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Autore: adry91    29/09/2012    36 recensioni
Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato? Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la mia storia. Sono tutti umani.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

Eccomi qui con un capitolo nuovo. Perdonate il ritardo, ma ho cambiato molte volte alcuni pezzi del capitolo perché non mi sembrava mai abbastanza giusto. Sentivo che c’era sempre qualcosa che non andava e sinceramente tengo troppo a questo capitolo per decidermi a postarlo così come veniva. Ho iniziato il percorso di “Ora e per sempre” in un periodo particolare della mia vita, un periodo in cui io, così come Edward, mi sono ritrovata davanti ad un lutto perdendo in una manciata di secondi tutto quello che amavo. Volevo grazie alla scrittura cercare di metabolizzare il mio dolore e in, qualche modo, c’è l’ho fatta grazie anche a fattori esterni che sono pian piano entrati nella mia vita. Oggi mi sento una persona diversa, oggi torno a sorridere grazie ad una persona meravigliosa che a breve mi regalerà il dono più bello che una donna possa ricevere, un figlio e, forse, se tanta felicità è arrivata lo devo anche e soprattutto a lui lassù che ha deciso di farmi tornare ad essere felice. Ho svolto il mio percorso e mi sono resa conto che solo accettando a tutto spiano un lutto si può andare avanti, quindi questo capitolo vuole servire a me come ad Edward per comprendere che per essere felici bisogna anche volerlo e che se qualcuno ci ha abbandonato in questa vita non significa che non lo portiamo sempre nel cuore e che, soprattutto, questa persona non ci sta accanto sempre, in ogni momento.

Perdonate questa lunga premessa, ma ci tenevo particolarmente a farla. Da qui in poi vedremo se Edward e Bella possono avere un futuro insieme o se, invece, per loro non c’è più spazio per amarsi.

Vi lascio alla lettura. Un bacio a tutti.

 

Dedico questo capitolo a te..si, proprio a te angelo. Lo so che ci sei, anche se non ti vedo..io ti sento..costantemente. Mi hai strappato l’anima quel pomeriggio, quel fottutissimo pomeriggio in cui nemmeno le urla, le lacrime sono riuscite a superare il dolore. Te la sei portato via con te quell’anima, lasciandomene appena un brandello per continuare a sopravvivere e senza di te mi sembrava impossibile. Sentivo un dolore mostruoso, lancinante, un dolore impossibile da immaginare, meno che mai da sopportare. Non c’eri più e di te mi restavano solo ricordi felici e ricchi d’amore. Con il tempo sono andata avanti come tu mi hai chiesto di fare quella notte, in quel sogno, quando abbracciandomi mi hai chiesto di essere felice, di esserlo con lui perché meritavo di essere amata. E l’ho fatto angelo mio anche se a volte mi sento ancora in colpa. Sono andata avanti, ma ti porto sempre dentro perché quando si viene amati così profondamente da qualcuno come tu hai amato me certe cose non possono sparire, ci restano dentro, nella pelle, fin dentro le ossa. Adesso lo so perché sei andato via, so che lassù doveva esserci un vuoto e nessuno meglio di te avrebbe potuto colmarlo.

È solo un capitolo, ma sai quanto sia stato difficile per me scriverlo, affrontare nuovamente questo argomento. E che altro dirti? Grazie, grazie per avermi mandato lui e grazie per il piccolo fagottino che fra poco cullerò tra le mie braccia.

Sempre nel cuore…sempre.  

 

 

Capitolo 48

Accettare il lutto

 

POV EDWARD

Coloro che ci hanno lasciati non sono degli assenti, sono solo degli invisibili: tengono i loro occhi pieni di gloria puntati nei nostri pieni di lacrime.
Sant’Agostino

 

 

Erano passate tre settimana dal giorno del Ringraziamento, tre settimane da quando io e Bella avevamo discusso, tre settimane da quando con ogni probabilità il nostro rapporto si era incrinato irreparabilmente.

Mi ci era voluto del tempo per elaborare le sue parole e tutt’ora, nonostante fossero passate settimane non ero certo che avessi metabolizzato tutto. Forse aveva ragione lei, forse non era colpa mia o forse nessuno aveva mai capito davvero come stavano le cose e che se James era morto la responsabilità era soprattutto mia.

Eravamo dei bambini quando io e lui ci promettemmo di proteggerci sempre, di essere ognuno gli occhi dell’altro e non so come, né perché, ma non sarebbe mai dovuta finire in quel modo.

