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Autore: Jewels5    30/09/2012    7 recensioni
Lei era drammatica.
Lui era dinamico.
Lei era precisa.
Lui era impulsivo.
Lui era James e lei era Lily, e un giorno condivisero un bacio, ma prima condivisero numerose discussioni, poiché lui era presuntuoso e lei dolce, e le questioni di cuore richiedono tempo.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Note di traduzione: Salve, dopo due settimane siamo tornate con questo bel capitolo corposo, spero tanto che sia di vostro gradimento e che apprezziate il nostro lavoro.
Beh, che dire, tradurre questa fanfiction è sempre una gioia e volevo approfittare di queste note per chiedervi una cosa: Jules, a suo tempo, scrisse e postò una OS chiamata "Snaps", che personalmente io adoro, vi piacerebbe che la traducessi? Per favore, fatemelo sapere nelle recensioni o anche nei messaggi privati; dato che siete in tanti a seguirci, mi aspetto almeno 5 risposte affermative prima di cominciare.
Ora vi lascio al capitolo, spero tanto che mi facciate sapere se siete interessati.
Abbracci,
WaitForIt


Recap: Luke Harper ha detto “ti amo” a Lily, ma lei gli ha risposto di non essere pronta a ricambiare il sentimento. James e Lily hanno deciso di provare una sorta di tentativo di amicizia. Frank ha accettato di dire ad Alice la verità su “ciò che è successo” con la quasi-suicida Carlotta Meloni.

 

Capitolo 8 – "Appuntamenti con i Corvonero"

O

"The Way We Were"

 

“Lo sai già, vero Lily?” disse Alice. Prima che la porta del dormitorio si fosse chiusa dietro di lei, la studentessa del settimo anno era entrata nella stanza, aveva guardato Lily, riconosciuto l’espressione sul volto della ragazza del sesto anno e l’aveva interpretata. Lily annuì lentamente.

“Mi dispiace tanto.”

Alice cominciò a piangere e Lily colmò la distanza tra di loro, circondando con le braccia le spalle di Alice, scosse dai singhiozzi.
 

(Una settimana dopo)

“Buongiorno,” salutò Lily, strattonando via le coperte dal letto di Alice. La studentessa del settimo anno grugnì e si girò, tentando di seppellire la sua chioma riccia sotto un cuscino.

“Vai via!” alla strega più grande uscì un grido soffocato.

“No.”

Lily.” Hestia Clearwater, amica e compagna di dormitorio di Alice, apparve dal bagno e la raggiunse in tutta fretta. Osservando la situazione, Hestia aggrottò le sopracciglia: “Sei coraggiosa Evans.”

Lily sorrise per un istante, quindi ritornò a concentrarsi sulla ragazza a letto. “Alzati, Alice.” Annunciò. “Il periodo di lutto è finito.”

Ebbafadsholoudasemminana!"

“Cosa?”

“Ho detto” cominciò Alice, girandosi di nuovo sulla schiena “che è passata solo una settimana!”

“Hai a malapena lasciato il dormitorio,” disse Lily, incrociando le braccia. “Quando non sei in classe, sei qui a letto.”

“Ha mangiato un’intera confezione di panna montata l’altra notte” Hestia informò la ragazza del sesto anno e Alice scrollò le spalle.

“Traditrice.”

“Al” disse Lily, sedendosi sul bordo del letto dell’amica, “oggi c'è la prima gita a Hogsmeade dell’anno…la tua ultima prima gita a Hogsmeade. Se non ci vai, finirai col rimpiangerlo, e se non ci vai a causa sua, finirai per rimpiangerlo anche di più.”

“Ha ragione,” ne convenne Hestia. Si sedette dall’altra parte del letto. “Alice, starò con te per tutto il tempo, non dovrai vedere nessuno che tu non voglia vedere.”

La ragazza del settimo anno si mise a sedere, togliendosi dal viso i capelli disordinati. “Non posso” gemette “Non posso affrontare il fatto che tutti quanti mi guarderanno, bisbiglieranno e si sentiranno dispiaciuti per me…discutendo se ho fatto o no la cosa giusta, o se è stata colpa mia, o se è vero che ho provato a cavare gli occhi a Carlotta Meloni.”

“Nessuna persona sana di mente crederebbe a quella storia,” le assicurò Lily, battendole affettuosamente una mano sulla spalla. “E non credi che parleranno ancora di più se non ti farai vedere? Non vuoi che pensino che tu ti stia nascondendo, no?”

