Il
sole era tiepido, il vento fresco: una giornata piacevole e tranquilla, senza
preoccupazioni.
Christine
stava leggendo un libro sulla poltroncina bianca in terrazza, al piano
superiore della casa. Ogni volta che alzava il naso per inebriarsi di quella
pace, desiderava che la giornata non finisse mai. Purtroppo, dal
piano di sotto, Nikolas cominciò a urlarle a squarciagola.
- Christine, Christine!
Vieni a vedere, presto!
La ragazza sbuffò
portando il viso fra le pagine del libro che stava leggendo. Cos’aveva di male
quel libro perché la sua lettura dovesse sempre essere interrotta? Prima il
maglione scomparso, poi la pianta da innaffiare, poi la macchina che non partiva…
- Cos’altro c’è, Nik? Non
puoi vivere anche tu un tranquillo pomeriggio o perlomeno farlo vivere a me...?
Così dicendo, Christine
di sollevò dal suo tranquillo oziare e si mise a sedere sul letto mentre con la
mano cercava sotto al cuscino il segnalibro.
- Vieni a vedere Chris! –
esclamò il fratello comparendo sull’uscio della sua stanza – Devi venire a
vedere il telegiornale: Los Angeles sta impazzendo!
P.D.R. – Problemi di Reincarnazione
Erano passate 24 ore
dalla scoperta del nuovo destino che attendeva Christine e Brad, coinquilini in
uno stesso corpo, e a governarlo c’era di nuovo lei. Erano le quattro del
pomeriggio.
- Sta impazzendo? –
chiese lei, incredula, seccata e incuriosita al tempo stesso – Ma… che
significa? Io non noto nulla…
Nikolas la prese per un
braccio e la trascinò giù di sotto continuando a ripetere che doveva vederlo
coi suoi occhi. Nell’afferrarla, il libro cadde a terra e s’aprì, perdendo il
segno della lettura. – Spero per te che sia qualcosa di davvero
importante – sibilò lei fra i denti -… mi hai rovinato la lettura!- si lagnò
poi, sapendo che avrebbe fatto meglio a cominciare a rimpiangere la sua pace.
La sera prima era tornata a casa esausta, con la catena della bici a terra e
col fiato corto, il cervello fuso per lo sconvolgente pomeriggio e Brad alla
guida del suo corpo! Quando poi la natura li aveva chiamati al bagno, credeva
che non avesse più il terreno sotto ai piedi. Infatti, con non poca fatica
erano riusciti in quell’impresa tremenda, con Brad che cercava di farla senza
guardare troppo oltre per non morire delle urla di Christine nella testa che
ripeteva “fissa il muro, fissa il muro!”
E che ora si stava
finalmente riposando, suo fratello la interrompeva così bruscamente, per una
cosa così assurda poi…
- Ecco, guarda! – esclamò
lui ancora più entusiasta, brandendo il telecomando per mostrare come la stessa
notizia stesse rimbalzando su ogni canale – Oltre a terremoti in tutto il
mondo, quasi, e maremoti in Australia… pare che un ragazzo abbia.. è diverso,
con poteri soprannaturali o simili… proprio qui a L.A., sembra un film! Mentre cercava di non esser investito da un autobus, ha
alzato le mani per proteggersi istintivamente, ma in realtà ha deragliato il
mezzo e lo ha gettato con forza nel traffico cittadino, creando uno scompiglio
inimmaginabile! Guarda che incidente…!
Christine guardava
immobile la televisione, di sasso quasi quanto la mattina prima, quando aveva
appreso dei funerali di Brad. Le immagini del pianeta scorrevano lentamente,
alcune volte erano video mossi e incomprensibili, altre volte erano foto fatte
col cellulare, ma il soggetto non variava molto: qualcosa non andava, e, ancor
più importante, era molto probabilmente quello il problema di cui avevano
parlato gli Angeli della Morte. Infine,
il telegiornale cittadino parlava unicamente di quel ragazzo che aveva
descritto Nikolas, e mandavano in onda uno via l’altro i filmati che ne
testimoniavano l’impresa.
- Non ci credo… -
balbettò con un filo di voce mentre sprofondava con tutto il suo misero peso
nella poltrona accanto a lei. Non può essere…
- E’ una figata, vero? – chiese il ragazzo, sorridendo come un
bambino alle giostre – Pensa che bello dev’essere… t’immagini, avere dei poteri? E se vengono qui, queste stranezze, tu come reagiresti? Io chiederei un autografo
a quello lì, anche se magari non l’ha fatto apposta…
Brad emise un suono
contorto e Chris fece una risatina nervosa di riflesso. – Certo, come no…
Pensi sia
questo?
