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Autore: CHOU    25/09/2012    1 recensioni
Il quinto anno sta per iniziare e nel cuore di Harry il rimorso per la morte di Cedric Diggory, continua a tormentarlo. Ma sono soprattutto due occhi freddi e grigi come il metallo a rendergli le cose insopportabili.
Tra litigi e magia il tempo sembra scorrere normale fino a che una parola di troppo e una maledizione scagliata quasi per caso non cambiano le cose.
Sarà arrivato il tempo di porre fine a quell'antica rivalità?
( 4 capitoli, conclusa)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry, Remus/Sirius
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Note: La storia è ambientata in un ipotetico quinto anno dove Voldemort e Dolores Umbridge non sono presenti e Sirius non perde la vita. Inoltre la storia tra Harry e Cho Chang è stata ambientata durante il quarto anno. 







Era iniziato un nuovo anno, per la quinta volta Harry Potter, Ronald Weasley ed Hermione Granger si stavano apprestando a salire sul Orient Exspress.

L’estate del quarto anno era passata tra silenzi pesanti e rimpianti.

Ogni volta che Harry chiudeva gli occhi vedeva il volto esamine di Cederic Diggory che gli chiedeva di riportare indietro il suo corpo. E lui l’aveva fatto, l’aveva riportato indietro ma la sua anima, no, quella non era stato capace di salvarla.

Ed era colpa sua, ancora. Lui voleva solo essere onesto, voleva dividere con lui la vittoria, voleva riconoscerlo come campione…come amico. E invece l’aveva portato dritto tra le braccia della morte.

Era solo colpa sua.

Inoltre tra Ron ed Hermione c’era una sorta di strana aurea che li circondava; certe volte, quando si accorgevano di essere troppo vicini o – solamente – troppo concordi su un argomento, si irrigidivano e di scatto mettevano distanza tra loro. Quando succedeva, Harry faceva indugiare lo sguardo su di loro e le scene del ballo del ceppo si sovrapponevano al presente. Rivedeva un Hermione in lacrime e un Ron – anche se lui non l’avrebbe mai ammesso – geloso. Poi, inevitabilmente la sua mente vagava e nella sua mente tanti piccoli particolari sembravano volergli riportare ben vivo il ricordo di quella sera. Rivedeva lui e Ron agghindati a festa, Ron con quell’imbarazzante vestito che gli aveva fatto attirare su di sé le battute maligne di Malfoy che, come al solito, vestiva in maniera impeccabile. Potter ricordava anche bene come in quel momento aveva sentito una fitta di acuta gelosia nel vedere come Draco Malfoy appariva elegante ed emanava una bellezza aristocratica in quel completo da mago da sera. E , come se non bastasse, più quel Serpeverde appariva sofisticato e perfetto più lui si sentiva misero al confronto. La cosa che poi gli aveva dato davvero sui nervi è che non avevano neppure potuto rispondere alle provocazioni di Malfoy quella volta. Cosa avrebbero mai potuto dirgli?! Si hai ragione lui sembra appena uscito da un circo ai tempi del decadentismo ed io sembro un manico di scopa con il papillon?!

Harry a quel punto scuoteva sempre la testa finché l’immagine beffarda di Malfoy non spariva e lui non ritornava a vedere i suoi due amici, rigidi, davanti a lui, allora faceva una battuta – anche la più stupida – e la tensione si  scioglieva.

“Harry, Ron, muoviamoci altrimenti non troveremo scompartimenti liberi”

I due ragazzi annuirono e seguirono l’amica.

Gli scompartimenti erano quasi tutti pieni ma, alla fine riuscirono a trovarne uno occupato solo da Luna, la stramba ma coraggiosa e leale ragazza amica di Neville che avevano conosciuto l’anno scorso.

La salutarono allegramente e presero posto mentre lei iniziò a parlare di strani ed inesistenti animaletti che suo padre aveva visto in giardino.

