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Autore: La Mutaforma    24/09/2012    2 recensioni
Due ragazze, Morgana e Parcifal, in vacanza, a mezzanotte, a giocare ad Assassin's Creed II. Al loro risveglio si ritrovano nella Firenze rinascimentale, tra intrighi, sangue e misteri. In compagnia di ser Ezio, Morgana e Parcifal per tornare a casa loro dovranno completare il gioco...dall'interno.
[Fanfic a quattro mani, con la collaborazione di Blazethecat31]
Genere: Commedia, Introspettivo, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza con addosso i vestiti da uomo era evidentemente rattristata, non tanto perché non era stata capace di arrampicarsi su una trave posta a pochi centimetri dalla sua testa, più che altro per ciò che sarebbe successo poco dopo.

L’atmosfera notturna di una Firenze che piano piano si stava riempendo di lanterne, dei sospiri di Parcifal che nessuno sentiva, di stelle, e di uomini che si accingevano ad avviarsi alla Rosa in Fiore era serena e silenziosa, lo stesso silenzio che si percepisce durante una situazione di calma apparente, che precede cambiamenti imminenti.
E in questo caso, anche terribili.
Ma non bisogna scordare che Ezio aveva uno sguardo vigile, e notò lo stato d’animo della ragazza prima che Morgana potesse fare altrettanto, che nel frattempo si stava guardando intorno alla ricerca di punti di riferimento, monumenti, qualsiasi cosa potesse dimostrare quanto scritto sul suo libro di poco valore -e a differenza dell’amica evitò comportamenti depressi di ogni genere, nonostante fosse anche lei a conoscenza dell’intera vicenda-. Ogni tanto impazziva dicendo frasi come “ciao gattino, insegnami a zompare sui tetti come fa il mio amico qua davanti” o “se solo il mio professore di storia fosse qui…”

“Madonna Parcifal, qualcosa vi affligge?” domandò cortesemente Ezio -che questa volta camminava con i piedi per terra-, mentre la sua mano le toccò con dolcezza la spalla -e non andando oltre-. Questa volta Parcifal accettò di buon grado il gesto, continuando a mantenere il passo, cercando lo sguardo dell’amica che di sicuro avrebbe saputo cosa fare, ma che purtroppo era impegnata a guardare altro.

“Sto bene, sono solo stanca” si limitò a dire, lasciò la presa di Ezio e si diresse verso la sua compagna medievista, che era completamente immersa nel suo mondo. C’era un solo modo per farla tornare alla “realtà”.

“Ultima delle medieviste, siamo quasi arrivate” l’abbracciò da dietro, impedendole i movimenti delle mani -e quindi anche la lettura del libro.

“Mollami Parcifal, vai a sbavare dietro ad Ezio, io qua sono occupata” la rimproverò lei, allontanandola dando piccole gomitate dalla poca forza ma dal non indifferente fastidio.
Arrivarono davanti alla villa, meno vivace del solito, il che fece insospettire il giovane Auditore.

“C’è troppo silenzio…che siano usciti tutti?” si avvicinò lentamente alla porta, socchiudendola, e intravedendo il grande salone in disordine: mobili rovesciati, tende strappate, sedie distrutte, -e purtroppo per la povera Maria-quadri sfigurati.
I tre si affrettarono ad entrare, ritrovandosi davanti un’impetuosa Annetta armata, che puntava verso di loro.

“Annetta, calmati. Sono io, Ezio! Cos’è successo qui?” sbottò lui. Le ragazze dietro bisbigliavano qualcosa riguardo all’andare da qualche parte, e alla svelta, ma in quel momento la cosa gli importava ben poco.

“Ser Ezio! Hanno rapito vostro padre e i vostri fratelli!”

“Dov’è Claudia? E mia madre?”

“Siamo qui, Ezio…nostro padre, Federico e Petruccio sono stati portati via. Li hanno portati al Palazzo della Signoria!” Claudia sbucò fuori da uno dei tanti tavolini semidistrutti, con evidenti tracce di violenza. Teneva la mano di una Maria completamente diversa di quella di qualche ora prima: tremante, confusa, non osava proferire parola.