Su una cosa, però, Bella aveva avuto ragione quella sera…se volevo riprendere in mano la mia vita dovevo assolutamente e inesorabilmente fare i conti con il mio passato anche se non avevo la più pallida idea di cosa fare.

Come si fa ad accettare di aver perso qualcuno? Come si fa ad accettare che non è colpa nostra? Ma soprattutto come potevo io permettermi di essere felice quando il mio migliore amico, una delle persone a cui volevo più bene erano, ormai, anni che mangiava polvere?

Dopo la morte di James tutti dicevano che l’avrei superata, perfino lui me lo aveva detto una notte in un sogno. Mi ripetevano che ci sarebbe voluto del tempo, ma che c’è l’avrei fatta, ma la verità era che Bella aveva ragione: niente era passato, la ferita era ancora aperta. Io quella morte non ero riuscita ad accettarla ancora, né a metabolizzarla. Vivevo come se James ci fosse ancora, ma lui non c’era, non ci sarebbe stato mai.

Era per questo, credo per rendermi conto di questa verità che avevo trascorso le ultime settimane andando a trovare James tutti i giorni. Mi sedevo di fronte alla lapide e stavo lì, immobile a guardarlo…e gli parlavo, gli parlavo, ma lui nulla, James non rispondeva, James non rideva, James non esisteva.

Seduto di fronte la sua lapide mi rendevo conto che accettare quella morte, rassegnarmi al fatto che lui non ci fosse più avrebbe rischiato di realizzare la mia più grande paura: dimenticarlo.

Ancora riuscivo a vederlo chiaramente in sella alla sua moto percorrere le vie della città, riuscivo a vederlo ancora giocare con Lucas, baciare Victoria, darmi una pacca sulla spalla, me lo vedevo ancora svegliarmi la mattina con la colazione in mano pronto a combinare chissà quali casini. Lo ricordavo ancora perfettamente, nonostante i sei anni passati lontani, ma avevo una fottuta paura, paura che con il tempo e con l’accettazione il suo ricordo si sarebbe potuto offuscare sempre di più, paura che per ricordarlo, un giorno, non avessi più potuto contare sulla mente, ma avessi dovuto fare affidamento alle foto.

La verità era che una vita senza il mio migliore amico mi faceva terribilmente paura. Noi che avevamo sempre condiviso tutto adesso eravamo stati costretti a separarci e a me era stata offerta una vita più lunga della sua, una vita che forse non meritavo. Che diritto avevo io di essere felice? Come poteva Bella dire che non era colpa mia? Io dovevo impedirgli di correre, io avrei potuto salvarlo.

Senza nemmeno rendermene conto le mie guance si erano improvvisamente bagnate considerato che dai mie occhi avevano preso a scendere copiose lacrime, lacrime che per troppo tempo non mi ero concesso di versare.

“Edward sei tutto bagnato. Ti verrà un malanno se non torni a casa” mi disse una voce che riconobbi subito essere quella di Victoria.

Non mi voltai neppure a guardarla, in quel momento mi sentivo una sorta di automa incapace di muovere anche un solo muscolo.

“Edward mi stai ascoltando?” continuò a dire lei mentre io continuai ad ignorarla.

Ero lì, al cimitero, di fronte a James, seduto sul terreno bagnato dalla pioggia che in questi giorni era scesa copiosa, completamente fradicio mentre spendevo le mie lacrime nel rimpiangere una delle poche persone al mondo che fosse stato in grado di capirmi davvero, di capirmi e di accettarmi senza mai aver provato a cambiarmi. Dio solo sapeva il bene che ci volevamo. Nessuno poteva capirlo, nessuno sarebbe stato mai in grado di comprenderlo fino alla fine, forse solo Bella viste le sue parole, ma agli occhi degli altri sarei apparso solo come un frignone che non riusciva a superare una situazione del genere.

“Che ti prende Edward? Si può sapere?” mi chiese Victoria inginocchiandosi a terra e iniziando a scuotermi per le spalle.

Sentii il suo tono preoccupato e mi decisi a parlare.

“È morto, morto capisci?” fu l’unica cosa che riuscii a dire rendendomi conto solo in un secondo momento che quella era stata la prima volta che lo avevo ammesso a voce alta e che, forse, questo era già un passo avanti.

“Si Edward, ma è vivo dentro di noi” mi rispose lei mettendomi una mano sulla spalla.

