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Autore: Friedrike    30/09/2012    3 recensioni
Ludwig Beilschmidt e Feliciano Vargas in un contesto 'normale'.
Non sono più Nazioni, non hanno più il peso delle Guerre alle spalle, non le hanno combattute.
Sono due universitari poco più che ventenni, vivono a Berlino, il tedesco perché vi è nato, l'altro perché vi studia arte, essendo la Capitale Tedesca uno dei centri migliori al mondo per la cultura giovanile europea.
All'inizio non si parlano nemmeno, solo ogni tanto s'incontrano grazie all'associazione a cui entrambi prendono parte, l'AIESEC (realmente esistente), che comprende giovani iscritti alle università di tutto il mondo.
Col passare del tempo, tra loro nasce qualcosa ed oggi sono innamorati.
Ne hanno passate tante, entrambi, ed hanno capito che solo insieme stanno bene.
Ma non tutti accettano la loro unione..
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dovunque sarai, ti amerò per sempre.'
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-Sei nerovso, per caso?- chiede ridacchiando l'italiano mentre le sue mani arrivano sul colletto della camicia bianca e la sistemano per bene, facendo poi lo stesso con la cravatta.
-N-nein..- risponde l'altro, poco convinto.
Ma lo sa: non sa mentire.
E questa è una cosa che Felì adora, la trova adorabile e sopratutto molto utile.
Finiscono di prepararsi, quindi scendono dall'hotel e salgono in 
macchina.
Almeno, può guidare il biondo. Almeno questo gli è consentito!
-Stai tranquillo, non sono così terribili!- cerca di rassicurarlo, accarezzandogli dolcemente i capelli dorati alla luce del sole di prima estate ed ottiene un piccolo sorriso incerto, come risposta.
Non ci mettono troppo ad arrivare, così Ludwig toglie la radio interrompendo così le note di 'Millionär' dei Die Prinzen. Peccato, quel gruppo gli piace proprio tanto.
La sta giusto canticchiando, a fior di labbra.

" Was soll ich tun? Was soll ich machen?
Bin von Kummer schon halb krank,
hab' mir schon ein paar Mal aberlegt,
vielleicht knackst du eine Bank.
Doch das ist leider sehr gefahrlich
bestimmt werd' ich gefasst,
und ausserdem bin ich doch ehrlich
und will nicht in den Knast! "

