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Autore: _helianthus    24/09/2012    3 recensioni
Cinque persone sono state distrutte per mano mia. Ora, per mano mia, altrettante ne rinasceranno.
~
Fanfiction incentrata su Tsurugi Yuuichi.
Un ragazzo normale come tanti altri, un giorno commette un grosso errore, che coinvolge altre cinque persone.
Starà a lui, ora, rimediare a questo suo errore.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Tsurugi Yuuichi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Spoiler!, Tematiche delicate
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cjfrgk Titolo: Elettroshock •
Sottotitolo(?): Five Souls
Capitolo: 1. Five people [so di avere una fantasia incredibile per i titoli, lo so, grazie ♥]
Rating: Giallo. Anche se in teoria potrebbe essere più un giallo arancione. Giallo scuro. O arancione chiaro. (wtf)
Genere: Drammatico, Angst, Malinconico. Aggiungerei anche Sentimentale e Triste. Tutti aggettivi negativi. Duh.
Avvertimenti: AU, Character death, Gender Bender, semi-Het, semi-No Pairing(?), OOC, Spoiler!
Note: So che in giappone si diventa maggiorenni a vent'anni, sì, ma non so bene quanti anni ha chi è all'ultimo anno di liceo. Sempre che là si chiami liceo. O che esistano i licei. Non sono esattamente preparata, per quanto riguarda questo campo, ok? x'
Note 2: Il numero delle camere è totalmente inventato. Ammetto che non mi ricordo se nell'anime facevano vedere il numero della camera di quel personaggio là, quindi, be', ho ragionato un minimo infilando due numeri a caso, ed ecco qua. 191. Non vi pare un numero carino? (eh?)
Grazie per l'attenzione(?).
Spero non vi faccia vomitare provochi epilessia vogliate suicidare dopo la lettura dispiaccia.
- Kya

Ps: Treni ♥ (?)
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Era cominciato tutto con uno shock elettrico.
La scossa elettrica, preceduta da un ovattato "Libera!", lo aveva risvegliato da un sonno scomodo. Era come se stesse dormendo, ma riusciva a percepire i suoni attorno a lui, seppur in maniera molto confusa.
Un'altra scossa, più chiara, più forte, lo fece addirittura sobbalzare. Sentì tutte le ossa scricchiolare dolorosamente, tentò di muovere le gambe e le braccia, ma non ci riuscì.
Aprì allora gli occhi, tirò un respiro profondo. Luci blu e bianchi gli apparirono offuscate davanti agli occhi, un tremendo odore di fumo gli aprì le narici, facendolo tossire.
"E' vivo!" udì, riuscendo a mettersi seduto sul lettino sul quale era disteso, ma subito ricadde indietro.
Non per il dolore, ma per ciò che aveva visto.
Era un incendio, un'esplosione. Il fumo era ovunque, non riusciva di nuovo a respirare. Sentì un altro grido, ma la percezione dei suoi sensi andava sfumando ancora.
Occhi chiusi, orecchie ovattate, polmoni fermi.
Un altro shock elettrico.
Ma non si risvegliò. Non sentì le ossa scricchiolare, non mosse le gambe e le braccia, non aprì gli occhi, non tirò un respiro profondo.
Era cominciato tutto con uno shock elettrico.





