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Autore: MartinaGaladriel98    27/09/2012    1 recensioni
Dal secondo capitolo: " Non è che Mycroft Holmes odiasse particolarmente i cappelli, ma il problema era che gli ricordavano due gambe grasse, un largo vestito di plastica mascherata da seta, e profumo di dolcetti al limone stantii: sua zia Proud"
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mycroft Holmes , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bentornati o benvenuti, come meglio vi piace, al terzo capitolo! Che naturalmente dedico a coloro che hanno recensito, messo la mia storia tra le preferite (vabbè uno solo per adesso (?) ) o seguite. Bando alle ciance noiose ed inutili  comincio subito a vestirmi per correre tra i meandri del demenziale, e che sarà mai poi un po’ di fortuna anche con le recensioni ? Ci vuole sempre e comunque, anche per porre fine alle mia vene filosofiche serali assolutamente adatte a vecchi da manicomio e pazzi criminali tipo Moriarty. Ahhh ma basta, ora la smetto….

TRAGEDIE E MELODRAMMI D’INFANZIA PARTE 2

AS A WHISTLE CAN BECOME A GHOST
OR FREAK-LOCK AND THE GARBAGE DISPOSAL

Naturalmente i primi anni con il Freak-lock , per Mycroft ,furono peggio di compare  jeans in un negozio cinese (voi immaginate).
E non perché gli aveva rubato le paperette da bagno (tuttavia anche ciò contribuiva) o spifferava ad una  povera esaurita mamma Emily tutti i dispetti che  gli faceva ( a tre anni era capacissimo di vendicarsi da solo, Sherlock) ma perché il pargolo bavoso adorava nascondersi in tutti gli angoli meno visitati e più bui della  casa ad emettere rumori diversamente normali ed adatti ad un film horror di quelli che ti fanno affogare con il Pop Corn, e il povero Mycky, con tutti i libri che leggeva a dai cui rimaneva fortemente influenzato, ci rimaneva secco secco dalla fifa.
Il bavoso freak-lock, diciamocelo, era un vero e proprio demonio con tanto di forcone. E bastardo come un gatto randagio e puzzolente che s’infiltra nei tombini scambiandoli per scatole immense di cibo a base di pesce e piccioni.
Di solito questa piccola tragedia si ripeteva ogni settimana in un giorno indefinito. Ma il preferito di Sherlock era di certo il mercoledì, il giorno in cui il damerino Mycroft tornava tutto contento da scuola perché aveva fatto bella figura in Geografia grazie al suo mattone d’economia delle istituzioni (che già alle prime parole senti i formicolii piacevoli del sonno).
Mycroft non aveva mai avuto in simpatia i gatti, appunto, perché gli ricordavano il fratello. Perciò evitava sempre, quando tornava a casa, di passare per Churchill street che ne era piena fino all’orlo. E perciò impiegava dipiù passando per Arthur’s square.
Ciò il bavoso lo sapeva benissimo, e perciò se la prendeva con calma, il tempo di sistemare il piano nel suo hard-disk mentale, (che era solo una memory card da 2 KB a quel tempo e pure coi dati registrati in bambinese che non ci capisci un tubo manco se sei un incallito informatico) e prepararsi all’azione.
Sherlock aveva anche un punto preferito, che amava per la comodità  ed il piacevole odore di marcio: la credenza del  tritarifiuti. Qui ci poteva trovare ogni sorta di aggeggio :ciucci rotti, provette misteriose con scritto Holmes sopra, vecchie camicie di Eugene usate come stracci, prodotti chimici in cui il bavoso adorava ficcare il naso, ma soprattutto fischietti di plastica, legno o metallo a seconda dei propri gusti.
E’ naturale che Sherlock non si mettesse a fischiare come una persona normale che vuole fare uno scherzo, ma che da bravo bambino infilasse uno  di quei fischietti nel tubo mezzo rotto del tritarifiuti ed accendesse quest’ultimo poveraccio, che produceva un rumore a dir poco allucinante con il metallo, da far accapponare non soltanto la pelle, ma anche i peli del naso che se ne stanno sempre mogi mogi e tranquilli.
Mycroft aveva la monotona ed alquanto schifosa abitudine di controllarsi le brugole nello specchio antico del salone, che, peraltro, saltavano da sole appena sentito il fracasso.
Sapeva benissimo che in casa non c’era la mamma (che era felicemente stata ospitata a pranzo dal suo scrittore preferito), ma il padre che teneva conferenze stampe segrete nel seminterrato e…Sherlock. Dov’era quel mostro? Si guardava intorno, con il cuore che stava giocando a boxe con il suo petto.
<< Sh…Sherlock? Ti ho portato una cosa bella da scuola che ti piacerà di sicuro >> non facciamo caso che la bellezza in questione era un avanzo di panino al prosciutto.
Il bavoso continuava a rigirare il fischietto nel povero tritarifiuti.
Un passo fantastico delle sue belle scarpe di vernice e Mycky era già svenuto, ma fortunatamente il tritarifiuti si stancò di mangiare metallo arrugginito ed il rumore cessò.
Sherlock che cade dalla credenza e le provette di vetro che si rompono emettendo stridii acuti a contatto con l’acciaio della cucina. Mycroft che urla dimenandosi mentre butta il bel vaso giapponese dell’ingresso e l’attaccapanni. Il bavoso si taglia con le schegge ed il sangue che macchia il tappeto nuovo della cucina ed il telo fatto a mano mentre cerca di pulirsi. Il telefono che squilla e Mycky che lo butta staccandone il filo… tutta questa tragedia accadde in meno di cinque secondi, con i dovuti effetti collaterali tipo schiaffi al bel visino del bavoso e cravatte lanciate dentro la bolla del pesce rosso (la cavia cara cara di casa Holmes) o panini al prosciutto penzolanti dal lampadario.
Ma dopotutto sono cose che fanno tutti i fratelli, se non fosse per la carta vetrata dentro sotto le lenzuola di Mycroft, le calzine girate al contrario una per una di Sherlock o la camicia blu appesa all’antenna del tetto per quattro mesi…. No dai…abbastanza normale. Eppure non sempre la pazzia è vissuta in casa Holmes, cioè una volta è capitato che accadesse qualcosa di solito e noioso che fanno tutte le famiglie ricche (che è durato ben poco) …. Prendere una cameriera.

