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Autore: Clira    24/09/2012    2 recensioni
Roxanne e Damon si amavano. Prima. Ma poi qualcosa di terribile era accaduto.
Una serata di terrore, una cicatrice. Roxanne viene portata via dai soccorsi e Damon non può fare nulla per salvarla.
Passano gli anni, sette anni e Roxanne torna a Mystic Falls in occasione delle nozze tra Elena e Stefan, ma un altro durissimo colpo la attende: Damon, il suo grande amore, si è sposato. Chi è questa donna? Roxanne è disperata, ma non può dimenticare Damon.
Che cosa accadrà ora che si sono ritrovati? Quali sono i reciproci sentimenti?
In questa storia TUTTI i personaggi sono UMANI!!
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

CAPITOLO 11: SPOSAMI

Quando la mattina seguente mi svegliai, Damon stava ancora dormendo. Era voltato verso di me, il petto nudo e un’espressione pacifica dipinta in volto.

Percorsi con un dito il contorno dei suoi muscoli scolpiti. Guardarlo e accarezzarlo di prima mattina mentre  stava ancora dormendo era una cosa che adoravo.

Mi rifugiai tra le sue braccia e lui si mosse un po’, stringendo involontariamente la presa attorno a me. Io seguitavo ad accarezzargli il viso finché ad un tratto, aprì gli occhi.

«Buongiorno, raggio di sole». Mi salutò con voce ancora impastata dal sonno.

«Buongiorno, amore mio».

«Che ore sono?»

«È ancora presto e soprattutto è sabato, oggi non lavori. Rimettiti pure a dormire se sei stanco».

Lui non se lo fece ripetere due volte perché un attimo dopo era già ripiombato nel mondo sei sogni.

Mi alzai dal letto e girai dal suo lato, lasciandogli un bacio sulla guancia, poi mi rivestii e scesi al piano inferiore.

Feci colazione con calma e mi dedicai alle pulizie della casa; con il fatto che per una settimana eravamo stati via, non era in buono stato e in quei giorni, dovendo andare a scuola, non avevo avuto il tempo materiale per sistemare.

Dunque, mi misi di buona lena e cominciai dal salotto, passando poi alla cucina, in cui tirai a lucido i fornelli e misi in ordine la dispensa.

Ero arrivata a pulire il bagno, quando Damon scese le scale; ormai erano le dieci passate.

«Sei un po’ più riposato di prima?»

«Prima?». Il suo tono era piuttosto interrogativo.

«Non ricordi di esserti svegliato anche stamattina presto?»

«Mmm… no. Ho detto qualcosa di compromettente?».

Risi.

«C’è qualcosa di compromettente che avresti potuto dire?»

«In effetti no».

«Allora va bene così. Mi hai soltanto salutata e poi ti ho detto di rimetterti a dormire, sembravi ancora molto stanco. Erano solo le sette mezza e noi ci siamo addormentati alle tre passate, quindi ti ho lasciato riposare».

«E tu sei in piedi dalle sette e mezza?»

«Questa casa aveva davvero bisogno di essere sistemata».

«Posso darti una mano», si offrì lui.

«Caspita… cucini, pulisci; sei una continua sorpresa, Damon Salvatore… »

«Già, se fossi in te io mi terrei stretto», solito sorrisino strafottente.

Io scoppiai a ridere, quel ragazzo era davvero incredibile.

Continuammo le pulizie insieme; Damon era davvero più efficiente di quanto credessi, era cambiato molto da quando stavamo insieme sette anni prima.

Prendeva le cose più seriamente ed era diventato un ottimo uomo di casa, oltre che essere molto bravo nel suo lavoro al dipartimento. Spesso mi tornava in mente quell’immagine, di più di una settimana prima, quando aveva colpito allo stomaco il mio aggressore con una ginocchiata. Gli si era letteralmente lanciato addosso per salvarmi e, nonostante tutto, quella scena non mi avrebbe mai abbandonata.

Damon mi aveva salvata; lo psicopatico che aveva ucciso tutte quelle ragazze e quasi ucciso me, era veramente un folle senza alcun barlume di lucidità e per anni ero stata terrorizzata dal suo viso sfregiato.

Quella cicatrice che gli attraversava il volto… chissà che cosa gli era successo? Chissà come se l’era procurata. Magari anche lui era passato attraverso una terribile esperienza che l’aveva indotto a commettere tutti quei terribili omicidi.

Ma cosa stavo pensando? Cercavo davvero di trovare un spiegazione a quel comportamento insensato e crudele? Dopotutto, io credevo nel libero arbitrio ed ero fermamente convinta del fatto che una persona scegliesse le sue azioni con la propria testa; se quell’uomo aveva deciso di essere il mostro che era, non si poteva attribuire a nessun altro se non a lui, quella colpa.