- Vuole ordinare? -
- Co-come? -
- Ha già scelto cosa gradirebbe mangiare? E' più di un quarto d'ora che fissa con sguardo vago davanti a lei. Si sente bene? -
- Ah... Ah! Sì, certo, mi scusi, ero distratto. Prenderò un succo di frutta e... Un cornetto alla marmellata, grazie. -
Il cameriere fece un lieve inchino e se ne andò, lasciandolo da solo a fissare nuovamente il nulla davanti a lui. Si tirò uno schiaffo su una guancia, tendando di riprendersi.
Su, non ci devi più pensare. Non ci devi più pensare, altrimenti diventerai matto.
Erano passati quattro giorni dall'incidente, e finalmente era riuscito ad ottenere il consenso per tornare a casa sua. Prima però aveva bisogno di una colazione accettabile -all'ospedale non si risparmiavano nel far soffrire le papille gustative dei pazienti-, e per questo si era fermato in un normale bar di Tokio. Le gambe gli dolevano ancora, ma riusciva a camminare senza stampelle. Non era ancora riuscito a dormire senza fare incubi. Sognava un corridoio nero, dalle spesse pareti dello stesso colore, illuminato solo da quale lampada che emanava fiamme cerulee e non gialle o rosse. Camminava lungo quel corridoio, chiamando aiuto, chiedendo consigli, e intanto tutto l'ambiente si faceva sempre più luminoso. Poi il corridoio si concludeva con due porte. Ognuna di esse si apriva su una stanza, nella quale si trovava uno dei suoi fratelli o uno dei suoi genitori. Le stanze erano tremendamente illuminate, quasi accecanti, dai muri e dal pavimento a scacchi bianchi e neri. Sembrava quasi... Normale.
L'unica cosa spaventosa era il semplice fatto che, una volta avvicinatosi alla persona dentro alla stanza, questa si rivelava morta.
Il primo era stato Kyousuke. Era seduto a terra, contro uno dei muri della stanza. Quasi piegato su sé stesso, era impossibile vedere il suo volto. Yuuichi gli si era avvicinato, gli aveva mosso lievemente le spalle, credendo che fosse semplicemente addormentato. Aveva dovuto ricredersi nel momento in cui era suo fratello caduto su un lato, scoprendo il volto che ormai era diventato un teschio. Le mani, nascoste nelle tasche dei pantaloni, erano ormai scheletriche. Yuuichi aveva gridato, correndo fuori dalla stanza con gli occhi spalancati e decisamente scosso. Nonostante tutto, non si era svegliato.
Il sogno era continuato. Nell'altra stanza aveva trovato Akahana, a testa china sui libri. Anzi, sembrava che sui libri ci stesse dormendo. Si era avvicinato a lei con il timore che fosse nella stessa situazione del fratello, ma non era così. Era molto peggio.
Pugnalate su tutto il petto, ma non c'era sangue se non sul viso. Dalla bocca colava un rivolo di sangue, gli occhi verdeacqua simili a quelli della madre spalancati, fissando un qualsiasi punto indefinito.
Il ragazzo era corso di nuovo fuori dalla stanza, piangendo e gridando, ma appena messo un piede sulla soglia aveva cominciato a cadere nel vuoto.
Una carezza lo aveva svegliato.
Una carezza dolce data da una mano morbida sulla sua fronte.
Aveva aperto gli occhi piano, pianissimo, per paura di vedere magari sua madre in situazioni simili a quelle dei suoi fratelli.
Ma dopotutto sperava anche che tutto quanto fosse un incubo, che quell'incidente non fosse mai avvenuto, che svegliandosi avesse trovato Kyousuke a guardarlo con un sorriso dipinto sulle labbra -uno di quelli che faceva solo a lui- e a dargli il buongiorno. E sperava che, scendendo dal letto, fosse corso in cucina dove Akahana e Masaki si lanciavano i cereali, mentre Nagumo fissava ammaliato la moglie mentre preparava i pancake -l'unica cosa che lei riusciva a cucinare erano i dolci, il resto lo facevano tutto papà e Akahana.
Ma non era così. Quando aveva messo a fuoco il mondo intorno a sé, si era scoperto in una stanza dell'ospedale.
E su di lui non erano puntati due occhi arancioni luminosi, ma un paio di scuri occhi azzurri. Il sorriso c'era, ma di certo non era quello del fratello.
"Dove sono?" aveva chiesto lui a mezza voce. Non era un incubo.
"Ospedale." lei aveva sorriso di nuovo, ma Yuuichi aveva notato la tristezza in quella voce.
"No, no. Dove sono loro?"  il ragazzo aveva chiuso gli occhi, quasi scocciato dal fatto che la donna non avesse capito il senso della sua domanda. Non sentendo risposta, però, li aveva riaperti.
L'infermiera -aveva poi scoperto che il suo nome fosse Kudou Fuyuka- stava scuotendo la testa, ad occhi bassi e lucidi.
E lui non ci aveva potuto credere.
- Il suo cornetto. E il succo di frutta. -
- Ah! - Yuuichi si spaventò, alzandosi improvvisamente in piedi. Il cameriere si trattenne dal ridacchiare, e scosse la testa.
- Lo stava facendo di nuovo, signorino. -
- Co-come? -
- Stava fissando il vuoto. Non voglio intromettermi nei suoi affari personali, ma a mio parere dovrebbe fare più attenzione. -
- Oh, sì... - il ragazzo lasciò cadere lo sguardo sul suo bicchiere contenente succo all'arancia e sospirò. Così fece anche il cameriere, che scosse la testa e se ne andò, piuttosto preoccupato per il cliente.
Yuuichi si diede un paio di schiaffi sul viso, passandosi poi una mano sugli occhi. Avrebbe dovuto sbrigarsi, mangiare in fretta e poi correre -per quanto una persona con le stampelle potesse correre- subito da Gouenji. Sperava che Fuusuke fosse riuscita a trovare i dati di cui aveva bisogno.