MYCROFT AND THE MAID TOO PART1

Fu quando Mycroft compì tredici anni e cambiò istituto che i coniugi Holmes decisero che era ora di chiamare una brava cameriera. La poveraccia in questione doveva tenere Sherlock due volte alla settimana ( che era come sorvegliarlo 24 ore su 24, un vero shock da competenza di uno psichiatra) e preparare il pranzo sano ed abbondante a Mycroft che stava crescendo e le proteine gli facevano bene ( e ciò voleva dire brocoletti, una fogliolina d’insalata che cercava disperatamente aria e due pomodorini che facevano a gara a chi restava verde più a lungo).
Il pischello, che ora era un ragazzotto ben  educato e rispettoso con la fissa delle associazioni segrete, s’era iscritto ad un club di tennis per ragazzi. Ma non è che socializzava tanto, visto che l’unico argomento di conversazione che tanto gli interessava erano le modalità ed i riti d’iniziazione per entrare nelle grazie di sua maestà, insegnateli dal paparino, che tanto voleva seguisse le sue orme e diventasse il flagello dei poveracci che osavano rubare caramelle o atti del genere, sicuramente condannabili all’ergastolo. Ed era così che Mycky desiderava ardentemente divenire una videocamera in servizio tutti i giorni tutto il giorno in esclusiva per sua altissima ed onorevolissima ed onnipotente regina ( di cui collezionava figurine dei giornali, attaccandole al muro con la colla stick ).
Tutto contento per il successo ottenuto nel riferire all’allenatore che il suo compagno di tennis Tim si truccava alla fine della lezione parlando con lo specchio tipo strega di Biancaneve, Mycoft in un normale (oddio, non è che si può definire così) Venerdì di fine Marzo, tornava pimpante a casa, dove Emily Holmes (l’esauritona dagli occhi a palla) preparava la cena con un sorrisino stucchevole che un pacco di caramelle alla panna, creme di ciliegie e cioccolato non sarebbe potuto essere più nauseante.
Mycky, si lisciò la camicia a quadri e rombi che s’intervallavano secondo un sistema numerico in cui la distanza e la quantità  di disegni erano direttamente proporzionali ( e ciò lo rendeva fiero), ed entrò.
Di sicuro la prima cosa che il ragazzotto bruno notò era la tavola del salone grande era apparecchiata, e di solito quella era la cameretta degli esperimenti di Freak-lock, agghindata deliziosamente con provette che cadevano dal soffitto appese a fil di ferro, con roba indefinibile e scientificamente non classificabile dentro. La cosa ancora più surreale era che Freak, tutto ben vestito, con i riccioli perfettamente  pettinati e gli occhioni azzurri che stavano fermi su un punto preciso (le tracce di ombretto sul golf di Mycroft, ma non è importante), era composto e fermo su una sedia troppo grande per lui.
<< Sherly >> (classico tono dei più accaniti opportunisti)
<< n…noi siamo in quattro, perché ci sono cinque piatti?  >>
Sherlock, che era tutto intento a pensare chissà che cosa, si girò serio dalla parte del fratello.
<< Mamma ha detto che porta la cameriera ed è invitata a cena, è sola >> e si grattò la testa che prudeva perché piena di brillantina marca costosa di Eugene che amava tenere lucidi e splendidi  i suoi capelli.
<< cosa vuol dire che è sola? >>
<< non ha l’anello giallo che porta mamma , ho visto una foto nel foglio bianco che c’è sulla scrivania di papà>>
<< la fede? Ah! Si dice che non è sposata, Sherlock… non che è sola >>
<< Allora dimmi cosa è quella cosa turchese che hai nel golf, Mycroft , la noia è noiosa >>
Il ragazzotto, tutto imbarazzato si accorse con sgomento tale che divenne rosso nemmeno gli avessero tirato addosso un barile di pomodori ( e per quant’era altezzoso se lo meritava), che le prove che doveva al maestro di tennis avevano lasciato un segno sul suo capo d’abbigliamento preferito ( che aveva tolto dall’armadio la mattina stessa come se togliesse un morto da sotto terra).

