio parere è meravigliosa.
Sul capitolo non vi anticipo niente, dovete solo mettervi comodi e leggere.
Grazie a tutte quelle stupende persone che leggono, recensiscono e considerano minimamente questa storia, io vi amo. <3
Detto questo, vi saluto, e alla prossima.
Enjoy! :)
-Alex.



 

Chapter 9.







La comitiva si avviò alle proprie macchine, ma la tensione si poteva tagliare con un coltello, tanto era densa tra quei ragazzi calmi e taciturni. Nessuno aveva niente da dire, compresi Louis e Lea. Forse erano proprio loro i più silenziosi.
Louis era a capo del gruppo, camminando dritto e spedito, mentre Niall e Zayn erano dietro di lui, proseguendo a testa bassa, seguiti a ruota dalle ragazze, che cercavano di sorreggere Lea in tutti i modi, manco avesse avuto un incidente fatale.
Qualcuno, finalmente, si decise a parlare, spegnendo l’antifurto alla sua macchina. Zayn.
“Allora…” esordì, infilandosi le mani in tasca e guardando il suo amico Niall. “Ti do un passaggio a casa?” gli chiese spontaneamente, indicandogli la macchina.
“Grazie,” accettò il biondino, aprendo lo sportello dell’auto. “Jade, amore, vieni con noi?” chiese alla sua ragazza, che ancora sorreggeva la bionda per un braccio, mentre Misha la teneva per l’altro.
“Ehm…” mormorò, voltandosi verso Misha. Lei reagì subito, chiedendosi dove volesse andare a dormire Lea.
La mora si fece coraggio, e si voltò verso la ragazza. “Tesoro, tu cosa vuoi fare?” chiese con fare innocente. “Vuoi venire a stare da me? Oppure vuoi andare da Jade? Se vuoi, possiamo dormire tutte e tre assieme,” azzardò, incontrando lo sguardo d’approvazione della rossa.
Ma Lea non diede alcun cenno di risposta, così Misha  guardò sfiduciata Zayn, che fece spallucce, completamente ignaro sulle intenzioni della bionda.
All’improvviso Louis si girò, avvicinandosi alla sua amica e alzandogli delicatamente il viso con due dita.
“Se vuoi, puoi venire da me,”  propose, sfoggiando un sorriso evidentemente forzato, ma che infuse un senso di gentilezza e di calorosità tra le vene della ragazza. Un gesto, purtroppo, troppo piccolo e inutile per farle dimenticare quella brutta serata.
“Portatemi  a casa mia,” sussurrò Lea, sforzandosi nel risultare il più gentile possibile, ma più che un favore, dalle sue labbra sembrava uscire un comando. Il piccolo sorriso di Louis si spense, e lasciò la flebile presa dal suo volto.
“Allora buonanotte,” li liquidò il ragazzo, avviandosi verso la sua macchina. Mise in moto velocemente e partì sgommando, cercando di arrivare il più presto possibile a casa sua.
Lo sapeva. Non avrebbe dovuto fare quella scenata a Liam.
Adesso lei lo odiava.
Adesso lei lo considerava un mostro.
Cercò di eliminare quel pensiero negativo dalla sua testa, premendo sempre più forte il piede sull’acceleratore.
In pochi minuti si ritrovò nel vialetto di casa sua. Aprì il portellone del garage, dove parcheggiò la sua Porsche.
Si avviò verso il vialetto di pietre, infilando la chiave nella toppa, ma una voce lo bloccò.
Una voce che conosceva molto bene. Quella del suo amico Harry.
“Lou!” lo salutò con l’affanno, mentre correva verso di lui.
L’amico era piuttosto perplesso. Che ci faceva a quell’ora, nel suo quartiere? Era piuttosto tardi, e lui abitava molto lontano da lì.
“Hazza… Che ci fai qui?” gli chiese, guardando l’orologio al suo polso. Erano le due passate. Harry riprese un po’ di fiato, prima di spiegare al suo amico il perché della sua visita notturna.
“Ti ho aspettato qui accanto al vialetto, devo dirti una cosa importante,” si giustificò, poggiandogli una mano sulla spalla.
Louis era sempre più sorpreso. “Dimmi pure,” lo incoraggiò.
“Amico… Credo di aver fatto un casino.”





Casa Blake, ore 2.45
Lea entrò in casa sua, poggiando la pochette sul divano e sfilandosi quei tacchi che improvvisamente erano diventati scomodi e fastidiosi.
A piedi nudi si avviò verso la sua camera da letto, sfilandosi il delizioso vestito che aveva indossato quella sera.
Tutto quello che voleva era divertirsi, dimenticare per quattro o cinque ore chi fosse Liam Payne, e invece aveva finito per ritrovarsi con una sua impronta sul braccio, che si sarebbe portata dietro per qualche settimana.
Fantastico. Adesso col cazzo che me lo levo dalla testa quel cretino, pensò, infilandosi il pigiama. Non aveva neanche la forza di buttarsi nella vasca da bagno e farsi una sacrosanta doccia. Tutto quello che voleva era addormentarsi in quel letto e godersi, finalmente, un po’ di meritato riposo.