Mette lo stereo nell'apposita custodia e scende dalla macchina, lo stesso fa Felì e gli si avvicina prendendogli la mano sinistra, visto che con l'altra li avrebbe poi salutati, i genitori del moro.
Cielo. Ancora non ci crede. Sta per conoscerli! 
Che ansia! E suo fratello, poi.. sa di non essere molto apprezzato da lui.
Ma non gli ha mai fatto nulla, forse nemmeno si sono nemmeno mai visti. Ah, no, una volta, forse, ma di sfuggita. Dev'essere una sorta di gelosia fraterna o qualcosa del genere.
Feliciano ricorda ancora quanto sia stato complicato confessare che lui sì ha una persona che ama, ma che questa persona non è una ragazza, bensì un altro ragazzo.
Sapeva che non l'avrebbero presa bene, non subito almeno, poi per fortuna aveva trovato il coraggio e gliel'aveva detto.
I suoi genitori dapprima erano rimasti sconvolti e non sapevano che cosa dire ma col tempo hanno accettato la sua omosessualità con serenità ed adesso è arrivato il momento di conoscere il genero.
Romano non ha mai avuto pregiudizi, invece, ma non voleva né vuol tuttora accettare il tedesco.
Deve farlo, però.
Lud si avvicina ai genitori del suo fidanzato: è gente semplice. Lui è un uomo grassoccio, con dei bei baffoni, non molto alto. Lei una graziosa signora, con i capelli ricci scuri, legati in una crocchia alla base della nuca, con gli occhi chiari, con un gran sorriso, così simile a quello del figlio da fare quasi impressione.
E' una bella donna, sì, decisamente, ed il figlio minore se ne vanta spesso.
E, ovviamente, entrambi sono magnificamente vestiti - italiani!
Gli si avvicinano con fare allegro ma contenuto, lui porge la mano al giovane, in segno di saluto.
Il biondo ricambia la stretta, forte, deciso, senza esitazione ed accenna un sorriso cordiale.
-E' un piace conoscervi..-
Dice in italiano.
La lingua non è un problema, oramai l'ha imparata bene e non ha più alcuna difficoltà, per fortuna.
Poi si avvicina alla donna e la saluta con meno forza, ma stringendole ugualmente la mano e sorridendo in modo poco più dolce, facendo poi un cenno col capo.
Ecco. Ed ora come salutare Romano?
Non si crea questo problema, perché lui rimane in disparte con le braccia incrociate al petto, a scrutarlo in malo modo.
-F-fratellone, non vieni a salutarci?- chiede il fratello titubante ed un po' a disagio..
Non sa che fare, il tedesco, perciò rimane in silenzio. 
-Romà, vieni a salutare!- lo rimprovera il padre senza però alterarsi troppo. Non gli piace sgridare i figli, non in presenza d'altri, e poi sono grandi oramai.
Il più grande dei due fratelli vorrebbe mandarli tutti a quel paese, tuttavia si avvicina ed accenna un saluto, togliendosi il cappello dalla nuca e gli occhiali da sole.
-Ciao, Romano- saluta garbatamente Ludwig. 
La madre rivolge un'occhiata di rimprovero al figlio.
-Com'è andato il viaggio, ieri, caro? Ti sei riposato per bene? Spero non sia stato troppo stancante..- si affretta ad aggiungere, sinceramente preoccupata per la sua salute.
Aveva sempre sentito parlare bene di quel ragazzo venuto da un altro paese perciò lo ha 'preso a cuore.' Inoltre rende felice suo figlio e questa è la cosa più importante di tutte -da quando stanno insieme Feliciano è molto più sereno e non ha più incubi. 
E poi sa bene che lei è molto apprensiva, da come ne parla l'italiano, si capiscono molte cose di lei e delle donne italiane in genere.
-E' andato bene, non si preoccupi.- 
L'unica risposta accompagnata da un sorriso.
Dopodiché s'incamminano tutti verso il ristorante lì vicino.
Davanti i due genitori, che camminano a braccetto, dopo la neo-coppia che cammina stringendo la mano e dietro, da solo, l'ultimo Vargas.
Non che lo escludessero: suo fratello cerca di coinvolgerlo e così fa Ludwig ma trovano davanti un muro, entrambi, fatto di risposte brevi e monosillabe, perciò dopo essersi scambiati un'occhiata rinunciano entrambi. L'italiano sospira, il tedesco gli sorride, come per dirgli che non fa nulla, che va tutto bene.
Arrivati al tavolo, si accomodano tutti, l'asociale accanto la madre, il padre a capotavola, i due ragazzi seduti vicini.
E' un agriturismo quello, perciò il menù è già stabilito ed è a base di carne. 
Meglio, perché al tedesco il pesce non piace particolarmente. 
Mentre il suo compagno inizia a mangiare del pane che lui rifiuta per non rovinarsi l'appetito -e perché sa che gli saranno rivolte presto delle domande a cui dovrà per forza rispondere- lui dà un'occhiata intorno, senza però sbilanciarsi troppo.
-E' bello qui.. mi piace.- commenta quasi tra sé. 
Incontra gli occhi chiari della donna ed accenna un sorriso timido, lei sorride solare.
-Allora, raccontaci: ti piace l'Italia?- 
-J-ehm, sì, adoro l'Italia. Quand'ero bambino ho vissuto per circa sei anni al Nord, vicino Firenze, perciò conosco da molto la lingua e la cultura italiana mi è ormai familiare- spiega con calma, sentendosi un po' in ansia per tutti quegl'occhi puntati addosso, cerca solo di non pensarci.
Adesso, lui vive a Berlino, che è considerata uno dei centri della cultura giovanile europea, dove tanti ragazzi continuano a trasferirsi ogni anno. 
Ecco dove si sono conosciuti: Feliciano è un artista, lui dipinge, restaura, crea, studia tutto ciò riguardi l'arte all'Università tedesca. Si sono conosciuti lì, nella capitale.
