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Autore: Naco    12/06/2004    0 recensioni
Una voce, un sogno, un'ombra che si allontana. Per Sabrina l'alba è un momento speciale, tra il sogno e la realtà. E forse un'alba come questa la porterà a scoprire cos'è la felicità?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNA MAGICA NOTTE STELLATA

UNA MAGICA NOTTE STELLATA
-Esco anch'io! – esclamò allora Sabrina, la rabbia che le ribolliva dentro.
La signora Mancini guardò i due posti vuoti sospirando.
La situazione era insostenibile: non poteva rimproverare Alessandro sia perché era un ospite, sia perché non poteva farlo, e non poteva neanche biasimare sua figlia, perché aveva pienamente ragione. Avrebbe tanto voluto capire come i due giovani si fossero conosciuti per aiutare sua figlia a tornare spensierata come lo era prima, ma anche con lei aveva eretto un solido muro.
Anche Valentina era preoccupata per quello che stava accadendo e ne aveva parlato con lei per trovare una soluzione, ma se i due ragazzi non collaboravano, era tutto inutile.
-A cosa pensi? – le chiese suo marito, che in realtà aveva i suoi stessi pensieri.
-A Sabrina ed Alessandro. Mi preoccupano, i loro rapporti peggiorano di giorno in giorno. Mi chiedo se abbiamo fatto bene a…
-… a ospitarlo in casa nostra?… Maria, cosa dici? E proprio tu poi? Era… nostro… tuo… dovere. Non potevamo rifiutare. L’abbiamo promesso…!
-Hai ragione. Comunque anche Valentina e tutti gli altri sono preoccupati. Se solo trovassimo il modo per…
Il telefono squillò e il signor Mancini andò a rispondere. Restò circa dieci minuti al telefono e quando tornò in cucina il suo volto preoccupato aveva lasciato spazio ad un sorriso.
–Cara, abbiamo risolto il problema.

-Cosa? Dobbiamo restare da soli per tre giorni?!- esclamarono all’unisono Sabrina e Alessandro, visibilmente disgustati all’idea –Ma perché?
-Perché- spiegò il signor Mancini –io e Maria siamo stati invitati da alcuni amici a trascorrere tre giorni in campagna per la notte di San Lorenzo e non abbiamo potuto rifiutare.
-Ma non potrei venire con voi?- chiese Sabrina in tono supplichevole –Dopotutto sono vostra figlia!
-Non dire sciocchezze!- controbatté la madre –Alessandro è un nostro ospite, non possiamo lasciarlo completamente solo!
-Ma per me non ci sarebbero problemi…
-Senza contare che per tre giorni il mondo non casca!- continuò la donna, ignorando la protesta del ragazzo –Quindi siamo d’accordo. Noi partiremo domattina. Ok?
-Si- risposero ambedue, anche se più che una domanda era sembrato un ordine. Si guardarono disperati: come avrebbero fatto per tre lunghissimi giorni a sopportarsi a vicenda? Si consolarono pensando che almeno avrebbero potuto cercare di stare fuori casa il più a lungo possibile.
Tanto, pensò Sabrina, c’erano Valentina e la “summer band”…

-Devi… devi andare in vacanza con i tuoi!!!- aveva urlato Sabrina quasi sul punto di scoppiare in lacrime, quando Valentina le aveva raccontato che anche i suoi genitori, come tutti gli anni, avevano deciso di andare dai nonni in campagna per godersi le stelle lontano dalle luci della città.
-Come ogni anno, te ne eri dimenticata?
-E’ vero!- aveva piagnucolato quando si era ricordata la verità –E io che avevo sperato di passare il tempo con te!
-Non preoccuparti, Sabrina tanto ci sono gli altri della “summer band”!- aveva cercato di consolarla Valentina.
“Ma non è la stessa cosa senza di te!” stava pensando in quel momento Sabrina, mentre osservava il cielo, seduta in cortile sulla sedia sdraio preferita di suo padre, cercando di intravedere qualche stella cadente per esprimere un desiderio, magari quello che Alessandro se ne andasse il più presto possibile.
Era il secondo giorno che i suoi genitori erano partiti e la tristezza cominciava a farsi sentire. Senza Valentina non era la stessa cosa e lei lo sapeva: benché gli altri avessero cercato di tirarle su il morale, non ci erano riusciti.
Le estati precedenti era stato diverso: non aveva avuto un ragazzo con gli occhi di ghiaccio che non sapeva ringraziare e che la trattava male, né i suoi genitori erano partiti per una vacanza. Si sentiva sola, nonostante sentisse che i suoi amici le volevano bene. Ma non le bastava, sentiva che mancava qualcosa nella sua vita e ora più che mai riusciva a percepirlo, anche se non capiva cosa fosse.
–Ma perché Alessandro è così? Se fosse stato un altro…- bisbigliò a se stessa, mentre una stella cadeva dal cielo, ma Sabrina era talmente presa nei suoi pensieri e ormai nel dormiveglia che non se ne accorse.

