Lily era
sempre stata strana. Sapeva di avere qualcosa di oscuro dentro.
Qualcosa che la
rendeva diversa, che le rendeva impossibile godersi la leggerezza della
sua
età.
Non era mai
stata come quelle ragazze frivole e sciocche, che dispensavano risatine
e
sguardi svenevoli ai ragazzi per i corridoi.
Non era mai
stata come loro, ma avrebbe dato qualsiasi cosa, in quel momento, per
essere
così stupida, spensierata e felice.
-Stanne
fuori Malfoy. Sono affari di famiglia.-
-Mpf.
Famiglia.- A Lily venne da ridere.
Si trovava insieme a James e Scorpius davanti
a quella che un tempo chiamava casa. Le voci dei due ragazzi che
discutevano le
giungevano lontane, mentre i suoi pensieri si perdevano in ricordi
dolorosi.
Era passato
un anno dall’ultima volta che era stata lì.
Un anno
sembrava un arco di tempo esageratamente lungo se si trattava di
aspettare che
la sua migliore amica tornasse dalla Colombia, ma sempre troppo corto
se si
trattava di lenire le ferite causate da una promessa non mantenuta.
Perché
era
quello - pensava Lily, mentre lo sguardo si soffermava sulle rose
appassite -
che più rimproverava al padre: l’aver rinunciato a
lottare per la propria
famiglia, proprio il contrario di ciò che aveva sempre
giurato.
Le aveva
promesso che non sarebbe mai accaduto nulla di male alla loro famiglia,
perché
avrebbe fatto di tutto per proteggere ciò che di
più prezioso aveva al mondo.
Le avrebbe protette per sempre, le sue rose più belle:
Ginny, la rosa bianca, intoccabile come una regina e Lily, la rosa
rossa, la più bella di tutto il giardino.
E ora che
si trovava nuovamente lì, solo una porta tra lei e suo
padre, si accorse di
quanto faceva male. I ricordi che credeva di aver seppellito ripresero
vita,
ferendola più di quanto fosse in grado di sopportare.
Pallidi
come fantasmi li rivedeva, suo padre e la sé stessa di
parecchi anni prima,
mentre piantavano le rose, quelle stesse rose che ora giacevano inerti
ai suoi
piedi.
Si
chinò
per risollevare la rosa bianca, afflosciata verso il basso, ma era
inutile. Lo
stelo si era spezzato a metà.
-Entriamo.- Disse con un sospiro. –Solo io e James.- Aggiunse, rivolta a Scorpius che si stava avvicinando all’ingresso.
Lui non disse
nulla, la guardò solamente e in
quello sguardo c’era tutto: comprensione, incoraggiamento,
affetto incondizionato.
E lei seppe
che era pronta, nonostante la collera, la delusione, lo stomaco in
subbuglio.
Seppe che era pronta, perché finché ci fosse
stato Scorpius a rassicurarla con
i suoi sguardi silenziosi che valevano più di mille parole,
tutto il resto
avrebbe perso d’importanza.
-Entriamo.-
Ripeté per la seconda volta.
Rimettere
piede in quella casa fu strano e in un certo senso destabilizzante.
Dopotutto,
l’ultima volta che aveva varcato quella soglia era in lacrime
e decisamente
fuori di sé.
Notò
che non
era cambiato nulla. Ogni cosa era rimasta al proprio posto, come se il
tempo si
fosse fermato in quell’attimo esatto in cui tutto era andato
in frantumi. Con
la sola differenza che tutto era ingrigito, i colori svaniti, la vita
scivolata
via da quella casa.
La stessa
figura del padre le apparve incolore, come se provenisse da una qualche
dimensione parallela, distorta e in qualche modo sbagliata.
Si sentiva
disorientata, fuori posto.
-Lily.
Quanto tempo…-
Si
riscosse, stupita. Non credeva che quella figura inanimata
–no, non poteva
essere suo padre- potesse emettere un suono.
Non seppe
cosa rispondere, si limitò a fissarlo. Era invecchiato di
colpo, si era
lasciato andare. Non ricordava che avesse così tante rughe.
E i suoi occhi, che
un tempo erano il rifugio durante ogni tempesta, dopo ogni lite con la
madre,
adesso non avevano più nulla di rassicurante. Erano occhi
bui, di chi sta
affogando e domanda disperatamente aiuto.
-Lily…-
La
sua voce implorante la irritò enormemente. Provava solo
disprezzo per lui.
-Allora,
come va? Come sta il mio caro papà?- La dolcezza delle
parole contrastava con
il suo tono velenoso e sarcastico.