Casa Tomlinson, ore 2.30
“Vieni dentro, così mi spiegherai tutto,” lo invitò Louis, aprendo la porta di casa e facendo entrare il ricciolino. Il ragazzo di sedette sul divano del salotto, mentre il padrone di casa si avviò in cucina per riempire due bicchieri d’acqua. Harry lo accettò volentieri, finendolo in un solo sorso.
“Ti ricordi quando ti ho parlato della bionda che avevo adocchiato, Claire?” esordì, iniziando a gesticolare con le mani, quando suo solito faceva mentre esplicava un fatto importante.
“Già,” annuì l’amico, bevendo un sorso d’acqua. “La “ragazza” di Liam,” lo scimmiottò, evidenziando le virgolette con le dita.
“Ecco. Stamattina le ho chiesto di uscire e, per qualche arcano motivo, lei ha accettato,” continuò, suscitando non molta sorpresa da parte di Louis. Aveva pur sempre a che fare con Liam, doveva per forza essere una poco di buono.
“L’ho portata in una caffetteria, e devo dire che era davvero vestita bene. Aveva un vestitino che le faceva delle gambe…” fantasticò, ricordando il bel fondoschiena della ragazza. Louis inorridì.
“Bando alle ciance,” lo incoraggiò ad andare al sodo.
“Giusto. Abbiamo parlato del più e del meno, e alla fine è uscito fuori l’argomento Liam-Lea.”
All’udire il nome della bionda il ragazzo sussultò. All’improvviso aveva una voglia pazzesca di sapere cosa avesse da dire il suo amico.
“E…?” lo incalzò, sempre più impaziente.
“E… Le ho rivelato i sentimenti di Lea. Ma pensavo che lei ne fosse già a conoscenza, non potevo sapere che era all’oscuro di tutto!” cercò di giustificarsi, facendo sempre più gesti con le sue grandi mani.
Louis non si mosse, quindi Harry continuò il suo racconto.
“Lei ha iniziato a sbiancare, e faceva domande sempre più insistenti sulla loro relazione. Io ci sono cascato come un cretino, e alla fine mi ha tirato da bocca anche i vostri piani per stasera. Quella strega mi ha completamente ipnotizzato, e quando le ho detto che sareste andati al Disturbia ha fatto un sorrisino smorzato, posso giurare che fosse un ghigno malefico. Poi mi ha scaricato dicendo che aveva un impegno, e io sono rimasto lì come un cretino. Dio,che stronza!” esclamò, battendo un pugno sul tavolino.
“Spero proprio che non l’abbiate incontrata, perché sembrava avere davvero brutte intenzioni,” concluse, rilassandosi sul divano.
“A proposito, è piuttosto tardi… Lou, non è che posso rimanere a dormire da te? Ti preeeego,” lo supplicò.
Non si era reso conto che era come se stesse parlando ad un muro. Louis era presente solamente fisicamente, la sua testa era ormai altrove. Immaginava i luridi e maligni pensieri che avrebbero potuto ipoteticamente passare in quella della bambolina di porcellana. Era tutto nei suoi piani? Andare lì e farli incontrare? Farlo picchiare a sangue?
Se si fosse spinta a tanto con Harry, Louis non osava immaginare come avrebbe dato il tormento a Lea.
Il giorno dopo sarebbe andato a trovarla, aveva bisogno del suo sostegno, come sempre.
Una cosa era certa: quella notte non avrebbe fatto sogni d’oro, se non i peggiori incubi di tutta la sua vita.






Casa Payne, ore 8.05
Liam non chiuse occhio tutta la notte. Non avrebbe potuto farlo neanche se avesse voluto, tutti i colpi ricevuti non gli facevano neanche poggiare la testa sul cuscino. Era tornato a casa tutto dolorante, ed era stato un miracolo se era riuscito ad accompagnare Claire in macchina e a guidare poi fino a casa sua. Ma Lea era impressa nella sua mente, e non poteva fare niente per poterla rimuovere dai suoi pensieri, i segni di quella serata erano ancora troppo evidenti e vivi, così come le parole di Louis, che ripercorrevano la testa come un nastro registrato: parlava, urlava, finiva, si riavvolgeva e cominciava di nuovo. Impossibile fare finta di niente, inutile cercare di dimenticare.
Il ragazzo aveva ragione. Perché era tornato dal suo viaggio? Doveva lasciare finalmente Lea in pace, lei sarebbe stata più felice senza di lui. Come diceva il detto? Se ami qualcuno, lascialo libero.
Ma Liam era troppo egoista per lasciare la sua Lea nelle mani di qualcun altro, il solo pensiero che qualcuno diverso da lui potesse toccarla e farla sua lo metteva in ansia e sotto pressione. Sì, era egoista, e in quel momento era totalmente disgustato da quel suo modo di essere.
Doveva darci un taglio, proprio come aveva detto Louis. Ripartire non gli costava nulla , aveva tutto ancora impacchettato. Niente lo legava a quella stupida città. Ah, una cosa c’era: la sua ragione di vivere. Ma non era molto importante, no?
Aveva preso una decisione. Ma prima di ripartire, e stavolta definitivamente, doveva rivedere Lea. Doveva terminare il discorso lasciato a metà della sera precedente, doveva dirle perché era tornato. Aveva solamente bisogno di rivederla un’ultima ed unica volta, perché sarebbe stata davvero dura ricominciare senza di lei.
Si avviò nel bagno, facendo una doccia veloce. Infilò i primi vestiti che si ritrovò davanti, deciso ad arrivare alla sua macchina.
Destinazione? Madison Avenue, 54.