Quando aprì gli occhi Sabrina si accorse di essersi addormentata sulla sedia sdraio e che aveva passato la notte all’aperto. Si alzò infreddolita e corse in casa a prepararsi una buona tazza di latte caldo. Sentì i passi di Alessandro giù per le scale ma non si scompose: da quando i suoi erano partiti, non si erano mai rivolti la parola e quella volta non fece eccezione.
Alessandro terminò la sua colazione e senza dire una parola uscì.
Sabrina terminò la sua colazione, si cambiò e uscì anche lei per raggiungere gli altri con la tristezza nel cuore.
-Coraggio Sabrina, sta allegra! Oggi è l’ultimo giorno! E poi ci siamo noi no?- cercò di consolarla Paola.
-Già- rispose soprappensiero.
Si sentiva stanca, la testa le scoppiava e perciò decise di tornare a casa e starsene un po’ da sola. Non salutò nessuno, convinta che non si sarebbero accorti della sua assenza. E invece, quando ormai si era allontanata di qualche metro si sentì chiamare. Era Michele.
-Sabrina dove vai?- chiese.
-Torno a casa. Oggi mi sento poco bene e non riesco a divertirmi.
Michele la guardò negli occhi e la scoprì mortalmente pallida e triste, come mai l’aveva vista.
–Posso accompagnarti a casa? Sei pallida, non mi piaci proprio!
-Sei gentile, ma preferisco andarci da sola.
-Sei sicura?- chiese preoccupato.
-Certo, va pure a divertirti con gli altri!
-Come vuoi!- disse allontanandosi poco convinto. Sabrina lo vide allontanarsi e sorrise. Michele era sempre lo stesso. Voleva bene a tutti, era gentile, simpatico e spiritoso. Beata la donna che l’avrebbe sposato.
S’incamminò verso casa lentamente mentre la sua mente vagava lontano. Era talmente assorta che non si era neanche accorta che le bianche e leggere nubi che fin dalla mattina avevano coperto il cielo, si erano trasformato in minacciosi nuvoloni scuri. Il vento aumentò d’intensità e i tuoni si fecero sempre più forti.
Sabrina si destò dai suoi pensieri solo quando le prime gocce iniziarono a bagnarle il volto. Alzò gli occhi al cielo e si accorse dell’imminente temporale. Iniziò allora a correre disperatamente verso casa con i vestiti inzuppati d’acqua, mentre la pioggia aumentava sempre più d’intensità.
Giunse a casa ormai fradicia. Aprì velocemente la porta e solo quando si trovò al caldo in casa, potè tirare un sospiro di sollievo. Si sentiva stanca e infreddolita e sentiva una grande voglia di addormentarsi.
“Sarà meglio che salga in camera” pensò e s’incamminò attraverso il soggiorno barcollando e con fatica iniziò a salire i primi gradini che portavano al secondo piano. Ma la scala sembrò non finire mai e Sabrina sentiva che non aveva più energie. Le forze la stavano lentamente abbandonando e tutt’a un tratto non vide più niente davanti a lei, solo il buio.