C’era un’atmosfera rilassata fino a che Luna non porse la domanda sbagliata:

“Cho quest’anno non è venuta a scuola, hanno detto che forse riprenderà da dopo le vacanze di natale. Voi sapete perché?” chiese candidamente.

Ron si grattò la testa a disagio lanciando un’occhiata in tralice all’amico che si era messo a fissare ostinatamente fuori dal finestrino.

“Penso che le ci voglia ancora un po’ di tempo per riprendersi dalla morte di Cedric” rispose educatamente Granger, con un tono, però, che intendeva chiaramente chiudere un discorso.

“Diciamo che non è ancora pronta a vedere me”
“Oh miseriaccia Harry, lo sai che non è colpa tua!”

Harry guardò il rosso con sguardo assente poi annuì di scatto con la testa e si alzò in piedi.

“Mi è venuta fame, vado a cercare la signora con il carrello!” affermò prima di uscire a tutta velocità dalla porta dello scompartimento per non sentire il richiamo dei suoi amici.

Quando ebbe percorso un numero ragionevole di metri, si fermò.

Sospirò pesantemente e si lasciò scivolare giù prendendosi il viso tra le mani.

Ovvio che Cho non voleva rivederlo, lui era la causa della morte del suo amato.

Era ironica la cosa, quando era in vita, lui gli aveva cercato di portare via la ragazza, si erano baciati ed erano usciti insieme e poi…e poi lui era morto e lei ora viveva con il più grande rimpianto che una ragazza possa avere: la consapevolezza di aver sprecato del tempo con un ragazzo che non amava senza sapere che il tempo di Cedric stava per scadere.

E pure Harry rimpiangeva di essersi incaponito con lei benché non sentisse nessun particolare forte sentimento, solo quello di trovarsi una ragazza come tutti i ragazzi del suo anno e più piccoli.

E cosa ci aveva rimediato? Un bacio – il suo primo bacio – davvero poco entusiasmante e un rimorso di coscienza.

“Fantastico, davvero fantastico!” sibilò tra le labbra semi chiuse alzando lo sguardo.

I suoi occhi si scontrarono con il suo riflesso nella placca dall’alluminio che serviva ad aprire gli scompartimenti. Alzò una mano e tirò un debole pugno contro di esso.

“Quanto vorrei non essere Harry Potter, quanto vorrei poter cambiare questa faccia!”

“Se vuoi posso darti una mano io” una voce beffarda e strascicata lo fece girare di scatto.

Draco Malfoy lo stava guardando con un’espressione di maligna ironia sul viso.

Harry sussultò un poco a quelle parole, memore che l’ultima volta che si era ritrovato da solo con Malfoy sul treno, ci aveva riemesso i connotati. Letteralmente.

Ricordava ancora bene quando gli aveva rotto il naso e Lupin gliela aveva riaggiustato con gande maestria.

“Fottiti” digrignò arrabbiato.

Perfetto, Malfoy era perfetto per sfogare la rabbia che sentiva dentro.

“Come siamo poco gentili, Potty, la mamma non ti ha insegnato l’educazione?” chiese con nonchalance portandosi una mano a sistemarsi il basso codino che gli teneva fermi i capelli.

Harry sentì il sangue fluirgli sulle guance e di scatto si alzò in piedi pronto a colpirlo ma la bacchetta di Malfoy lo inchiodò al muro.

“Troppo-lento” scandì Draco ghignando.

“Cos’è, Malferrett, hai migliorato un po’ le tue scarse abilità nel manovrare la bacchetta?”

Fu il turno del biondo di scurarsi in viso ma, quando parlò, la sua voce era calma.

“A quanto vedo tu, invece, hai perso le poche che avevi”

Questo fu troppo per Harry che, senza più badare alla bacchetta caricò un pugno e colpì Malfoy in pieno volto.

“Tsk, sempre il solito rozzo” mormorò dolorante.

“ E tu sei sempre il sol-“

Potter non fece a tempo a finire di parlare che un incantesimo lo inchiodò al pavimento. In un lampo Draco gli fu addosso e con la mano gli serrò il collo tra le lunghe dita.