“Ezio…credo che Maria e Claudia starebbero meglio in un posto diverso da questo” interloquì Parcifal, ricordando esattamente la scena; i pugni serrati, la voce cupa, lo sguardo chinato.*

“Giusto…Annetta, puoi portarle da qualche parte?”

“Certo, da mia sorella!” per un istante un lieve sorriso di speranza si dipinse sul volto di Ezio, ora sapeva che le rimaste sarebbero state al sicuro, rimanevano i prigionieri da salvare.

“Presto, andiamo al Palazzo!” la voce di Morgana echeggiò nella sala, come se fosse stata lei  dare il via all’operazione, ma determinò lo stupore del ragazzo.

“Davvero volete venire? Fuori sarà pieno di guardie che staranno cercando me”

“Vogliamo aiutarti, Ezio! Ci penseremo noi alle guardie” entrambe con gli occhi dolci, pronte a distrarre le guardie, attesero il consenso di Ezio, che arrivò subito dopo, così presero a camminare, lasciando le due donne nelle mani della cameriera -e si era capito che sapeva difendersi-.

“Come farete a non farmi vedere dalle guardie?”

“Semplice, appena le vedremo ti avviseremo…”

“…e ci gireremo dall’altra parte” si completarono le due amiche, stringendosi l’occhio a vicenda. Ma rabbrividirono subito dopo, era già arrivato un gruppo di soldati in pattuglia, e li avevano visti.

“E’ lui! E’ il giovane Auditore! Catturiamolo! E anche i ragazzi che sono con lui!”

“Sono una femmina, maledizione!” sbuffò Parcifal, già seccata dalla vicenda dello scambio dei sessi, ora ci mancavano solo le guardie.

“Mi conviene aggiungere che la copertura è saltata” continuò l’altra ragazza.

“E quindi?” chiesero all’unisono Parcifal ed Ezio.

“Quindi…SI SCAPPA!!!!” partirono in una corsa sfrenata, all’inizio in formazione disordinata, ma poi Ezio prese la testa del gruppo, guidandole verso il loro obbiettivo.

“Appena giriamo l’angolo tuffiamoci senza indugi, intesi?” urlò a perdifiato il capogruppo, prendendo le due per il braccio.

“Cosa?”

“Ora!!!” proprio come detto, il giovane si buttò subito alla sinistra di un muro, dove le guardie non potevano vederlo, trascinando l’ingente peso delle ragazze dentro un’oscura capanna abbandonata subito dietro l’angolo-naturalmente sapeva della sua esistenza-; le finestre semidistrutte coperte da stoffe ormai inutilizzabili.
Rimasero tutti con il fiato sospeso, gli inseguitori erano proprio davanti a loro.

“Dove sono finiti?”

“Hanno girato l’angolo, poi non li ho visti più!”

“Stregoneria! Saranno stati corrotti dall’incantesimo di una strega!”

“Taci! Tu e la tua fissazione per la magia…si saranno arrampicati sui tetti, senza dubbio. Andiamo a controllare” quello che sembrava essere il capo guidò i suoi uomini verso una scaletta poco vicino, dileguandosi poi nella nebbia creata dai comignoli colmi di fumo. Via libera.

“Se ne sono andati…” finalmente si poté di nuovo respirare a pieni polmoni, anche se quella baracca era talmente polverosa che tale pratica sembrava sconsigliabile.

“Davanti al Palazzo non ci sono nascondigli, forse sarebbe meglio se voi aspettiate qui, visto che devo anche arrampicarmi fino alla cima. Nessuno verrà a cercare qua dentro, potete stare tranquille” si assicurò che non ci fosse nessuno nei paraggi e ripartì, in tutta la sua velocità ed eleganza e Morgana e Parcifal lo guardavano, vomitando fiotti di arcobaleni.

“Ricordi cosa succede ora?” sentenziò Parcifal, con fare da superiore.