Era da tanto tempo che non lo sognava e le faceva uno strano effetto rivederlo, rivedere quella spiaggia, quella luna, quel ragazzo dopo tanti giorni in cui non aveva fatto altro che pensare alle parole di Alessandro.
Era qualcosa di magico, d’irreale rivederlo. E lo chiamava, lo chiamava con il cuore in gola, cercava di fermarlo, di chiedergli chi fosse.
–Aiutalo- ripeteva la voce –Aiutalo, ha bisogno di te!- Chi sei? Continuava a chiedere, senza ricevere una risposta. Eppure c’era qualcosa di diverso in quel sogno. Qualcuno la chiamava… una voce che lei conosceva… che conosceva bene… e se fosse stata la sua?
Aprì gli occhi lentamente ancora intontita. Si guardò intorno apatica, come se non sapesse dove fosse. D’un tratto incrociò due occhi che la guardavano sorridenti
–Alessandro!- esclamò con voce flebile.
Alessandro le sorrise e lei notò che era molto più carino quando sorrideva
–Ben svegliata!- disse –Mi stavi facendo preoccupare. Non facevi altro che urlare “non te ne andare”. Hai fatto un brutto sogno?
Sabrina arrossì leggermente. Già, anche sua madre le aveva più volte chiesto se avesse fatto un brutto sogno e cosa significassero quelle parole. Ma lei non poteva raccontare quel sogno a nessuno, era parte di lei, così annuiva mentendo. E così fece anche quella volta.
D’improvviso si rese conto che era nella sua stanza. Guardò Alessandro con tono interrogativo sedendosi al letto.
–Ma cosa ci faccio qui? Io ero… ero… dov’ero?
Alessandro sorrise –Ero in spiaggia quando ha iniziato a piovere e così ho deciso di tornare a casa. Quando ho aperto la porta ti ho visto svenuta per le scale. Accidenti mi hai fatto prendere un bello spavento! I tuoi vestiti sono là, erano completamente fradici.
-I miei vestiti?- chiese arrossendo violentemente. -Ma…
-Calma calma! Nell’armadio ho trovato quella vestaglia- disse indicandola. Lei abbassò lo sguardo e notò che aveva la vestaglia che usava la sera quando andava a letto –Non potevo lasciarti tutta fradicia, no? E in ogni caso… avevi… hai il costume…!
Sabrina sorrise e notò che anche lui era arrossito. Improvvisamente vide la stanza girare velocemente e cadde all’indietro. Alessandro le toccò la fronte e le aggiustò le coperte.
–Stai tranquilla per un po’, non ti ho detto che hai qualche linea di febbre. Tu devi essere completamente impazzita: prima ti stai tutta la notte all’aperto, poi te ne vai in giro sotto la pioggia!
-Non sono pazza!- cercò di controbattere con voce flebile. Non voleva litigare dato che non aveva forze, né tanto meno voglia: il comportamento di Alessandro l’aveva talmente colpita da lasciarla senza parole.
-Vado a prenderti qualcosa da mangiare, avrai fame- disse e uscì dalla stanza senza darle neanche il tempo per rispondere.
Sabrina aveva voglia di pensare, di capire ma sentiva la testa pesante. Lentamente sentì che anche le forze che aveva recuperato, la stavano abbandonando trasportandola nuovamente nel mondo dei sogni.