O è la promozione di un nuovo film di Spielberg.
Dubito
fortemente…
Allora
sì, questo è il casino che abbiamo combinato e che dovremo rimettere a posto!
Ma
non è possibile… vai sulla CNN, così ne capiamo di più. Christine
obbedì, strappando il telecomando al fratellastro e prendendo il controllo dei
canali. Come aveva detto Brad, su quel
canale la notizia veniva trattata più
approfonditamente, definendo anche un’ora precisa in cui tutto iniziò. “A mezzo
giorno esatto c’è stato il primo terremoto, in periferia sud di L.A., ma l’epicentro non è ancora
stato identificato…” diceva la giornalista inviata nella metropoli
californiana, mentre un po’ di vento le scompigliava i capelli neri.
Christine imprecò. – Merda. Questa non ci voleva..
Nikolas la guardò
interrogativo. Poi si fece più guardingo e diede l’impressione di star
comprendendo molte cose. – C’entra con quello che hai fatto ieri? Se non sbaglio eri proprio a sud della città.
- No, che ti passa per la
mente.. ieri ero andata a trovare una mia amica, lo
sai.
- Carol?
- Sì.
- Le ho telefonato e ha detto che non ti vede dalle vacanze estive.
La ragazza si morse il
labbro. La sua bugia di copertura era stata scoperta, malgrado le fosse
sembrato che potesse reggere di più. Nik aveva addirittura telefonato? Quindi sospettava qualcosa.
- Non..
non è l’unica Carol che conosco che abita lì – cercò
di riparare lei, mantenendo un’espressione dura e, per quanto riuscisse,
immutabile. Non doveva cedere, e lui non la poteva mettere con le spalle al
muro. Innanzitutto avrebbe detto tutto a suo padre, persino del motivo per cui era finita in fin di vita su quel maledetto burrone.
Perché probabilmente lui sapeva anche questo. Potrebbe lavorare alla CIA… ,ironizzò
Brad, conscio del pericolo.
Christine
decise che era meglio parlarne con Brad, prima di cominciare a pensare a cosa
fare per quelle persone che urlavano alle telecamere in Tv, quelle con i poteri
soprannaturali che vagavano allo sbando per la città. Disse quindi di dover andare in bagno e si
allontanò dal salotto.
- Accidenti! Che facciamo Brad !? – gridò senza accorgersene non appena
fu sul sellino della sua bicicletta, a mezzo miglio di distanza da casa, sicura
che nessuno la potesse sentire. Si diresse a gran velocità sul burrone dove
tutto è iniziato cercando di ripercorrere i luoghi
chiave di quella vicenda come a cercarne una soluzione.
Innanzitutto
cerca di calmarti… non servirebbe a nulla se tu sclerassi…
La sua voce era
tranquilla, ma tenuta molto sotto controllo. Anche lui
non sapeva più cosa fare, ed era in quello stato da quando aveva appreso
dall’Angelo della Morte che il loro non era l’unico problema causato dalla loro
unione. Non pensava affatto che per il suo egoismo avesse messo in pericolo altre vite, altre persone oltre a lui e a Chris.
- Tu non capisci… se già
prima era difficile, adesso abbiamo moltissimi altri problemi! Ad ogni
mezzogiorno ci scambiamo di ruolo e ora dobbiamo anche sistemare la città…
siamo fortunati che Los Angeles sia così piccola… e pensa se il problema
si espande! E poi dobbiamo assolutamente trovare quel
ragazzo e…
Non riusciva a stare
calma, era impossibile, assolutamente impensabile! E
si sentiva sottopressione per i suoi problemi familiari. Se ci fosse stata
Diane sulla sua strada, sicuramente l’avrebbe investita –per quanto una bici possa far male- pur di non avere altre rogne.
- Eccoci.
Il burrone era
completamente asciutto, a differenza della sera in cui tutto iniziò. Allora
pioveva e il terreno era tutto fangoso. Gli alberi ululavano dal vento e tutto
sembrava molto più minaccioso, pauroso addirittura. Inoltre Christine l’aveva
vissuto davvero male, con tutti quei bulli addosso e armati, senza vie
d’uscita. Mentre avanzava verso il bordo dove era quasi
morta, l’aria che la penetrava fino in fondo all’anima le rendeva vividissimo
il ricordo. Così limpido che Brad riusciva a vederlo senza problemi.
