Fumetti/Cartoni americani > I Simpson
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Autore: SanjiReachan    29/09/2012    2 recensioni
Bart è sempre il solito ragazzino, genio del crimine, presenza malefica nella sua città, idolo per tutti i teppisti.
Ma anche lui a volte si annoia delle solite cose... solo che nessuno lo riesce a capire. Fin quando non arriva nella sua vita questo "ragazzo" che scoprirà essere molto più simile a lui di chiunque altro.
Insieme parleranno a lungo, spedendosi delle lettere, finchè Bart non scoprirà che è solo l'ennesimo trucco del suo rivale più temuto... ma questa volta, riuscirà a non affezionarsi?
Pairing: BobxBart
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sesto capitolo:

Dark and Anger


Quella mattina Bob si era alzato di malumore. La sveglia, regolata per le sei, era suonata puntuale e lo aveva fatto letteralmente saltare dal letto.
A malincuore si era messo a sedere, ancora mezzo stordito. Con un tonfo secco aveva spento la radio che strillava il motivetto di una canzone di Mozart. Non c’era nulla di raffinato o di elegante in quello che aveva fatto, Bob lo sapeva, ma la mattina di solito era molto irritabile e tutti sapevano che aveva un grosso problema di nervi.
Bob guardò la finestra del suo appartamento appena affittato e vide i che il sole era sorto da poco e che,come lui, non era ancora del tutto pronto ad affrontare quella giornata.
I fiochi raggi di luce della persiana semiaperta illuminavano tremolanti la sua camera da letto.
Aveva affittato quel grande e bell’appartamento dopo essere uscito nuovamente dal carcere.
La sua famiglia ne era uscita da tempo, per fortuna. Ovviamente sua madre aveva degli agganci essendo un’attrice di molta notorietà. E, altrettanto ovviamente, non erano stati capaci di lasciare un personaggio famoso in galera. Grazie a sua mamma tutta la sua famiglia era uscita di prigione, suo padre, suo fratello Cecil, la sua adorata moglie Francesca e il suo prezioso figlio Gino.
Tutti tranne lui, certamente. Bob rimaneva comunque un prigioniero più volte condannato, quindi la polizia di Springfield non gli aveva dato la libertà vigilata che si aspettava. Strano come dei poliziotti mediocri e assolutamente incapaci come quelli del corpo poliziesco di Springfield erano stati capaci di fare una cosa giusta per un volta.
Così, attraverso uno stratagemma a dir poco geniale, era riuscito comunque ad evadere e aveva riprovato ad uccidere il suo eterno rivale*. Ma, quel piccolo moccioso insolente e demoniaco era riuscito a sbatterlo di nuovo al fresco per quella che Bob aveva giurato sarebbe stata l’ultima volta.
Ma allora come faceva a trovarsi in quell’ampio appartamento? Il fatto è che tutta la famiglia Terwilliger aveva unito le proprie forze per fare una ricca donazione al carcere di Springfield e in cambio avevano chiesto una riduzione di pena per Robert. Ovviamente il sindaco aveva aderito al patto molto vivacemente. Bob non sapeva attualmente che fine avessero fatto quei soldi, ma si sa, lui e la sua famiglia avevano una presa molto forte sulle persone. Riuscivano ad incutere soggezione, ma allo stesso tempo anche sicurezza e appagamento. Un po’ come la mafia.
Comunque, fatto sta che Robert Terwilliger, più conosciuto con il nome di “Telespalla Bob”, dopo solo una settimana, era già nuovamente fuori dal carcere.
Questa volta però, erano pochi a saperlo. Il sindaco non voleva girassero voci sul fatto che andava a liberare prigionieri in cambio di grosse somme di denaro. Così fu data a Bob una cattedra di Inglese in una scuola superiore di una città vicino Springfield, in cambio della promessa che non si fosse più avvicinato alla comunità con intenzioni losche.
Ovviamente Bob manteneva sempre la parola data, era un gentiluomo, lui.
Ma la comunità non era Bart Simpson.
Così era scattato subito un nuovo piano per distruggere il moccioso. Lui, che era stato la causa della sua rovina. Quell’impiccione guastafeste che aveva distrutto tutti i suoi progetti.
Bob si calmò un attimo respirando a fondo. Dopotutto, non c’era motivo per rovinarsi quella bella giornata, no?
Guardò la foto della sua famiglia sul comodino accanto al letto. La prese in mano con aria nostalgica, guardando sua moglie e suo figlio sorridergli e salutarlo con aria allegra. Era stata fatta in Italia, quando era ancora sindaco.