Harry annaspò, seriamente in difficoltà. Cercò di parlare, di gridare ma non ci riuscì. Riuscì solo a fissare negli occhi Malfoy in una muta richiesta di lasciarlo respirare.

Draco lo guardò a sua volta finché, stremato dalla mancanza di fiato, Potter non chiuse gli occhi nel tentativo di accumulare energia e cercare di contrastare l’incantesimo e tentare di trovare un modo di respirare.

D’improvviso tutta l’aria che aveva cercato di risucchiare gli entrò nei polmoni facendolo tossire. Rantolò e rotolò su un fianco ansimando.

“L’anno scorso mi hai salvato la vita. Ora siamo pari” disse semplicemente Malfoy alzandosi e girandosi per andarsene.

Harry continuava ad ansimare e a tenere lo sguardo sulla figura slanciata di Malfoy che a passi lenti si allontanava. Era dimagrito dall’anno scorso ma la sua forza era aumentata, il modo di camminare, però, era rimasto lo stesso, lento ed aggraziato, anche fin troppo per un ragazzo.

“Ma lui è un Malfoy, ovvio! I Malfoy non possono mica essere come comuni esseri umani” mormorò tra sé e sé guardandolo.

“Hey Malfoy!” gridò.

Il Serpeverde si girò appena, quasi involontariamente, a quel richiamo.

“Schiantesimo!”

Draco venne sbattuto contro la porta con violenza.

“Non siamo pari. Io ti ho salvato la vita, ma non sono stato io a metterla in pericolo” gli disse avvelenato, prima di voltarsi e ritornare al suo scompartimento.

Quando vi rientrò i suoi amici lo guardarono con apprensione.

“E le caramelle?” chiese candida Luna.

“Ah, già… non ho trovato la signora e allo-“

“Harry! Mio dio, cos’hai fatto al collo?” chiese allarmata Hermione.

Potter la guardò piegando la testa, poi, senza nemmeno voler sapere in che condizioni fosse il suo collo, disse soltanto.

“Malfoy”

 

Hogwarts aveva la straordinaria capacità di mettere di buon umore Harry benché tra le mura di quel castello si erano consumate tante tragedie.

Si lasciò cadere sul suo solito letto a baldacchino sentendosi finalmente a casa.

“Il bagno è tutto tuo, amico” gli sorrise Ron entrando in quel momento. Era ancora bagnato e stava formando una piccola pozza ai suoi piedi, ma il moro non vi badò e con un cenno del capo si diresse in bagno.

Si mise davanti allo specchio esaminandosi il collo. Aveva un’ombra violacea a formare una mano invisibile sulla base alta del collo.

Tsk, sapeva che avrebbe fatto bene a lasciare quel Serpeverde al suo tragico destino!

Scocciato aprì l’acqua e iniziò a sciacquarsi il viso.

Era successo poco prima dell’inizio della terza prova del torneo tre maghi.

Stava volando nei dintorni di Hogwarts nella speranza di sciogliere un po’ l’ansia che sentiva addosso da quando aveva iniziato il torneo ma tutto quello che ottenne fu di scorgere una figurina nera galleggiare nel mezzo del lago nero. Ancora adesso Potter non saprebbe dire cosa l’abbia spinto a scendere di quota per cercare di vedere meglio, fatto sta che quando si era avvicinato di una cinquantina di metri aveva scorto un viso pallido a fior d’acqua e i capelli di quel biondo quasi bianco di Malfoy. Senza pensarci il Grifondoro allungò una mano e afferrò il corpo quasi senza sensi del biondo issandolo sulla sua scopa. Draco l’aveva guardato con gli occhi semi chiusi ed aveva allungato una mano fino a sfiorargli il mento per poi perdere del tutto i sensi.

