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Autore: A r l i e    30/09/2012    1 recensioni
[Incompleta]
Questa è la mia prima long in questo fandom dedicata sempre a Sol F Jones e a Sery_Vargas.
La ff è ambientata nel 1846 durante la "Grande carestia irlandese"
[Personaggi Principali: Alfred F. Jones/America e Sol Miller (una ragazza irlandese immigrata in America) Serafina (italiano immigrata in America)
[Personaggi Secondari: Erin Miller (sorella minore di Sol) Matthew Williams/Canada Romano Vargas/Italia del Sud
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A rischio "raffreddore"

Con una mano, la nazione, prese ad accarezzare i capelli marroni della ragazza, che a quel tocco,  sembrava tranquillizzarsi. –Ascoltami, adesso usciremo da qui! Te lo prometto!- cercò di staccarsi, ma Sol non lo fece muovere.
-No, rimaniamo qui!Ti prego…non lasciarmi sola!-
-Non lo farò…io voglio solo aprire la porta!-
Era più forte di lui. Voleva aprire quella porta solo perché non sopportava sentire tremare tra le sue braccia quella ragazza così speciale per lui…
-Da piccola un fulmine ha colpito un albero davanti casa mia…- spiegò la mora –Non riuscirai a tranquillizzarmi…-
Adesso, però, l’imbarazzò, andò a farsi benedire, lasciando posto all’istinto.
-Questo…questo, potrebbe tranquillizzarti?!- chiese alzando il volto dell’irlandese, stringendole tra l’indice e il pollice il suo mento.
“Di nuovo?!” bhé effettivamente, adesso non pensava più al temporale ma alla distanza che li separava. Quella distanza che man mano si riduceva, fino a far unire le loro bocche in un bacio lungo e intenso, custode di un legame speciale.
Adesso non aveva paura!
Quel bacio però, stava sfociando in qualcosa che andava oltre, lo si notava dall’insistenza con cui Alfred,  spingeva Sol verso la parete.
Cosa stava succedendo?!
Semplice, Alfred stava perdendo l’equilibrio.
Forse è meglio cambiare versione!
Secondo alcune ricerche scientifiche, chimiche, zoologiche e fisiche, dopo un gesto del genere si passa alla parte hot, ma siccome non amo la scienza, non scriverò nulla del genere…però pensandoci…amo la zoologia…ma scommetto che a voi lettori questo non interessa (o forse non interessa tutta la storia), quindi sarà meglio proseguire la narrazione…
Il dolce e rilassante rumore della pioggia, intervallato dai rumorosi boati dei tuoni sembrava non aver voglia di cessare in quel momento, ma questo era passato in secondo piano per Sol e Alfred (e chiunque si sarebbe trovato lì… insomma non è da tutti i giorni vedere…oh…meglio che sto zitta) che stretti in un abbraccio, si scambiavano un bacio infinito, il loro terzo bacio, decisamente più ardente e carico di desiderio.(forse perché vedere America mezzo nudo…mi devo tappare questa maledetta boccaccia)
L’irlandese, si stacco per riprendere fiato –C-cosa hai…fatto?!- chiese affannata, indietreggiando di qualche passo, ritrovandosi con le spalle poggiate alla parete.
Con lo sguardo perso negli occhi ambrati della ragazza, America sembrava non rispondere più delle proprie azioni –Eh?! Ti sto tranquillizzando…- balbettò, mentre Sol, scoppiò in una risatina imbarazzata.
-Che metodo assurdo…mi chiedo se ci stai prendendo gusto-disse portandosi una mano dietro la nuca –è la terza volta che mi baci…-
Forse in quel momento chi si era tranquillizzato era Alfred, che accertatosi che la ragazza non avesse più paura tirò un sospiro di sollievo.
-Nahahahahah… un eroe sa sempre come agire!- rispose allegramente, facendo attenzione a coprirsi per benino –E questo era il metodo adatto…tutto qui!-
Da imbarazzata Sol, diventò furiosa “tutto qui?!” pensò dopo aver fantasticato una giornata intera sul loro primo bacio –Tu baci le ragazze per…-
-…per salvarle- concluse l’americano sfoggiando uno dei suoi sorrisi luccicanti –grazie a te ho scoperto questo me….hughcc-
E così Alfred si ritrovò a terra piegato in due dal dolore, mentre Sol, stringendo i pugni per la rabbia lo fissava delusa –Che razza di idiota- mormorò
Ma cosa aveva fatto l’irlandese?!
In tre semplici parole: Ginocchiata nei kiwi (vocabolo appreso da mio cugino di cinque anni.Quando si dice “arricchire il proprio lessico”)

Infondo si sa…quello è il punto debole di tutti gli uomini, anche di un eroe come america, quindi se un giorno spiderman si presenta a casa vostra con l’intenzione di riempirvi la casa di ragnatele, usate questa mossa per difendervi (ammesso che spiderman sia un uomo)

