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Autore: Neese    29/09/2012    0 recensioni
Quando sai da dove vieni, chi sono i tuoi genitori o parenti, quando hai ricordi del tuo passato e amici su cui contare, la vita ti potrebbe apparire dura d'affrontare, ma qualcuno ti spronerà sempre ad andare avanti. Tuttavia, se non hai nulla di tutto ciò, che senso ha vivere? Chi ti ha permesso di nascere e con quale scopo? Ce la farai da solo? Quanto sei disposto a rischiare?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima cosa che vidi appena aprii i miei occhi fu... Luce! Una luce forte e bianca che filtrava attraverso...
In quell'istante, proprio allora, mi resi conto di non sapere nulla. Dov’ero? Chi ero? Cos'ero? Tra me e il bagliore iniziò ad essermi chiara la presenza di uno strato sottile e leggero, che mi separava da tutto ciò che mi stava attorno. Provai a muovere le mie gambe (erano quello no?), le mie braccia e le mani. Portai le dita di fronte ai miei occhi e le osservai attentamente per la prima volta: mi parevano cosi... fragili! Ruotai le mani fino a toccare il tessuto che mi circondava: sembrava fatto d’infiniti filamenti trasparenti. Toccarli con i polpastrelli mi dava quello che pensavo fosse... il solletico! Quella sensazione piacevole generò in me un suono nuovo, non me ne rendevo conto, ma avevo appena riso per la prima volta. Ad un certo punto sentii altri suoni attorno a me e vidi volteggiare tra me e l'immensa luce, un esserino minuscolo. Era come se stesse controllando se ero sveglia o no: si avvicinò ai miei occhi a tale velocità che istintivamente li serrai. L'esserino rise divertito dalla mia reazione generando un rumore di foglie scroscianti. Lentamente, aprii gli occhi per controllare dove fosse finito e lo vidi fermo pochi centimetri sopra la mia testa. Sorrideva e mi faceva segno di seguirlo. Ma come potevo se ero imprigionata nel tessuto trasparente? Allungai le mani per allontanare quell'intreccio di fili e cercando di sollevarmi ruppi ciò che era stato il mio bozzolo. Da seduta riuscii a vedere tutto attorno a me. Era un posto magnifico. La sorpresa mi tolse il fiato: ero al centro di una radura illuminata dal sole e, tutto attorno a me, crescevano piccoli fiori di ogni colore. L'esserino notò il mio sguardo deliziato e veleggiando sul prato raccolse un piccolo mazzo di fiorellini. Quando tornò da me, allungai le mani per afferrare quel bouquet, ma rapidamente deviò direzione e sentii che stava passando gli steli dei fiori tra i miei capelli. Tornò di fronte a me, ridacchiando, e, sfiorandomi una mano, richiese di esser seguita. Da seduta che ero, provai lentamente a issarmi in piedi. Con molta fatica e perdendo di tanto in tanto l'equilibrio, la segui attraverso gli innumerevoli alberi e cespugli del bosco. Ogni aspetto del paesaggio era per me una cosa nuova, tant'è che ad ogni passo mi fermavo a sfiorare un elemento sconosciuto. Un tronco, una foglia, un masso, ognuno dava una sensazione diversa e nuova.

Passo dopo passo raggiungemmo un fiumiciattolo, poco profondo. L'acqua faceva uno strano suono, era come... un gorgoglio rilassante. Vedevo all'interno altri esseri in movimento, più piccoli di quello che mi stava guidando, ma dalla forma assai bizzarra. Chinandomi a terra, vicino alla sponda del fiume, allungai la mano per arrivare a sfiorare la superficie del fiume. Che gelida era l'acqua! E quanto erano veloci gli abitanti del fiume a sfuggire dal mio tocco. L'immagine della mia mano al di sotto dell'acqua corrente mi appariva distorta e sporgendomi vidi per la prima volta il riflesso del mio volto.
