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Autore: bastii    28/09/2012    1 recensioni
Londra, 2027.
Lily Potter è appena tornata in Inghilterra, dopo un anno trascorso in Romania.
Non ha neanche vent'anni e la vita non le è mai sembrata più difficile.
Suo padre non è più l'eroe di nessuno, men che meno il suo, sua madre sembra scomparsa senza lasciare traccia e i rapporti con i suoi fratelli sono tesi come una corda prossima a spezzarsi. Quando anche Scorpius, l'amico di sempre, sembra volersi allontanare da lei, la sua vita precipita in una spirale di depressione e autocommiserazione.
Ma il destino ha altri progetti per lei e quando, sorprendendo anche sé stessa, diventerà una stella luminosa nel firmamento del Quidditch britannico, capirà che le prove che la vita le ha riservato sono appena all'inizio.
Dal cap. 14: "Osservò distrattamente il profilo di Alvin, l’espressione serena di chi non ha rimorsi che gli corrodono la coscienza, e pensò che nonostante la simpatia e la gratitudine che provava per lui, non avrebbe mai potuto sostituire Scorpius. Nessuno avrebbe potuto farlo in ogni caso. Lui era il punto fermo in una vita che recava tanti, troppi punti di sospensione."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Lily era sempre stata strana. Sapeva di avere qualcosa di oscuro dentro. Qualcosa che la rendeva diversa, che le rendeva impossibile godersi la leggerezza della sua età.

Non era mai stata come quelle ragazze frivole e sciocche, che dispensavano risatine e sguardi svenevoli ai ragazzi per i corridoi.

Non era mai stata come loro, ma avrebbe dato qualsiasi cosa, in quel momento, per essere così stupida, spensierata e felice.

-Stanne fuori Malfoy. Sono affari di famiglia.-

-Mpf. Famiglia.- A Lily venne da ridere. 
Si trovava insieme a James e Scorpius davanti a quella che un tempo chiamava casa. Le voci dei due ragazzi che discutevano le giungevano lontane, mentre i suoi pensieri si perdevano in ricordi dolorosi.

Era passato un anno dall’ultima volta che era stata lì.

Un anno sembrava un arco di tempo esageratamente lungo se si trattava di aspettare che la sua migliore amica tornasse dalla Colombia, ma sempre troppo corto se si trattava di lenire le ferite causate da una promessa non mantenuta.

Perché era quello - pensava Lily, mentre lo sguardo si soffermava sulle rose appassite - che più rimproverava al padre: l’aver rinunciato a lottare per la propria famiglia, proprio il contrario di ciò che aveva sempre giurato.

Le aveva promesso che non sarebbe mai accaduto nulla di male alla loro famiglia, perché avrebbe fatto di tutto per proteggere ciò che di più prezioso aveva al mondo. Le avrebbe protette per sempre, le sue rose più belle: Ginny, la rosa bianca, intoccabile come una regina e Lily, la rosa rossa, la più bella di tutto il giardino.

E ora che si trovava nuovamente lì, solo una porta tra lei e suo padre, si accorse di quanto faceva male. I ricordi che credeva di aver seppellito ripresero vita, ferendola più di quanto fosse in grado di sopportare.

Pallidi come fantasmi li rivedeva, suo padre e la sé stessa di parecchi anni prima, mentre piantavano le rose, quelle stesse rose che ora giacevano inerti ai suoi piedi.

Si chinò per risollevare la rosa bianca, afflosciata verso il basso, ma era inutile. Lo stelo si era spezzato a metà.

-Entriamo.- Disse con un sospiro. –Solo io e James.- Aggiunse, rivolta a Scorpius che si stava avvicinando all’ingresso. 

Lui non disse nulla, la guardò solamente e in quello sguardo c’era tutto: comprensione, incoraggiamento, affetto incondizionato.

E lei seppe che era pronta, nonostante la collera, la delusione, lo stomaco in subbuglio. Seppe che era pronta, perché finché ci fosse stato Scorpius a rassicurarla con i suoi sguardi silenziosi che valevano più di mille parole, tutto il resto avrebbe perso d’importanza.

-Entriamo.- Ripeté per la seconda volta.

Rimettere piede in quella casa fu strano e in un certo senso destabilizzante. Dopotutto, l’ultima volta che aveva varcato quella soglia era in lacrime e decisamente fuori di sé.

Notò che non era cambiato nulla. Ogni cosa era rimasta al proprio posto, come se il tempo si fosse fermato in quell’attimo esatto in cui tutto era andato in frantumi. Con la sola differenza che tutto era ingrigito, i colori svaniti, la vita scivolata via da quella casa.