Bob… non aveva intenzione di tornare lì. Non dopo tutto quello che era successo. Non dopo che aveva litigato con Francesca, per qualcosa che non capiva realmente fino in fondo.
L’ex-clown sospirò rassegnato posando la foto al suo posto e camminando verso il bagno per farsi una doccia.
Il lunedì era il suo giorno libero però aveva preso l’abitudine di svegliarsi sempre presto. Anche se quella mattina gli era risultato un po’ difficile. Dopo aver portato il giovane Simpson a casa la scorsa notte, era tornato al suo appartamento ed era andato a dormire. Malgrado i dubbi che lo assalivano, era riuscito con suo grande stupore ad addormentarsi. Bob era scivolato in un sonno pesante e quando si era svegliato, pochi minuti prima, si sentiva ancora più stanco.
Uscì dalla doccia ed andò a preparare la colazione, decidendo poi la prossima mossa.
Erano le nove e mezza e Bob era seduto nel salotto della sua nuova casa, leggendo con aria concentrata un volume parecchio pesante. Aveva gli occhialini a mezza luna sul naso e ogni tanto li aggiustava un po’, solo per darsi un tono più elegante. Mise il segno nel libro richiudendolo delicatamente e poggiandolo su un tavolino lì accanto.
Quindi andò all’ingresso per prendere la sua giacca blu e successivamente uscì dando un ultimo sguardo alla sua casa.
Verso le dieci arrivò a Springfield. Stava piovendo già da un paio d’ore, ma Bob aveva ignorato questo particolare. Si era infilato un bel maglione elegante di lana e il suo cappotto blu, in modo da resistere meglio a quel freddo disarmante.
Parcheggiò la macchina nel parcheggio del Jet Market ed entrò dentro per prendere un caffè, stando bene attento a non bagnarsi riparandosi sotto il suo ombrello nero.
Le porte scorrevoli gli diedero il benvenuto nel locale. Bob non andava spesso in quel supermercato, anche se doveva ammettere che veniva spesso a Springfield.  Quasi ogni mattina prima di andare a scuola e quasi ogni sera dopo l’uscita al bar con gli altri insegnanti.
Apu saltò leggermente quando, andandosi a girare, vide Telespalla Bob avvicinarsi al bancone.
Quest’ultimo ridacchiò divertito.
-Tranquillo Apu. Non sono qui per rapinarti o farti male in alcun genere. Dammi solo un caffè, per cortesia.-
-Oh, si certo. Io sapere questo. Solo che non si è mai abbastanza sicuri e lei, signore, io non mi aspettava di vederla qui la mattina.-
-Si lo so, vecchio amico mio, solo che mi andava di fare due passi qui in giro. Ma dimmi, come sta Serpente? Avete fatto pace voi due?-
-Si si, caro vecchio Serpente è sempre rapinatore numero uno qui.- rispose Apu porgendogli un bicchiere alto con un coperchio poggiato sopra, entrambi di plastica. Bob lo prese e si scottò leggermente con il calore del liquido fumante all’interno.
-Ma lei è sempre stato rapinatore più cortese, di questo essere sicuro.- continuò il commesso mettendo nella cassa i soldi che l’altro gli porgeva.
Il rosso ridacchiò di nuovo in risposta a quell’esclamazione.
-Grazie, Apu. Salutami Serpe allora. Con permesso, dovrei andare. Ho molti affari urgenti a cui provvedere.- disse l’ex-clown incamminandosi verso l’uscita.
-Io sapere signore, sua faccia parla chiaro. Dice che lei essere turbato. Qualunque cosa lei sta facendo, per favore faccia attenzione.-
Bob si fermò di scatto sbarrando gli occhi. Fissò l’uomo dietro al bancone e fece per dire qualcosa ma si fermò.
Apu continuava a sorridere benigno, come se sapesse quello di cui stava parlando. Ma il fatto è che non lo sapeva per niente.
Robert cercò con tutte le sue forze di reprimere la rabbia che gli stava montando dentro nel vedere quel sorriso stampato. Da bravo gentiluomo sorrise educatamente e fece cenno col capo, attraversando la porta automatica del negozio che si aprì con un leggero “biip”.
*** ***
Bob stava camminando da una decina di minuti intorno alla scuola elementare di Springfield.
Dall’espressione che aveva sulla faccia si poteva dire che era immerso fino al collo nei suoi pensieri.
Si era fermato nel parco giochi dietro la scuola andando su e giù interrottamente. Per quanto ne potesse sapere poteva benissimo aver formato un solco molto profondo. Si fermò un attimo cercando di dare un filo logico a tutti quei pensieri che gli giravano vertiginosamente per la testa.
