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Autore: Rosmary    25/09/2012    16 recensioni
Una raccolta di drabble e flashfic dedicata ai più svariati personaggi e pairing: momenti di vita, ricordi, sensazioni, episodi mancanti. I pairing trattati sono canon, fanon e crack.
Ogni capitolo contiene una storia diversa.
1. Capitolo Indice (con titoli, personaggi, generi e link di ogni capitolo della raccolta)
2. Sirius/Alice
3. Regulus/Lily
4. Igor Karkaroff
(...) 38. Helena Corvonero/Tom Riddle
39. Alice Paciock
40. Remus Lupin
(...) 47. Remus Lupin, Sirius Black
48. Remus/Lily
49. Helena Corvonero, Voldemort
50. Lily/James (con la partecipazione dei Malandrini)
51. Sirius Black (...)
55. Arabella Figg
56. Evan Rosier/Dorcas Meadowes
57. Sirius Black
L'elenco completo delle storie è presente nel capitolo indice.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Nimphadora Tonks, Regulus Black, Sirius Black, Vari personaggi | Coppie: Dean/Ginny, Fred Weasley/Hermione Granger, James/Lily, Rodolphus/Bellatrix, Sirius Black/Bellatrix Black
Note: Missing Moments, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
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Personaggi: Hermione Granger, Albus Silente
Tipo di coppia: Het, Crack pairing
Note: Nonsense, Raccolta, Missing Moment, What if?
Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Genere: Commedia, Romantico
Rating: Verde
Introduzione: Hogwarts custodisce innumerevoli misteri e dietro ogni arazzo, dietro ogni porta, potrebbe esserci la chiave d’accesso a un’inaspettata e nuova avventura.
NdA: la storia si è classificata terza al contest Cos Everybody Loves Hermione di Krixi19. A ispirarmi sono stati il film Casper del 1995 diretto da Brad Silberling e Peter Pan.




 

La strana stanza


Una ragazza dall’aria corrucciata e crespi capelli bruni s’affacciò un giorno all’interno di una strana stanza.

La strana stanza era piccola e tonda, la ragazza pensò di non essersi mai imbattuta in quel luogo e non seppe spiegarsi come vi fosse arrivata.

“Che strano posto,” mormorò.

“Perché strano?” chiese una voce.

La ragazza sussultò e si guardò intorno stranita.

“Chi ha parlato?” domandò incerta.

Ma nessuna risposta giunse.

Certa di aver immaginato tutto, Hermione Granger abbandonò il luogo e s’immerse nei caotici corridoi di Hogwarts, tuttavia né scale né incontri seppero cancellare la misteriosa voce dalla memoria della strega.

*


“Non te lo dico,” affermò Hermione.

“Perché?” incalzò Ron.

“Non è affar tuo,” sbottò lei, uscendo spazientita dalla Sala Comune.

“Nessuno l’ha invitata, ci scommetto la mia gobbiglia preferita,” insinuò Ron.

“Dobbiamo studiare,” disse Harry, chiudendo il discorso.

Ignara, Hermione marciava arrabbiata lungo il corridoio, completamente dimentica del coprifuoco.

Fu un miagolio a riportarla alla realtà.

“Oh, no,” biascicò preoccupata.

Iniziò a correre sperando di allontanarsi dalla gatta di Gazza, conscia di poter sopportare tutto a eccezione di una punizione. Ironia della sorte, i passi la condussero di nuovo in quella strana stanza.

“Sei tornata!” esclamò una voce già udita.

*


“Non sono tornata,” disse.

“Però sei qui,” affermò entusiasta la voce.

“Per caso,” precisò.

In risposta la voce ridacchiò, o forse fu qualcuno a ridacchiare.

“Cos’hai da ridere?” chiese Hermione scrutando l’ambiente.

Non ebbe risposta, ma la risata echeggiò ancora nella piccola e tonda stanza. La strega sbuffò e si sedette in terra, convinta d’essere impazzita.

Sentire voci – le sussurrò la coscienza – non è affatto normale.

Neanche pensare questo – le sussurrò la rivale della coscienza – lo è.

“Sono pazza,” soppesò impaurita.

“Non sei pazza.”

“Invece sì.”

“No! Se lo dico io, devi fidarti.”

“Tu non esisti!”

La voce rise ancora.

*


Hermione corse via dalla strana stanza e trascorse cinque giorni a rimuginare su quanto accaduto.

Devi tornarci suggerì la coscienza e Hermione, seppur titubante, acconsentì.

“Homenum Revelio,” sibilò entrando, ma non accadde niente.

“Non funziona con me.”

“Chi sei?”

“Mi chiamo Albus, e tu?”

“Dove sei?”

“Prima tu,” precisò offesa la voce.

“Cosa?”

“Ѐ il tuo turno! Chi sei?”

“Hermione.”

“Piacere mio, Hermione.”

“Ora rispondimi,” incalzò. “Dove sei?”

“Qui.”

“Dove?”

“Qui, davanti a te.”

Hermione s’accigliò nel notare che un giovane appariva dinanzi a lei: dapprima bianco, poi di un tenue grigio, sino ad assumere le sembianze di un ragazzo reale.


*


“Ora mi vedi?” chiese il ragazzo.

“Sì,” rispose Hermione. “Sei… vero?”