Mi chiedevo con quale sangue freddo si potesse uccidere così una persona. Una persona innocente, che mai aveva incontrato nella sua vita prima di allora. E soprattutto… con quale criterio sceglieva le sue vittime? Fatta eccezione per l’età, in nessuno dei casi c’era un legame che ci univa.

Mio Dio, che cosa atroce e crudele.

Fui riscossa da quei pensieri da un telefono che squillava; era il cellulare di Damon.

«Ciao, fratellino… », rispose.

Parlarono per qualche istante, poi il mio uomo, disse: «Devo discutere di una cosa con Stefan, Rox. Vado al vecchio pensionato, ci vediamo più tardi». E detto questo, si avvicinò per darmi un bacio e poi scomparve oltre la porta.

Probabilmente dovevano discutere su qualcosa riguardante il matrimonio, non mi preoccupai troppo.

Verso sera, Elena venne da me e mi disse che durante il pomeriggio avevano organizzato una cena tutti quanti al pensionato dei Salvatore, quindi ci avviammo insieme verso quella che a breve sarebbe diventata la casa dei neo sposini Salvatore-Gilbert.

Quando arrivammo, Stefan, Caroline, Bonnie e Damon erano seduti nel grande soggiorno del pensionato e sembrava stessero parlando di una cosa molto importante, ma non appena io ed Elena facemmo il nostro ingresso, improvvisamente si zittirono tutti.

Li guardai per un momento, vedendo come stessero tutti fissando l’amica al mio fianco, così immaginai che probabilmente stavano organizzando qualcosa per il matrimonio di cui Elena non fosse ancora a conoscenza.

I due fratelli Salvatore vennero subito a salutarci, abbracciandoci, poi cominciammo tutti a preparare per quella sera, chi cucinando e chi apparecchiando la tavola.

Dopo più o meno un’ora, tutti erano arrivati: c’erano Matt e Rebekah, Tyler, Rick e Jenna con la loro squadra di bambini e infine arrivò Jeremy.

Quella sera, la tavola era imbandita e rumorosa; il piccolo James continuava a correre di qua e di là, facendo impazzire i poveri genitori, i quali intanto stavano cercando di far calmare la piccola Miranda, che quella sera pareva piuttosto irrequieta, mentre il gemello  Nicholas dormiva placidamente nel passeggino.

La serata trascorse davvero piacevolmente; in quelle ore mi divertii molto. Ero seduta tra Damon e Caroline e davanti a me c’era Rebekah, quindi il divertimento con quella compagnia era garantito.

Fui molto contenta di poter passare finalmente una serata normale in mezzo a tutti i miei amici; ne avevo veramente bisogno.

Mangiammo e parlammo per tutto il tempo; i primi ad andarsene ovviamente furono Rick e Jenna, che dovevano mettere a letto i bambini, ma noi restammo lì fino a mezzanotte inoltrata e parlare di tutto e di niente come ormai non facevamo da troppo tempo.

A fine serata, eravamo  sazi e assonnati, così, poco alla volta, ognuno tornò a casa propria.

«Allora… ti sei divertita stasera?», mi chiese Damon mentre guidava sulla via del ritorno.

«Certo che mi sono divertita, sono stata proprio bene», feci una pausa. «Lo sai che ti amo, vero?».

«Lo so, Rox. E ti amo anch’io». Damon si sporse per baciarmi, poi tornò a concentrarsi sulla strada.

Una volta giunti a casa, ci preparammo e poi andammo a letto; eravamo entrambi stanchi, ma felici.

 

[…]

 

La mattina seguente, quando mi svegliai, Damon non era al mio fianco, così guardai l’orologio: erano le nove e mezza, quindi doveva già essere andato al lavoro.

Telefonai a Caroline per chiederle un po’ di compagnia, ma lei mi disse che non poteva raggiungermi subito perché doveva discutere di una cosa con Stefan riguardo al matrimonio e che però sarebbe venuta da me non appena avrebbe potuto.

Bene, quindi per il momento ero sola in casa senza nulla da fare, non avevo neanche compiti da correggere.

Ormai mancavano poco più di due settimane alle nozze dei miei amici e questo evento stava creando una certa tensione in città, ma non era una tensione negativa; più che altro era… una sorta di trepidante attesa.

Trascorsi più di metà pomeriggio a leggere e, solo verso le cinque, finalmente Caroline suonò alla porta.

«Ciao, tesoro! Scusami se non sono riuscita a liberarmi prima, ma stavo parlando con Elena e Stefan».

«Elena e Stefan? Ma allora non state preparando una sorpresa per Elena…?».

Per un attimo la mia amica mi parve interdetta.

«Certo che le stiamo preparando una sorpresa, ma non era di questo che abbiamo parlato stamattina», rispose con un gran sorriso.