Entrambi hanno partecipato ad un progetto che vede riuniti giovani da tutto il mondo, giapponesi, americani, inglesi, francesi, russi, cinesi e di tutte le altre nazionalità, iscritti ad una qualche università. 
Questo progetto è l'AIESEC.
Il biondo studia economia all'Università, ma già lavora in una ditta, per occuparsi della pubbliche amministrazioni. 
-Ti piacerebbe venire a vivere qui?-
Gli sa tanto di domanda trabocchetto, questa.
Della serie: 'verresti qui per far vivere nostro figlio vicino a noi?' 
Decide di dare una risposta che dovrebbe soddisfarli in pieno.
-In un periodo come questo, credo che sia giusto tenersi il proprio lavoro. A Berlino il lavoro, fortunatamente, non mi manca, per il momento. Ma se un giorno mi porterà qui o altrove, mi sposterò, non ho problemi nel farlo, mi piace viaggiare. 
Devo ammettere però che mi piacerebbe rimanere in Germania.. anche perché lì, le coppie omosessuali possono anche sposarsi.-
Porta il bicchiere riempito d'acqua alle labbra, detto ciò, notando che Felì, accanto a lui s'è appena affogato ed è arrossito.
-CHE COSA?! Brutto bastardo mangiapatate, non prov---
-Romano! Non ti permettere a chiamarlo così!- sbotta Feliciano contro il fratello. Si chiede come si permetta a definire così il suo fidanzato, visto che non ci sono mai stati scontri tra loro. E lo guarda male, cosa che non ha mai fatto in vita sua, probabilmente. Infatti l'altro si stupisce e lo guarda sorpreso.
-Abbassiamo tutti i toni, ché siamo in un luogo pubblico!- s'intromette la madre. -Cos'è questa storia del matrimonio, Feliciano?-
-Non abbiamo questa intenzione.
Stiamo insieme da poco e non abbiamo ancora fatto questo tipo di progetto. Non volevo farvi fraintendere, mi dispiace tanto- risponde Ludwig in tono pacato, facendo un cenno di scuse col capo.
Ha degnato solo di uno sguardo Romano durante quella sfuriata che, con classe, ha ignorato.
-Meglio cambiare argomento..- mormora Felì sospirando, appoggiando la guancia sulla mano.
Romano incrocia le braccia al petto e distoglie lo sguardo, ancora scosso, mentre il padre prende un'espressione imbronciata.
Portano la pasta e tutti sembrano concentrarsi sul quella, ma occorre fare andare avanti la conversazione.
Il più grande per età tra loro, l'uomo coi bei baffoni, dice rivolto a Ludwgi: -Posso farti una domanda, ragazzo?-
-Certo, dica pure.- accenna un piccolo sorriso, allontanando la forchetta dalle labbra mentre parla, per poi mangiare qualche spaghetto al sugo. 
-I tuoi genitori come.. come hanno preso questa cosa?-
-Prego?-
-Questa cosa che sei gay- sembra a disagio mentre lo chiede, chissà perché. La moglie lo guarda male, per niente contenta che abbia fatto una domanda tanto indiscreta. 
-Non mi sembra il caso,. Scusalo, Ludwig, non vogliamo metterti a disagio- dice lei cordiale, sbagliando la pronuncia del nome. Feliciano la corregge, cosa che la donna non ama.
Il tedesco, si pulisce le labbra col tovagliolo, son la massima educazione dopo aver allontanato la forchetta dalle labbra sottili ed averla riappoggiata al piatto.
Non è un argomento che ama quello.
La sua famiglia non l'ha presa per nulla beve. Suo nonno era un soldato delle SS. Suo padre, è cresciuto con quella mentalità. Sua madre no, invece, ed è riuscita a cambiare in parte il marito. In parte. Perché i pregiudizi sui gay li ha ancora. Così come alcuni altri -tipo quelli sui polacchi, poi odia i turchi. Insomma, ha ideali nazisti, per la maggior parte. E quando.. quando Ludwig è andato da lui -dopo moltissime esitazioni, a dire la verità- lui gli ha alzato le mani e lo ha buttato fuori di casa. Sua madre è rimasta indifferente. Suo fratello Gilbert, invece, ha cercato di difenderlo, ma con poco successo. A lui non importa cosa piace a Ludwig, è pur sempre il suo fratellino, potrebbe anche essere uno zoofilo per quanto gli riguarda. 
-Amore, se non vuoi parlarne, non importa..- gli dice Felì appoggiando la mano sulla sua e guardandolo. Lui sa, sa che ci soffre e che non è bello dire di avere familiari nazisti.
-Nein, non preoccuparti. I miei genitori, purtroppo, non hanno accettato la cosa e mi hanno buttato fuori casa.-
Lo dice tranquillo, come se non fosse niente, come se non lo facesse soffrire da matti da mesi, ormai; ha cercato di parlare almeno con sua madre, ma lei non vuole vederlo per non litigare con l'uomo di casa.
Lud lancia una mano sulla cicatrice che ha sul dorso della mano destra, di circa quattro centimetri. Probabilmente sarebbe scomparsa nel giro di qualche anno, ma per ora è lì a ricordarli le orribili parole che gli sono state dette.
-Oh, Santa Rita, qualche madre butta fuori di casa il proprio bambino?- commenta la donna scioccata, portando una mano sul viso, con fare sconsolato.
Lud riprende a mangiare, scrollando appena le spalle.
L'altro ragazzo lo guarda, poi sospira. Anche se lo detesta, forse un po' per lui gli dispiace, infondo.
Non passa in modo particolare, la giornata.
Semplicemente, continuano a mangiare e parlano di argomenti decisamente più leggeri. 
Dopo pranzo, Lud e Felì si allontanano per stare un po' per conto loro ed quella giornata termina così, con spensieratezza. 
Mentre sono in macchia e tornano in albergo, Felì chiede a Lud come si senta adesso. E quello risponde così: 
-E' andata bene, i tuoi genitori sono persone adorabili.-
Quasi l'hanno fatto sentire a casa. Quasi. Perché casa sua non sarebbe mai stata così. 
Ma questa, è un'altra storia.




