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Autore: Shark Attack    09/04/2007    3 recensioni
Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri, fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club che sviene ai suoi piedi ogni due per tre, ma soprattutto è un surfista perdutamente innamorato del mare. Un brutto giorno, però, quelle sue tanto amate onde gli giocarono un brutto scherzo e si ritrovò in bilico tra il nostro mondo e l'aldilà nel corpo di Christine Collins, una sedicenne scapestrata e con la vita appesa ad un filo quanto la sua...
CAPITOLO 7 :
Steven ha percepito una presenza a Beverly Hill e il trio si riunisce lì per cercarla e scoprire chi è. Dopo lunghe ed estenuanti ricerche finalmente si solleva il sipario su una nuova compagna, dal carattere molto particolare e con un potere altrettanto interessante..
Come finirà questa storia?!?
Genere: Azione, Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri, fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem

 

 

 

Il sole era tiepido, il vento fresco: una giornata piacevole e tranquilla, senza preoccupazioni.

Christine stava leggendo un libro sulla poltroncina bianca in terrazza, al piano superiore della casa. Ogni volta che alzava il naso per inebriarsi di quella pace, desiderava che la giornata non finisse mai. Purtroppo, dal piano di sotto, Nikolas cominciò a urlarle a squarciagola.

- Christine, Christine! Vieni a vedere, presto!

La ragazza sbuffò portando il viso fra le pagine del libro che stava leggendo. Cos’aveva di male quel libro perché la sua lettura dovesse sempre essere interrotta? Prima il maglione scomparso, poi la pianta da innaffiare, poi la macchina che non partiva…

- Cos’altro c’è, Nik? Non puoi vivere anche tu un tranquillo pomeriggio o perlomeno farlo vivere a me...?

Così dicendo, Christine di sollevò dal suo tranquillo oziare e si mise a sedere sul letto mentre con la mano cercava sotto al cuscino il segnalibro.

- Vieni a vedere Chris! – esclamò il fratello comparendo sull’uscio della sua stanza – Devi venire a vedere il telegiornale: Los Angeles sta impazzendo!

 

 

           P.D.R. – Problemi di Reincarnazione

 

 

 

Erano passate 24 ore dalla scoperta del nuovo destino che attendeva Christine e Brad, coinquilini in uno stesso corpo, e a governarlo c’era di nuovo lei. Erano le quattro del pomeriggio.

- Sta impazzendo? – chiese lei, incredula, seccata e incuriosita al tempo stesso – Ma… che significa? Io non noto nulla…

Nikolas la prese per un braccio e la trascinò giù di sotto continuando a ripetere che doveva vederlo coi suoi occhi. Nell’afferrarla, il libro cadde a terra e s’aprì, perdendo il segno della lettura. – Spero per te che sia qualcosa di davvero importante – sibilò lei fra i denti -… mi hai rovinato la lettura!- si lagnò poi, sapendo che avrebbe fatto meglio a cominciare a rimpiangere la sua pace. La sera prima era tornata a casa esausta, con la catena della bici a terra e col fiato corto, il cervello fuso per lo sconvolgente pomeriggio e Brad alla guida del suo corpo! Quando poi la natura li aveva chiamati al bagno, credeva che non avesse più il terreno sotto ai piedi. Infatti, con non poca fatica erano riusciti in quell’impresa tremenda, con Brad che cercava di farla senza guardare troppo oltre per non morire delle urla di Christine nella testa che ripeteva “fissa il muro, fissa il muro!”

E che ora si stava finalmente riposando, suo fratello la interrompeva così bruscamente, per una cosa così assurda poi…

- Ecco, guarda! – esclamò lui ancora più entusiasta, brandendo il telecomando per mostrare come la stessa notizia stesse rimbalzando su ogni canale – Oltre a terremoti in tutto il mondo, quasi, e maremoti in Australia… pare che un ragazzo abbia.. è diverso, con poteri soprannaturali o simili… proprio qui a L.A., sembra un film! Mentre cercava di non esser investito da un autobus, ha alzato le mani per proteggersi istintivamente, ma in realtà ha deragliato il mezzo e lo ha gettato con forza nel traffico cittadino, creando uno scompiglio inimmaginabile! Guarda che incidente…!

