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Autore: Neese    30/09/2012    0 recensioni
Quando sai da dove vieni, chi sono i tuoi genitori o parenti, quando hai ricordi del tuo passato e amici su cui contare, la vita ti potrebbe apparire dura d'affrontare, ma qualcuno ti spronerà sempre ad andare avanti. Tuttavia, se non hai nulla di tutto ciò, che senso ha vivere? Chi ti ha permesso di nascere e con quale scopo? Ce la farai da solo? Quanto sei disposto a rischiare?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Intanto, non molto lontano dal bosco in cui la creatura si era risvegliata, un uomo stava correndo attraverso i cortili ed i portici di un'ampia villa, immersa nel verde. Trafelato, oltrepassò tutti i posti di blocco delle guardie fino a giungere alla porta dello studio del proprio Signore. Fermatosi a bussare, fu invitato rudemente ad entrare.
“Cosa diavolo vuoi a quest'ora Rasmussen? Non dovresti essere a controllare il bozzolo e prendertene cura più della tua stessa vita?” tuonò una voce alla vista dello stregone scomposto.
“Si, signore, ci sono stato, ma stamattina l'ho trovato vuoto!”
“Come è possibile?! Mi avevi assicurato di averlo protetto con le barriere che ti avevo fornito personalmente!”
“Lo so, signore, e così ho provveduto a fare, signore. Ogni giorno le ho rinnovate e potenziate, ma nessuna è stata infranta dall'esterno...”
“Se non sono state infrante dall'esterno, vuoi forse dire che la mia creatura si è svegliata da sola, ha rotto il bozzolo di accrescimento e se ne è andata a gironzolare per il bosco?! Com’è dannatamente possibile visto e considerato che mi avevi assicurato che ci sarebbe voluta ancora una settimana al suo completamento?!”
L'uomo, adirato per l'incompetenza dello stregone, stava per dare in escandescenza. Con tre grandi passi raggiunse l'omuncolo e, dall'impugnare i documenti posti sulla scrivania iniziò a stringere il collo del suo sottoposto, sollevandolo di qualche cm da terra.
“Te lo chiedo ancora una volta! Come è possibile che dal bozzolo sia uscita?”
“Dev... Deve aver completato la maturazi...one a causa della... Luna Piena... non lo avevo previsto... non...”
“Non lo avevi previsto? Era il tuo unico compito controllare la maturazione della creatura! E nemmeno questo sei stato in grado di compiere in modo adeguato!! Vedi di prevedere dove è andata a finire, o io prevedo che molto presto farai una fine molto peggiore di quella che subiresti ora!”
Lo lasciò andare lanciandolo a terra. Rasmussen indietreggiò strisciando a terra, senza allontanare gli occhi dal pavimento di fronte a sé, e raggiunta la porta sulle gambe traballanti strisciò fuori. Recuperata la stabilità, corse nuovamente fino alla caserma delle guardie a radunare uomini alla ricerca della creatura.
“Cosa stiamo cercando esattamente?” s'informò il capitano.
“Una creatura Mutaforma, ma che rimanga tra noi. Se siamo fortunati la troveremo nelle sembianze di una ragazza dai capelli rossi, occhi chiari e dalla pelle bianca. E' vestita di una semplice tunica. Basterà che sappiano questo. i suoi uomini. Prima la troviamo, meno sono le probabilità che mi ritrovi col cappio al collo.”