Malfoy non l’aveva ringraziato e nemmeno dato spiegazione, semplicemente, una volta ripreso l’aveva allontanato bruscamente e si era diretto a passo ancora incerto verso il lago. Aveva continuato a camminare fino a quando, forse un po’ impietosito, Harry l’aveva richiamato e dopo aver volato fino a lui, gli aveva porso la sua bacchetta che aveva raccolto poco dopo averlo salvato, sulla riva del lago.

E ora, quel livido viola tendente al giallo era l’evidente ricompensa che aveva ricevuto.

“La prossima volta ti lascio affogare…anzi, ti affogo direttamente io!”

“Parli da solo?” gli ululò Ron dal dormitorio.

 

La prima lezione di pozioni dell’anno era sempre un piccolo shock per i Grifondoro e un enorme shock per Neville ma fu Harry, quest’anno, a rischiare davvero una sincope quando scoprì che il professor Piton avrebbe preso la cattedra di difesa dalle arti oscure oltre che quella di pozioni. Mancanza di volontari, aveva detto Silente. Ed Harry era propenso a credere che lo stesso Piton avesse provveduto personalmente a dissuaderli.

Prese posto come al solito infondo, vicino a Ron, mentre Hermione si posizionava prima. Spalla a spalla con un Malfoy alquanto contrariato da quella sfortunata vicinanza.

“Guardalo! È proprio insopportabile!” gli mormorò dopo un po’ Weasley.

“Chi?”

“Malfoy!”

Potter spostò lo sguardo sul biondo. Il Serpeverde era concentrato nel girare meticolosamente la sua pozione, con mano ferma girava in senso orario la bacchetta. Harry spostò l’attenzione sul movimento fluido della mano di Draco colpito dalla semplicità con cui riusciva ad ‘addomesticare’ le pozioni ogni volta, persino Hermione faticava alle volte a stargli dietro.

“E’ maledettamente bravo!” ringhiò Potter infastidito oltremodo.

“Non era propriamente quello che intendevo…”

Ma Harry non badava più all’amico, concentrato a carpire i trucchi del biondo. Cercò di concentrarsi sui suoi movimenti tentando di copiarli.

“Potter, direi che può smetterla i guardare il signor Malfoy ed iniziare a dirigere la sua attenzione sulla sua – Piton lanciò uno sguardo sprezzante al calderone di Harry – alla sua discutibile pozione!”

Alle parole del professore Malfoy si girò guardando fissò il moro che arrossì e, quando Draco ghignò, il viso appena colorato del Grifondoro divenne porpora dalla rabbia.

“Non stavo guardando Malfoy, professore. Non ha nulla di interessante da catturare la mia attenzione!” fece sprezzante, tentando di umiliare il Serpeverde e mettere a tacere il professore.

“Oltre che un pessimo Pozionista è anche un mediocre bugiardo, eppure, con un padre come il suo, mi sarei aspettato qualcosa di meglio da lei”.

Tutta la classe si era fermata ad osservare la scena. I verde argento ghignavano e si davano il cinque.

“Lascia perdere Harry” bisbigliò Ron tentando di calmare l’amico.

Potter si abbassò lo sguardo per cercare di frenare la rabbia, mordendosi a sangue le labbra e ripromettendosi che, un giorno o l’altro gliel’avrebbe fatta pagare a Piton e anche a quel dannato Malfoy. In un modo o nell’altro la colpa era sempre sua!

 

“Io prima o poi lo ucciderò quel…quel..”

“Furetto dal candido pelo?” fece George.

“Quel figlio di papà dalla mania delle sette segrete?” continuò Fred.

“Oh, suvvia Harry! Non è mica colpa di Malfoy se tu ti distrai a guardarlo!”

“Hermione! Non anche tu!” sbottò Harry esasperato.

La ragazza lo guardò con sufficienza e si strinse tra le spalle, risprofondando nel libro che stava leggendo.

“Dai, Harry, fai una partita con me a scacchi, così dimentichi tutto!”

“Cosa dovrebbe dimenticare?” fece Ginny Weasley, facendo la sua entrata attraverso il quadro della signora grassa.