In questi anni ero stato io a consolare lei e adesso era il contrario, ma forse, in fondo era lei la più forte tra noi due, era lei che quella morte era riuscita ad accettarla, mentre io mi ero solo limitato a fuggire da quel dolore.

“Non credo mi possa bastare” le risposi riferendomi al fatto che io lo volevo vivo in tutti i modi in cui una persona può esserlo e non solo dentro di me.

“Ti basta, invece, io lo so. Ti basta perché tu sei forte e perché voi due eravate troppo legati per poter pensare che James sia morto davvero. Fin quando ci sarai tu e Lucas una parte di lui continuerà a vivere”.

“Non lo so Vic, non credo di essere tanto forte” le dissi sincero senza curarmi del fatto che potessi apparire fragile e debole.

In quel momento fingere una forza che non avevo non aveva nessun senso.

“Lo sei, invece. Io lo so, lui lo sapeva, tutti lo sappiamo”.

“Come si fa? Cioè come faccio ad accettare davvero tutto questo?” le domandai incapace di darmi una vera risposta.

“Non posso dirtelo io questo, Edward. Le strade da percorrere in questi casi sono diverse e ognuno affronta il problema come meglio ne è capace, come gli consiglia l’istinto di sopravvivenza. Credo comunque che per farcela devi compiere un cammino che tu hai interrotto a metà” mi spiegò.

“Che vuoi dire?”

“Sai in questi sei anni ti sono stata accanto e pensavo che passo dopo passo stavamo affrontando questa perdita insieme, ma mi sono accorta che sbagliavo, che forse non ti conosco bene come credo, che forse ha ragione Bella a dire che solo lei ti conosce meglio di chiunque altro, perché solo lei è stata in grado di capire che tu questa morte non l’hai elaborata. Tu hai semplicemente rimosso l’accaduto, poi ti sei fermato”.

“Io lo so che James è morto” le dissi quasi sconvolto.

Non ero così idiota da non essermi reso conto di quella verità.

“Saperlo non significa accettarlo. Ti ripeto tu hai rimosso completamente l’accaduto, ma la strada per accettarlo è ancora lontana”.

“E ammesso che tu, che Bella abbiate ragione, cosa dovrei fare? Eh Vic, sai dirmelo?” le chiesi quasi implorandola.

Avevo bisogno di riprendere in mano la mia vita, ma non potevo farlo, non se continuavo a stare in quello stato.

“Devi recuperare da dentro di te quello che è successo e poi con la ragione, il cuore e, forse anche con la fede devi elaborare il tutto. Lo so che è difficile perché la ragione non aiuta in quanto si innescano dentro di noi i perché, i ma, i se e ci si ritrova in una spirale soffocante, e so anche che neppure fare i conti con il cuore è facile perché inizi a credere di non averlo più un cuore perché l’hai seppellito nella bara insieme a lui. È difficile Edward, lo so benissimo, ma è un percorso che bisogna fare perché James è morto, ma noi siamo qui, sarà anche che una parte di noi è volata via con lui, ma l’altra è ancora qui, in vita e se lui non c’è più è colpa sua, non tua. Non sei responsabile della sua morte” mi spiegò con le lacrime agli occhi.

Il mio migliore amico aveva sempre avuto ragione: la sua donna era una delle persone più forti del mondo intero.

“Io…” provai a dire, ma le parole mi morirono in gola.

Non riuscivo a credere che Bella fosse stata in grado di spogliarmi di tutto, anche del muro che mi ero costruito intorno a questa morte e non riuscivo a credere, soprattutto, che era arrivato il momento di affrontare tutto. Non mi sentivo pronto, non sarei mai stato pronto.

“Hai sbagliato Edward, hai sbagliato e io non sono stata una così buona amica da capire i tuoi errori”.

“Di che diavolo stai parlando?”

“Sto parlando del fatto che tu fino ad ora, sbagliando, hai continuato a pensare a chi non c’era più e non a chi era rimasto. Ti sei buttato alle spalle la tua vita continuando quella di James prendendoti cura di me e di Lucas, ma con la vita tua, beh con quella hai completamente gettato la spugna. E solo ora mi rendo conto che il problema non è stato che Bella ti ha mentito riguardo i bambini, il problema è stato che quando hai saputo di loro ti si è aperta davanti agli occhi una vita meravigliosa, perfetta, felice e tu non credi di meritarla, tu non la vuoi la felicità”.

“Stiamo parlando di James, non di me” le feci notare.