• • •

Rispondi, andiamo, rispondi...
Erano i pensieri di Yuuichi, seduto su una panchina qualsiasi di un parco con il cellulare attaccato all'orecchio.
Tu, tu, tu...
Era la risposta eloquente del cellulare che teneva attaccato all'orecchio.
- Dannato Shuuya! - esplose infine, chiudendo bruscamente la chiamata mai iniziata e infilando il cellulare nella tasca della felpa.
Faceva decisamente freddo. Era dicembre, e l'inverno si faceva sentire. Certo, non era stata una mossa furba fermarsi in un qualsiasi parco di Tokio senza una giacca o una sciarpa, ma non aveva ancora avuto il coraggio di rientrare in casa sua per cercare dei vestiti veramente invernali. Anche perché la sua ultima telefonata -fatta quando ancora era in ospedale- con Diam, un vecchio amico di Nagumo e Maki, gli aveva messo non poca ansia.
"In quella casa girano i fantasmi della tua famiglia. Non entrarci, non ancora, almeno. Sicuramente il fantasma di tuo padre aleggia in quel posto, dato che lui è proprio l'ultima persona che potrebbe raggiungere il Nirvana."
"Questa cosa non ha senso."
"Ha senso invece. Credi che tuo padre potrebbe avere accesso al Nirvana dopo tutto quello che combinava ogni giorno?"
"Ma io voglio tornare a casa."
"Non farlo! Ne sentiresti la presenza e te la faresti sotto la notte sentendo il pianto di tua madre!"
"Diam, ora ti prego di piantarla. Queste cose mi mettono ansia."
"E non potresti andare in bagno. Lo sai, vero, che le anime dei morti risiedono nelle stanze più piccole della casa, e che la stanza più piccola della casa è il bagno?"
"Non immagino la mattina che casino se tutti e cinque i fantasmi stanno nello stesso bagno..."
"Sto parlando seriamente, Yuuichi."
"Secondo me il fantasma di mio padre si deprimerebbe troppo a stare da solo in quella casa. Devo ritornarci."
"Quindi tu credi che un fantasma possa morire di depressione?"
"Sì."
"L'anima di un morto... Che muore di nuovo?"
"...Questa conversazione perde senso ogni secondo che passa, Diam."
"Ma perché, ha mai avuto un senso?"
"Diam, ciao."
"Non entrare in quella casa."
Non aveva nemmeno risposto. Aveva semplicemente chiuso la chiamata e gettato il cellulare sul comodino al suo fianco. Gli stava semplicemente scoppiando la testa, in quei momenti. Era passato un solo giorno dall'incidente, e Yuuichi si era trovato completamente spaesato -oltre che distrutto psicologicamente. Midorikawa era la prima persona a cui aveva pensato -dopo Shuuya- per farsi consolare. L'unico problema era che Midorikawa era in vacanza con Hiroto, e le chiamate erano state trasferite al cellulare di Diam. Il che era piuttosto preoccupante, dato che Diam non era una persona totalmente normale. A cosa era servita quella telefonata? Assolutamente niente. Aveva chiamato Midorikawa perché lui lo conosceva bene, sapeva che rapporto c'era tra lui e la sua famiglia ed era sicuramente il più saggio tra tutti gli amici di Nagumo e Maki. Ma dato che era stato Diam a rispondere e non Midorikawa, la cosa non aveva avuto senso. Parlare con uno come Diam non avrebbe mai avuto senso, per lui.
Starnutì rumorosamente, e imprecò alzandosi in piedi. Si era distratto di nuovo. Era una cosa che gli capitava sempre più spesso, forse il cameriere aveva ragione.
Okay Yuuichi, fissati qualcosa da fare, un obbiettivo, e concentrati su quello. Perdere tempo con i ricordi non ti servirà a nulla. Cominciò a camminare, uscendo dal parco e dirigendosi verso casa sua. Fantasmi o no, doveva prendere una giacca se non voleva prendersi una broncopolmonite e morire prima di portare a termine il suo compito.
Camminò con passo svelto fino alla stazione degli autobus, prendendone uno diretto verso la periferia della città. Pochi minuti e si ritrovò nel vialetto di casa.
Il rumore dei sassi sotto le sue scarpe gli fece salire un groppo alla gola. Ricordò tante, davvero tante cose, fermo a metà strada tra il traffico della periferia e la sua casa -no, la loro casa.