“Che Harry passa le lezioni di pozioni a guardare Malfoy” risposero in coro i gemelli, sorridendo alla volta di Potter che a stento tratteneva il nervosismo.

 

Fortunatamente il tempo era rimasto bello e poche volte aveva piovuto, cosa che aveva del miracoloso contando che si trovavano in Inghilterra.

Il bel tempo aveva contribuito a fomentare gli studenti intrepidi di iniziare la stagione di Quidditch ed Harry non ne era rimasto immune. Ogni giorno lanciava occhiate al campo nella speranza di vedere qualche segno di vita. Solo dopo quasi due mesi dall’inizio della scuola, Madama Bumb annunciò l’inizio degli allenamenti e, di conseguenza, delle partite.

Si erano già verificati i primi battibecchi tra i capitani delle squadre verde-argento e rosso-oro ma, con rapidità, vennero messe a tacere da Minerva McGranitt che, da dietro i piccoli e severi occhiali decise che, in mancanza di prenotazioni o di permessi speciali, le due squadre si sarebbero allenate assieme.

Fu quella quindi la ragione se, un sabato mattina di metà Ottobre, i capitani Oliver e Flitt si ritrovarono faccia a faccia pronti a disputare una partita di allenamento che di amichevole aveva solamente il nome.

Chi, come al solito, faceva più chiasso era Malfoy. Aveva una scopa di ultima generazione e la divisa gli cadeva perfettamente essendo stata commissionata su misura, il suo aspetto poteva essere scambiato con quello di un giocatore professionista: ordinato, atletico e con il migliore equipaggiamento. Solo l’espressione tirata e ostile lo tradiva.

“Vogliamo iniziare?” chiese Oliver.

“Certo, perdenti!” ribatté Draco al posto del capitano.

“Hai sentito, George?”

“Ho sentito, Fred. – il gemello si rivolse ai Serpeverde – quando mai avreste vinto voi?”

“Basta chiacchiere. Iniziamo, avevo proprio voglia di una partitella facile facile” fece Angelina con un sorriso sardonico.

A quell’offesa la squadra capitanata da Flitt venne percorsa da insulti a mezza bocca, poi, ambedue le fazioni si issarono sulla scopa e la partita ebbe inizio.

Harry, che era stato in silenzio per tutto il tempo, era ben deciso ad afferrare il prima possibile il boccino e umiliare gli avversari. In special modo Malfoy che, benché non avesse mai vinto contro di lui, continuava a reputarsi superiore.

“Te lo farò mangiare quel boccino, Malferrett” ringhiò tra sé e sé.

La partita si era fatta subito carica e sul viso di ogni giocatore si vedeva la voglia di vincere. I battitori si davano un gran da fare per cercare di ostacolare i rivali ed i portieri sentivano addosso la tensione. Sebbene era un gioco di squadra, i Grifondoro sapevano che tutto era nelle mani di Potter e questo li rassicurava non poco. Non aveva mai mancato un boccino da quando era entrato in squadra, di certo, se era il più giovane giocatore di Quidditch ci sarà stato un motivo!

Harry, da suo canto, era concentrato a cogliere il luccichio dorato del boccino ma non riusciva a scorgerlo ed i capelli di Malfoy lo distraevano. Quell’anno aveva deciso di portarli più lunghi e raccolti in una coda bassa che, quando volava, si muoveva liberamente assieme ai ciuffi che sfuggivano al nastro. Il colore così chiaro dei capelli della serpe, si accendevano di mille riflessi dorati quando incontravano la luce del sole e, più volte, Potter li aveva confusi con il brillio delle ali del boccino.

Anche ora, che stava guardando nella direzione di Malfoy, gli era sembrato di scorgere la piccola pallina alata al lato del volto del biondo. Stava per voltare lo sguardo quando una nuvola andò a coprire il sole e poté constatare che quello era realmente il boccino.