“A dire la verità” confessò piano Alice “Non m’importa davvero ciò che pensano tutti. Semplicemente…non posso affrontarli. E sicuramente non posso affrontare lei.” 

“Non devi!” intervenne Hestia, “Mi assicurerò che nessuno incroci la tua strada senza che io gli abbia dato un esplicito permesso scritto per farlo.”

“Puoi andare alla Testa di Porco anziché ai Tre Manici di Scopa,” suggerì Lily. “Gli studenti difficilmente vanno là, quindi non dovrai vedere nessuno che non vuoi.”

“Manderemo un ragazzino del terzo anno a prendere tutto quello che vuoi da Zonko,” aggiunse Hestia. “Non dovremo neanche entrarci!”

“Potresti andare all’Ufficio Postale,” continuò Lily. “Gli unici che vanno lì sono i novellini…O alla Stamberga Strillante”

“Non ho intenzione di andare alla Stamberga Strillante.” Disse Hestia

“Codarda.”

Alice sospirò. “Voi due siete molto carine,” disse, “ma non voglio rovinare la gita di Hestia…passeresti l’intera giornata cercando di tirarmi su il morale…evitando le persone che non voglio vedere…e andando all’Ufficio Postale. Non posso costringerti a fare una cosa del genere.”

“Tesoro.”disse Hestia, prendendo la mano della sua amica. “Quello che voglio – quello che io e Lily vogliamo- è che tu esca da questo letto. Se te ne sarai qui, infelice, mentre io sono al villaggio, non mi divertirò comunque. Niente mi farebbe più piacere di vederti laggiù...bella e sorridente.”

“Bella e sorridente?” le fece eco Alice, andando nel panico. “No, no, non se ne parla, troppa pressione. Non posso.”

“Be', allora solo bella,” disse Lily. “O almeno pulita.” Afferrò la mano di Alice e la tirò fuori dal letto.

“Ma ho mangiato tutta quella panna montata!” si lamentò Alice. “Non entrerò dentro nessun vestito!” In quel momento indossava dei consumati pantaloni del pigiama a righe ed una maglietta delle Holyhead Harpies che doveva essere quattro taglie troppo larga.

“Siamo streghe,” le ricordò Lily. “Sono sicura che riusciremo a inventarci qualcosa.”

(Geraldine: Ottobre 1972)

Alice Geraldine Griffiths non era semplicemente una normale strega di tredici anni. Il fermaglio color bronzo che le incorniciava il bel viso allegro non apparteneva ad una ragazza nella media. I suoi occhi rotondi non guardavano semplicemente il mondo attorno a lei e quando parlava, quelle che articolava non erano mere parole.

Alice Griffiths era un angelo.

Questo almeno era quello che pensava Frank Paciock.

Ora, se il mago del terzo anno avesse almeno trovato un modo per parlarle di nuovo, avrebbe fatto qualche passo avanti.

Era stato molto più semplice innamorarsi della strega quando erano solo al primo o al secondo anno, rimuginò Frank (mentre mangiava tetro il suo porridge una mattina di ottobre), perché nessuno si aspetta che un ragazzino di undici o dodici anni parli alle ragazze. Ma la loro prima gita a Hogsmeade si stava avvicinando, ed almeno altri due compagni di corso avevano chiesto a delle ragazze un “appuntamento”. Quando Gideon Prewett –un ragazzo del quarto anno, ma anche amico di Frank- gli aveva chiesto se c’era qualcuna che gli sarebbe piaciuto portare, gli era venuta in mente solo una ragazza che aveva riccioli bruno-dorati ed il sorriso di un angelo.

Alice Geraldine Griffiths.

La perfezione.

Ma dal momento in cui Frank aveva pensato a lei in quel modo, si era accorto che il meccanismo che di solito gli permetteva di parlare aveva un malfunzionamento ogni volta che la ragazza in questione occupava uno spazio circolare di sei metri di raggio attorno a lui…un certo inconveniente, considerando che aveva in programma di chiederle di uscire, diventare il suo ragazzo, sposarla, vivere felici, fare qualsiasi altra cosa con lei eccetera eccetera.