- Yuuichi, cosa fai lì in mezzo al vialetto? -
- No, niente... Pensavo solo che è primavera. -
- Ti prenderai una bronchite. -
- Papà, so quello che faccio, su, non ho più tre anni. -
Nagumo aveva borbottato, tornando con la testa dentro alla cucina e chiudendo la finestra.
Dalla casa proveniva un delizioso profumo di cibo grigliato, ma di certo questo non aveva distratto Yuuichi dai suoi pensieri.


O forse sì.
Il ragazzo scosse la testa, concentrandosi su quello che era effettivamente il suo obbiettivo. Avanzò a grandi passi, pestando i piedi sul vialetto e sbattendo la porta una volta entrato. Sbuffò, rabbrividendo nel momento in cui si accorse che quella casa sarebbe rimasta vuota per sempre.
Prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni, componendo nuovamente il numero di Gouenji e sperando che questo rispondesse.
Con l'apparecchio schiacciato contro l'orecchio, si diresse ai piani superiori della casa con l'intento di controllare se effettivamente ci fossero fantasmi da qualche dannata parte.
Diam lo influenzava in modo decisamente negativo.
- Pronto? -
- Gouenji, dannazione, finalmente! Sarà la ventesima volta che ti chiamo! Ma dove cavolo eri? Con tutto il rispetto, ma potevi lasciarmi un messaggio, qualcosa, che cavolo, mi hai fatto preoccupare! -
- Yuuichi, sono Suzuno. -
E lì il ragazzo si congelò.
- ...Oh. -
- Non c'è nemmeno bisogno che ti scusi, tranquillo, capisco la tua rabbia. Ma vedi, Shuuya ha lavorato tutta la notte per queste quattro notti senza nemmeno tornare a casa per trovare i dati e le persone che ti servivano. E io con lui. Quando questa mattina verso le quattro abbiamo finito, ci siamo direttamente addormentati in ufficio. E ci siamo svegliati solo ora. -
- Avete dormito dalle quattro di mattina alle tre di pomeriggio? -
- Undici ore sono un terzo di quello che dobbiamo recuperare, forse. -
- Oh, uhm... Be', credo di dovermi scusare, allora─
- Non c'è problema, figurati. Puoi passare adesso nell'ufficio di Gouenji? Così ti diamo questi fottuti nomi di queste fottute persone e possiamo fottutamente andare alla nostra fottuta casa a dormire? -
Yuuichi potè sentire la risata profonda -ma sonnolenta- di Gouenji come sottofondo, e sorrise lievemente.
- Subito. -
Chiuse tutte le finestre e le imposte, e per sicurezza anche le porte dei due bagni della casa, a chiave, naturalmente. Afferrò uno dei giubbotti in pelle del padre, uscendo di casa velocemente e sbattendo anche la porta.