Albus scrollò le spalle. Era un quindicenne poco più alto di Hermione, dall’esile corporatura e corti capelli rossicci, ma il dettaglio fisico che più risaltava era lo sguardo: occhi di un azzurro chiarissimo, che scrutavano con attenzione e curiosità la strega.

Hermione, involontariamente, dedicò la propria attenzione a quello sguardo, percependo un’insolita sensazione di familiarità.

“Perché non parli più?”

Hermione non rispose e Albus ridacchiò. Dall’esterno si udì il suono della campanella che avvertiva la ripresa delle lezioni, Hermione al suono sobbalzò, mentre Albus esibì un’espressione delusa.

“Tornerai?”

“Sì.”

*


Hermione fu di parola: fece ritorno più volte alla strana stanza, tantoché divenne un’abitudine quotidiana.

“Povero Neville, non dovreste permettere a un professore di comportarsi in questo modo,” commentò Albus un pomeriggio.

Erano entrambi seduti sul pavimento a gambe incrociate, l’uno di fronte all’altra. Hermione parlava molto con Albus, forse persino troppo.

“Abbiamo provato a fare qualcosa, Harry ha più volte sfidato Piton.”

“Mi piace questo Harry,” commentò con convinzione.

Hermione sorrise.

“Anche tu gli piaceresti.”

"E a te piaccio?"

La strega arrossì e smise di guardare Albus, che parve a sua volta imbarazzato.

Per quel pomeriggio, nessuno più parlò.

*


“Albus, ci sei?”

“Sei tornata!” esclamò sorpreso, apparendo dal nulla.

Hermione, ormai abituata ai suoi modi da fantasma, non si scompose.

“Devo dirti una cosa,” esordì incerta, notando Albus intento a osservarla con insistenza. “Domani… ecco…”

“Domani abbiamo gli scacchi, ti devo insegnare a giocare,” affermò con veemenza Albus.

“Ecco,” riprese lei, torcendosi le mani. “Non posso venire.”

“Perché?”

“C’è il Ballo del Ceppo, lo sai, te l’ho detto,” rispose con un pizzico d’ansia.

“Ma è di sera,” ribatté Albus.

“Durante il pomeriggio devo prepararmi…” s’interruppe improvvisa.

Albus era svanito, congedandosi con un’espressione risentita.

“Albus”, chiamò Hermione. “Albus,” tentò invano.

*


Quando giunse la sera del Ballo del Ceppo, la Sala Grande pullulava di studenti in abito da sera.

“Sei pelissima,” affermò ammaliato Krum, sorridendo verso Hermione.

“Grazie,” squittì lei imbarazzata.

Viktor le strinse dolcemente la mano e la condusse al centro della Sala adibito a pista da ballo.

La musica partì e le quattro coppie privilegiate aprirono le danze.

Hermione avvertì una strana sensazione nascere in lei: contentezza, o forse eccitazione.

Eppure, nonostante il sorriso esibito, nonostante l’invidia suscitata in tante ragazze presenti, a Hermione mancava qualcosa, mancava la voce.

Mentre volteggiava con inaspettata grazia, immaginò di danzare con Albus.

*


“Non sei tornata,” sussurrò qualcuno a Hermione, quando le danze avevano lasciato posto al banchetto.

Lei sussultando si voltò.

“Albus,” gracchiò. “Tu…”

Lui la interruppe: le sorrise, s’inchinò e le porse la mano, ignorando i curiosi.

“Mi concede questo ballo, signorina?”

“Sì.”

Nel toccare la mano di Albus si stupì nel percepire un contatto vero.

S’avviarono al centro della Sala con la musica ad accompagnare inaspettatamente la loro audacia.

Hermione avvertì una sensazione sconosciuta quando lui la strinse a sé.

“Perché riesco a toccarti?”

“Non lo so.”

“Come sei uscito dalla stanza?”

“Non lo so.”

“Perché sei qui?”

“Per te.”

*


Se le avessero chiesto di Viktor, non avrebbe saputo rispondere, Albus aveva calamitato la sua totale attenzione.

“Albus,” chiamò. “Sei vero?”

In risposta Albus l’abbracciò. Hermione poggiò il mento sulla sua spalla, chiuse gli occhi e godé di quel contatto intimo, diverso, inaspettato, che esigeva tutto.

“Hermione,” sussurrò titubante. “Posso baciarti?”

Hermione arrossì, ingoiò a vuoto, rabbrividì di aspettativa.

Albus, che interpretò quell’imbarazzo come un assenso, si fece coraggio e s’avvicinò a lei, avvertendo uno strano calore diffondersi in lui. Deglutì più volte e inumidì nervoso le labbra prima di sfiorare quelle di Hermione in un bacio impacciato e insperato.


*


Alcuni giorni dopo il Ballo, un anziano mago raggiunse la strana stanza. Ne scrutò le pareti vuote e sospirando agitò la bacchetta, recitando a voce bassa una formula magica: su una parete apparve l’immagine inanimata di un quindicenne dagli occhi azzurri.

Albus Silente ricordava bene il giorno in cui aveva ritratto se stesso e stregato la propria immagine: all’epoca s’era trattato di un gioco per preservare il se stesso adolescente in eterno, non credeva che l’immagine potesse animarsi.

Quando l’uomo mormorò un’altra formula, l’immagine svanì.

Qualche ora dopo, Hermione tornò alla stanza.

“Albus,” chiamò sorridente.

Ma la voce non rispose.

   
 
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