Christine guardava immobile la televisione, di sasso quasi quanto la mattina prima, quando aveva appreso dei funerali di Brad. Le immagini del pianeta scorrevano lentamente, alcune volte erano video mossi e incomprensibili, altre volte erano foto fatte col cellulare, ma il soggetto non variava molto: qualcosa non andava, e, ancor più importante, era molto probabilmente quello il problema di cui avevano parlato gli Angeli della Morte.  Infine, il telegiornale cittadino parlava unicamente di quel ragazzo che aveva descritto Nikolas, e mandavano in onda uno via l’altro i filmati che ne testimoniavano l’impresa.

- Non ci credo… - balbettò con un filo di voce mentre sprofondava con tutto il suo misero peso nella poltrona accanto a lei. Non può essere…

- E’ una figata, vero? – chiese il ragazzo, sorridendo come un bambino alle giostre – Pensa che bello dev’essere… t’immagini, avere dei poteri? E se vengono qui, queste stranezze,  tu come reagiresti? Io chiederei un autografo a quello lì, anche se magari non l’ha fatto apposta…

Brad emise un suono contorto e Chris fece una risatina nervosa di riflesso. – Certo, come no…

Pensi sia questo?

O è la promozione di un nuovo film di Spielberg.

Dubito fortemente…

Allora sì, questo è il casino che abbiamo combinato e che dovremo rimettere a posto!

Ma non è possibile… vai sulla CNN, così ne capiamo di più.  Christine obbedì, strappando il telecomando al fratellastro e prendendo il controllo dei canali.  Come aveva detto Brad, su quel canale la notizia veniva trattata più approfonditamente, definendo anche un’ora precisa in cui tutto iniziò. “A mezzo giorno esatto c’è stato il primo terremoto, in periferia sud di L.A., ma l’epicentro non è ancora stato identificato…” diceva la giornalista inviata nella metropoli californiana, mentre un po’ di vento le scompigliava i capelli neri.

Christine imprecò. – Merda. Questa non ci voleva..

Nikolas la guardò interrogativo. Poi si fece più guardingo e diede l’impressione di star comprendendo molte cose. – C’entra con quello che hai fatto ieri? Se non sbaglio eri proprio a sud della città.

- No, che ti passa per la mente.. ieri ero andata a trovare una mia amica, lo sai.

- Carol?

- Sì.

- Le ho telefonato e ha detto che non ti vede dalle vacanze estive.

La ragazza si morse il labbro. La sua bugia di copertura era stata scoperta, malgrado le fosse sembrato che potesse reggere di più. Nik aveva addirittura telefonato? Quindi sospettava qualcosa.

- Non.. non è l’unica Carol che conosco che abita lì – cercò di riparare lei, mantenendo un’espressione dura e, per quanto riuscisse, immutabile. Non doveva cedere, e lui non la poteva mettere con le spalle al muro. Innanzitutto avrebbe detto tutto a suo padre, persino del motivo per cui era finita in fin di vita su quel maledetto burrone. Perché probabilmente lui sapeva anche questo. Potrebbe lavorare alla CIA… ,ironizzò Brad, conscio del pericolo.

Christine decise che era meglio parlarne con Brad, prima di cominciare a pensare a cosa fare per quelle persone che urlavano alle telecamere in Tv, quelle con i poteri soprannaturali che vagavano allo sbando per la città. Disse quindi di dover andare in bagno e si allontanò dal salotto.

- Accidenti! Che facciamo Brad !? – gridò senza accorgersene non appena fu sul sellino della sua bicicletta, a mezzo miglio di distanza da casa, sicura che nessuno la potesse sentire. Si diresse a gran velocità sul burrone dove tutto è iniziato cercando di ripercorrere i luoghi chiave di quella vicenda come a cercarne una soluzione.

Innanzitutto cerca di calmarti… non servirebbe a nulla se tu sclerassi…

La sua voce era tranquilla, ma tenuta molto sotto controllo. Anche lui non sapeva più cosa fare, ed era in quello stato da quando aveva appreso dall’Angelo della Morte che il loro non era l’unico problema causato dalla loro unione. Non pensava affatto che per il suo egoismo avesse messo in pericolo altre vite, altre persone oltre a lui e a Chris.

- Tu non capisci… se già prima era difficile, adesso abbiamo moltissimi altri problemi! Ad ogni mezzogiorno ci scambiamo di ruolo e ora dobbiamo anche sistemare la città… siamo fortunati che Los Angeles sia così piccola… e pensa se il problema si espande! E poi dobbiamo assolutamente trovare quel ragazzo e…

Non riusciva a stare calma, era impossibile, assolutamente impensabile! E si sentiva sottopressione per i suoi problemi familiari. Se ci fosse stata Diane sulla sua strada, sicuramente l’avrebbe investita –per quanto una bici possa far male- pur di non avere altre rogne.