• • •

- E così sono questi? -
- Sì. Sono i dati delle prime cento persone ricoverate che non superano i trent'anni di età con problemi vari. -
- Non so come ringraziarvi, davvero. -
- Credo che potresti cominciare muovendo quelle gambette fuori da questo ufficio, prima che a mia moglie venga un attacco di pazzia e te le spezzi, le belle gambette. -

Yuuichi rise ripensando al breve dialogo avvenuto tra lui e Gouenji prima di venire sbattuto fuori dall'ufficio del più grande. Effettivamente, l'energia negativa emanata da Suzuno si poteva sentire già a una ventina di metri di distanza dal loro grattacielo.
E ora, seduto su una delle sedie della cucina e con il telefono tra le mani, faceva scorrere lo sguardo su ogni singolo nome e cognome scritto sui tre fogli posti sul tavolo. Si sentiva male, malissimo.
Pensando solo che cinque di quelle cento persone avrebbero avuto una vita migliore, si sentiva male. Avrebbe voluto dare di più, molto di più. Ma cosa poteva dare di più?
Sorrise brevemente, a malapena, facendo un grosso cerchio con una matita attorno a un nome e ad un "mancanza arti inferiori" che gli pareva piuttosto triste -e definirlo così era altamente riduttivo.

Shindou Takuto - 17 anni - Mancanza arti inferiori - Camera 191


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Trallallero trallallà.
C'è una demente, eccola qua! (?)

Jellyfish's corner


Yolo~ -qualsiasi cosa voglia dire-
Chi c'è? -ma che cose intelligenti dico stasera?-
Ebbene, siamo un minimo seri, dai.
........CE L'HO FATTAAAAA. Dio, e che lentezza per aggiornare. Quanto è passato? Un mese e dieci giorni, mi sembra. Ora--al prossimo aggiornamento vedremo se il mio tempismo sarà migliorato o peggiorato.
Sicuramente peggiorerà, oddio, la scuola mi uccide lentamente e con amore.
Be', poi.
Mi fa talmente schifo che non ho nemmeno voglia di parlarne, capitemi. Il fatto è che ho avuto alcuni piccolissimi problemi per scrivere questo coso. In sintesi: non trovavo il file dopo aver riordinato le cartelle, poi ho fatto un casino e l'ho cancellato tutto, l'ho riscritto tutto stasera.
Ebbene, mi fa palesemente schifo. Davvero, quell'altro là dietro (?) mi piace molto di più. E mi dispiace doverlo postare così, ma so che se non lo faccio ora subito immediatamente domani penserò "ma sì, lo rivedo e lo correggo", e so anche che non lo rivedrò e non lo correggerò, e infine il capitolo rimarrà lì a marcire.
Quindi, be', vi chiedo perdono, il prossimo cercherò di non perderlo di nuovo e di non cancellarlo per sbaglio, così che il risultato mi piaccia, almeno. Dopotutto, come dice una certa persona (?), come si può pretendere che uno scritto piaccia a qualcun altro se non piace in primis a chi lo scrive? Suvvia (?)
Parlando dei personaggi di questo capitolo. Suzuno emana energia negativa, ammettetelo (wtf), e vedere Diam da questo punto di vista è una cosa che mi piace troppo. Secondo uno dei miei headcanon, Diam è affascinato dall'occulto in generale -qualcosa in stile Yuki di Sket Dance, non so se avete presente-, e Hiroto ne ha una paura assurda. Yuuichi si fa influenzare. Ma quel dialogo è troppo stupido per una fiction che tratta questi argomenti in questo modo.
Però, dai, spero che un minimo sorriso ve lo abbia almeno lontanamente strappato x'
Per quanto riguarda gli incubi di Yuuichi... Scusatemi. Davvero, scusate, ma una cosa di quel tipo dovevo mettercela, io tempo fa facevo milioni di sogni di quel genere. Era da brivido. Qualcosa di cui te ne ricordi -morti che escono dalla terra, soli totalmente neri, mondi con i colori in negativo, persone dalle facce sfigurate, sangue ovunque.
Sì, qualcosa di cui te ne ricordi.
E Shindou.
Sì, a Shindou ho voluto togliere le gambe. Perché? Perché sì, ecco. Perché una gamba se l'è rotta, e allora andiamo ad esagerare. Certo, questo è il primo di cinque personaggi le cui situazioni forse potrebbero anche essere peggiori di essere relegati su una carrozzina a vita--ok, no, tutte le situazioni di tutti i personaggi sono dannatamente tristi.
Ma perché penso a queste cose, perché.
Be', al prossimo aggiornamento. :D //Shindou comincia a piangere random (?)

-Kya

   
 
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