Harry
sospirò. Si trovava sempre in difficoltà quando
Lily si comportava così. Rendeva
sempre tutto più complicato.
Era proprio come una rosa. Una bellissima rosa
piena di spine. La si poteva soltanto guardare da lontano,
perché arrivare a
toccarla era impossibile.
-Lily, sono
felice di vederti.-
-Io no.
–
Harry
osservò sua figlia mentre lo pugnalava per
l’ennesima volta con la sua voce
gelida.
Ma è
giusto così, me lo merito.
-Allora
come mai sei tornata?-
-Perché non ho mai smesso di farmi domande, senza mai trovare le risposte giuste.-
Si sedette
nella poltrona di pelle di drago,
un vecchio regalo dello zio George. James nel mentre si era
volatilizzato. Tipico del bastardo, pensò.
-Sei
diventata bellissima…-
Lily
sentì
tutta la collera scomparire e lasciare il posto alla tristezza,
perché qualcosa,
nel tono che aveva utilizzato, le fece capire che il distacco era ormai
irreparabile.
C’era, nelle parole del padre, la consapevolezza di averla
perduta per sempre.
E
tornò di
nuovo la rabbia, perché era soltanto colpa sua, sua, sua,
sua e di nessun
altro.
-Dimmi
qualcosa, ti prego, dimmi qualcosa! Dimmi che non è vero,
dimmi che mamma se
n’è andata soltanto perché in
realtà è sempre stata una stronza! Dimmelo!
Così
potrò odiare soltanto lei, e non tutti e due.- Blaterava
cose senza senso,
Lily, attanagliata dalla disperazione che solo una figlia che cerca
ancora di
redimere il padre può provare.
Un silenzio
colpevole fu l’unica risposta che ottenne.
Si
alzò
dalla poltrona, non aveva più alcun motivo per rimanere in
quel posto. Una
volta arrivata alla porta si fermò, senza voltarsi.
-Dimmi,
papà, cosa è peggio? Non aver mai avuto una
famiglia, o avercela e poi vederla
distrutta? Almeno a questo rispondi! –
Harry
rimase impietrito, incapace di pronunciare una sola parola.
-Bene. Non
abbiamo altro da dirci.- Lily aprì la porta, uscì
e si smaterializzò in Black
Court Street.
Voleva solo
buttarsi a letto, strafogarsi di cioccolato e abbracciare forte
Marilou, fino
ad esaurire tutte le lacrime, ma non c’era pace in quella
giornata infinita:
qualcosa di strano stava succedendo davanti a casa sua.
Tre
persone, da quella distanza era impossibile riconoscere i volti,
discutevano
animatamente con un gruppo di giornalisti (Ancora?!
Non hanno proprio di meglio a cui pensare?) davanti al
cancello. Si
avvicinò e riconobbe Scorpius, mentre gli altri due le
risultavano proprio
sconosciuti. Formavano una strana coppia, scoordinati
com’erano. Uno era alto,
moro, vigoroso e aveva tutta l’aria di essere uno sportivo,
mentre il suo
compare era quel genere di uomo che Lily non avrebbe guardato due
volte:
grasso, pallido e biondiccio.
Si chiese
cosa ci facessero lì e quale relazione ci fosse tra loro e
Scorpius, ma prima
che avesse il tempo di formulare qualsiasi ipotesi, vide una bacchetta
sollevarsi e i giornalisti svanire. Una quiete innaturale
s’impadronì di Black
Court Street e Lily sorrise. Non si godeva quel silenzio da molto
tempo.
La signora
Cherrington, una sua anziana vicina che aveva seguito tutta la scena
dal
balcone, teneva ancora gli occhi fissi sul punto in cui quasi cinquanta
persone
erano scomparse nel nulla qualche secondo prima. Sbatté le
palpebre tre o
quattro volte, prima di rassegnarsi agli scherzi che
l’immaginazione continuava
a causarle da quando la sua amica Columbine aveva deciso di vendere la
casa a
quella strana ragazza dai capelli neri.
Lily si
avvicinò ai tre uomini con un inaspettato buonumore.
Chiunque avesse provveduto
a liberarla da quella presenza stabile e asfissiante meritava
certamente il suo
sorriso.
-Scorpius,
ciao!- Era felice e questo lasciò il ragazzo un
po’ sconcertato. Perché Lily doveva
essere sempre così dannatamente lunatica? Passava
dall’apatia alla
rabbia, dalla rabbia allo sconforto e infine alla gioia con una
rapidità
disarmante.
