LITIGI
La
“summer band” non era una vera e propria band, ma un nome che un gruppo di
ragazzi, più o meno della stessa età., volle darsi per
“distinguersi dai soliti bagnanti”.
In realtà, infatti, erano solo amici che
amavano passare del tempo insieme, in estate come in inverno. Sia Valentina che
Sabrina facevano parte della band, anche se la prima
ad esserci entrata era stata Valentina; ad invitarla era stato Marco, un amico
che conosceva da anni. Era stata lei a convincere Sabrina ad entrare.
– Potrai vedere Michele -
le aveva detto per convincerla – Lui è un veterano!
Dopo il loro ingresso nella band, altri
ragazzi vi erano entrati e tutti erano stati accolti calorosamente.
–Più siamo meglio è!-
diceva sempre Michele.
Quando Sabrina
aveva presentato Alessandro ai suoi amici, tutti si erano prodigati nel rendere
il suo ingresso il più piacevole possibile, ma fu un’impresa ardua, benché
Valentina li avesse “psicologicamente” preparati.
-Alessandro, questi sono i membri della
“summer band”: Valentina, Michele, Marco, Paola, Gaetano, Andrea… Ragazzi lui è
Alessandro e sarà per qualche tempo ospite a casa mia. I miei mi hanno chiesto di farlo essere uno dei nostri - terminò
Sabrina rincuorata per aver terminato il suo ingrato compito.
-Certo! - esclamò Michele sorridente – Spero
che ti troverai bene con noi.
Michele era un ragazzo allegro e divertente,
sempre pieno di vita. La tristezza poche volte si era permessa di intaccare la
sua gioia e Sabrina amava la sua spontaneità, i suoi occhi vispi e
intelligenti, i capelli ricci e la sua dolcezza, quando cercava di aiutare
qualcuno a tutti i costi. Era il cuore della “summer band”, oltre che della sua
classe. Tutte le ragazze lo ammiravano, ma lui le trattava tutte in egual
misura, anche se provava per Sabrina una tale amicizia che non mai aveva
esitato ad aiutarla.
Come Sabrina aveva immaginato, Alessandro
non rispose ma si limitò ad annuire debolmente con il capo e il suo sguardo era
talmente distaccato che nessuno trovò il coraggio di
chiedergli qualcosa di più sui suoi amici o sulla sua famiglia.
Alessandro, dal canto suo, aveva accettato
di seguire Sabrina solo perché gli era sembrato giusto. La sua voce gelida, i
suoi occhi fiammeggianti, il suo odio l’avevano
profondamente colpito. Nessuno, dopo quel che era successo aveva osato
parlargli così o anche solo alzare la voce in sua presenza. Ma
a Cagliari era diverso: lì nessuno sapeva nulla e lui era un ragazzo come tutti
gli altri.
E quella ragazzina,
quella mattina…. Chi le aveva detto di farsi i fatti
suoi? Aveva fatto bene, si disse, a trattarla male.
Ora che l’aveva assecondata, aveva compiuto
il suo dovere e quindi ora, sperava, l’avrebbe lasciato
in pace, deciso più che mai a starsene da solo. Non avrebbe fatto amicizia con
quegli sciocchi, decise, e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.
I ragazzi della “summer Band” comunque avevano capito subito ciò che Alessandro volesse.
Avevano tentato più volte di coinvolgerlo, ma visto il suo rifiuto decisero di cambiare idea, sentendo una gran pena per
Sabrina che dove subirselo anche a casa.
Per Sabrina, infatti, la situazione era ben
diversa: lei, nonostante cercasse di evitarlo il più possibile, chissà come
mai, se lo ritrovava sempre davanti. Ogni volta che lo vedeva il sangue le
ribolliva dall’odio e perciò ogni volta che parlavano finivano sempre per
litigare.
-Mi passerebbe il pane? - chiese Alessandro
una mattina.
La signora Mancini
gli passò una michetta senza aspettarsi quel “grazie” che chiunque altro
avrebbe detto: ormai aveva capito come era fatto e che soprattutto non sapeva
ringraziare. Dopo tutto era ancora troppo presto per
vedere dei miglioramenti…
-Perché non
ringrazi? - chiese Sabrina vedendo che sua madre taceva – La lingua per
criticare gli altri c’è l’hai, perché non la usi anche
per ringraziare?
I coniugi Mancini si guardarono stravolti:
una nuova lite stava per scatenarsi.
-Non mi rispondi eh? - incalzò
notando il silenzio del ragazzo – Tu sai solo criticare e parlar male
degli altri. Capisco perché i tuoi genitori ti abbiano mandato qui. Se anche a
casa tua ti comporti in questo modo, non mi
meraviglierei se tu a Cagliari non avessi amici. A proposito li hai? - chiese
in tono canzonatorio.
Alessandro continuò a mangiare senza neanche
alzare lo sguardo.
-Mi vuoi rispondere? - chiese buttandogli il
tovagliolo in faccia.
-Calmati Sabrina! - cercò di fermarla la
madre.
-No, mamma sono
stanca: sono quindici giorni che questo maleducato vive in casa nostra e non ha
ancora imparato le buone maniere. Perché non gli dite
niente? - poi rivolta ad Alessandro –Quanto a te, quando faccio una domanda
pretendo una risposta: li hai o no a Cagliari degli amici?
-Per favore Alessandro rispondi!- lo implorò
la signora Mancini.
-Si, ne avevo uno
ed è partito per Roma mesi fa, anche se non era certamente il massimo.
-Perché tu ti
reputi il massimo, vero?
-Sempre meglio di quella tua sciocca “summer
band”!
-Se permetti gli amici
me li scelgo io, tu impicciati dei tuoi!
-Ah tu parli di non impicciarsi? Ma se sei proprio tu a cercare di immischiarti in quelli
degli altri?
-Io ho parlato solo nel tuo interesse! Tu
invece lo fai per ripicca!
-Basta, con te non voglio più discutere, sei
solo una sciocca e una ficcanaso.
-Sempre meglio essere ficcanasi che noiosi e
scontrosi!
-Noioso? Può darsi. Scontroso? Si, con i
tipi come te! Mi sono scocciato, io esco!- disse e
uscì dalla stanza.
Sabrina sentì la porta sbattere e il suo cuore
si riempì di rabbia. Mai per nessuno aveva provato tanto odio e mai nessuno l’aveva innervosita così tanto. Lo odiava.
Anche Alessandro
provava per lei gli stessi sentimenti, ma per motivi diversi: detestava la sua
curiosità e soprattutto la sua allegria, che manifestava quando incontrava i
suoi amici e un po’ la invidiava. Non riusciva proprio a capire perché
Valentina e gli altri le dicessero sempre "Sei unica!" quando diceva
una battuta o faceva qualcosa in particolare. Cosa
aveva di tanto unico che altre ragazze non avevano? Non ricordava -e forse non voleva - che anche lui aveva provato la gioia che odiava tanto in Sabrina e che da
quando il suo cuore si era indurito, aveva perso tutti i suoi vecchi amici.
E
odiava soprattutto Michele: come faceva ad essere sempre così allegro e
disponibile? Gli sembrava che l’avesse
con lui e volesse dirgli “Tu non sai cos’è la gioia.
Non servi a niente!” e non riusciva più a sopportarlo.
Nessuno lo sopportava, né lui sopportava gli
altri: Alessandro avrebbe voluto andarsene e gli
altri, soprattutto Sabrina, dal canto loro avrebbero desiderato che fosse
partito all’istante. La situazione era diventata insostenibile.