«E la sorpresa in cosa consisterebbe?», domandai curiosa.

«Mi dispiace, Roxy, ma non avrai alcuna anticipazione questa volta!»

«Che cosa? E perché?!».

«Perché sarà una grande sorpresa!»

«Ma…!»

«Niente “ma”! Ora togli quel broncio e andiamo a fare un po’ di sano shopping; sono stressata!».

«E io allora cosa dovrei dire, dato che mi tenete all’oscuro di tutto?»

«Suvvia, basta con le storie! Forza, andiamo!».

Cos’altro avrei potuto fare? Imporsi con Caroline sarebbe stato inutile; la mia amica avrebbe sempre prevalso e io non avevo alcuna voglia di oppormi, anche perché non avrebbe portato a nulla.

Tornammo a casa che erano le otto passate; Caroline mi lasciò all’inizio della mia via perché lei era già in ritardo per un appuntamento con Tyler e Damon mi aveva telefonato per dire che non sarebbe tornato a casa prima delle dieci, forse anche oltre.

Quella sera la strada era scarsamente illuminata; c’erano problemi con la luce già da qualche giorno ed i lampioni non funzionavano bene.

Ero stracolma di buste; la mia amica mi aveva costretta a prendere un sacco di cose, ma dopotutto mi ero divertita molto, anche se fare shopping con Caroline, la maggior parte delle volte si rivelava essere una missione suicida.

Avevo appena infilato le chiavi nella toppa, dopo averle cercate per quasi un minuto nella borse, ma feci un salto quando udii una voce alle mie spalle.

«Ciao, Roxanne… ».

Mi voltai di scatto. «Oh… oh, mio Dio, Elijah, mi hai fatto prendere un gran spavento».

Lui sorrise debolmente, come per scusarsi.

«Mi dispiace, non era mia intenzione. Aspetta, lascia che ti aiuti a portare tutte quelle buste», e detto questo ne prese la maggior parte, mentre io aprivo la porta d’ingresso e accendevo la luce dell’atrio.

«Posale pure qui per terra, ci penso io a sistemare tutto, dopo», dissi intanto che finivo di portare dentro le rimanenti.

Per qualche istante, seguì un silenzio imbarazzato.

«Ehm… sei arrivato qui da Atlanta?», gli chiesi per cercare di spezzare quella tensione.

«Sì, io… volevo vederti, sai… ho saputo del ritorno di quell’uomo, di ciò che è successo e non sono riuscito a liberarmi prima per vedere come stavi».

«Sarebbe bastata una semplice telefonata, Elijah, non c’era alcun bisogno che ti disturbassi a venire fino a qui… ».

«Roxanne… venire a trovarti non è mai un disturbo».

Mentre parlava, il suo sguardo era serio e i suoi occhi fissi nei miei.

«Damon… beh, senza di lui e di alcuni suoi colleghi probabilmente ora non sarei qui a parlare con te».

«Lui adesso non c’è? Damon, intendo… ».

«No, è ancora al lavoro».

«Io non ti lascerei mai più da sola… avrei troppa paura di perderti».

Ma che cosa gli stava succedendo? Dov’era finito il pacato e impassibile Elijah che avevo conosciuto anni addietro?

«Elijah, io… »

«No. Sono venuto qui per parlarti e ti prego, Roxanne… devi lasciarmi finire, altrimenti non ne avrò più il coraggio… ».

Ok, adesso cominciavo veramente ad essere perplessa e confusa.

«Io ti amo, Roxanne. Ti ho amata da quando ti ho vista in ospedale, mentre lottavi tra la vita e la morte. Avevi soltanto diciotto anni, ma eri già così incredibilmente forte e io rimasi subito colpito».

Fece una pausa, come se neanche lui sapesse bene come continuare. Tra noi calò un silenzio di tomba, che fu interrotto da un suo frugare in una tasca interna della giacca. Solo allora, capii cosa stesse per succedere, e subito sentii il sangue defluirmi velocemente dal volto e dalle mani, in modo da farmi impallidire.

Ne estrasse una piccola scatolina blu in velluto e quando l’aprì, vidi un bellissimo anello di fidanzamento.

«Sposami, Roxanne. Sposami».

 

NOTE:

 

Eeeeeh, sì. Sono stata perfida. Lo so che sono stata perfida, probabilmente la proposta di matrimonio ve la sareste aspettata dal bel poliziotto sexy e non dal dottore  austero e distaccato, ma sapete com’è… le cose si movimentano un po’, adesso!

Non che fino ad ora non lo siano state, ma… ormai siamo alla stretta finale; mancano solo alcune settimane al matrimonio e ancora dovranno succedere un paio di cose parecchio importanti, quindi, per scoprire di cosa si tratta… non vi resta che seguire i capitoli finali!

Un bacio a tutti!


  
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