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Autore: DeiDeiDei    26/09/2012    8 recensioni
[...] Il suo cuore saltò un battito.
-Boyd?- Domandò esitante, fermo e teso come una corda di violino –Isaac?- Non erano mai entrati in camera sua prima, ma chi lo sa, magari il loro Alpha li aveva spediti a tenerlo sotto controllo –Erica?- Anche l’ultimo richiamo cadde nel vuoto. Nel silenzio più assoluto. Nella stanza dove regnavano soltanto il suono del suo respiro e di quello del visitatore. Sembrava persino più vicino. Il cuore di Stiles iniziò a battere più forte, quando un fruscio tutt’altro che rassicurante si mosse verso di lui. Perché quello dietro di se non gli rispondeva? Non era un bello scherzo. Assolutamente no. Avrebbe dovuto parlare col branco riguardo ai loro scherzi. Se l’obbiettivo era spaventarlo, ci stavano riuscendo benissimo. Non sapeva se essere più irritato o terrorizzato, perché una piccola parte di lui, pressante ed accanita contro la sua calotta cranica, gli stava ripetutamente suggerendo che la persona entrata dalla finestra non era Scott, non era Derek, ne Isaac, Boyd o tantomeno Erica. Stiles sentì distintamente lo sbuffo di un ghigno aprirsi da qualche parte nella stanza scura[...]
POV alternato. Focus Stiles.
Genere: Azione, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Derek aprì gli occhi, lo fece lentamente. Con una lentezza estenuante. Strano. Davvero strano. Era un lupo e, come tale, non aveva mai avuto bisogno di sveglie di alcun tipo. Si era sempre alzato spontaneamente al sorgere del sole, o poche ore dopo, grazie all’istinto animale che gli aveva donato Madre Natura. E allora perché diavolo gli occhi gli sembravano così pesanti? E perché il sole era così dannatamente luminoso di prima mattina? Ovviamente perché non era poi così presto, gli suggerì acidamente il cervello, riscuotendolo dai suoi ragionamenti esistenziali. Questo lo realizzò quasi subito anche da solo. Appena  prima che la confusione nella sua testa venisse spazzata via e sostituita dal fastidio. Il fastidio di sentire voci squillanti di adolescenti appena sveglio.

-Fallo tu, maledizione!- Due voci. Due adolescenti. Appena sveglio. Troppo acute. Troppo vicine. La sua testa sarebbe potuta esplodere dal dolore da un momento all’altro, per quel che ne sapeva. Come se non bastasse stavano pure discutendo animatamente, apparentemente tentando di decidere a chi tra i due spettasse il compito di svegliarlo, utilizzando le più demenziali delle argomentazioni in loro possesso. Era irritante. Terribilmente irritante. Derek ringhiò, già stanco del bisticcio in atto, infastidito dal risveglio tutt’altro che piacevole. Un ringhio breve ma deciso che gli rotolò dentro il petto, crescendo e rimbombandogli nella gola. Probabilmente gli uscì più basso di quanto avrebbe voluto, ma, avendo comunque ottenuto alla grande l’effetto desiderato, decise fosse meglio non ripetersi. I due giovani litiganti, infatti, si erano zittiti di colpo e l’Alpha poteva percepire perfettamente i loro sguardi addosso mentre, cautamente (per via di quei tubicini che si era accorto solo in quel momento di avere attaccati ovunque), si alzò dalla sedia e si tirò in piedi. Di colpo si rese conto che, Dio, Quella sedia era stata la cosa più scomoda sulla quale si fosse mai addormentato! Come aveva fatto a non accorgersi fino a quel momento che tutte le ossa gli facevano male? Qualche magia di quello psicopatico di un veterinario per creature sovrannaturali? Se lo stava giusto giusto chiedendo quando le ginocchia gli cedettero. Senza alcun preavviso. Di colpo. Si preparò psicologicamente a cadere in malo modo sul pavimento granitico, come un perfetto idiota, ma subito quattro mani gli si fiondarono addosso, arrestando la caduta. Si lasciò sostenere e, poi, raddrizzare e fare risedere sulla sedia che aveva appena finito di lasciare vuota. Si maledisse mentalmente. Avrebbe mai smesso di cadere a terra (svenire, sanguinare copiosamente, vomitare l’anima, barcollare col colorito di un lebbroso) di fronte ai membri più giovani del suo misero branco? Insomma, lui era L’Alpha! Avrebbe dovuto dare l’esempio. Essere forte. E invece non faceva altro che mostrarsi vulnerabile, in particolare davanti a Scott e Stiles. Un pensiero gli folgorò il cervello da parte a parte.