Sì, avrebbe dovuto certamente sistemare l’intera faccenda “del parlare”…ed alla svelta. Gideon aveva detto che anche un ragazzo del quinto anno che si chiamava Logan ci avrebbe provato con Alice Griffiths. Frank avrebbe scommesso che quest’imbecille di Logan non sapeva il suo secondo nome. Frank, comunque, lo sapeva. Alice Geraldine Griffiths era davvero un bellissimo nome.

“Tesoro,” stava dicendo Hestia Clearwater, mentre Alice era in piedi non distante da lei, sorridendo come una pazza. “Non ti capisco a volte. È assolutamente stupendo.

“È un Serpeverde,” replicò Alice incerta e Frank (che stava origliando vergognosamente) si sentì contorcere le viscere nel sapere che stavano sicuramente parlando di quell'idiota di Logan. “È molto carino,” aggiunse, “ma lo conosco a malapena. Se dovessi andare a Hogsmeade con un ragazzo per la primissima volta, voglio che sia qualcuno con cui sono a mio agio…”

“Se vuoi andarci con qualcuno con cui ti senti a tuo agio, dovresti uscire con me,” argomentò Hestia. “Io credo che tu debba accettare il suo invito. Non è una cosa da tutti i giorni che un ragazzo del quinto anno chieda di uscire ad una due anni più piccola.”

“Be',” rispose Alice con orgoglio, uno scintillio nei suoi occhi nocciola. “Io sono molto matura.” Entrambe le ragazze ridacchiarono.

“Comunque,” continuò Hestia di lì a poco “Devo finire Antiche Rune. Ci vediamo alla seconda ora, va bene?”

“Va bene, a dopo!” disse Alice, mentre la sua amica si allontanava in tutta fretta.

Dopo una breve occhiata pensierosa, la giovane strega prese posto al tavolo di Grifondoro. Si versò un bicchiere di succo di zucca e, alzando lo sguardo da sopra il bicchiere, disse: “Buongiorno, Frank.”

Frank fece finta di non averla fissata per tutto quel tempo. Un soffice boccolo rimbalzò davanti agli occhi di lei. “Buongior…ciao, Alice!” Trasalì lui.

“Come stai?” gli chiese lei, sorridendo. “Non parliamo da secoli…”

(Tredici giorni, contando la volta in cui Frank aveva provato a parlare con lei dopo Trasfigurazione, ma era andato nel pallone ed aveva fatto finta di tossire).

“I-immagino di no.” Be', almeno quella era tecnicamente una frase completa.

“Stavo cominciando a pensare che fossi arrabbiato con me,” continuò timidamente Alice, guardandolo con la coda dell'occhio.

“Voglio dire, martedì scorso eravamo in coppia a Pozioni e non mi hai detto una parola.”

“Io ero…ehm…avevo mal di gola.”

“Oh. Mi dispiace! Spero di non essere stata scortese.”

“No…no, sei stata…” (Perfetta) “carina a chiedere.”

“Bene sono…contenta.” Alice finì il suo succo di zucca. “Farei meglio a prepararmi per Babbanologia…” disse, ma rimase seduta.

“A-ah. Non fai colazione?”

“Ho già mangiato.”

“Davvero?” chiese troppo entusiasticamente. “Voglio dire – questo...è un bene. È, salutare, sai, mangiare…presto.” Frank si annotò mentalmente di non riportare niente di questa conversazione a Gideon o…a chiunque altro. Mai.

Alice annuì, chiaramente sconcertata. Si alzò dal tavolo. “Bene. Immagino che ci vedremo a…”

“Aspetta,” la interruppe Frank, alzandosi anche lui. Lei aspettò. “Andrai a Hogsmeade con quel cret…ragazzo…Logan?”

Alice arrossì. “Non ho ancora deciso. Perché…?”

“Te l’ho chiesto perché, nel caso non ci andassi, forse vorresti venire con me?” disse Frank, molto, molto velocemente. Alice si illuminò considerevolmente, il che fece venire i brividi lungo la schiena al ragazzo.

“Come…come amici, intendi?” chiese, mordicchiandosi le labbra.

Il suo cuore affondò. “Sì. Sì, certo, come…come amici.”

Le labbra rosee di Alice si accigliarono un pochino. “Be'…penso che sarebbe molto carino.” Disse. “Mi piacerebbe andarci con te come…amici.” Quindi cominciò ad allontanarsi.