- Bene. E ora?
Si guardò attorno, non
vedendo niente e nessuno. Il bordo era stato recintato da quando era capitato
quell’incidente alla ragazza, così che nessuno ci potesse cadere dentro.
Le barre metalliche,
però, si potevano benissimo spostare e levare senza neanche tanto sforzo.
Christine ne spostò un paio, proprio nel punto in cui Brad le stava dicendo era avvenuta la loro prima unione.
Le depositò a lato e, quando
si rialzò, inspirò a fondo. Non stava succedendo nulla.
Si sedette a terra,
contrariata.
Alle sue spalle udì un
rumore di passi.
- Che
stai aspettando? – disse un ragazzo più grande di lei di un paio di anni sedendosi accanto a lei. – Aspetti il tuo ragazzo?
Christine lo guardò come ipnotizzata da quella
ferita sulla guancia che assomigliava tanto ai suoi graffi e tagli sparsi su
tutto il corpo.
- O
che accada qualcosa? - continuò lui,
senza distogliere gli occhi dal panorama che avevano di fronte. Christine si
sedette più compostamente. - Ma tu chi sei, scusa?
- Non importa. Anche tu sei stata attratta qui?
Attratta? Ma chi è, che vuole? Replicò Brad, cominciando ad alterarsi per la sua presenza.
Il ragazzo guardò Chris
sbiancando di colpo, sia sulla pelle che dentro gli occhi. Persino i suo i capelli neri sembravano sbiancati per lo spavento. Le
sue mani si misero a tremare e lui assunse un espressione
come se avesse visto un fantasma. Si alzò ed indietreggiò di un paio di passi.
– Chi sei? Anche tu sei
maledetta?
- Maledetta? – chiese
lei, non capendo la sua reazione – E poi ti ho chiesto io per prima chi sei!
Si alzò a sua volta, ma
lui non cessò la sua reazione. - Anche tu sei una di
quelli strani?
- E
tu?
- Sì, per questo sono
qui. Ma tu, dimmi!
- Può essere. Che intendi
per ‘strani’?
- Ma
come! Quelli anormali che girano per la città, che non vogliono essere ripresi
dalle telecamere perché sono diversi!
- Ce n’è più di uno? E dove sono, lo sai? – sbottò lei, non appena vide che il
dialogo era avviato e che lui si stava riprendendo un poco. Gli si avvicinò per
non dover urlare a tutto il mondo ciò che stavano dicendo, e lui non scappò.
- Ieri ho sentito un
terremoto – cominciò a raccontare lui, come per
levarsi un peso – E poi mi sono ritrovato questa ferita sul volto, ero svenuto
e mi hanno portato in ospedale. Ma senza che facessi nulla..
ho cominciato a sentirmi strano, come se… non saprei… e poi l’autobus! Oh,
quello.. mi sentivo morire, sentivo già le lamine
nella pelle!
E’ quello
che abbiamo visto in tv! , esclamò
Brad, Chiedi ancora
dove sono quegli altri che dice lui, e perché non li abbiamo visti nei
telegiornali, se sono a L.A. o dove, e come sa che ci sono! Smettila, non è il momento. Non
lo vedi che è spaventato a morte? Lasciamogli un po’ di tempo, poi ce lo dirà più spontaneamente, vedrai… Tu chiedilo e basta! E’ il momento giusto,
dai, non fartelo sfuggire proprio adesso! No, ho detto! Deve ricomporsi le idee, non possiamo
stressarlo così, a che titolo poi!
Il ragazzo sbiancò ancora
e prese a respirare affannosamente, a scatti, col volto terrorizzato mentre
guardava attonito Christine. Ma lei non ci fece caso, tanto era presa dalla discussione con Brad. Lui allora le poggiò una
mano sulla spalla per chiamarla, ma lei scrollò le spalle e lo rimandò via.
- Scusa, ma tu…
- Non adesso, scusami.
- La
seti anche tu quella voce…
- Sì, sì, aspetta un
attimo…
Visto? E’
anche un visionario! Sente le voci! Questo non prova nulla, te l’ho già detto che è confuso!