-Tu.- Stiles era cosciente. Aveva parlato. Stava bene. O, perlomeno, relativamente bene. Lo aveva afferrato e sorretto assieme al suo Beta. Era vivo. –Sei vivo.- Soffiò spostando confuso lo sguardo dalle mani fermamente poste sul suo braccio sinistro al viso del loro proprietario. La sua non era una domanda. Era una semplice constatazione, detta solo per tranquillizzarsi e per coprire il sospiro sollevato che avrebbe tanto voluto lasciarsi scappare tra le labbra. Stiles era vivo. Erano riusciti a salvarlo. Lo AVEVA salvato.

-Uhmm, sì, Grande capo, mi hai salvato- gli disse il ragazzo, allontanando le mani dal suo braccio lentamente e ridacchiando tra se e se divertito. Ok, forse aveva pensato ad alta voce le ultime sue due considerazioni senza volerlo. Forse. No! “Ok” un corno! Era riuscito a fare due figure di merda senza essersi nemmeno ancora del tutto svegliato! Un’altra maledizione gli scivolò tra le labbra, mentre, irritato ed imbarazzato allo stesso tempo, si copriva il volto con le mani. –E mi sa… Ecco…- Balbettò l’adolescente spostando lo sguardo altrove e parlando col tono di chi tutto vorrebbe tranne che pronunciare quelle parole, ma che qualcosa dentro di se lo obbliga a parlare –Mi sa di doverti ringraziare. Sai, per essere venuto subito a controllare cosa mi fosse successo, quando ho urlato ieri sera e, bhè, per avermi portato qui. E mi sa che ho sanguinato sul sedile posteriore della Camaro e lo so che è l’unico grande amore della tua vita (se non si conta la cacciatrice psicopatica che ha dato fuoco alla tua casa e ucciso tutta la tua famiglia senza un attimo di esitazione) perciò credo di dovermi scusare. Poi, ecco, grazie per… per il sangue? Mi fa abbastanza schifo pensarci, ma dopotutto è quello che mi ha salvato, no? E non posso ignorare la cosa, considerando che hai ancora un’inquietante dozzina di tubicini sanguinolenti attaccati al corpo e la cosa mi sta un po’ facendo rivoltare lo stomaco e ScoOot*, non pensi sia il momento di staccarli?? Perché, sai…- Derek lo interruppe con un secondo ringhio, osservandolo, suo malgrado, divertito. Per quanto l’abitudine del ragazzo di parlare a raffica gli facesse scoppiare il cervello, quello era Stiles. Vivo come al solito. Insopportabilmente rumoroso come al solito. Proprio come una mosca: più è viva, più è fastidiosa. O il contrario se preferite.

-Si- Rispose semplicemente, riacquistando il suo tono distaccato –Se ti avessi lasciato morire, Scott non mi avrebbe mai più perdonato e Peter avrebbe passato mesi a rimproverarmi di non averti morso alla prima occasione- ironizzò lasciando che Scott gli staccasse i tubicini di plastica dal corpo con cura quasi a lui estranea e li riponesse sul tavolo dell’ambulatorio. Ma dopotutto non stava seriamente mentendo: Scott non gli avrebbe più rivolto la parola, se avesse fatto morire Stiles, e Peter, che a quanto pare aveva un debole per l’idea di avere il ragazzino come membro del branco a tutti gli effetti, lo avrebbe disconosciuto. Non che la seconda cosa gli dispiacesse troppo. Ma avere nuovi conflitti all’interno del proprio branco non rientrava propriamente nelle sue migliori aspettative per il futuro, tantomeno nei progetti per passare il tempo libero durante la ricerca del nuovo stramaledetto Lupo. Ne aveva già avuti abbastanza –E sarei tornato al primo posto nella lista dei ricercati di tuo padre. Sinceramente, non ne ho nessuna voglia…- Fulminò Scott con uno sguardo truce al ricordo di tutti i casini che gli aveva causato, cioè più o meno al ricordo degli ultimi due anni della sua disastrosa vita. A partire dall’essersi fatto mordere da un’Alpha apparentemente sconosciuto.

Ci stava pensando, già con l’irritazione a fior di pelle, quando si rese conto dell’attuale situazione in modo più completo. Un fulmine a ciel sereno. –Stiles…- Soffiò alzando nuovamente lo sguardo sul ragazzo.