Il tempo era decisamente pessimo. Fino a poche ore fa una grossa e abbondante pioggia era calata su tutta Springfield. Ma a quanto pare stava per finire, essendo notevolmente diminuita.
Sotto il suo ombrello Bob continuava a chiedersi che diavolo ci facesse in quel postaccio. Non era già abbastanza vedere tutti quei ragazzi citrulli alla sua scuola? Ora doveva anche andare nelle scuole delle altre città?
Inoltre si era bagnato fin troppo per quel giorno, rischiando di camminare nel fango con le sue elegantissime scarpe italiane, fatte su misura per lui.
Sebbene le nuvole coprissero il sole, creando un’atmosfera molto triste e grigia, Bob teneva gli occhi fissi su una figura ben nota.
Dentro l’edificio un ragazzino dai capelli a punta teneva lo sguardo fuori dalla finestra con un’aria a dir poco malinconica.
Bob era certo che Bart non potesse vederlo, si teneva fuori dal suo campo visivo e il suo profilo era in parte nascosta dalle giostre. E poi, con tutta quella pioggia, era improbabile che lo vedesse.
Viceversa, Bob poteva guardare lui.
Gli faceva un certo effetto vederlo così… giù di corda. Di solito quel ragazzino non si scomponeva mai, rimaneva sempre una peste a tutti gli effetti. In tutti i loro incontri questa era l’unica cosa che non era mai cambiata. Al massimo poteva provare paura e terrore… ma non era mai stato così triste.
Ed era tutto dovuto a lui, Bob lo sapeva. Questo gli stava procurando una dolce sensazione di potere.
Sorrise maligno vedendo l’altro così pensieroso e malinconico, pensando che era tutto merito suo.
Rabbrividì chiudendo appena gli occhi, fantasticando ancora sull’effetto che tutta quella storia stava avendo sul ragazzino.
Quando li riaprì, notò qualcosa di ancora più strano. Socchiuse le palpebre cercando di guardare meglio, per via della pioggia e di conseguenza della poca visibilità.
Bart stava scrivendo qualcosa sul vetro della finestra che dava sul cortile, facendo scivolare il polpastrello stancamente sul vetro.
Non vedeva bene cosa avesse scritto, anzi era quasi impossibile. La curiosità divenne padrona e così non riuscì a trattenersi da fare un passo in avanti, sentendo le scarpe andare a increspare la superficie fangosa di una pozzanghera.
Poi sentì un rumore: dei cani che abbaiavano.
Sbarrò di scatto le palpebre saltando leggermente all’indietro. Cani?
Si girò nella direzione del rumore, vedendo effettivamente le sagome di due pastori tedeschi che annusavano l’aria e latravano nella sua direzione.
Neanche il tempo di pensare cosa fare, che uno dei due aguzzò la vista, notando forse la folta capigliatura del rosso.
Il cuore aumentò improvvisamente il battito, mentre Bob iniziava una furiosa corsa per nascondersi dai pastori.
Senza nemmeno rendersene conto si ritrovò un po’ troppo vicino alla finestra, nella visuale di Bart.
Lo vide sobbalzare e stringere le palpebre, ma prima che potesse essere visto, Bob si buttò in un cespuglio lì vicino. Cercando di nascondersi alla ben’e meglio, sentì i due cani avvicinarsi, e poi la voce burbera del custode Willy che li richiamava.
-Mister! Miss! Sentito mi avete? Tornare a casa dobbiamo, prima che qualcuno vederci può!-
Ancora qualche abbaio, questa volta più lieve, come se avessero riconosciuto la voce del loro padrone, e poi più nulla.
Stupido giardiniere analfabeta… -pensò Bob districando i capelli dal cespuglio e cercando di uscirne senza rovinarsi i vestiti.
-Basta, per oggi ho già rischiato anche troppo.- disse nervoso, alzandosi in piedi e dando un ultimo sguardo alla finestra che ora si trovava di fianco, alla sua sinistra.
Cercò di scrollarsi di dosso tutta l’acqua che aveva preso durante la corsa e tra le foglie bagnate, ma sia i suoi capelli che i suoi vestiti non volevano saperne di mettersi in ordine, così semplicemente raccolse l’ombrello da terra e si incamminò verso l’auto, tra la pioggia ormai del tutto cessata.
*** ***
Bam.
Il libro si richiuse con un tonfo secco.
L’uomo dai folti capelli rossi sospirò amareggiato, togliendosi gli occhialini e massaggiando con le dita la base del naso.