La stessa figura del padre le apparve incolore, come se provenisse da una qualche dimensione parallela, distorta e in qualche modo sbagliata.

Si sentiva disorientata, fuori posto.

-Lily. Quanto tempo…-

Si riscosse, stupita. Non credeva che quella figura inanimata –no, non poteva essere suo padre- potesse emettere un suono.

Non seppe cosa rispondere, si limitò a fissarlo. Era invecchiato di colpo, si era lasciato andare. Non ricordava che avesse così tante rughe. E i suoi occhi, che un tempo erano il rifugio durante ogni tempesta, dopo ogni lite con la madre, adesso non avevano più nulla di rassicurante. Erano occhi bui, di chi sta affogando e domanda disperatamente aiuto.

-Lily…- La sua voce implorante la irritò enormemente. Provava solo disprezzo per lui.

-Allora, come va? Come sta il mio caro papà?- La dolcezza delle parole contrastava con il suo tono velenoso e sarcastico.

Harry sospirò. Si trovava sempre in difficoltà quando Lily si comportava così. Rendeva sempre tutto più complicato. 
Era proprio come una rosa. Una bellissima rosa piena di spine. La si poteva soltanto guardare da lontano, perché arrivare a toccarla era impossibile.

-Lily, sono felice di vederti.-

-Io no. –

Harry osservò sua figlia mentre lo pugnalava per l’ennesima volta con la sua voce gelida.

Ma è giusto così, me lo merito.

-Allora come mai sei tornata?-

-Perché non ho mai smesso di farmi domande, senza mai trovare le risposte giuste.- 

Si sedette nella poltrona di pelle di drago, un vecchio regalo dello zio George. James nel mentre si era  volatilizzato. Tipico del bastardo, pensò.

-Sei diventata bellissima…-

Lily sentì tutta la collera scomparire e lasciare il posto alla tristezza, perché qualcosa, nel tono che aveva utilizzato, le fece capire che il distacco era ormai irreparabile. C’era, nelle parole del padre, la consapevolezza di averla perduta per sempre.

E tornò di nuovo la rabbia, perché era soltanto colpa sua, sua, sua, sua e di nessun altro.

-Dimmi qualcosa, ti prego, dimmi qualcosa! Dimmi che non è vero, dimmi che mamma se n’è andata soltanto perché in realtà è sempre stata una stronza! Dimmelo! Così potrò odiare soltanto lei, e non tutti e due.- Blaterava cose senza senso, Lily, attanagliata dalla disperazione che solo una figlia che cerca ancora di redimere il padre può provare.

Un silenzio colpevole fu l’unica risposta che ottenne.

Si alzò dalla poltrona, non aveva più alcun motivo per rimanere in quel posto. Una volta arrivata alla porta si fermò, senza voltarsi.

-Dimmi, papà, cosa è peggio? Non aver mai avuto una famiglia, o avercela e poi vederla distrutta? Almeno a questo rispondi! –

Harry rimase impietrito, incapace di pronunciare una sola parola.

-Bene. Non abbiamo altro da dirci.- Lily aprì la porta, uscì e si smaterializzò in Black Court Street.

Voleva solo buttarsi a letto, strafogarsi di cioccolato e abbracciare forte Marilou, fino ad esaurire tutte le lacrime, ma non c’era pace in quella giornata infinita: qualcosa di strano stava succedendo davanti a casa sua.

Tre persone, da quella distanza era impossibile riconoscere i volti, discutevano animatamente con un gruppo di giornalisti (Ancora?! Non hanno proprio di meglio a cui pensare?) davanti al cancello. Si avvicinò e riconobbe Scorpius, mentre gli altri due le risultavano proprio sconosciuti. Formavano una strana coppia, scoordinati com’erano. Uno era alto, moro, vigoroso e aveva tutta l’aria di essere uno sportivo, mentre il suo compare era quel genere di uomo che Lily non avrebbe guardato due volte: grasso, pallido e biondiccio.

Si chiese cosa ci facessero lì e quale relazione ci fosse tra loro e Scorpius, ma prima che avesse il tempo di formulare qualsiasi ipotesi, vide una bacchetta sollevarsi e i giornalisti svanire. Una quiete innaturale s’impadronì di Black Court Street e Lily sorrise. Non si godeva quel silenzio da molto tempo.

La signora Cherrington, una sua anziana vicina che aveva seguito tutta la scena dal balcone, teneva ancora gli occhi fissi sul punto in cui quasi cinquanta persone erano scomparse nel nulla qualche secondo prima. Sbatté le palpebre tre o quattro volte, prima di rassegnarsi agli scherzi che l’immaginazione continuava a causarle da quando la sua amica Columbine aveva deciso di vendere la casa a quella strana ragazza dai capelli neri.

