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Autore: Annieslost    25/09/2012    2 recensioni
Aimie e Rose. Un viaggio per scoprire, conoscersi e conoscere. Un viaggio per la vita, un viaggio dopo la morte;
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiamata in arrivo lessi dopo aver sentito la vibrazione del telefono numero sconosciuto. "Credevo di conoscere gente troppo vecchia per questo genere di scherzetti, ma evidentemente ancora qualcuno che si diverte c'è" pensai.
"Pronto?" risposi con aria indifferente. Poteva essere stato il call center della compagnia telefonica. Alla peggio, avrei riattaccato.
"Signorina Aimie Grange?" chiese una voce maschile dal tono decisamente professionale. "Ma ora chiedono addirittura il tuo nome?" conitnuavo a credere in uno scherzo o ad una compagnia ficcanaso.
"Sì sono io!" ripresi con tono più forte, incitandolo a sbrigarsi.
"Ecco sono il dottor Poletti, mi duole informarla che la signora Rose Green è deceduta ieri" il dottore? Rose? Green? Morta? Chi? Con calma. Una cosa per volta. Cercai di farmi tornare alla mente tutte le Rose che conoscessi. Zero. 
"Io credo abbia sbagliato persona, mi spiace" dato che tutto era semplicemente un equivoco. "Io credo proprio di no invece. Lei è l'unica parente di Rose per tanto l'eredità è sua." Rose... Ma sì, un ricordo. Ero piccola, forse quattro anni. Correvo in un cortile di ciottoli in direzione di un'anziana signorona che mi porgeva una scatola di biscottini danesi, i miei preferiti. Mamma salutava con la mano, appena scesa dall'auto mentre papà giocherellava con un cane nero probabilmente di Rose. 
Poi nient'altro. 
"Oh. Io.. be no so bene cosa devo fare, mi scusi" tornai alla conversazione col Poletti. 
" Non si preoccupi, la prego di raggiungermi a Milano, al mio studio, le invierò tutti i recapiti e indirizzi per mail." disse il tipo dall'altra parte della cornetta. "Oh la ringrazi.." bip bip bipaveva messo giù. Proprio cortese insomma.
Mi accorsi un attimo dopo che aveva già inviato la mail, di fatto domani dovrei partire.
Un unico piccolissimo problema sarebbe quello della scuola. Frequento il quarto anno del ginnasio linguistico. Non capisco bene quello che sta per succedere se devo essere sincera. Che cosa farò dopo? Che succederà alla mia vita? 
Certo per un giorno salterò la scuola, nessun problema. E per fortuna ho i soldi per il treno. Sembra semplice, immagino lo sarà davvero. Non ricordo bene dove vivesse Rose, ma penso venderò la proprietà; non so nemmeno se fosse ricca o no. E poi, com'è possibile che sia l'unica parente io? Dai, questa cosa non ha senso. Insomma, magari ce ne sono pochi, ma ce ne sono. 
Meglio che prenoti subito il treno, non vorrei essere impreparata. Alle dieci domani in stazione. Si può fare. Verona non è molto distante da Milano. 
E vediamo... Rose Green, che nome esotico. Grazie a lei probabilmente i genitori di mio padre emigrarono in Italia dall'Irlanda. Ma mia madre era ebrea, Ariel Abeles. 
Era una donna bellissima, mia mamma; non so bene che cosa ho ereditato da lei, ma di certo è qualcosa di bello. 
Aveva dei lunghi capelli neri e mossi, occhi verdi con il bordo scuro, quasi marrone, non era molto alta; aveva l'eleganza e la raffinatezza di una dea greca, ma la pelle olivastra delle donne mediterranee.
Ricordo che papà le regalava un fiore diverso ogni venerdì, appena tornato a casa dal lavoro. Erano fiori rari e sconosciuti, dai mille colori e giostra di profumi. 
Lei ne era sempre così felice e sorpresa, come se ogni volta fosse la prima. 
Lui l'amava ogni giorno come il primo, e viceversa. Ma si sa che chi ama troppo è destinato a soffrire. Sebbene insieme. 


Quel giorno era un sabato di maggio, papà aveva deciso di portarci a fare un pic nic lontano dal caos cittadino. Avevo dodici anni, non vedevo l'ora di passare un pomeriggio tra il verde e la natura.
Per raggiungere quel posto, papà intraprese l'autostrada. Un camion si bloccò bruscamente, e papà non fece in tempo a frenare. Sentii un colpo fortissimo, venni catapultata fuori, non vidi più niente.
Scoprii il giorno dopo di essere svenuta, di aver un braccio rotto e perso un dente, ma stavo bene. Chiesi della mamma, del papà, volevo abbracciarli. Dovevo abbracciarli. Ma mi venne incontro solo Mou, il nostro golden retriver, insieme alla zia Marie, che tratteneva a stento le lacrime. "Non preoccuparti amore, ci sono io" mi sussurrò abbracciandomi. 

Da lì cambiò tutto. Mi trasferii in centro con lei e ovviamente Mou. Mou bene o male è l'unica cosa che mi rimane dei miei genitori. Lo aveva adottato al canile quando avevo dieci anni, e non ci separammo più; siamo cresciuti insieme, e lui ora è vecchio mentre io sono nel pieno della vita.


Meglio avere una borsa con qualche soldo e nient'altro, ho comunque sempre desiderato andare a Milano.

  
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