**Hetalia**

Aveva architettato tutto alla perfezione! Aveva mandato via la servitù, aveva richiuso Sol e Alfred in un bagno, ma le era sfuggito un particolare: Cosa avrebbe fatto lei nel frattempo?!
A differenza degli altri membri del personale domestico, Serafina, non aveva una casa, infatti viveva in quella di America, e adesso, giustamente, non sapeva proprio dove andare.
Naturale, quindi, che si ritrovò a girovagare per i quartieri di New York sotto la pioggia scrosciante senza né ombrello e né impermeabile.
“etciù” e i primi sintomi del raffreddore cominciarono a farsi sentire, insieme ai ripensamenti sulla sua vendetta “forse sono stata un po’ drastica” pensò mentre il rumore di un cavallo che batteva i ferri sulla strada , risuonava nello stretto vicolo.
Incuriosita, l’italiana, si voltò verso la fonte del rumore, scoprendo che il cavallo trainava una piccola carrozza, guidata da un elegante cocchiere, il quale fece fermare l’animale proprio davanti a lei.
“cosa vorrà da me?!” si chiese, squadrando da cima a fondo il raffinato veicolo, ma una voce calda e sensuale distolse la sua attenzione.
-Salut mademoiselle!-  la salutò il passeggerò –Je m’appelle Francis…et vous?!-

**Hetalia**

In quel bagno l’aria stava diventando davvero pesante, e la tensione era alle stelle.
-…Perché mi hai dato quel calcio?!- chiese un’America confuso dopo aver ripreso conoscenza.
-Perché te lo meritavi!- rispose secca Sol, continuando a giostrare con la maniglia della porta.
-Non capisco…-continuò Alfred –Cosa ho fatto di male?!- chiedeva perplesso.
Questa volta la mora non rispose, ma mormorò con voce tremante qualcosa tipo “mi hai spezzato il cuore deficiente!”  e di questo l’ingenua nazione non se ne era neanche accorto.
-Dimmi almeno come posso rimediare…-
E magicamente la porta si aprì. Ma non era stata Sol a farlo, ma il fantasma di Cristoforo Colombo (Oronzo aveva ragione) che stufo di sentire l’irlandese urlare andò ad aprirla, per poi tornare nel ripostiglio di America a conversare con Marco Polo.
Sorpresa, la ragazza, non esitò a catapultarsi fuori dalla stanza, lasciando però un piccolo consiglio alla nazione -Un modo c’è per rimediare… vestiti!- e subito corse via, rimanendo solo nel bagno Alfred.
“non capisco…”

**Hetalia**

Francis. Quel nome aveva un ché di familiare, all’orecchio dell’italiana, ma al momento non riusciva a collegare.
Perplessa, rimase ammutolita ammirando la maestosa bellezza dell’uomo che si era affacciato alla piccola apertura della carrozza aggrottando la fronte e arricciando il naso.
-Mademoiselle, non vorrà restare sotto la pioggia…salga-
Adesso ne era più che convinta! Lo conosceva, ma non ricordava chi diamine era! Sicuramente quel ghigno stampato sul volto non lo rendeva molto affidabile, ma questo particolare poteva essere messo in secondo piano rispetto al sorriso malizioso.
-Preferisco rimanere sotto la pioggia!- rispose, voltandogli le spalle –Inoltre sono quasi…- il rumore della portiera che si apriva, la bloccò.
-Ma Cherie, prenda almeno questo…- la pregò, poggiandole un impermeabile blu sulle spalle –…o prenderà un raffreddore…-
-Gra…grazie-
-De rien- disse, per poi risalire sulla carrozza, e partire nuovamente.
Serafina, osservò il veicolo allontanarsi,indossando l’impermeabile “Almeno è stato gentile” pensò infilando le mani nelle tasche, dove trovò un bigliettino.

“Ma Cherie, ti aspetto questa sera al numero quattordici della -Fifth avenue-.
Francis Bonnefoy alias France”

-Maledetto! È il pervertito!- imprecò accartocciando la carta, che butto il più lontano possibile
Grazie a Lovino, conosceva molto bene Francia, e molte volte si era ritrovata ad assestargli uno scopone in testa, a causa delle sue continue avance, e avere il suo impermeabile indosso le faceva venire il ribrezzo, tanto che, nonostante avesse freddo lo buttò in un cassonetto lì vicino.
-Dannazione, gli ho detto anche grazie- farfugliò se e se, poggiandosi vicino ad una parete.
-E questo non è da te…- commentò qualcuno accanto a lei.
Serafina  si voltò con una lentezza che avrebbe fatto invidia a Grecia, ritrovandosi davanti il viso crucciato di Romano.
-Ro..Romano?!- chiese incredula e allo stesso momento felice, aspettando questo incontro da mesi.
Ma questo sembrava essere tutt’altro che contento –Cercavi consolazione, vero?- chiese con tono arrogante, mentre la bionda lo guardava con un’aria vagamente confusa.
-E poi…guarda come sei ridotta, sei venuta in America e non puoi permetterti neanche un ombrello?! maledizione!- Sbraitò strattonando Serafina  per un braccio, in modo da spingerla verso lui. –Prenderai un raffreddore…-mormorò stringendola a se.
La ragazza rise -Vuoi riscaldarmi?-
-Lo faccio solo perché non voglio averti sulla coscienza…- mentì Lovino. –Comunque…SONO FELICE DI RIVEDERTI-
-Hai detto qualcosa, Lovino?-