Lily si avvicinò ai tre uomini con un inaspettato buonumore. Chiunque avesse provveduto a liberarla da quella presenza stabile e asfissiante meritava certamente il suo sorriso.

-Scorpius, ciao!- Era felice e questo lasciò il ragazzo un po’ sconcertato. Perché Lily doveva essere sempre così dannatamente lunatica? Passava dall’apatia alla rabbia, dalla rabbia allo sconforto e infine alla gioia con una rapidità disarmante.

-Signori, volete accomodarvi? Non so chi siete, ma sono certa che potrete spiegarmelo davanti a una bella cioccolata calda!-

Mark Thompson e Ryan Moss si guardarono, perplessi. Non pensavano che sarebbe stato così semplice.

Scorpius invece era semplicemente sconvolto. Ma non stava urlando come una pazza isterica solo un’ora prima? Non era la stessa che l’aveva legato, neanche fosse un delinquente? E adesso invitava due perfetti sconosciuti in casa sua a bere una cioccolata! Non si sarebbe mai abituato ai suoi repentini cambi d’umore.

-Marilouuuuuuuu!- Lily abbracciò la sua gatta come se non la vedesse da mesi. Scorpius iniziò a preoccuparsi. Certe volte Lily iniziava a comportarsi in modo strano, cioè…più strano del solito: diventava insolitamente gentile e disponibile - il che era davvero inusuale per lei- e poi iniziava a ridere istericamente, fino a quando non esplodeva. Di sicuro parlare con il padre non doveva averle fatto troppo bene, stava solo cercando di rimandare il momento in cui si sarebbe lasciata andare e sperò che non lo facesse davanti ai due sconosciuti.

Scorpius accarezzò Marilou, che non si sottrasse e gli restituì lo sguardo. Sì, ti capisco, è pazza, sembrava che gli dicesse.

-Accomodatevi pure sul divano! La cioccolata sarà pronta fra due minuti.- Lily rivolse un sorriso ai due uomini e sparì in cucina.

Thompson e Moss erano parecchio in imbarazzo e anche un po’ intimiditi da quella ragazza. Stando ai racconti di Scorpius Malfoy, quando si arrabbiava era davvero terrificante.

Lily ricomparse poco dopo, con quattro tazze fumanti che fluttuavano in aria dietro di lei. Un lieve movimento di bacchetta e planarono dolcemente sul tavolino.

Ci fu qualche minuto di silenzio e Lily ne approfittò per osservare meglio i suoi ospiti. O meglio, uno solo. 
L’altro l’aveva già bollato come insignificante e le poche volte che aveva incrociato il suo sguardo l’aveva trovato viscido in una maniera insopportabile. E quel pizzetto le sembrava assolutamente ridicolo.

Era decisamente più attratta dall’uomo che sedeva davanti a lei. Sentiva che le piaceva, così a pelle, senza nessun motivo particolare.
Il suo viso era di una bellezza rassicurante, la mascella squadrata, la carnagione olivastra, gli occhi verdi, il neo sotto la palpebra…tutti piccoli dettagli sui quali era piacevole soffermarsi, senza restarne intimiditi. 

Ogni suo gesto era misurato, la mano che toglieva il cucchiaino dalla tazza e lo appoggiava al bordo del piattino, la tazza che veniva accostata alle labbra e le labbra che si dischiudevano in un sorrisetto divertito…

-Sono incantato di fare la sua conoscenza, Miss…?- Lasciò la frase in sospeso, aspettando che lei si presentasse.

-Lilian Luna Potter. E non finga di non sapere chi sono, la prego.-

Scorpius osservava divertito lo scambio di battute. Lily aveva sempre odiato i convenevoli, le formalità e soprattutto l’ipocrisia.

-Ha ragione, in effetti lo so benissimo. – Lo sconosciuto la fissò intensamente, senza perdere il sorriso.

-Immagino che non siate qua per ammirare gli interni della mia casa. -

-No, infatti. Anche se non dubito che possa essere interessante, in qualche modo… – Era una sua impressione, o c’era una nota di malizia nella sua voce divertita?

-Allora un giorno le concederò l’onore di una visita guidata, Mister…?-

L’uomo esitò un istante, prima di rispondere. Le piaceva quella ragazza, sapeva stare al gioco. Le piaceva eccome.

-Mark Thompson, allenatore dei Black Shadows.-

Un lampo di comprensione attraversò gli occhi di Lily, che iniziò a sentirsi a disagio. Non sapeva cosa aspettarsi da quella conversazione. Scorpius le rivolse un sorrisino vittorioso, ma lei non riuscì a coglierne il senso.