Te la stai prendendo troppo a
cuore, non lo conosci nemmeno! Non
bisogna conoscere qualcuno per aiutarlo nei momenti di difficoltà… Comunque quello ci sta provando con te, ne sono sicuro! Ma dai , che dici? Sì, ti ha messo una mano sulla spalla! E allora? Lo ha fatto per
chiamarmi, con te che mi urli nella testa chissà quanto
mi ha chiamata e io non l’ho…
Si voltò verso il ragazzo
e lo fissò intensamente, come a volerne carpire i segreti celati in mente.
Aveva ancora un’aria spaventata, ma era un’espressione che s’andava via via attenuando, man mano che Chris e Brad bisticciavano.
La prima
volta che si è preso paura con noi è stato quando hai
fatto il tuo commento, no?
Sì, ma
cosa… E prima, e
adesso! Non dirmi che
stai impazzendo anche tu! E perché no, in fondo le voci le senti
anch’io… Ah-ah-ah. Molto divertente. Secondo me lui…
- C’è una voce… - mormorò
lui, con un filo di voce, restituendo lo sguardo alla ragazza.
- Una voce?
- Sì. Ci hai appena…
litigato, direi…
- Ma come..
Lui si allontanò di un
passo e scosse la testa, sorridendo. – Scusami, so che sembro un pazzo, ma…
penso proprio di averla sentita e tu… eri ‘ impegnata ’…
- Impegnata? Ah! … - gli
si avvicinò e gli prese la mano sinistra, cercando di trasmettergli fiducia. –
Ti prego di scusarmi, sarò sembrata io la pazza!
Che bella
coppietta… , ironizzò ancora sbuffando contrariato per l’idea di
esser messo da parte. Vi date dei pazzi a vicenda,
ora?
Lui la guardò ancora di
traverso, inarcando un sopracciglio. – Ancora…
- E’ questa la voce che
senti, quindi?
- Sì, quella di un
ragazzo… sbruffone, direi, ed egoista.
Christine venne scossa da un fremito, dovuto ad una reazione
psicologica di Brad. Non era d’accordo con quelle affermazioni, ma sentiva che
stava per cogliere nel segno la sua personalità. Che era l’ultima cosa che gli
era rimasta e che, adesso, stava per esser di nuovo messa
allo scoperto.
- E
tu come interpreti la sua presenza? – chiese lei, sicura di star toccando un
tasto altrettanto debole in quello strano ragazzo.
Lui sbuffò. – Io sono
quello che hai visto in tv, no? Lo interpreto come un… “non è un sogno, è la
realtà, sei davvero diventato strano”. Tutto qui.
- Ma
perché strano?
- Indovina… quante
persone possono fare quello che ho fatto? E sentire
quella voce?
Lei mollò la presa e lo
fissò dritto negli occhi. Doveva farselo amico, come tutti gli altri che
sarebbero venuti in seguito. E spiegare ad ognuno la
verità per tranquillizzarli. Anche lei aveva accettatola
poco quella verità strana, e Brad non era mai andato in escandescenze. Anche se qui il ragazzo poteva scappare e per lei non era stata la
stessa cosa. Ma lui le aveva spiegato la situazione con semplicità,
cercando di non urtare troppo i suoi sentimenti, anche se in quel momento,
durante la loro recente litigata, non sembrava gliene fregasse molto ne di lei ne di quell’altro. Gelosia? Ma
Christine scacciò quello strano pensiero dalla testa e decise di passare alle
più semplici battute di dialogo.
- Mi chiamo Christine Collins, piacere di conoscerti.
Lui guardò la mano tesa
in segno di amicizia come se non sapesse cosa fare. –
MI prendi in giro?
- Perché
dovrei?
- Non mi sembra il
momento di fare convenevoli!
Lei lo guardò fisso negli
occhi, neri come i capelli, come la pece. Non era mai riuscita a veder nulla
negli occhi degli altri, anche se sapeva bene che altre persone ci riuscivano
nei suoi. Nonostante questo, sperava di trasmettergli
fiducia. Brad si trattenne dal fare commenti.
Il ragazzo scosse la
testa, si grattò il collo guardandosi attorno come per accertarsi di non esser visto
e poi le strinse la mano. – Steven Lechner – disse con scarso entusiasmo, quasi rassegnato.
Chris si sentì piena
d’orgoglio, soddisfatta di quel risultato, per quanto piccolo potesse essere.
Sorrise con sincerità e lo invitò a fare una passeggiata per schiarirsi le
idee, ma lui non si mosse. Si voltò serio a guardare in direzione del burrone.
- Steven..?