Casa Blake, ore 7.50
Il risveglio per Lea non fu sicuramente tutto rose e fiori. Prima di tutto, non si svegliava mai così presto, adorava essere svegliata dai raggi del sole alto in cielo che le riscaldavano la pelle. Ma quella mattina non c’era proprio niente di allegro, anche perché si ritrovava con un braccio tutto indolenzito. Si guardò il livido, che si era fatto di un viola più scuro rispetto alla sera precedente.
Perfetto, pensò sarcastica, avviandosi al bagno per fare una doccia. Si asciugò lentamente, per poi prendere un po’ di pomata e spalmarla su quel grosso segno orizzontale, che ripercorreva il suo braccio tra il polso e il gomito. Adesso si potevano chiaramente vedere le dita del ragazzo sulla sua pelle pallida, creando un contrasto pazzesco.
Scese in cucina, preparandosi una tazza di latte con cereali, ancora avvolta nell’asciugamano. Mentre mangiava distrattamente, si domandò come potesse nascondere quel livido violaceo, quando qualcuno la distrasse, bussando alla sua porta.
Andò ad aprire, alzandosi svogliatamente dalla sedia,  ma davanti a lei non c’era nessuno, se non una busta per lettere appoggiata al suo zerbino. La raccolse, guardandosi attorno, ma nessuno era nei paraggi. Richiuse la porta dietro di sé, guardando con curiosità il piccolo involucro di carta. Lo aprì con le mani, e dentro vi trovò una foto e un biglietto scritto con elegante calligrafia.
La foto rappresentava Liam e la sua bambola di porcellana, mentre si baciavano beati l’una tra le braccia dell’altro.
Lea iniziò a sentirsi male. Un formicolio le colpì la gola, iniziando a tossire leggermente. Lesse il biglietto intestato a lei:
“Cara Lea,
sono venuta a sapere che sei piuttosto interessata a quello che ora è il mio ragazzo, e che ci sono state avance piuttosto spudorate e, soprattutto, indesiderate. Volevo mettere in chiaro la situazione tra noi due, mettendo fine a questa assurda pagliacciata, inviandoti questa, a mio parere stupenda, foto di me e Liam. Come vedi, siamo molto innamorati, e sarebbe davvero spiacevole se tu continuassi ad ostacolare la nostra felicità con i tuoi sporchi giochetti.
Ti auguro una buona giornata,
Claire. xx”

La bionda lesse tutto d’un fiato, la sua tosse diventava sempre più insistente. Lasciò cadere la busta, con foto e biglietto, a terra, mentre si portava una mano alla bocca e una alla gola.
 Il dolore era insopportabile, credeva che stesse per morire lì, in quell’istante.

We’ll do it all, everything, on our own.
We don’t need anything, or anyone.


Si accasciò a terra, i colpi di tosse erano diventati conati di vomito, tanto pesante era la forza devastante che sentiva Lea dentro.

If I lay here, if I just lay here,
would you lay with me and just forget the world?


Qualcosa di bagnato le toccò la mano. Terrorizzata, la allontanò dalle labbra, per capire cosa fosse. Alla vista del liquido denso e rossastro impallidì. All’improvviso la stanza era diventata fredda.
Si sdraiò sul pavimento, credendo che ogni singola forza nel suo corpo la avesse abbandonata, tossendo e sputando sangue.

I don’t quite know
how to say how I feel.


**********************************************************************************

Liam bussò insistentemente alla porta di casa della ragazza, senza nessun risultato.
Impossibile che stesse dormendo, l’avrebbe svegliata da un pezzo. E sapeva anche che non era uscita, sapeva quanto fosse pigra di primo mattino.
Allarmato, cercò la chiave sotto lo zerbino di casa che, fortunatamente, era ancora al suo posto. Almeno quello non era cambiato.
La inserì nella serratura, facendola girare svariate volte, fino a quando la porta non si aprì, rivelando il mostruoso spettacolo che gli riservava il destino.
La vide a terra, priva di conoscenza.

Those three words are said too much,
they’re not enough.


Vide le sue mani, una poggiata alla gola, una grondante di sangue.

Let’s waste time chasing cars around our heads.
I need your grace to remind me how I feel.


Si buttò sul suo corpo, prendendole la testa con una mano, mentre con l’altra componeva prontamente il numero dell’ambulanza.
“Lea, mi senti!? LEA!!”

If I lay here, if I just lay here,
would you lay with me and just forget the world?

   
 
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