Quando Alessandro aprì la porta trovò Sabrina nuovamente addormentata. Appoggiò il vassoio sulla scrivania e si sedette accanto a lei per osservarla.
Guardò il suo viso addormentato e le accarezzò i morbidi capelli castani. Chiuse gli occhi e ripensò al colloquio che aveva avuto con Michele.
Quando aveva detto a Sabrina che era tornato a casa mentre iniziava a piovere, aveva mentito. In realtà erano stati gli altri della “summer band” a costringerlo a tornare a casa pieno di pensieri.
L’avevano fermato sulla spiaggia, accerchiandolo, in modo che non potesse scappare. In fondo era stato meglio che Sabrina era andata a casa, così loro avrebbero potuto parlare con Alessandro e costringerlo a cambiare comportamento nei suoi confronti: era evidente che quella situazione la faceva star male. Nessuno di loro voleva vedere Sabrina soffrire. Soffriva già troppo per Michele e bastava quello oltre a quella famosa faccenda che nessuno, soprattutto lei, avrebbe mai dimenticato.
A nessun membro della “summer band” era ignoto che a Sabrina piacesse Michele, tranne, naturalmente, al diretto interessato. Benché Sabrina lo amasse dal profondo del cuore non aveva mai provato gelosia nei confronti delle ragazze con cui era stato, anzi quando Michele aveva deciso di lasciare Marika per mettersi con Valeria, lei aveva cercato in tutti i modi di salvare la loro storia, offrendosi persino di andare a parlare con lui. Era questa la qualità che amavano in lei.
“Amare vuol dire voler bene a qualcuno e non esserne gelosi. Se io gli voglio bene veramente, non devo provare gelosia, ma essere felice se lui lo è. Oltretutto chi sono io per provare gelosia? Lui mica mi ama! Amare è condividere la felicità dell’altro. Questo è amore” diceva sempre Sabrina quando le chiedevano perché continuasse ad amare Michele nonostante tutto.
Così quando avevano visto Alessandro che camminava sulla spiaggia, avevano capito di aver trovato il momento giusto per parlargli.
-Che volete?- aveva chiesto in modo scontroso.
-Parlarti.- aveva risposto serio Michele –Parlarti di Sabrina.
-Io non ho nulla da dirvi soprattutto su di lei! E ora lasciatemi andare!
-No!- aveva controbattuto Gaetano, prendendolo per la maglia, cosa che faceva sempre quando perdeva le staffe, cosa che in realtà accadeva fortunatamente, molto di rado –Siamo stufi, hai capito, stufi! Ti odiamo, ti odia Sabrina, ti odiano i suoi genitori, ti odiamo tutti! Per colpa tua Sabrina è cambiata, è sempre pallida e triste e arrabbiata. Cosa le hai fatto?
-Pallida e triste? Ma se con me non fa altro che urlare!
-Ti sbagli- s’intromise Michele –tu non la conosci, è normale che parli così. Devi sapere che Sabrina, nonostante sia sempre una ragazza forte, è molto insicura e se qualcuno la critica per qualcosa, ci rimugina su, chiedendosi sempre in cosa ha sbagliato e si cruccia perché è fatta così. Ha paura di sbagliare, anche nelle cose più semplici. Ti preghiamo, t’imploriamo, falle le tue scuse se le hai fatto qualcosa o ritira quello che le hai detto, o si ammalerà a furia di pensarci! Non abbiamo altro da dirti- aveva terminato e il gruppo in poco tempo si era diradato e dopo pochi secondi era rimasto solo con i suoi pensieri.
Ma perché Sabrina era così amata da tutti i suoi amici? Cosa aveva di speciale per renderla tanto unica? Quasi senza accorgersene aveva iniziato a camminare verso casa curioso di scoprire cosa rendesse magica quella ragazza. Quando aveva aperto la porta il temporale si era già scatenato violentissimo. Era ancora scosso quando entrato in casa, si era guardato in giro cercandola. Ma poi l’aveva vista, là svenuta per le scale che conducevano al secondo piano.
–Sabrina!- aveva urlato precipitandosi a soccorrerla. Per un attimo una paura fole si era impadronita di lui. No, non di nuovo! Tutto ma non quello! Le aveva toccato la fronte, l’aveva sentita bollente e si era accorto immediatamente che era fradicia. L’aveva presa fra le braccia e l’aveva condotta nella sua stanza. Non senza imbarazzo le aveva tolto gli abiti fradici e l’aveva coperta con una vestaglia che le aveva visto spesso indossare.
Restò a guardarla mentre dormiva e solo allora per la prima volta si rese conto che Sabrina era carina. La sua pelle era rosea e i capelli sembravano cioccolata. I lineamenti erano dolci, come non li aveva mai visti. La scoprì… diversa e iniziò a chiedersi come mai una ragazza così carina, simpatica e amata da tutti potesse avere poca fiducia in se stessa.
Aveva avuto ragione Michele quando gli aveva detto che lui non la conosceva per niente. Quella era stata la prima volta in due settimane che avevano avuto una conversazione normale e forse era colpa sua. Non era questione di quell’incidente. Era così e basta.