-Sì, “Capo”-

-Cosa sei, ora?- La domanda gli uscì istintivamente dalla bocca. Troppo secca. Troppo diretta. Scott e Stiles sobbalzarono a disagio e si guardarono per un attimo a vicenda. Si vedeva che erano preoccupati. Ed era chiaro che il secondo nascondeva il panico a stento dietro la sua parlantina esasperante. Era comprensibile. Non sapeva cosa fosse diventato. Nessuno di loro lo sapeva.  Visto il precedente “Jackson” nulla era così scontato. Scott si avvicinò al compagno, scrutandolo con attenzione e, pian piano, si mise a girargli intorno, accostandoglisi sempre di più ad ogni orbita. Gli si fermò dietro, accigliato, e rimase così per un attimo. Derek quasi scattò dalla sedia,  quando di colpo il suo beta abbassò il capo, tuffando il viso nel collo dell’altro adolescente. Stiles si irrigidì, ma grazie al cielo non ci fu bisogno dell’intervento dell’Alpha. Scott sembrava avere buone intenzioni. Ci fu un momento di stasi totale nel quale il Licantropo non si mosse. Stiles era confuso, ma per Dere era abbastanza ovvio cosa il sottoposto stesse facendo. Lo stava annusando. E lo stava facendo con l’espressione più contrita che il Capobranco gli avesse mai visto. Che diavolo aveva da fare quella faccia? Di colpo si rese conto anche di non aver nemmeno provato a controllare che odore avesse Stiles. Facendolo sarebbe potuto essere abbastanza sicuro di “cosa” fosse diventato il ragazzo, giusto?

Sbagliato! Sbagliatissimo! Errore! Ricalcolo!

A Derek girò la testa non appena tentò di captare la scia di Stiles col proprio olfatto da Licantropo. Il suo odore era strano, anomalo e terribilmente familiare allo stesso tempo. Non era umano, ma non era il normale odore di un Lupo Mannaro. Sperò vivamente che non fosse quello di un nuovo Kanima. Ma allora, che diamine era? Gli ricordava terribilmente… E gli ci volle lo sguardo confuso di Scott posato su di sè con insistenza. Gli ci volle il Beta che annusava l’aria in sua direzione, per capire quale era il problema. Cosa c’era che non andava in quel miscuglio che era la scia dell’adolescente.

-Perché ha il tuo odore?- Gli domandò il moro indicando l’amico, ora accanto a sé. Derek deglutì e si prese un attimo per pensarci bene.

-Cosa? COSA! Ho il suo odore? Il  SUO? ODORE?-

-Suppongo sia per la trasfusione.- Abbastanza ovvio, a dire il vero. Il suo sangue era stato iniettato a forza nel corpo di un umano. Sangue di una creatura mitologica; sangue sovrannaturale in un corpo fin  troppo naturale. Probabilmente si sarebbe dovuto aspettare che il proprio fluido vitale avrebbe avuto completamente la meglio su quello di Stiles e, con lui, il suo odore. Era un ragionamento che, a mente fredda, risultava comprensibile anche a chi non brillasse per intelligenza. Ma evidentemente non per Scott che, comprendendo l’ingenuità della propria domanda, abbassò la testa, strusciando il piede a terra con fare imbarazzato. Derek  ghignò, sentendosi per un fugace attimo di nuovo in pace con l’ordine cosmico. Lui capiva, Scott no. Tutto al proprio posto.Tornò ad osservare stiles cercando di ignorare l’odore (era quello il SUO odore?) e sospirò. La vera domanda che si dovevano porre in quel momento.

-Ora, Stiles, dovremmo chiederci un’altra cosa- Una piuttosto urgente, anche –Di chi sei?-

No, non gli piaceva affatto











Angolo dell'autrice:
Salve a tutti!
So che questi ultimi capitoli sembrano scritti da un cammello con il morbo di Parkinson, ma sto cercando di metterci tutta me stessa per i prossimi. Davvero.
Comunque sia, sono distratta anche dallo scrivere un'altra fiction, una Sterek piuttosto particolare che spero poi di riuscire a pubblicare (Shivers).
Vi saluto dicendovi che il POV Isaac è in lavorazione e che quello Erica è ormai ultimato. 
Se trovate errori, per favore, ditemelo!


Ringrazio i ventidue che hanno questa storia tra le seguite e chi le ha tra le preferite o le ricordate... grazie a tutti!

   
 
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