Frank si schiaffeggiò – letteralmente e fisicamente, perché non era possibile che potesse essere un simile, stupido codardo. Era un Grifondoro, per l’amor del cielo. “Aspetta, Alice!” Disse di nuovo, precipitandosi per raggiungere la strega in ritirata. “Non intendevo dire questo. Voglio dire…quello che intendevo era: non voglio andare con te a Hogsmeade come amici, voglio andarci come…come…”

“Un appuntamento?” finì Alice, illuminandosi. Lui annuì. “Okay.”

“Okay?”

“Okay, verrò con te ad un appuntamento a Hogsmeade.”

“Davvero?”

“Sì!” Alice era senza dubbio raggiante, non appena lo raggiunse, prese la mano di Frank, e – piegandosi in avanti- lo baciò sulla guancia. “Ci vediamo qui verso le nove?”

“Cosa? Sì. Sì, va bene. Nove.”

“Okay.”

“Okay.”

La ragazza se ne andò praticamente saltellando. Perfetta.

(Giorno d'oggi: Kathy Pritchard)

“Kathy Pritchard è molto carina,” osservò Sirius Black, seduto di fronte ad un’infelice Marlene Price. La bionda era seduta –precedentemente da sola – ad un tavolo del locale Tre Manici di Scopa a Hogsmeade sorseggiando burrobirra, e aveva l’aspetto di una a cui era appena morto il gatto. 

“Che intendi dire?”chiese Marlene, alzando lo sguardo, colta di sorpresa. Sirius fece un largo sorriso alla sua compagna del sesto anno, mentre anche Remus Lupin e Peter Minus si univano ai due al bancone.

“Che Kathy Pritchard è molto carina,” ripetè Sirius innocentemente. “Quella laggiù è Kathy Pritchard, giusto? La ragazza asiatica con la sciarpa blu ed un accompagnatore?”

Marlene lanciò uno sguardo dall'altra parte del locale, schiarendosi la gola. “Sì, è Kathy Pritchard. Ma non so di cosa tu stia parlando.”

“Scommetto che lo sai” disse Sirius. “Non lo pensi anche tu, Lupin?”

“Non mi coinvolgere nei tuoi provocatori metodi di auto-elevazione,” replicò Remus. Sirius corrugò la fronte.

“Che ne sai tu di auto-elevazione, Moony?”

“Che schifo! Possiamo chiudere qui questa conversazione?”

“Non sapevo che Kathy Pritchard uscisse con Adam McKinnon,” osservò Peter con naturalezza, guardando verso il tavolo dove sedeva la coppia che rideva sopra i boccali di Burrobirra e focaccine. 

“Neanche io lo sapevo,” disse Sirius con una significativa occhiata a Marlene. “E tu, deliziosa signorina Price?”

“Forse mi ha accennato qualcosa riguardo all’averle chiesto di uscire,” rispose Marlene semplicemente. “E credo che siano…una bella coppia, sai. Kathy Prichard è molto carina.”

“Mmm, abbastanza,” disse Sirius asciutto. “E tu? Dov’è il tuo ragazzo? Non riesco a pensare ad sola una ragione al mondo per cui una ragazza come te venga lasciata sola ai Tre Manici di Scopa proprio ora.”

“Mi vedo con Miles più tardi,” gli rispose Marlene dignitosamente. “E perché voi non avete un appuntamento? E dov’è James?”

“Be',” cominciò Padfoot, “Peter non ha un appuntamento perché non ha il fegato di chiedere ad una ragazza di uscire, Remus è gay ed io ritengo che stare con una sola ragazza sarebbe limitante ed una grande privazione per l’intero mondo femminile.”

“Io ce l'ho il fegato!”

“Ed io non sono gay.” Remus lanciò un’occhiataccia al suo amico. “Ignora tutto ciò che dice, Marlene. Probabilmente ha fumato qualche sostanza illecita. James aveva un appuntamento con una  Corvonero…perciò non c’è.”

Marlene annuì. Si ritrovò a far vagare il suo sguardo verso il tavolo di Adam e Kathy. “Sono…sono davvero una bella coppia.” Disse in modo forzato. I tre Malandrini annuirono, senza incrociare il suo sguardo. “Cosa? Perché siete così strani?”

“Non lo siamo” squittì Peter.

“Seriamente, ragazzi,” disse Marlene, “Sto bene. Miles sarà qui…presto.”

“Quanto presto?” chiese Remus.

“Alle due.”

“Erano le due tre ore fa.” Osservò Peter.