-Signori,
volete accomodarvi? Non so chi siete, ma sono certa che potrete
spiegarmelo
davanti a una bella cioccolata calda!-
Mark
Thompson e Ryan Moss si guardarono, perplessi. Non pensavano che
sarebbe stato
così semplice.
Scorpius
invece era semplicemente sconvolto. Ma non stava urlando come una pazza
isterica solo un’ora prima? Non era la stessa che
l’aveva legato, neanche fosse
un delinquente? E adesso invitava due perfetti sconosciuti in casa sua
a bere
una cioccolata! Non si sarebbe mai abituato ai suoi repentini cambi
d’umore.
-Marilouuuuuuuu!-
Lily abbracciò la sua gatta come se non la vedesse da mesi.
Scorpius iniziò a
preoccuparsi. Certe volte Lily iniziava a comportarsi in modo strano,
cioè…più
strano del solito: diventava insolitamente gentile e disponibile - il
che era
davvero inusuale per lei- e poi iniziava a ridere istericamente, fino a
quando
non esplodeva. Di sicuro parlare con il padre non doveva averle fatto
troppo
bene, stava solo cercando di rimandare il momento in cui si sarebbe
lasciata
andare e sperò che non lo facesse davanti ai due sconosciuti.
Scorpius
accarezzò Marilou, che non si sottrasse e gli
restituì lo sguardo. Sì,
ti capisco, è pazza, sembrava che
gli dicesse.
-Accomodatevi pure sul divano! La cioccolata sarà pronta fra due minuti.- Lily rivolse un sorriso ai due uomini e sparì in cucina.
Thompson e
Moss erano parecchio in
imbarazzo e anche un po’ intimiditi da quella ragazza. Stando
ai racconti di
Scorpius Malfoy, quando si arrabbiava era davvero terrificante.
Lily
ricomparse poco dopo, con quattro tazze fumanti che fluttuavano in aria
dietro
di lei. Un lieve movimento di bacchetta e planarono dolcemente sul
tavolino.
Ci fu
qualche minuto di silenzio e Lily ne approfittò per
osservare meglio i suoi
ospiti. O meglio, uno solo.
L’altro l’aveva già bollato come
insignificante e
le poche volte che aveva incrociato il suo sguardo l’aveva
trovato viscido in
una maniera insopportabile. E quel pizzetto le sembrava assolutamente
ridicolo.
Era decisamente
più attratta dall’uomo che sedeva davanti a lei.
Sentiva che le piaceva, così a
pelle, senza nessun motivo particolare.
Il suo viso era di una bellezza
rassicurante, la mascella squadrata, la carnagione olivastra, gli occhi
verdi,
il neo sotto la palpebra…tutti piccoli dettagli sui quali
era piacevole
soffermarsi, senza restarne intimiditi.
Ogni suo gesto
era misurato, la mano
che toglieva il cucchiaino dalla tazza e lo appoggiava al bordo del
piattino, la
tazza che veniva accostata alle labbra e le labbra che si dischiudevano
in un
sorrisetto divertito…
-Sono
incantato di fare la sua conoscenza, Miss…?-
Lasciò la frase in sospeso,
aspettando che lei si presentasse.
-Lilian
Luna Potter. E non finga di non sapere chi sono, la prego.-
Scorpius
osservava divertito lo scambio di battute. Lily aveva sempre odiato i
convenevoli, le formalità e soprattutto
l’ipocrisia.
-Ha
ragione, in effetti lo so benissimo. – Lo sconosciuto la
fissò intensamente,
senza perdere il sorriso.
-Immagino
che non siate qua per ammirare gli interni della mia casa. -
-No,
infatti. Anche se non dubito che possa essere interessante, in qualche
modo… –
Era una sua impressione, o c’era una nota di malizia nella
sua voce divertita?
-Allora un
giorno le concederò l’onore di una visita guidata,
Mister…?-
L’uomo
esitò un istante, prima di rispondere. Le piaceva quella
ragazza, sapeva stare al gioco. Le piaceva
eccome.
-Mark
Thompson, allenatore dei Black Shadows.-
Un lampo di
comprensione attraversò gli occhi di Lily, che
iniziò a sentirsi a disagio. Non
sapeva cosa aspettarsi da quella conversazione. Scorpius le rivolse un
sorrisino vittorioso, ma lei non riuscì a coglierne il senso.
-E lui
è il
mio superiore, il vicepresidente Ryan Moss.- Aggiunse, indicando
l’uomo grassoccio
seduto alla sua sinistra.
-Uao. Un
pezzo grosso.- Commentò sarcastica, salvo poi pentirsene un
secondo dopo.