***

E così iniziò la mia vita nella comunità delle fate, che scelsero per me il nome Amelia, dove imparai a esprimermi, a lavorare assieme a loro, a giocare, a esser felice sia della pioggia sia del sole, a fare corone di fiori e a eseguire le loro danze. In quelle lunghe settimane non conobbi null'altro che gioia e felicità (a parte quando mi slogai la caviglia cercando di acchiappare Fogliolina saltando mentre volava in alto). L'affetto che provavo per loro aumentava sempre più e nonostante le differenze ormai ero parte integrante della loro Famiglia, aiutandoli in tutto ciò che risultava a loro difficile, date le loro dimensioni.
Sin dal primo giorno però avevo vissuto sempre e solo con la mia candida tunica, ridotta ormai a un grigio pezzo di stoffa. Se alle fate, attorno a me, bastavano una foglia o un fiore per coprire il loro corpicino, era necessario procurarmi qualche nuovo indumento, di cui nessuno di loro disponeva.
Per prima cosa tentarono unendo un gran numero di foglie, ma la scarsa resistenza dei fili d'erba e delle foglie faceva sì che l'intero abito durasse meno di mezza giornata addosso a me. Successivamente raccolsero una gran quantità di corteccia, ma ciò che ne ottenevano era una corazza rigida e fastidiosa. Apprezzavo i loro sforzi e mi dispiaceva affaticarli in quel modo.
Fu durante uno dei miei bagni dopo un temporale, durante il quale le fate danzavano attorno a me per evitare gli sguardi degli spioni, che vidi arrivare svolazzando degli abiti veri e propri portati da una piccola squadra di giovani.
Uscii dall'acqua e, asciugatami con del muschio, provai ad indossarli: erano piuttosto grandi per me, ma svolgevano la loro funzione e non c'era bisogno di lamentarsi. La camicia bianca lasciava gran parte del mio petto scoperto, nonostante avessi chiuso i due bottoncini, e i pantaloni, ampi e marroni, mi arrivavano fin sotto i piedi. Con una piccola cordicella me li legai in vita e ne arrotolai le gambe fino al ginocchio.
"Grazie mille" dissi alle dolci fate, commossa.
"Ti sono leggermente larghi" notò Fogliolina ridendo.
"Sì, effettivamente sì, ma sono più che sufficienti, non preoccupatevi!"
L'estate stava finendo e per tutta la giornata io e le fate ci occupavamo di ripulire la grotta dalle prime foglie cadenti degli alberi, in modo che non soffocassero i fiori nascenti. Tutto ciò che veniva raccolto, lo portavamo in un anfratto, dove io, la sera, potevo accendermi un piccolo fuocherello insieme ai rametti secchi.
Quando il sole fu alto in cielo e i suoi raggi entravano in tutto il loro splendore nella grotta, ci riunimmo a pranzare sulle sponde del fiume come ogni giorno. Le fate in realtà non avevano bisogno di chissà quali quantità di cibo, ero io a dover soddisfare i morsi della fame con ciò che le fate raccoglievano per me nel bosco. Ormai avevo imparato di quali bacche fidarmi e quali no, ma il Nonno mi aveva vietato di uscire dalla grotta, temendo m’imbattessi in altri umani dalle cattive intenzioni.
Quel giorno, con i nuovi abiti, più cadenti del solito, gran parte delle spalle restava scoperta. Come di consueto, prima di iniziare il pranzo, raccolsi i capelli cresciuti in una molle coda dietro al capo, così che non mi finissero in viso mentre gustavo la frutta.
“Nonno! Guardi la pelle di Amelia!” esclamò all'improvviso Bollicina.
Tutti quanti si voltarono ad osservare me ed un punto indefinito delle mie spalle. Nonno stesso abbandonò il proprio pasto per alzarsi in volo e vedere da vicino. Abbassai lo sguardo per controllare cosa avessi di strano, e, a parte i due consueti disegni sotto le clavicole, uno per parte, non vidi nulla di strano.
“Ti riferisci a questi Bollicina? Li ho sempre avuti da quando ricordo...” chiesi indicandoli.
“Sono due marchi, Amelia. Due marchi molto potenti. Indicano ciò che sei realmente, ciò che temevo. Ma ora sei qui con noi e non potrà accadere nulla di male né a te né a noi. Forza continuiamo a mangiare!!” incitò il Nonno.
“Hanno un significato, Nonno? Perché li ho da sempre?” domandai istintivamente curiosa.
“Non pensarci ora, cara. Quando sarà il momento ne parleremo.” e volteggiando tornò al suo posto, senza proferir parola.
Nessun altro osò fare ulteriori domande e dopo esserci riempiti la pancia, tornammo alle nostre mansioni della giornata.

***

Dall'alto una coppia di uomini stavano osservando silenziosamente la scena.
“Eccoli li i miei maledetti vestiti! Cosa ci fa una splendida ragazza come quella in mezzo ai boschi e per di più in compagnia di quegli esseri infernali?” bisbigliò il primo.
“Non ne ho idea. Ma pare sia loro conoscente... ho sentito di una ragazza dispersa nei boschi, circa un mese e mezzo fa mi pare. La cercavano lo stregone Rasmussen, il capitano del Palazzo e i suoi uomini. Il primo è stato degradato dopo un mese di vane ricerche. Gli altri ogni settimana pattugliano il bosco. Dovremmo andare al Palazzo e comunicare la scoperta. Probabilmente ci sarà una ricompensa!”
"Sì, ma come li raggiungiamo là sotto?"
"Qui fuori ho visto una grotta. Potrebbe esserci un passaggio che porta a questa. Scendiamo!".
Stabilito il piano, la coppia scese lungo le pareti scoscese, pronta ad agire.
Quando trovarono la grotta ostruita, non restò loro che tornare indietro e raggiungere velocemente il Palazzo per vendere le loro informazioni e richiedere aiuto.

  
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