“Appunto, parliamo solo di James. Tu hai smesso di parlare di te da tanto tempo. E fino a quando non accetterai sul serio che lui non ci sarà più non potrai tornare alla tua vita”.

“Fa male…fa tanto male” mi lasciai scappare mentre i miei occhi involontariamente tornarono a guardare la foto che ritraeva il mio migliore amico.

“Lo so che fa male e farà male sempre. Il dolore che provi adesso ti resterà dentro per sempre e tu stesso non sarai mai la persona che eri prima che lui morisse, ti resterà sempre un vuoto, incolmabile. È come se avessi subito un’amputazione, ma il tuo corpo in qualche modo compensasse. È come se ti avessero tagliato la mano destra e dovessi usare la sinistra. All’inizio ti troverai malissimo perché sei abituato a usare la destra, ma poi improvvisamente il tuo corpo inizierà a reagire ed è un bene perché se dipendesse da te, beh avresti continuato a guardarti all’infinito la mano mancante e a pensare com’era prima” mi spiegò appoggiando la testa sulla mia spalla.

Sapevo che stava parlando di qualcosa che aveva provato sulla sua pelle e aveva usato un esempio semplice, quasi banale, ma molto, molto efficace.

“È così che è andata per te?” le chiesi.

“Diciamo che Riley è stato la mia mano sinistra. Senza di lui avrei continuato a pensare alla destra che non c’era più. So che non sarò mai come prima, la mia mano destra mi mancherà sempre e probabilmente con la sinistra non potrò fare tutto quello che facevo con la destra, ma almeno mi è rimasta una mano, una possibilità di poter essere felice. E credimi Edward, James avrebbe voluto solo questo per noi, che fossimo felici anche se lui non c’è più”.

“Sembra facile da come lo descrivi tu” le dissi sorridendole provando ad alleggerire la tensione.

“Non lo è, ma tu sei Edward Cullen…non c’è niente di difficile per te, non scordartelo” mi rispose lei regalandomi un sorriso mentre io mi asciugai gli occhi imponendomi di darci un taglio con quell’assurdo pianto che, tra l’altro, non avrebbe risolto nulla.

Restammo in silenzio per qualche istante, poi Victoria riprese a parlare.

“Avete chiarito?” fu la sua unica domanda.

“Con chi?” le domandai non capendo bene a cosa si riferisse.

“Con Bella, intendo. Sono passate settimane da quella brutta litigata e siamo ad un passo da Natale, sarebbe il massimo passarlo tutti insieme come una vera famiglia”.

“Il nostro rapporto si è rovinato irreparabilmente. Ci limitiamo solo a fare i buoni genitori. Non abbiamo più parlato della nostra storia. Credo che non ci sia più nulla che possiamo fare per risanare il nostro rapporto e lei stavolta è decisa più che mai a non tornare sui suoi passi” le spiegai conscio della verità delle mie parole.

Bella non ne voleva più sapere di me. Era stata chiara per telefono qualche giorno dopo il nostro litigio. Ci saremmo comportati solo da genitori, nulla di più.

“Non puoi darle nemmeno tutti i torti se non vuole più saperne di te, non trovi?”

“Forse si, in fondo ne ha passate così tante a causa mia”.

“Però ti ama”.

“Non ne sono più così sicuro”.

“E tu, tu la ami?”

“Non credo che abbia più importanza, ormai” le risposi in tono ormai arrendevole.

“L’amore ha sempre importanza”.

“Probabilmente, ma a volte in una coppia l’amore non basta”.

“Parli come uno che è disprezzato della vita. Finchè c’è vita c’è speranza, quindi se vuoi qualcosa corri a prendertela”.

“Non imporrò mai più la mia presenza a Bella. Ha sofferto troppo a causa mia e se adesso lei ha deciso di farsi una vita senza di me è giusto che io rispetti la sua decisione” le spiegai.

“Giusto, ottima osservazione. Ho solo una domanda da fare”.

“Sarebbe?”

“Ammesso che sia questo quello che Bella voglia, prima di gettare la spugna per sempre sei andato da lei a dirle che la ami e che sei pronto a stare con lei? Dovresti metterti da parte solo dopo un suo rifiuto perentorio” mi spiegò.

“Non lo so Vic, non lo so se è davvero questo quello che voglio. Forse ha ragione lei. Prima di pensare a me, alla mia vita, al mio futuro devo eliminare i fantasmi del passato che mi porto dietro”.