Andiamo, dai, facciamo il lungomare… andiamo via da
questo postaccio!
Lui non diede segni di
vita. Poi si mosse, ma in direzione opposta. – Devo tornare lì.
- Lì? – ripeté lei,
chiedendosi perché volesse tornare sul burrone – Perché?
- Non lo so.
Christine si limitò a
seguirlo, chiedendo anche a Brad perché secondo lui ci tenesse tanto a tornare
lì. Stavolta, Steven non ebbe nessuna reazione ai loro discorsi mentali. Ci stava facendo
l’abitudine.
E’ pazzo. E piantala!
Ci sono ancora troppe cose che non sappiamo, magari lui sa qualcosa! Sì, se riesci a non spaventarlo… Guarda che non sono io, sei tu! Ma và, ti avrà vista
bene e avrà avuto quella reazione! Come!?! Ritira tutto! Non ci
penso nemmeno.
- Potete smetterla, per
favore? – esclamò Steven dal bordo del burrone –
Sembrate due vecchi sposati da cinquant’anni…
I due rimasero in
silenzio, non tanto per il rimprovero quanto per la familiarità con cui adesso
si stava riferendo a loro due. – Come fai a sentire
quel che dice Brad?
Christine fece uno sforzo
immane per non sembrare più preoccupata di quel che era. Per
una strana ipotesi, anche Nikolas poteva averlo sentito più d’una volta, come
adesso faceva Steven.
Lui non si voltò, ne alzò il volto o distolse l’attenzione dalle profondità
del pendio. Si limitò ad un cenno della mano per farla avvicinare. Non andare,
pensò Brad, ma la ragazza era come ipnotizzata dalla sua stessa curiosità.
Doveva andare.
Si fermò nel punto esatto
in cui era svenuta quella volta, riversa, quasi completamente priva di sensi,
prima che Matt il traditore la gettasse nel baratro
con un calcio nelle costole, il colpo di grazia.
Steven si voltò e la fissò serio in volto, con un espressione che le ricordava troppo intensamente quella
di Matt. Lei chiedeva aiuto e lui le rispondeva così.
Senza una parola. Scuro in volto, col ghiaccio nelle iridi.
Chris... andiamo via, Chris. Non ce la faccio… Non mi piace come ti
guarda, Chris! Ma lei si sentiva le gambe paralizzate, pesanti come piombo, immobili, fissate a terra. Lui, Brad, invece era
agitato come quando i due Angeli della Morte lo stavano per acciuffare e riportare
alla Porta del Mondo. E le immagini dei due ricordi
erano vividissime nella memoria dell’altro.
- Collins,
che ti succede? – chiese Steven, con una voce per
nulla preoccupata, anzi per certi versi scherzosa,–
Non dirmi che qui tu e il tuo amico avete vissuto qualche brutta esperienza…
- Che
intendi dire? – chiese la ragazza, a metà tra lo spavaldo e il terrorizzato.
Odiava essere chiamata per cognome, era come se parlassero a suo padre, o a lei
con molta diffidenza e distacco, ed era una cosa che non le era mai piaciuta.
- Beh, niente di che…
solo che sei un’ingenua, sciocca ragazzina. E quell’altro, è solo un codardo, ma avresti dovuto dargli
ascolto – la luce nei suoi occhi mutò e divenne più fredda, e la sensazione
arrivò fin nelle ossa a Christine, che gemette – Avresti dovuto andartene via.
- Perché, cos’hai intenzione di fare adesso, eh? Sentiamo!
Forse non è
la mossa migliore provocarlo… Siamo in grado di fare altro? Comincio
ad avere un brutto presentimento.
Beh, tientelo, non è
il momento!
- Sì, litigate ancora un
po’… così non riuscirete mai a combinare nulla di
buono!
Il suo tono di voce
cambiò ancora. Ora era come lo avevano incontrato poco prima. Stava tornando
normale. Anche i due coinquilini erano più sollevati,
e Christine riusciva a muovere le gambe. Infatti cadde
in ginocchio per lo spavento e inspirò a fondo. – Si può sapere che vuoi da
noi?
L’incanto si ruppe
totalmente, Steven tornò normale e la guardò
interrogativo.
- ‘Noi’? – chiese lui,
incuriosito da quella domanda – Perché parli al
plurale?
Christine rise forte, e
il ragazzo la seguì a ruota. Intanto le campane di una chiesetta a lato della
strada suonavano le sette di sera.