-E lui è il mio superiore, il vicepresidente Ryan Moss.- Aggiunse, indicando l’uomo grassoccio seduto alla sua sinistra.

-Uao. Un pezzo grosso.- Commentò sarcastica, salvo poi pentirsene un secondo dopo.

Scorpius scoppiò a ridere senza ritegno. –Un pezzo grosso uahahahahaha. Grosso in tutti i sensi ahahahahahahahah!-

Lily voleva sprofondare dall’imbarazzo, chiedendosi perché mai il suo migliore amico doveva dimostrare di essere così idiota.

-Un gioco di parole molto appropriato, sì. - Ribatté Moss, gelido. Scorpius continuava a sghignazzare senza pudore e pure a Thompson sfuggì una risata.

-Non te la prendere Ryan…- Lo rabbonì l’allenatore, timoroso che il piano andasse in fumo. Bisognava procedere con calma, senza spazientirsi, senza perdere di vista l’obiettivo.

-E piantala tu!- Lily assestò un calcione al polpaccio di Scorpius, che ancora rideva. Smise immediatamente.

-Porco Mer...ehm…acciderbolina, che dolore!- Stavolta fu Lily a ridere, mentre l’amico la guardava in cagnesco.

-Come vi conoscete?- Gli chiese, dopo un po’.

-A dir la verità non ci conosciamo affatto! Semplicemente mi sono smaterializzato qui e ho trovato loro due che respingevano i giornalisti… Stavano tentando un assalto alla tua casa. Sarebbero entrati, se non ci fossero stati loro, visto che quando sei uscita hai dimenticato tutto aperto.-

Lily soppesò le parole di Scorpius. Non che lì dentro avrebbero trovato chissà che cosa, a parte la sua corrispondenza personale…però l’ennesimo tentativo di intromettersi nella sua vita le dava fastidio, e parecchio.

-Mm, sì, è vero.- Era davvero fuori di sé, se aveva dimenticato di chiudere e mettere le solite protezioni anti-intursi. –Ad ogni modo, grazie. Per averli fatti sparire.-

Thompson sorrise. –È stato un piacere. Sembra che condividiamo una certa avversione per i giornalisti, eh?-

-Così sembra.-

-Bene, almeno sarai già pronta.- S’intromise Moss. Thompson l’ammonì con lo sguardo. Stava correndo troppo.

-Pronta…per cosa?-  chiese Lily.

-Lily…ti posso chiamare Lily? Non so quali siano i tuoi progetti per il futuro…- Era passato al “tu”. Tutta quella confidenza iniziava ad irritarla. Dove volevano arrivare?

-E non credo che siano affari suoi.- Puntualizzò, ritornando a usare il “lei”.

-D’accordo. Ok. Quello che intendevo dire è…insomma...non pensi mai che ti meriteresti qualcosa di più? Che potresti avere, no…essere! molto di più se solo lo desiderassi?- Stava osando, se ne rendeva conto. Ma doveva parlare, farle capire che c’era di più, oltre a quello stupido quartiere abbandonato a sé stesso, oltre a quella vita vissuta nell’ombra. C’era un mondo pieno di possibilità, là fuori. Un mondo che lei poteva conquistare. E non se ne sarebbe andato, finché non fosse riuscito a farglielo capire.

Lily era abbastanza spazientita. Erano domande personali, quelle. E la irritava da morire non capire quale fosse il punto della questione.

-Perché non mi dite cosa volete e la chiudiamo qui?-

-Lily…- Iniziò Moss, e lei odiò il modo in cui suonava il proprio nome pronunciato da quella voce…viscida, non c’era altro aggettivo per definirla. –Lily, siamo qui per farti una proposta. – Fece una pausa e lei pensò che qualsiasi proposta fosse uscita da quelle labbra, di certo non l’ avrebbe mai accettata.

-Vorremmo che venissi a giocare con noi. Con i Black Shadows.-

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Hola a todos :) 

Undicesimo capitolo. Con la speranza che interessi a qualcuno :)

Stavolta è venuto davvero lunghetto (per i miei standard)!

Cosa pensate di Harry? Sembra che Lily riesca ad essere serena soltanto in presenza di sconosciuti, perché quando ha a che fare con la sua famiglia tira fuori il lato peggiore del suo carattere. E a proposito di sconosciuti! Vi piace la strana coppia? Non so perché Moss è diventato un personaggio viscido, era nato come personaggio secondario di nessunissima importanza. (Non che qui ne abbia molta lo stesso, eh). 

Lasciatemi qualche parere, mi sembra di brancolare nel buio :) 

Alla prossima, Bastii.

  
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