“Come la prima volta!” pensò mentre con gli occhi della mente rivedeva un Malfoy bambino che, con arroganza, si dava delle arie senza accorgersi del boccino a pochi millimetri da lui.

“Non che sia cambiato molto”

Con uno scatto della scopa si diresse verso il lato destro di Draco.

“Volece!” urlò nella sua testa, mentre con rapidità spingeva la firebolt.

Malfoy avvertì un forte spostamento d’aria alla sua sinistra e, involontariamente, girò appena il capo per vedere.

Tutto quello che però riuscì a percepire fu il viso di Harry Potter a un soffio dal suo e il suo braccio teso che gli sfiorava i capelli.

Anche Harry era stato preso in contropiede. Non aveva calcolato quanto vicino gli si era dovuto avvicinare per prendere il boccino, aveva solo mosso la scopa ed allungato il braccio. L’essere a qualche millimetro dal naso di Malfoy non era stato contemplato.

Stava per allontanarsi, o almeno abbassare il braccio, quando vide le guance diafane di Draco farsi prepotentemente rosate. Trattenne il fiato per la sorpresa e non si accorse minimamente della spinta che nel frattempo gli aveva dato il biondo.

Preso alla sprovvista, il Grifondoro spalancò gli occhi e mentre stava cadendo dalla scopa, lasciò andare il boccino per afferrare la cosa più vicino a lui. Per sua sfortuna, riuscì ad aggrapparsi solamente alla coda di Malfoy che, dolcemente, si sciolse al tocco del moro, sfuggendogli dalle mani.

 Un turbinio di capelli biondissimi fu l’ultima cosa che vide Harry prima di sbattere violentemente contro il terreno e perdere i sensi.

 

“Harry come stai??”

“Sta calmo ragazzo!”

Madama Chips guardava con cipiglio contrariato lo stuolo di gente che era accorsa al capezzale dell’eroe del mondo magico.

Tutta la squadra di Quidditch rosso oro era corsa in infermeria portando il corpo senza sensi di Potter. La caduta gli aveva rotto parecchie ossa e il volto era sfigurato.

“Come stai, amico?” chiese più pacatamente Ron avvicinandosi al letto.

Harry si guardò attorno, frastornato. Sentiva male a tutto il corpo e avvertiva la gola bruciare, probabile conseguenza della pozione che gli doveva aver fatto ingerire .

“M..Ma..”iniziò a mugolare con la gola in fiamme.

“Ma cosa?” fece apprensivo Oliver, preoccupato di perdere il suo miglior giocatore.

Il moro fece un respiro e deglutì.

“Malfoy…”

“Malfoy?” disse Ron guardandolo stranito.

“Malfoy…dov’è?”

“Non lo so, sarà nel suo dormitorio” rispose incerta Angelina.

“Io lo – Harry si fermò a prendere fiato – …lo uccido!” concluse con voce piena di acredine.

“Malfoy?” richiese Ron ancora più confuso.
“Non avrà subito danni mentali?” continuò preoccupato.

“E’ stato Malfoy a farlo cadere dalla scopa!” rispose Oliver cupo.

“L’ha spinto” spiegò semplicemente George.

“Tra le cose, Harry, come mai ti ha spinto?”

Harry sbatté gli occhi, tendando di ricordare cosa fosse successo realmente. Cosa diavolo era preso a quel deficiente di furetto? Aveva quasi rischiato di ucciderlo!

“Io…io ho solo preso il boccino”

“Per un momento avevamo pensato che avessi tentato di baciare Malfoy, vero George?” rise il gemello.

“Come?” la voce di Ron suonava un po’ stridula.

“Ahhahaha si. Magari Malfoy l’ha spinto per questo” continuò a prenderlo in giro.

“Cosa??” risquittì Weasley.

“La piantate?” sbottò innervosito Harry.

“Come ti senti?” chiese Hermione, facendosi largo tra la piccola folla.

“Herm! Non ti avevo vista.”
“Sono appena arrivata”

“Sto..bhe potrei stare meglio”

 

  
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