I miei capelli erano di un rosso brillante, gli occhi mi apparivano di un intenso Verde-Acqua e molto grandi. La pelle del viso, come quella delle mie mani appariva candida, sulle guance avevo delle piccole macchioline sperse, il mio naso appariva piccino e teso in modo lieve all'insù. La linea sottile delle mie sopracciglia seguiva il contorno dei miei occhi e tutto il mio viso appariva come un grazioso ovale, contenente una bocca piccina, ma dalle labbra rosate. Sfiorai con le dita ogni lineamento del mio volto, come per rendermi conto che quella che vedevo ero realmente io. Nel mentre, alcuni dei fiori, dai capelli, scivolarono in acqua e mi ritrovai ad osservarli sparire tra le onde del fiume, chiedendomi che fine avrebbero fatto. All'improvviso sentii provenire dall'altra parte del fiume dei nuovi suoni. La mia accompagnatrice parve allarmarsi e insistentemente mi fece segno di allontanarmi dalla sponda per raggiungere l'interno del bosco. Mi scoprii restia ad andarmene da quel fiume dalle acque accoglienti, ma la paura di ciò che stava dall'altra parte ebbe la meglio e, rapidamente e con una maggior stabilità sulle gambe, raggiunsi la mia guida.
Passarono parecchie ore prima che lei decidesse di fermarsi. Non eravamo andate di fretta, tuttavia ero esausta. Con un ultimo sforzo mi fece segno di entrare nella quercia vicino alla grotta davanti alla quale avevamo sostato. Feci per sedermi quando tutto intorno a me sparì e non vidi altro che oscurità. Un attimo dopo, la scatola in cui ero stata rinchiusa, iniziò a muoversi sballottandomi a destra e sinistra. La sentivo chiaramente precipitare. Dove esattamente non so. Passarono pochi secondi, che a me parvero un'eternità, senza che smettessi un attimo di gridare, e alla fine atterrai con un tonfo attutito da qualcosa sotto di me. Il mio trasportino si spalancò permettendomi di vedere dove ero stata catapultata. Era come un'enorme grotta, ma col soffitto crollato da cui entravano i tenui raggi di sole. Le pareti erano tappezzate di rampicanti fioriti e di minuscole casette per la moltitudine di esserini che, come la mia guida, abitavano li. Un fiumicello attraversava per il lungo quell'anfratto naturale, ma, a differenza di quello che avevo visto in precedenza, era privo di vita al suo interno. Assorta nel contemplare quello spettacolo, la mia accompagnatrice comparve di fronte ai miei occhi, entusiasta. Non stava più nella pelle dalla gioia, ma ero indecisa su cosa fare e rimasi seduta nel mio abitacolo a osservare quello che accadeva tutto attorno a me. Dagli anfratti, dai fiori, dagli alberi e da ogni dove iniziarono ad apparire centinaia e centinaia di esserini di ogni colore e aspetto, tutti decisi a raggiungere me e la loro compagna. Molti portavano, tra le loro leggerissime braccia, delicati fiori e piccole bacche, i primi mi furono posti in capo, le seconde mi furono adagiate tra le mani. 
Raggruppatisi tutti attorno a me in un arcobaleno di colori e forme, permisero, a colui che pareva il più anziano di tutti, di raggiungermi e osservarmi. Il suo viso, come quello di tutti i presenti, era teso in un ampio sorriso e, librandosi attorno a me, studiò il mio aspetto da ogni angolazione.
“Finalmente eccoti qui! Benvenuta, mia cara, nel nostro umile anfratto, che noi chiamiamo Casa!” esclamò una volta tornato di fronte al mio volto, ma a debita distanza. “Sai dirmi da dove vieni o cosa ci facessi in quel bozzolo nel mezzo del nostro amato bosco? Ti abbiamo osservata crescere per mesi al suo interno, da una creaturina minuscola come noi, a ciò che sei ora!” 
Probabilmente, osservando le mie esterrefatte espressioni facciali, intuì che non fossi in grado di esprimermi in alcun modo, non disponendo di alcuna conoscenza.
“Fogliolina... ma da quando si è destata, ha mai proferito parola?”
“No, Nonno. Nessunissima” gli rispose la mia guida, che scoprii portare lo stesso nome del suono della sua risata.
“Direi che è il caso di rimediare allora... non vi pare?” chiese il Nonno alla sua famiglia che rispose subito affermativamente con gioia. “Seguici, ti mostriamo il nostro Mondo!”
Con un sorrisone stampato sul volto rugoso, mi tese la minuscola mano e, una volta afferratomi il mignolino, mi condusse al di fuori del mio abitacolo verso il loro Mondo Incantato.

  
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