- Eccoci.

Il burrone era completamente asciutto, a differenza della sera in cui tutto iniziò. Allora pioveva e il terreno era tutto fangoso. Gli alberi ululavano dal vento e tutto sembrava molto più minaccioso, pauroso addirittura. Inoltre Christine l’aveva vissuto davvero male, con tutti quei bulli addosso e armati, senza vie d’uscita. Mentre avanzava verso il bordo dove era quasi morta, l’aria che la penetrava fino in fondo all’anima le rendeva vividissimo il ricordo. Così limpido che Brad riusciva a vederlo senza problemi.

- Bene. E ora?

Si guardò attorno, non vedendo niente e nessuno. Il bordo era stato recintato da quando era capitato quell’incidente alla ragazza, così che nessuno ci potesse cadere dentro.

Le barre metalliche, però, si potevano benissimo spostare e levare senza neanche tanto sforzo. Christine ne spostò un paio, proprio nel punto in cui Brad le stava dicendo era avvenuta la loro prima unione.

Le depositò a lato e, quando si rialzò, inspirò a fondo. Non stava succedendo nulla.

Si sedette a terra, contrariata.

Alle sue spalle udì un rumore di passi.

- Che stai aspettando? – disse un ragazzo più grande di lei di un paio di anni sedendosi accanto a lei. – Aspetti il tuo ragazzo?

 Christine lo guardò come ipnotizzata da quella ferita sulla guancia che assomigliava tanto ai suoi graffi e tagli sparsi su tutto il corpo.

- O che accada qualcosa?  - continuò lui, senza distogliere gli occhi dal panorama che avevano di fronte. Christine si sedette più compostamente. -  Ma  tu chi sei, scusa?

- Non importa. Anche tu sei stata attratta qui?

Attratta? Ma chi è, che vuole? Replicò Brad, cominciando ad alterarsi per la sua presenza.

Il ragazzo guardò Chris sbiancando di colpo, sia sulla pelle che dentro gli occhi. Persino i suo i capelli neri sembravano sbiancati per lo spavento. Le sue mani si misero a tremare e lui assunse un espressione come se avesse visto un fantasma. Si alzò ed indietreggiò di un paio di passi. – Chi sei? Anche tu sei maledetta?

- Maledetta? – chiese lei, non capendo la sua reazione – E poi ti ho chiesto io per prima chi sei!

Si alzò a sua volta, ma lui non cessò la sua reazione. - Anche tu sei una di quelli strani?

- E tu?

- Sì, per questo sono qui. Ma tu, dimmi!

- Può essere. Che intendi perstrani’?

- Ma come! Quelli anormali che girano per la città, che non vogliono essere ripresi dalle telecamere perché sono diversi!

- Ce n’è più di uno? E dove sono, lo sai? – sbottò lei, non appena vide che il dialogo era avviato e che lui si stava riprendendo un poco. Gli si avvicinò per non dover urlare a tutto il mondo ciò che stavano dicendo, e lui non scappò.

- Ieri ho sentito un terremoto – cominciò a raccontare lui, come per levarsi un peso – E poi mi sono ritrovato questa ferita sul volto, ero svenuto e mi hanno portato in ospedale. Ma senza che facessi nulla.. ho cominciato a sentirmi strano, come se… non saprei… e poi l’autobus! Oh, quello.. mi sentivo morire, sentivo già le lamine nella pelle!

E’ quello che abbiamo visto in tv! , esclamò Brad,  Chiedi ancora dove sono quegli altri che dice lui, e perché non li abbiamo visti nei telegiornali, se sono a L.A. o dove, e come sa che ci sono! Smettila, non è il momento. Non lo vedi che è spaventato a morte? Lasciamogli un po’ di tempo, poi ce lo dirà più spontaneamente, vedrai… Tu chiedilo e basta! E’ il momento giusto, dai, non fartelo sfuggire proprio adesso! No, ho detto! Deve ricomporsi le idee, non possiamo stressarlo così, a che titolo poi!

Il ragazzo sbiancò ancora e prese a respirare affannosamente, a scatti, col volto terrorizzato mentre guardava attonito Christine. Ma lei non ci fece caso, tanto era presa dalla discussione con Brad. Lui allora le poggiò una mano sulla spalla per chiamarla, ma lei scrollò le spalle e lo rimandò via.