Quella mattina Sabrina si svegliò che era appena l’alba. Si toccò la fronte convinta di aver sognato tutto e si guardò in giro. Rimase molto sorpresa quando vide Alessandro su una sedia accanto a lei appisolato. Sorrise, contenta di non aver sognato tutto e decise di alzarsi, poiché sentiva che le forze le erano tornate.
Guardò ancora una volta Alessandro chiedendosi se a mente più lucida avrebbe potuto indovinare la causa del cambiamento del ragazzo. Il suo sguardo cadde sulla sedia su cui aveva appoggiato i suoi indumenti bagnati e arrossì prima di decidersi a scendere dabbasso.
Giunse in cucina e, con la mente ancora rivolta verso Alessandro, aprì la portafinestra che dava sul giardino pieno di pini e aranceti respirando a pieni polmoni l’aria fresca dell’aurora. Gli alberi ricoperti da una leggera brina luccicavano a quel leggero chiarore, creando intorno a lei un’atmosfera magica. Sabrina guardò quel cielo estasiata e lentamente girò lo sguardo fino ad incrociare la sfera rossa solare nascente dall’acqua del mare, colorandolo di soffici tonalità fra il giallo e il rosa pallido.
Rimase a fissare quello spettacolo che ormai conosceva a memoria, ma che ogni volta le dava la stessa, magica sensazione.
-Cosa ci fai qui fuori?- sentì una voce chiederle alle spalle.
Si voltò di scatto e sorrise –Alessandro! Mi hai spaventata!
-Scusami non volevo, ma ti conviene rientrare se non vuoi riammalarti!
-Non preoccuparti ora sto bene. Piuttosto… - abbassò lo sguardo e giocherellò con le dita prima di dire –ieri non ho avuto modo di ringraziarti per quello che hai fatto per me. Sei stato davvero molto gentile.
-Non devi ringraziarmi, ho fatto solo il mio dovere. E poi….
-E poi…?
-Poi… dovevo farmi perdonare per come ti ho trattato quella mattina… sono stato scortese nei tuoi confronti… scusami.
Sabrina non seppe cosa dire, non ancora abituata al cambiamento di Alessandro.
–Non devi scusarti- disse infine –è stata colpa mia… non mi dovevo immischiare nella tua privacy. Il problema è che sono troppo curiosa! Cosa posso farci? Sono fatta così!- esclamò sorridente –Ma…- continuò mentre i suoi occhi luccivano maliziosi –giusto che siamo in tema… non è che puoi dirmi cosa facevi là a quell’ora?
Alessandro la guardò e scoppiò a ridere così forte che gli vennero le lacrime agli occhi. Ma quelle lacrime non erano, come invece credeva Sabrina, lacrime derivanti da una risata esagerata, ma era qualcosa di più.
Stava ridendo! Ridendo come non faceva da tempo. Proprio lui che aveva giurato che non avrebbe mai più riso e che non avrebbe mai più stretto amicizia con qualcuno rischiando di perderla! Cominciava proprio a capire cosa rendesse quella ragazza tanto speciale.
Sentirono il motore di un’auto avvicinarsi e dopo poco tempo videro una Tipo posteggiare davanti al cancello. La portella si aprì e Sabrina vide sua madre uscire e andarle incontro.
-E allora?- chiese la signora Mancini quando vide i due ragazzi insieme –Come sono andati questi tre giorni?
-Divinamente!- rispose Sabrina incrociando lo sguardo del ragazzo.
Il volto della signora Mancini s’illuminò dalla gioia -Davvero! Oh come sono felice! Carlo hai sentito? Come sono felice! No, non voglio saper com’è andata, l’importante è che adesso siate amici. Su, venite dentro a festeggiare!- esclamò precedendoli in casa.
-Ah a proposito!- sembrò ricordarsi d’un tratto la signora Mancini, facendo sbucare la testa dalla portafinestra –Da Giulio ho incontrato Valeria, la tua amica e ha detto che sarebbe davvero felice di rivedere te e gli altri!
Alessandro guardò Sabrina per chiederle chi fosse quella ragazza, ma non riuscì a farle alcuna domanda. I suoi occhi avevano perso tutta la loro gioia ed era impallidita di colpo.
Alessandro la guardò stupito e si chiese quale fosse il motivo di un tale cambiamento.



Eh, sì, devo dire che con questo capitolo il periodo di noia è finito e inizia la storia vera e propria! Mi scuso per aver creato capitoli così noiosi! (però erano piccolini, vero? ^_^ Mentre questo è stato più lungo e, credo, più divertente!). Quando creai la storia, non mi resi conto di questo squilibrio interno! Eh sì, devo dire che pubblicarlo mi aiuta a capire meglio gli errori commessi.
Ringrazio anticipatamente tutti coloro che leggeranno e commenteranno (o leggeranno solo) questa mia storia. Grazie di cuore a tutti!

   
 
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