“Certo. Ezio zompa fino alla cella di Giovanni, gli viene detto che sono stati arrestati per tradimento e che bisogna tornare a casa per andare a prendere quell’abito figo che tu hai comprato su internet tale e quale. Peccato che quando Ezio si cambierà d’abito quei cretini della UBISOFT censureranno la scena. E poi andrà a consegnare dei documenti all’ultimo dei gonfalonieri che naturalmente NON userà per scagionare la povera famiglia. Maledetta ingiustizia templare”

“Veramente avremo la possibilità di spiarlo…”

“Proposta allettante, Parcifal. Proposta allettante…”

Continuando a fantasticare su quel gran bel fisico di Ezio, quest’ultimo tornò con tutte le informazioni sopracitate. Stanco, ansimante, ma ce l’aveva fatta.

“Si va” intonò solenne facendo uscire le ragazze dal rifugio, tornando senza troppi intoppi a Villa Auditore.

“Mio padre aveva detto che qui c’è una porta” mentre il ragazzo pensava Parcifal si appoggiò goffamente su “un muro a caso”, facendo scattare un meccanismo che lo fece subito sparire sotto il pavimento.

“Come hai fatto a sapere dov’era?

“Bah… la solita fortuna”

La scena si concluse in una risata di gruppo, mentre Ezio si apprestava ad aprire lo scrigno posto alla fine della stanza perfettamente simmetrica!!!!!. Prese gli abiti e la spada, scordandosi completamente della presenza delle sue spasimanti proprio dietro di lui, troppo preso dai suoi pensieri.

Peccato che quando si sfilò la camicia, rimanendo a petto nudo –ed era possibile notare la tartaruga sul suo addome, per non parlare di altro…- non poterono fare a meno che sospirare sonoramente, distogliendolo da ciò che pensava, ma sembrava essere in grado di controllare la situazione.

“Ehm…cosa ci fate ancora qui?”

Silenzio.

“…vi ho appena fatto una domanda”

Occhi languidi. Ezio. Senza. Camicia. Figata assurda. Movimenti resi impossibili da tale bellezza.
Solo queste parole vagavano nelle loro menti in quel momento.

“Dovrei cambiarmi…” l’imbarazzo stava iniziando a prendere possesso di lui, inesorabilmente.

Ancora nessuna risposta.

Ezio sospirò, si avvicinò a loro e le accompagnò fuori dalla stanza segreta, per poi rientrare e chiudendola dietro di sé.

“Ci stai ancora pensando?”

“Sai benissimo che è così”

“Che ne dici di dare una sbirciatina?”

“La cosa non è da te…ma comunque ci sto”

“Ci penso io alla porta segreta, ma appena inizierà a togliersi i pantaloni mi leverò di torno…una quattordicenne di sani principi non dovrebbe vedere certe cose prima di una certa età”

“Va bene…”

Arrivate a vedere dove potevano arrivare cercarono un posto dove sedersi per non destare sospetti.
Quando uscì dalla stanza era un Ezio completamente nuovo quello che si trovarono davanti. L’assassino che avrebbe fatto tremare i tiranni dell’Italia rinascimentale era abbigliato di tutto punto, unica eccezione per la lama rotta.

“Morgana, Parcifal, abbiamo dei documenti da consegnare” annunciò, calandosi il cappuccio.

 

 

 

 

_Il delirio, il delirio più totale [blazethecat31]

*Ricordate quell’asterisco messo verso il terzo quarto del capitolo? Se no andate a rileggerlo.

 

 

Fatto? Avete capito cosa ho combinato? Ebbene si, ho usato per una battuta lo stile dello scrittore dei romanzi di questa saga, Oliver Bowden, non so se ne avete mai sentito parlare.
Comuuuuuuuuuuunque, finalmente questo quarto capitolo è terminato, forse all’inizio sarò stata un po’ drammatica, ma alla fine, tra un arcobaleno e l’altro, spero di essere riuscita a farvi scappare qualche sorriso, proprio come ho fatto con la mia collega/sorella-e-tutto-il-resto che stava sputando un polmone da quanto rideva via cornetta (questo grazie ai miei monologhi da logorroica)

 

Ros, a te la linea!

 

   
 
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