**Hetalia**

Era scappata da quel bagno con le lacrime che le rigavano il volto.Aveva chiuso la porta della sua camera, lasciandosi tutto alle spalle. Si era buttata sul quel morbido letto, affondando la testa tra i cuscini per soffocare i singhiozzi del pianto.
C’era rimasta davvero male, forse doveva aspettarselo da un tipo come Alfred, poco maturo per capire cosa significasse la parola amore.
-Sol, stai piangendo?!-
Ma cosa ci faceva America seduto ai piedi del letto? Non aveva chiuso la porta chiave?! Come era riuscito ad entrare nella  sua stanza?!
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Nello stesso momento, nello sgabuzzino di America…
-E così ho deciso di aiutare Serafina, a portare al termine la sua vendetta!- Concluse in fantasma di Cristoforo Colombo, mentre quello di Marco Polo annuiva preso dal racconto, accarezzando il Mochi America che dormiva sulle sue gambe (Mochi Americaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa XD)
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Sol, essendo orgogliosa, si asciugò subito le lacrime e con la voce rotta da piccoli singhiozzi disse:- Non sto piangendo…- poi si alzò, e si mise a sedere accanto ad Alfred -…ancora non ti sei vestito…- notò, arrossendo lievemente.
-Ero preoccupato per te… e il mio primo pensiero era sapere cosa ti sta succedendo-
E qui sorge il dubbio: Era  il suo istinto da eroe che lo spingeva a comportarsi così o qualcosa legato ad un sentimento speciale?!
-Non sopporto vederti soffrire…-
Nella stanza calò un imbarazzante silenzio. Sol, che  solitamente  aveva sempre la risposta pronta, appena cercava di aprire bocca, veniva bloccata dalla nazione che prendeva l’iniziativa, con il risultato che alla fine nessuno dei due spiccava parola.
Ma quel silenzio doveva pur romperlo qualcuno. –Secondo me dovresti indossare qualcosa…- cominciò la mora, riferendosi all’asciugamano che copriva a mala pena la nazione –Rischi di prendere un raffreddore!-
America fece spallucce –è Agosto, un po’ d’aria fresca mi farà solo bene- borbottò stranamente serio.
Sol sospirò affranta -capisco…- ma in realtà non ci stava capendo più niente…

**Hetalia**

Dopo circa un quarto d’ora…
Quel maledetto tempaccio, sembrava essersi stabilizzato definitivamente a New York. I lampi, illuminavano la stanza a giorno, ma Sol non aveva paura.
Con lei c’era America, che per tranquillizzarla aveva adottato un altro metodo, ancora più efficace del primo.
Io lo chiamerei “metodo francese”. Perché?!
Ecco una piccola spiegazione.
Secondo alcune fonti scritte, moooolto attentibili, dopo la famosa scintilla, in questo caso causata dalla poca, pochissima distanza, i soggetti in questione, vengono sopraffatti da un specie di istinto che li spinge ad andare oltre, e Sol e Alfred ne sentivano davvero il bisogno.
Il bisogno di sentire qualcosa di più profondo.
A cavalcioni sopra l’irlandese, America, posava dei delicati baci sul collo di quest’ultima che imbarazzata, sembrava non dispiacerle avere quel contatto che via via si faceva sempre più intenso, causandole il rossore della pelle.
Se ci pensava, non riusciva neanche a ricordare come si era ritrovata stesa sotto lui, ma questo non più di tanto non le importava, preferiva godersi il momento, azzerando il cervello in modo da pensare solo a lui, Alfred, che con foga accarezzava ogni suo centimetro di pelle, facendo separare le loro labbra solo ed unicamente per prendere fiato.
Entrambi erano inesperti e imbarazzati, ma nonostante tutto il resto venne naturale e spontaneo.
Il mattino seguente, la casa era ancora vuota.
Stranamente Serafina, non era tornata ancora a casa, ma di questo Sol non se ne era accorta, naturalmente.
In quel momento, l’unica cosa che le interessava era godere della vista che le si prospettava  davanti, ovvero il suo Alfred che dormiva beatamente accanto a lei.
Sembrava un innocente bambino. Ma  tutti sanno che l’apparenza inganna, anche un ragazzo come lui sapeva dimostrare il proprio  affetto con tecnica francese.
   
 
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