“Allora dovresti sbrigarti a farlo”

“Perché?”

“Perché non è detto che Bella ti aspetterà in eterno”.

“Bella ha già chiarito il fatto che non mi aspetterà più. Comunque c’è qualcosa che sai che io non so?”

“Solo qualche gossip”.

“Che vuoi dire?” le chiesi curioso.

“L’altro giorno ho visto delle foto di lei e uno dei fratelli Volturi, quello biondo” precisò per indicarmi quale dei tre riferendosi sicuramente a Caius “e si dice che i due siano stati visti insieme molto spesso ultimamente. Gira voce che possa esserci del tenero, ma ovviamente sono paparazzate, non è detto che ci sia del vero. Magari hanno solo un rapporto professionale visto che si occupano entrambi di moda” mi spiegò lei mentre un moto di gelosia mi salii lungo tutta la spina dorsale.

“Perché mi stai dicendo questo?”

“Perché è la verità, perché ti serve una svegliata e perché credo di aver colto nel segno” mi rispose senza troppi giri di parole, come solo Victoria sapeva fare.

Restai in silenzio per un po’, poi le risposi.

“Forse è giusto così. Non lo so se io posso renderla felice”.

“Forse hai ragione o forse no, chissà” mi disse senza soffermarsi troppo conscia del fatto di aver già insinuato il dubbio dentro di me “adesso alzati da qui e corri a casa a farti una doccia e ad asciugarti, sei bagnato fradicio” concluse.

Non aggiunsi nulla, mi limitai solo ad annuire e baciarle una guancia.

“Tu resti qui?” le chiesi solamente.

“Solo altri cinque minuti” mi rispose.

“Ok, dai un bacio a Lucas e ricordagli che gli voglio bene” mi limitai a dirle prima di allontanarmi.

“Te ne vuole anche lui” sentii rispondere lei nonostante mi fossi già allontanato.

Presi le chiavi della moto dalla tasca del giubbotto, infilai il casco che avevo lasciato appoggiato sul sedile, misi in moto e diedi gas partendo sgommando.

Erano sei anni che non usavo più la moto, l’avevo chiusa in garage senza più usarla. Solo guardarla mi portava alla mente ricordi che preferivo non far tornare a galla, ricordi felici, ma che avevano, ormai, un retrogusto amaro. Quella mattina, però, avevo deciso di andare da James in moto, noncurante della pioggia che cadeva copiosa sulle strade della città.

Non avevo molta voglia di tornare a casa, non mi sentivo pronto a un terzo grado da parte della mia famiglia, l’ennesimo in quelle settimane. Volevo restare da solo, solo con i miei pensieri.

E senza nemmeno accorgermene le parole di Victoria riguardo Bella si insinuarono nella mia mente come un tarlo e l’unica cosa che riuscii a fare fu solo dare sempre più gas in modo che la velocità della mia moto fosse superiore a quella dei miei pensieri.

Bella era sempre stata mia, non potevo perderla adesso, ma allo stesso tempo c’era ancora qualcosa che mi frenava, qualcosa che non riusciva a farmi urlare al mondo intero che era quella con lei la vita che volevo. Forse semplicemente la mia donna aveva ragione, io una vita felice non la volevo ed era per questo che cercavo ogni scusante, ogni specchio su cui aggrapparmi.

Bella aveva ragione.

James era morto, James non sarebbe più tornato.

Forse e ribadivo forse non era colpa mia, forse era stata colpa di lui.

Forse…forse…

Se volevo essere felice, se volevo tornare a vivere quei forse dovevano trasformarsi in certezze. Se volevo riprendere in mano la mia vita dovevo necessariamente elaborare il lutto.


 

 

…Adry91…

 

SPOILER:

“Ma tu hai detto a zio Jake che ami papà. Io ti ho sentito una sera che glielo dicevi e zia Alice parlando con zio Jasper ha detto che anche papà ama te” si lamentò mia figlia.

Come diavolo si faceva a spiegare a due bambini di cinque anni perché la mamma e il papà non stanno insieme?

“Io e papà ci siamo amati tanto, ma ci sono altri problemi tra di noi”.

“Quindi noi non saremo mai una famiglia come quella di Sarah?” mi chiese Ej.

“No tesoro, non penso”.

“Quindi tu e papà non tornerete insieme?” continuò a chiedere Lizzie.

“No”.

Non volevo essere dura, ma allo stesso tempo non volevo dare loro false speranze.

 

Un grazie a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

  
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