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 Note. 

Dunque, primo appunto: Lud vive al Nord Italia per sei anni. 
Sei anni è durata la Seconda Guerra Mondale, e da essa sono passati quasi settant'anni, un periodo lontano, per questo ho scritto che vi stava 'da bambino.' Inoltre, doveva avere avuto dei contatti con l'Italia, prima di incontrare Feliciano, mi sembrava corretto. Ho scelto Firenze perché era una città ricca di Partigiani e lui, appunto, si estranea dagli ideali sbagliati del padre, perché quella città lo ha molto influenzato. Dovevo giustificare questo fatto, altrimenti non avrebbe potuto amare l'italiano.
Secondo appunto: Il padre nazista.
Ahimè, con Ludwig il nazismo c'entra abbastanza, quindi qualcosa che lo richiamasse, dovevo metterla. Questo mi è sembrata una buona soluzione (anche perché, la sottoscritta, ama l'angst.)
Facendo un rapido conto (ci ho messo una ventina di minuti buoni), doveva essere una parente che avesse almeno un'ottantina d'anni, quindi un nonno è la persona più indicata. Considerando che Roderich, ovvero, Austria, era un soldato delle SS, ed possiamo considerarlo un "parente" del tedesco, anche il nonno fa parte di questa "casta."
Anche il padre è cresciuto con questa mentalità. 
Terzo appunto: Feliciano vive a Berlino.
Lui è un artista -il Rinascimento è suo. L'arte è sua, così com'è di Berlino, lo stesso vale per la musica. E dunque ho pensato che potessa andare lì a fare l'Università, così come fanno tantissimi giovani ogni anno.
Quarto appunto: i genitori del sud.
Loro vengono da Napoli, così come Romano è la rappresentazione del Sud Italia. La cultura del sud mi è più familiare, perciò ho preferito lasciarli lì, piuttosto che a Venezia, dove comunque vivono al momento, per questioni di lavoro del padre. Classici stereotipi: Uomini semplici ma ben vestiti e molto superstizioni (questo si vedrà più avanti!). I colori, inoltre, sono quelli del sud. La pelle non troppo chiara, gli occhi scuri del padre, i capelli ricci scuri della madre. Le esclamazioni.. beh, anche. 'Santa Rita!' E lei, in quanto donna italiana, è apprensiva, infatti tende a preoccuparsi troppo che Felì prenda freddo ed appena può gli manda della pasta fatta in casa.

Ora che ho scritto più note che testo, concludo! 

Questa è la prima cosa che scrivo, perciò non siate troppo severi, per piacere!
L'ho ricontrollato venti volte circa, forse un po' di più, ma può essere che ho tralasciato degli errori; ditemelo. 
Uh-uh, devo fare la dedica, mi tocca, mi sa!
Dedico questa raccolta a due persona importanti: Carla che mi ha dato l'idea e Buch che ha sempre letto tutto e mi ha  dato fiducia. 
Grazie, ragazze, vi voglio bene. 
  
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