Erano circa le sei e mezzo, e sinceramente non sapeva più cosa fare.
La lettura non era così soddisfacente come la trovava di solito e la noia stava prendendo il sopravvento, così decise di fare due passi fuori di casa.
Si mise una camicia rossa elegante, un paio di pantaloni neri, anch’essi di buona fattura, e infine indossò una giacca nera raffinata.
Si guardò allo specchio, soddisfatto dell’immagine che gli restituiva e decise così di avviarsi verso la porta.
A metà strada si fermò. Pensò alla destinazione: dove andare? Poteva benissimo scendere e fare due passi nel quartiere, i suoi vicini erano tutti ben disposti verso di lui e di una certa cultura, avrebbe potuto ingaggiare una conversazione molto piacevole.
Ma l’idea di andare a Springfield gli balzò in mente prima di qualsiasi altra destinazione.
Ma andiamo… cosa c’era a Springfield? Solo un mucchio di ciccioni ignoranti e qualche cestino dell’immondizia in meno. Non aveva alcun motivo di sprecare benzina per ritrovarsi in quella città.
Anche se lì c’era Bart.
E avrebbe potuto vederlo.
Avrebbe potuto portarlo con sé, ucciderlo, torturarlo.
Fece una risata malefica e quindi ritornò soddisfatto a camminare verso la porta.
-No, no, no! Non provarci nemmeno Bob!- scosse la testa fermandosi di nuovo. –Anche se era questo il piano… correrei il rischio di confermare l’ipotesi di Francesca. Andrò a Springfield… ma non per il ragazzino!-
Andò a prendere comunque un coltello e lo nascose nella giacca, sapendo perfettamente che la ragione per cui andava in quella città non era certo il caffè tutt’acqua del Jet Market.
*** ***
Parcheggiò non lontano dalla bottega dei fumetti, in un parcheggio vicino. L’aria era fredda e frustava violenta sul viso ma Bob non si scompose, chiudendo la portiera dell’auto come se niente fosse.
Non fece caso al parcheggio totalmente deserto, cominciò semplicemente a camminare tenendo le mani nelle tasche. Svoltò un paio di vicoli e si ritrovò davanti al cinema.
La sua attenzione venne catturata dall’adolescente pieno di brufoli al bancone che lo salutò incerto.
Bob gli dedicò una rapida occhiata, poi vide quali film c’erano in proiezione, niente di che insomma, a parte  uno proprio pessimo che si chiamava “quel mostro sbudellante” e già il titolo diceva tutto.
Svoltò l’angolo e si ritrovò dietro l’edificio, percorse ancora qualche passo fino a quando una porta un paio di metri più avanti si spalancò.
L’ex-spalla televisiva si appiattì d’istinto contro il muro, cercando di non farsi vedere. Osservò una figura uscire e pian piano ne riconobbe i contorni. Il suo cuore ebbe un sussulto quando il ragazzino dai capelli biondi a punta fu completamente visibile alla luce dei lampioni intorno.
Lo vide rabbrividire e stringersi nel cappotto, e in cuor suo sorrise a sottecchi vedendolo così contrariato.
Decise di seguirlo, così sgusciò silenziosamente nel vicolo, spiandolo da lontano, silenzioso come un’ombra.
Il ragazzino camminò per un paio di vicoli, ma più andava avanti più si accorgeva della desolazione che c’era, e il suo passo si faceva sempre più incerto.
Bob ne approfittò per squadrarlo a fondo, incise ogni movimento, ogni brivido che mostrava la sua tensione.
Improvvisamente Bart si girò un paio di volte e ci mancò davvero poco che potesse accorgersi della presenza del suo inseguitore, ma Robert era sveglio, aveva fatto pratica per molti anni e non si sarebbe fatto scoprire.
Il biondino ridacchiò nervosamente e le labbra di Bob si piegarono in un ghigno vedendolo ridere così, da solo. Anche se effettivamente non era solo.
Imboccarono un ulteriore vicolo, abbastanza vicino al parcheggio dove Bob aveva parcheggiato l’auto. Si nascose dietro un cassonetto, non vedendo altri nascondigli. Quella era una buona occasione per cogliere il ragazzo di sorpresa ed eliminarlo una volta per tutta. Erano soli, le strade erano deserte e Bart era terrorizzato.
Certo, avrebbe potuto organizzare qualcosa di più elaborato, ma non era stato un caso fortuito? Non poteva chiedere di meglio!
Afferrò il coltello con mani che fremevano al pensiero della vendetta, quando un gatto nero spuntò dietro le sue spalle, facendolo saltare.