- Scusa, ma tu…

- Non adesso, scusami.

- La seti anche tu quella voce…

- Sì, sì, aspetta un attimo…

Visto? E’ anche un visionario! Sente le voci! Questo non prova nulla, te l’ho già detto che è confuso! Te la stai prendendo troppo a cuore, non lo conosci nemmeno! Non bisogna conoscere qualcuno per aiutarlo nei momenti di difficoltà… Comunque quello ci sta provando con te, ne sono sicuro! Ma dai , che dici? Sì, ti ha messo una mano sulla spalla! E allora? Lo ha fatto per chiamarmi, con te che mi urli nella testa chissà quanto mi ha chiamata e io non l’ho…

Si voltò verso il ragazzo e lo fissò intensamente, come a volerne carpire i segreti celati in mente. Aveva ancora un’aria spaventata, ma era un’espressione che s’andava via via attenuando, man mano che Chris e Brad bisticciavano.

La prima volta che si è preso paura con noi è stato quando hai fatto il tuo commento, no?

Sì, ma cosa… E prima, e adesso! Non dirmi che stai impazzendo anche tu! E perché no, in fondo le voci le senti anch’io… Ah-ah-ah. Molto divertente. Secondo me lui…

- C’è una voce… - mormorò lui, con un filo di voce, restituendo lo sguardo alla ragazza.

- Una voce?

- Sì. Ci hai appena… litigato, direi…

- Ma come..

Lui si allontanò di un passo e scosse la testa, sorridendo. – Scusami, so che sembro un pazzo, ma… penso proprio di averla sentita e tu… eri ‘ impegnata ’…

- Impegnata? Ah! … - gli si avvicinò e gli prese la mano sinistra, cercando di trasmettergli fiducia. – Ti prego di scusarmi, sarò sembrata io la pazza!

Che bella coppietta… , ironizzò ancora sbuffando contrariato per l’idea di esser messo da parte. Vi date dei pazzi a vicenda, ora?

Lui la guardò ancora di traverso, inarcando un sopracciglio. – Ancora…

- E’ questa la voce che senti, quindi?

- Sì, quella di un ragazzo… sbruffone, direi, ed egoista.

Christine venne scossa da un fremito, dovuto ad una reazione psicologica di Brad. Non era d’accordo con quelle affermazioni, ma sentiva che stava per cogliere nel segno la sua personalità. Che era l’ultima cosa che gli era rimasta e che, adesso, stava per esser di nuovo messa allo scoperto.

- E tu come interpreti la sua presenza? – chiese lei, sicura di star toccando un tasto altrettanto debole in quello strano ragazzo.

Lui sbuffò. – Io sono quello che hai visto in tv, no? Lo interpreto come un… “non è un sogno, è la realtà, sei davvero diventato strano”. Tutto qui.

- Ma perché strano?

- Indovina… quante persone possono fare quello che ho fatto? E sentire quella voce?

Lei mollò la presa e lo fissò dritto negli occhi. Doveva farselo amico, come tutti gli altri che sarebbero venuti in seguito. E spiegare ad ognuno la verità per tranquillizzarli. Anche lei aveva accettatola poco quella verità strana, e Brad non era mai andato in escandescenze. Anche se qui il ragazzo poteva scappare e per lei non era stata la stessa cosa. Ma lui le aveva spiegato la situazione con semplicità, cercando di non urtare troppo i suoi sentimenti, anche se in quel momento, durante la loro recente litigata, non sembrava gliene fregasse molto ne di lei ne di quell’altro. Gelosia? Ma Christine scacciò quello strano pensiero dalla testa e decise di passare alle più semplici battute di dialogo.

- Mi chiamo Christine Collins, piacere di conoscerti.

Lui guardò la mano tesa in segno di amicizia come se non sapesse cosa fare. – MI prendi in giro?

- Perché dovrei?

- Non mi sembra il momento di fare convenevoli!

Lei lo guardò fisso negli occhi, neri come i capelli, come la pece. Non era mai riuscita a veder nulla negli occhi degli altri, anche se sapeva bene che altre persone ci riuscivano nei suoi. Nonostante questo, sperava di trasmettergli fiducia. Brad si trattenne dal fare commenti.

Il ragazzo scosse la testa, si grattò il collo guardandosi attorno come per accertarsi di non esser visto e poi le strinse la mano. – Steven Lechner – disse con scarso entusiasmo, quasi rassegnato.