- Pensavo che ormai
l’avessi capito!
- Infatti.
Ma non molto. Chi è quel ragazzo? Un fantasma? E perché ci puoi parlare solo tu? E..
Spiegalo in
fretta, se proprio vuoi, e poi fatti spiegare perché ci ha
fatto quell’effetto prima, e cos’erano le sue domande, concluse Brad con tono svogliato e rassegnato.
Steven la guardò ancora più incuriosito, ma non la costrinse
a delle spiegazioni. Di lì a poco avrebbe parlato lei di sua spontanea volontà.
E così accadde. Ma Christine
omise molti dettagli sia suoi che di Brad, e non spiegò il perché delle mancate
morti di entrambi, o il combattuto incontro con l’Angelo della Morte del giorno
prima. Per spiegare la loro “missione”, dapprima optò
per una visione notturna, poi si rassegnò alla verità – anche per dare maggior
rilievo alla figura di Brad, dal momento che aveva combattuto in prima persona
con quella creatura – e spiegò così l’epicentro del terremoto che aveva
sconvolto Steven Lechner.
- Ora però.. – continuò lei, mentre si avviavano vero le rispettive
abitazioni – Tu mi devi spiegare chi sono gli altri e come fai a sentire la
voce di Brad.
Steven la guardò di sbieco. Poi distolse
violentemente lo sguardo e continuò a camminare fissando insistentemente il
terreno sdrucciolato. – Venendo qui… c’era una
bambina. Aveva degli occhi bianchi spiritati e mi additava in mezzo alla folla
dell’incidente che ho causato… quando è riuscita a raggiungermi, mi sono
accorto di una strana sensazione che non ho più provato da quando mi ha
lasciato, fino a che non ti ho incontrata. So per
certo che fra poco non la avvertirò più, quando entrerai in casa e ci
separeremo.
- E
com’è questa sensazione? Magari la provo anch’io…
- Molto probabilmente,
visto che condividi il corpo con un altro.. certo che
la vostra situazione è proprio buffa… come fai a vestirti o a lavarti in
tranquillità, sapendo che hai degli occhi maschili fissati addosso? Dovrebbero
farci un film!
Tranquillo,
ne hanno già fatti, e molti anche. Comunque, non è una bella cosa, ti assicuro! Sarà divertente, ma non per noi. Almeno, non per me.
No, tranquilla. Neanche per me lo è!
Poco dopo arrivarono di
fronte al cancello di casa Collins. Il cancello
delimitava un bel giardinetto, ampio circa sei metri quadri. A seguire c’era
l’ampia casa, e poi un altro cortiletto, dove Christine aveva imparato ad
andare in bici.
Si stavano per separare
quando Steven decise di concludere
in fretta il discorso. – Quindi ho sentito quella
stessa sensazione anche con altre persone, ma non sono mai riuscito ad
identificarle.
- C’è tempo, e lo faremo!
– disse lei, fiera della sua missione che, per ora, stava
andando a gonfie vele.
- Sì, beh… allora, ci
vediamo, okay? E scusami ancora per prima!
- Non era tua intenzione…
- Mi sentivo pervaso da
un’altra sensazione, molto più forte di quella che ti ho già descritto e.. mi
sentivo potente, soprattutto nei vostri confronti! Così… penso di aver letto nelle
vostre paure, ma… non ne sono affatto sicuro.
Se
così fosse, sarebbe agghiacciante, non trovi?
- Già… - Christine
afferrò saldamente la maniglia del cancello e lo aprì con forza, cercando di
farci passare anche la bicicletta – Allora… ci vediamo. Cerca di stare alla larga da quelle sensazioni, okay? Meglio che
adesso ci si riprenda un po’ da tutto questo..
- Casino?
- Non esattamente, ma.. sì! Stanotte dormiamo tranquilli!
Ma non sapeva che qualcuno li stava osservando da
dietro una tenda, e che sapeva che davanti a quel cancello non erano solo in
due.
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Buondì! Sono in ritardo?
Ovviamente sì! ^^ Spero proprio vogliate perdonarmi, e spero
anche che il capitolo vi sia piaciuto, e che la fic
stia prendendo una buona piega…
Recensite
in tanti, mi raccomando! Nel
prossimo capitolo risponderò per bene alle recensioni, per ora non ho
materialmente tempo e mi dispiace!!! Ringrazio di
cuore però chi mi è stato vicino anche nel capitolo scorso!
Ciao!!