<< Non t’importa, moccioso >>
<< Tanto lo so già! >>
<< E come lo sapre….>>
La loro allegra e cordiale conversazione venne interrotta dall’arrivo dei coniugi Holmes tirati a lucido come il pavimento parquet di un Hotel a cinque stelle. Bè dopotutto, ci si doveva  presentare in modo impeccabile davanti alla futura detentrice di casa: Millicent Swan, che suonò alle dieci e mezza di sera mentre la cena si raffreddava, Mycroft si mangiava la unghie, Sherlock tirava il filo penzolante della tovaglia, ed i coniugi stavano sull’attenti col trucco ben fatto tutto sbavato.
Fu Sherlock ad aprire, con Emily dietro che si trascinava lo strascico dell’abito ( no, non si era vestita da sposa ma c’era vicina).
La bellina in questione: alta un metro ed un tappo, con i capelli alla raperonzolo neri, una camiciola con il risvolto ben fatto e due dentoni che sembrava le avessero fatto il trapianto sostituendoglieli con quelli di uno di quegli scoiattoli simpaticoni che  passeggiano furtivi per i viali di Central Park a cercare ghiande, disperati.
<< Buonasera bambini! Signor Holmes, signora Holmes. Un pensierino per voi >> ed entrando consegnò una bustina blu ad Emily, che sbirciando vide una scatola di Marshmellow, per poco non cadde lunga lunga sul tappeto persiano.
Sherlock non smetteva di fissarla e Mycroft si era gentilmente presentato, spiritoso il ragazzino, come ‘il futuro erede delle fortune di famiglia’. Per poco a Sherlock non venne voglia di tiragli il piatto di caviale al burro e salmone, ma si limitò il bambinetto a pensare a qualcosa di più diabolico da fare l’indomani.
Millicent, si vede già che non era apposto con la testa, mangiava come se la forchetta fosse incandescente e sorrideva sempre come un’idiota.
La serata passò tutto sommato tranquilla, fino a quando la scoiattolona col golfino viola sopra la camiciola non fece una domanda bollente.
<< Cosa volete fare, bambini, da grandi? >>
Mycroft si pulì la bocca, Sherly separò le mani che aveva portato sotto il mento ( vizio, insomma, che gli dura ancora).
<< Io voglio entrare nei servizi segreti e spaventare i pazzi criminali >>
<< Io divento un pirata che ruba i gioielli con le spade da una finestra sulla barca, come Uncino di quell’inutile  storia che mia madre mi ha letto! Voglio rubare tutti gli orologi  e i bastoni da passeggio con i pomelli d’oro di Mycroft per darli ai barboni >>
<< Ma che ambiziosi i suoi figli, signora Holmes. Molto..premurosi
Hihihihhih >>
<< Io avrei i soldi per farmi togliere le pustole…che sapeva, Millicent spuntano dopo una reazione…>> iniziò il ragazzotto
E naturalmente era allora che si doveva abbandonare il cibo che tanto piaceva per evitare di rimettere la deliziosa Quiche ai quattro formaggi che si stava masticando con l’assoluta ed irrazionale sensazione di avere roba avariata in bocca.
<< Il compagno di tennis di Mycroft si trucca di verde, papà, ed è innamorato di lui >> esclamava eccitato Sherlock, indicando il fratello.
Ma che bella cenetta piacevole! Iniziata, finita…. Che bel finale lieto.
Mi dispiace tanto deludervi…
ma questo è solo l’antipasto della grande cena che è la permanenza della cameriera Millicent in casa Holmes…
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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