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Autore: brightclaude    25/09/2012    1 recensioni
Ogni volta che lo faccio, devo ricordarmi degli occhi.
È quello che pensavo ogni volta che accadeva il solito rituale.
Leggere nella mente delle persone è stancante, S…
Pensavo anche questo, ma la cosa non mi spaventava, come non mi spaventava il fatto di poter essere scoperta.
Mi ritenevo troppo furba, per poterlo far succedere.
Eppure, nonostante il senso di appagamento, ogni volta sentivo una parte di me che mancava, un senso di vuoto che stringeva il mio corpo come in una morsa lancinante.
- Stefan….
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Iniziò tutto con un addio.

Correva l’anno 2210, i Maya avevano annunciato la loro premonizione che si avverò ormai quasi un secolo fa. Il mondo è cambiato.

Gli uomini non sono più la specie regnante sul pianeta Terra, sono diventati emigranti, fuggitivi, quasi pellegrini; in cerca di un posto sicuro in cui vivere senza dover fuggire dal passato, dai ricordi di un secolo vissuto nella miseria, nella morte, nell’orrore.

La natura ha ripreso il suo posto di madre, sovrana e tiranna.

Tutto ciò che gli esseri umani avevano costruito è andato perduto.

Le connessioni, le grandi città, le metropoli, le cittadine. I grandi paesi, le vecchie frontiere.

Ora ci sono solo due grandi “Patrie” che si dividono le terre emerse. La Federazione Unita e l’Honoko, il Regno dell’Est. Ovviamente, a causa della mancanza di materie prime, petrolio, fonti di energia e materiali per la costruzione di nuove tecnologie ultra-avanzate, le due Patrie entrarono in guerra, una guerra che portò noi, gente comune, a fuggire dalla nostra amata Terra verso frontiere inesplorate, che sarebbero poi diventate le nuove Colonie.

Insomma, il Nuovo Mondo. Ma nulla sembrò semplice così come veniva raccontato alla radio…

Bisognava “meritarsi” il posto sulle tre nuove navi spaziali. Ognuna di esse aveva mille posti, e sulla Terra noi, nonostante le tante carestie e la guerra, eravamo tanti.

Organizzarono così la famosa “Selezione”, che avrebbe permesso a noi tutti di poter avere la fortuna di acquisire uno dei tremila posti sulle navette Colombo, Polo e Magellano. Si stabilirono dei test di sopravvivenza, di logica, di cultura, di elevazione mentale, attraverso cui ci avrebbero valutati.

Ma per le antiche famiglie “Lock” era un’altra storia.

Famiglie ricchissime e potentissime, i Lock erano coloro che avevano in possesso la maggior parte delle materie prime e dei beni necessari alla sopravvivenza. 

Dopo la grande Selezione che squarciò innumerevoli famiglie, fummo scelti.

Ed eccoci qua.

Arrivammo con le nostre tecnologie sulla Colonia di Goah dopo tante lacrime e tanti Anni Luce.

Eravamo pochi, con un futuro e una speranza di sopravvivere a dir poco incerti; avevamo solo le nostre famiglie, o meglio, solo chi era stato fortunato a non averla persa durante la Selezione, ce l’aveva.

Prima di salire sulla nave che ci avrebbe portati verso il Nuovo Mondo, verso le Colonie, vidi Stefan per l’ultima volta.

- Non dovresti preoccuparti per me. Arriverò… solo che con una nave diversa, tra qualche mese.

- Sai che potrebbe non essere così… Stefan, io…

- Non dire niente. Mi sono arruolato perché nonostante tutto credo ancora nella Patria. Sai come la penso. Preferisco rischiare tutto per il mio ideale, piuttosto che venire con voi come hanno fatto in molti…

- Quei “molti” pensano ai loro cari.

- Io ti penserò sempre. Ogni giorno. Ogni momento.

La sua mano era fredda, dura, ma il brivido che provocò sulla mia pelle non era fastidio. Non volevo piangere. Volevo mostrarmi forte. Si avvicinò lentamente al mio viso, fissandomi con quegli occhi così neri, così profondi, così tristi….

- Soldato Salvatore!

Si scostò velocemente tornando nella sua consueta formalità.

- È ora.

- N-no…

Mi baciò le dita, Stefan, mentre si voltava verso il Capitano Forbes, mentre si voltava verso la guerra. Era convinto che sarebbe tornato. Era convinto che mi avrebbe raggiunto verso la Colonia. Ma io avevo un presentimento. Sentii le mie gambe tremare, spalancai involontariamente gli occhi e persi conoscenza. Ed ecco il buio. Ed è proprio così che scoprii il mio dono.

- Ti scriverò!

Mi svegliai di colpo, ero su un lettino ed ero sudata. La luce spuntava indiscreta dagli squarci delle tendine bianche dell’infermeria.

- Un altro strano svenimento, Miss?

Ancora più fastidiosa della luce indiscreta era la voce di Kelly Donovan, capo infermiera.

- Esattamente, Kelly… Ma ora sto bene, ho solo un lieve giramento di testa.

- Puoi andare allora, cara!

Scesi dal lettino agilmente, mi spostai in bagno e osservai il mio riflesso nello specchio. Controllare che i miei occhi e il mio viso fossero in stato normale era d’obbligo, ogni volta che mi accadeva.

- L’occhio destro è ancora un po’…

Sussurrai fra me e me.

Allora sfiorai la mia tempia con la punta dell’indice sinistro e dopo che sentii l’unghia spigolosa scalfirmi la pelle ed essermi concentrata per qualche istante tornai ad essere la solita me.

Pettinai i capelli biondi lisci facendo scorrere le dita rapidamente, pensando che quel giorno erano più luminosi del solito e che erano in perfetta combinazione con il pallore candido della mia pelle, quasi albina.

Con un lieve sorriso soddisfatto tirai la catena, diedi un ultimo sguardo rapido ma notai solamente i miei occhi algidi, color ghiaccio.

Uscii dal bagno e salutai chi dovevo.

Come al solito, era tutto sotto controllo. 

 


 
Il mio nome è Scarlett Carson.

Sì, come la rosa.

Che fantasia che avevano i miei.

Questo è il mio diario, e questa… questa è la mia storia. 

 
  
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