Chris si sentì piena d’orgoglio, soddisfatta di quel risultato, per quanto piccolo potesse essere. Sorrise con sincerità e lo invitò a fare una passeggiata per schiarirsi le idee, ma lui non si mosse. Si voltò serio a guardare in direzione del burrone.

- Steven..? Andiamo, dai, facciamo il lungomare… andiamo via da questo postaccio!

Lui non diede segni di vita. Poi si mosse, ma in direzione opposta. – Devo tornare lì.

- Lì? – ripeté lei, chiedendosi perché volesse tornare sul burrone – Perché?

- Non lo so.

Christine si limitò a seguirlo, chiedendo anche a Brad perché secondo lui ci tenesse tanto a tornare lì. Stavolta, Steven non ebbe nessuna reazione  ai loro discorsi mentali. Ci stava facendo l’abitudine.

E’ pazzo. E piantala! Ci sono ancora troppe cose che non sappiamo, magari lui sa qualcosa! Sì, se riesci a non spaventarlo… Guarda che non sono io, sei tu! Ma và, ti avrà vista bene e avrà avuto quella reazione! Come!?! Ritira tutto! Non ci penso nemmeno.

- Potete smetterla, per favore? – esclamò Steven dal bordo del burrone – Sembrate due vecchi sposati da cinquant’anni…

I due rimasero in silenzio, non tanto per il rimprovero quanto per la familiarità con cui adesso si stava riferendo a loro due. – Come fai a sentire quel che dice Brad?

Christine fece uno sforzo immane per non sembrare più preoccupata di quel che era. Per una strana ipotesi, anche Nikolas poteva averlo sentito più d’una volta, come adesso faceva Steven.

Lui non si voltò, ne alzò il volto o distolse l’attenzione dalle profondità del pendio. Si limitò ad un cenno della mano per farla avvicinare. Non andare, pensò Brad, ma la ragazza era come ipnotizzata dalla sua stessa curiosità. Doveva andare.

Si fermò nel punto esatto in cui era svenuta quella volta, riversa, quasi completamente priva di sensi, prima che Matt il traditore la gettasse nel baratro con un calcio nelle costole, il colpo di grazia.

Steven si voltò e la fissò serio in volto, con un espressione che le ricordava troppo intensamente quella di Matt. Lei chiedeva aiuto e lui le rispondeva così. Senza una parola. Scuro in volto, col ghiaccio nelle iridi.

Chris...  andiamo via, Chris. Non ce la faccio… Non mi piace come ti guarda, Chris! Ma lei si sentiva le gambe paralizzate, pesanti come piombo, immobili, fissate a terra. Lui, Brad, invece era agitato come quando i due Angeli della Morte lo stavano per acciuffare e riportare alla Porta del Mondo. E le immagini dei due ricordi erano vividissime nella memoria dell’altro.

- Collins, che ti succede? – chiese Steven, con una voce per nulla preoccupata, anzi per certi versi scherzosa,– Non dirmi che qui tu e il tuo amico avete vissuto qualche brutta esperienza…

- Che intendi dire? – chiese la ragazza, a metà tra lo spavaldo e il terrorizzato. Odiava essere chiamata per cognome, era come se parlassero a suo padre, o a lei con molta diffidenza e distacco, ed era una cosa che non le era mai piaciuta.

- Beh, niente di che… solo che sei un’ingenua, sciocca ragazzina. E quell’altro, è solo un codardo, ma avresti dovuto dargli ascolto – la luce nei suoi occhi mutò e divenne più fredda, e la sensazione arrivò fin nelle ossa a Christine, che gemette – Avresti dovuto andartene via.

- Perché, cos’hai intenzione di fare adesso, eh? Sentiamo!

Forse non è la mossa migliore provocarlo… Siamo in grado di fare altro? Comincio ad avere un brutto presentimento. Beh, tientelo, non è il momento!

- Sì, litigate ancora un po’… così non riuscirete mai a combinare nulla di buono!

Il suo tono di voce cambiò ancora. Ora era come lo avevano incontrato poco prima. Stava tornando normale. Anche i due coinquilini erano più sollevati, e Christine riusciva a muovere le gambe. Infatti cadde in ginocchio per lo spavento e inspirò a fondo. – Si può sapere che vuoi da noi?

L’incanto si ruppe totalmente, Steven tornò normale e la guardò interrogativo.

- Noi? – chiese lui, incuriosito da quella domanda – Perché parli al plurale?