-Via, dannazione!- sussurrò deciso, e quello eseguì, balzando da dietro al cassonetto.
Poi una voce lo richiamò alla realtà.
-Ahahah è solo un gatto, Bart. Uno stupidissimo gatto!-
Dici, caro Bart? – pensò di rimando l’ex-carcerato, sorridendo divertito. Poi però, qualcosa lo mise sull’attenti.
Ci fu uno strillo acuto e poi un allarme che suonava incessante. Probabilmente una rapina, e anche nelle vicinanze.
Tutto quello che riuscì a pensare Bob fu che il suo piano era andato in fumo, ma quel pensiero passò in secondo piano quando sentì la voce del biondino rimbombare nel vicolo.
-Aaaaaah!-
-Silenzio ragazzino!-
Il rosso si mise sull’attenti. Non sapeva perché ma avvertiva un senso di minaccia, come di pericolo, sebbene quello in probabile pericolo fosse Bart.
Sbirciò dalla sua postazione e vide un uomo vestito di nero puntare una pistola verso il ragazzo dai capelli a punta.
Una rabbia cieca gli montò da dentro sovrastando tutti gli altri sensi. Strinse i denti e ringhiò, preso dal nervosismo. Come se qualcuno gli stesse rubando qualcosa di prezioso, qualcosa a lui caro.
Le voci continuarono a parlare, ma ormai Bob non le udiva, i suoi sensi erano annebbiati dalla rabbia.
-Non ti farò del male se sarai buono!- 
No, non te ne darò l’occasione.- pensò tra sé e sé il clown.
Senza pensarci due volte, saltò fuori dal suo nascondiglio e affiancò Bart, cercando di tenerlo in disparte.
-Ah! Telespalla Bob!- lo sentì urlare.
I classici non muoiono mai, eh?-
-Lo sai, dovresti cambiare la frase che urli quando mi vedi di tanto in tanto.-
Non ottenendo risposta Bob spostò la sua attenzione sul rapinatore, avvicinandolo.
Sicuramente veniva dal penitenziario di Springfield, lo conosceva di vista. Sorrise, sapendo come riuscire a spaventarlo.
-Sai chi sono io? Sono il confidente di Serpe. Lui te lo ricordi vero?-
L’uomo annuì.
-Bene, e sai chi è questo ragazzo?-
Il moro spostò lo sguardo da Bart a Bob, per poi sbarrare gli occhi riconoscendolo. Bob si limitò a sorridere ancora di più.
-Esatto. E si da il caso, che questo giovane sia di mia proprietà... Sai come mi potrei vendicare se qualcun altro gli torcesse anche solo un capello?- disse il rosso con un tono di voce fermo e deciso, ma allo stesso tempo provocatorio e insidioso, serrando ancora di più le dita intorno al manico del coltello che non aveva messo via.
La presa dell’uomo sulla pistola iniziò a vacillare, segno che il piano stava avendo successo.
-Okkey, ho capito me ne vado!!-
Ma non era ancora abbastanza. Con un colpo ben assestato nello stomaco, il rapinatore cadde a terra dolorante e svenuto.
Bob lo guardò soddisfatto, ricordandosi solo ora che Bart aveva assistito a tutta la scena.
Si girò a guardarlo: era terrorizzato e tremante, ma non ostante questo lo fissava con aria di sfida.
-Va via di qui.- disse allora Robert con uno sguardo indecifrabile. Sapeva che di lì a poco sarebbe arrivata la polizia, ma soprattutto non voleva dare spiegazioni sul perché gli aveva appena salvato la vita, o ancora peggio sugli avvenimenti dei giorni scorsi.
Così girò le spalle incamminandosi verso il parcheggio dove aveva lasciato l’auto, avvertendo però con suo grande scontento un rumore familiare di passi che lo seguivano.
 

Fine sesto capitolo.
 

Rea's Corner:

Salve a tutti! x3 Spero che il capitolo vi piaccia. Gli avvenimenti sono gli stessi dello scorso, ma visti dal punto di vista di Bob.

*Lo strataggemma di cui si parla, è quello dell'ultima puntata in cui si vede Telespalla Bob, ovvero nella ventunesima serie, episodio 22 “Il Bob vicino di casa”.
Bè, è tutto quello che avevo da dire... a parte, perdonate il ritardo, ma tra scuola e conservatorio, sto praticamente impazzendo (e prima non è che stavo bene xDD)
Se questi capitoli vi annoiano, non temete, a partire dal prossimo... ci sarà da divertirsi!! *-*
XXX
By Rea-chan x3

  
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