Scorpius
scoppiò a ridere senza ritegno. –Un pezzo grosso
uahahahahaha. Grosso in tutti
i sensi ahahahahahahahah!-
Lily voleva
sprofondare dall’imbarazzo, chiedendosi perché mai
il suo migliore amico doveva
dimostrare di essere così idiota.
-Un gioco
di parole molto appropriato, sì. - Ribatté Moss,
gelido. Scorpius continuava a
sghignazzare senza pudore e pure a Thompson sfuggì una
risata.
-Non te la
prendere Ryan…- Lo rabbonì
l’allenatore, timoroso che il piano andasse in fumo.
Bisognava procedere con calma, senza spazientirsi, senza perdere di
vista
l’obiettivo.
-E piantala
tu!- Lily assestò un calcione al polpaccio di Scorpius, che
ancora rideva. Smise
immediatamente.
-Porco
Mer...ehm…acciderbolina, che dolore!- Stavolta fu Lily a
ridere, mentre l’amico
la guardava in cagnesco.
-Come vi
conoscete?- Gli chiese, dopo un po’.
-A dir la
verità non ci conosciamo affatto! Semplicemente mi sono
smaterializzato qui e
ho trovato loro due che respingevano i giornalisti… Stavano
tentando un assalto
alla tua casa. Sarebbero entrati, se non ci fossero stati loro, visto
che
quando sei uscita hai dimenticato tutto aperto.-
Lily
soppesò le parole di Scorpius. Non che lì dentro
avrebbero trovato chissà che
cosa, a parte la sua corrispondenza
personale…però l’ennesimo tentativo di
intromettersi nella sua vita le dava fastidio, e parecchio.
-Mm,
sì, è
vero.- Era davvero fuori di sé, se aveva dimenticato di
chiudere e mettere le
solite protezioni anti-intursi. –Ad ogni modo, grazie. Per
averli fatti
sparire.-
Thompson
sorrise. –È stato un piacere. Sembra che
condividiamo una certa avversione per
i giornalisti, eh?-
-Così
sembra.-
-Bene,
almeno sarai già pronta.- S’intromise Moss.
Thompson l’ammonì con lo sguardo.
Stava correndo troppo.
-Pronta…per
cosa?- chiese Lily.
-Lily…ti
posso chiamare Lily? Non so quali siano i tuoi progetti per il
futuro…- Era
passato al “tu”. Tutta quella confidenza iniziava
ad irritarla. Dove volevano
arrivare?
-E non
credo che siano affari suoi.- Puntualizzò, ritornando a
usare il “lei”.
-D’accordo.
Ok. Quello che intendevo dire è…insomma...non
pensi mai che ti meriteresti
qualcosa di più? Che potresti avere, no…essere!
molto di più se solo lo
desiderassi?- Stava osando, se ne rendeva conto. Ma doveva parlare,
farle
capire che c’era di più, oltre a quello stupido
quartiere abbandonato a sé
stesso, oltre a quella vita vissuta nell’ombra.
C’era un mondo pieno di
possibilità, là fuori. Un mondo che lei poteva
conquistare. E non se ne sarebbe
andato, finché non fosse riuscito a farglielo capire.
Lily era
abbastanza spazientita. Erano domande personali, quelle. E la irritava
da
morire non capire quale fosse il punto della questione.
-Perché
non
mi dite cosa volete e la chiudiamo qui?-
-Lily…-
Iniziò Moss, e lei odiò il modo in cui suonava il proprio nome
pronunciato da quella voce…viscida, non c’era
altro aggettivo per definirla. –Lily, siamo qui per farti una
proposta. – Fece
una pausa e lei pensò che qualsiasi proposta fosse uscita da
quelle labbra, di
certo non l’ avrebbe mai accettata.
-Vorremmo che venissi a giocare con noi. Con i Black Shadows.-
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Hola a todos :)
Undicesimo capitolo. Con la speranza che interessi a qualcuno :)
Stavolta è venuto davvero lunghetto (per i miei standard)!
Cosa pensate di Harry? Sembra che Lily riesca ad essere serena soltanto in presenza di sconosciuti, perché quando ha a che fare con la sua famiglia tira fuori il lato peggiore del suo carattere. E a proposito di sconosciuti! Vi piace la strana coppia? Non so perché Moss è diventato un personaggio viscido, era nato come personaggio secondario di nessunissima importanza. (Non che qui ne abbia molta lo stesso, eh).
Lasciatemi qualche parere, mi sembra di brancolare nel buio :)
Alla prossima, Bastii.