Christine rise forte, e il ragazzo la seguì a ruota. Intanto le campane di una chiesetta a lato della strada suonavano le sette di sera.

- Pensavo che ormai l’avessi capito!

- Infatti. Ma non molto. Chi è quel ragazzo? Un fantasma? E perché ci puoi parlare solo tu? E..

Spiegalo in fretta, se proprio vuoi, e poi fatti spiegare perché ci ha fatto quell’effetto prima, e cos’erano le sue domande, concluse Brad con tono svogliato e rassegnato.

Steven la guardò ancora più incuriosito, ma non la costrinse a delle spiegazioni. Di lì a poco avrebbe parlato lei di sua spontanea volontà.

E così accadde. Ma Christine omise molti dettagli sia suoi che di Brad, e non spiegò il perché delle mancate morti di entrambi, o il combattuto incontro con l’Angelo della Morte del giorno prima. Per spiegare la loro “missione”, dapprima optò per una visione notturna, poi si rassegnò alla verità – anche per dare maggior rilievo alla figura di Brad, dal momento che aveva combattuto in prima persona con quella creatura – e spiegò così l’epicentro del terremoto che aveva sconvolto Steven Lechner.

- Ora però.. – continuò lei, mentre si avviavano vero le rispettive abitazioni – Tu mi devi spiegare chi sono gli altri e come fai a sentire la voce di Brad.

Steven la guardò di sbieco. Poi distolse violentemente lo sguardo e continuò a camminare fissando insistentemente il terreno sdrucciolato. – Venendo qui… c’era una bambina. Aveva degli occhi bianchi spiritati e mi additava in mezzo alla folla dell’incidente che ho causato… quando è riuscita a raggiungermi, mi sono accorto di una strana sensazione che non ho più provato da quando mi ha lasciato, fino a che non ti ho incontrata. So per certo che fra poco non la avvertirò più, quando entrerai in casa e ci separeremo.

- E com’è questa sensazione? Magari la provo anch’io…

- Molto probabilmente, visto che condividi il corpo con un altro.. certo che la vostra situazione è proprio buffa… come fai a vestirti o a lavarti in tranquillità, sapendo che hai degli occhi maschili fissati addosso? Dovrebbero farci un film!

Tranquillo, ne hanno già fatti, e molti anche. Comunque, non è una bella cosa, ti assicuro! Sarà divertente, ma non per noi. Almeno, non per me. No, tranquilla. Neanche per me lo è!

Poco dopo arrivarono di fronte al cancello di casa Collins. Il cancello delimitava un bel giardinetto, ampio circa sei metri quadri. A seguire c’era l’ampia casa, e poi un altro cortiletto, dove Christine aveva imparato ad andare in bici.

Si stavano per separare quando Steven decise di concludere in fretta il discorso. – Quindi ho sentito quella stessa sensazione anche con altre persone, ma non sono mai riuscito ad identificarle.

- C’è tempo, e lo faremo! – disse lei, fiera della sua missione che, per ora, stava andando a gonfie vele.

- Sì, beh… allora, ci vediamo, okay? E scusami ancora per prima!

- Non era tua intenzione…

- Mi sentivo pervaso da un’altra sensazione, molto più forte di quella che ti ho già descritto e.. mi sentivo potente, soprattutto nei vostri confronti! Così… penso di aver letto nelle vostre paure, ma… non ne sono affatto sicuro.

Se così fosse, sarebbe agghiacciante, non trovi?

- Già… - Christine afferrò saldamente la maniglia del cancello e lo aprì con forza, cercando di farci passare anche la bicicletta – Allora… ci vediamo. Cerca di stare alla larga da quelle sensazioni, okay? Meglio che adesso ci si riprenda un po’ da tutto questo..

- Casino?

- Non esattamente, ma.. sì! Stanotte dormiamo tranquilli!

Ma non sapeva che qualcuno li stava osservando da dietro una tenda, e che sapeva che davanti a quel cancello non erano solo in due.

 

 

 

 

 

 

 

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Buondì! Sono in ritardo? Ovviamente sì! ^^ Spero proprio vogliate perdonarmi, e spero anche che il capitolo vi sia piaciuto, e che la fic stia prendendo una buona piega…

Recensite in tanti, mi raccomando! Nel prossimo capitolo risponderò per bene alle recensioni, per ora non ho materialmente tempo e mi dispiace!!! Ringrazio di cuore però chi mi è stato vicino anche nel capitolo scorso!

Ciao!!

   
 
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