“So aspettare.” Si difese la bionda. “Miles ed io non siamo una di quelle coppie che devono passare ogni secondo assieme o che…”

“Si piacciono a vicenda?” finì Sirius. “Davvero, Marlene, puoi avere di meglio.” 

Per favore. Miles è davvero intelligente. In più è carino e piuttosto atletico.” E sentì un moto di orgoglio, sapendo che stava dicendo il vero. I Malandrini sembravano meno impressionati. 

“È anche decisamente assente, Marlene” sottolineò Sirius. “Va bene…” prima che potesse rispondere. “Non ho mai.” Alzò entrambe le mani. E Marlene gli lanciò uno sguardo interrogativo.

“Non ho mai?”

“Sì. Non ho mai. Il gioco.” Marlene continuava a non capire, ed il Malandrino sospirò. “Buon Dio, ma che fanno le donne quando bevono?” Non conosci il gioco del non ho mai?” Scosse la testa. “Abbiamo bisogno di alcolici. Passami la tua borsa, Moony.”

“Non ho dei liquori qui dentro.” Disse Remus passandogli comunque la borsa.

“Sì che ce l'hai. Ce l’ho messi io prima di venire qui.” Remus non protestò nemmeno. Sirius afferrò il boccale vuoto della Burrobirra di Marlene e prendendo dalla borsa una bottiglia di vetro scuro, ne versò il contenuto nel boccale. Il liquido ambrato raggiunse l’orlo del bicchiere e quando Sirius mise giù la bottiglia, tirò di nuovo su entrambe le mani.

“Mani in su, tutti. Anche tu, Wormtail.” Remus, Peter e Marlene lo imitarono tutti con riluttanza. “Ora, la maggior parte di voi sa come si gioca, ma per quelli che non lo sanno…” (sguardo significativo verso Marlene) “…Andrò io per primo. Non ho mai avuto i capelli biondi.”

“Be', ovviamente” disse Marlene. Peter, comunque, sospirò pesantemente e prese un sorso dal boccale. Sussultò al bruciore dell’alcolico e quindi fece scivolare il bicchiere lungo il tavolo verso Marlene.

“Devi bere,” le disse Remus, lanciando un’occhiata a Sirius. “Hai i capelli biondi.” Marlene si strinse nelle spalle.

“Che gioco stupido.”

“Non ti preoccupare,” la rassicurò Peter, “Il prossimo è il tuo turno.” Prese un sorso di whiskey incendiario, lasciandosi scappare anche lei una smorfia.

“Ora tu e Peter avete nove dita,” la informò Sirius. “Chi raggiunge zero dita è il più grande cretino di sempre. È il tuo turno, Price.”

Marlene ci pensò su un momento. “Io non ho mai pomiciato con una ragazza.”

Sirius bevve un sorso con orgoglio, cercando di impedire ai suoi amici di fare lo stesso, cosa che fece protestare Peter, alzare gli occhi al cielo a Remus e ridere Marlene. Adam McKinnon le lanciò un’occhiata da sopra il suo tavolo, ma lei non se ne accorse.

 

(Primo Appuntamento: Novembre, 1973)

"Mi sono innamorata," annunciò la quattordicenne Marlene Price, lasciandosi cadere nell'unico posto vacante accanto a Mary Macdonald al tavolo dei Tre Manici di Scopa. Mary rise, e gli altri occupanti -che erano molto meno abituati alla migliore amica di Mary- si scambiarono sguardi sconcertati.

"Gente," iniziò Mary, indicando l'amica, "Questa è Marlene. Marlene, questa è... la gente."

Non era proprio tutta gente a caso, come osservò Marlene un minuto più tardi. C'era Ule Kellis (uno del quinto anno che aveva una cotta per Mary), Milton Shutterby (un Tassorosso che aveva una cotta per Mary), Derrix Chips (un terzo anno di Corvonero che aveva una cotta per Mary), ed Adam McKinnon. Solo l'ultimo sapeva chi era Marlene, anche se la loro conoscenza era limitata al vedersi in giro. Tuttavia, Marlene fece un cenno a tutti loro, arrossendo leggermente, perché si era resa conto che aveva appena dichiarato il suo amore ad un tavolo pieno di sconosciuti.

"Allora," disse Mary, quando la tavolata finì di salutare. "Se ho ben capito il primo appuntamento con Miles Stimpson è andato bene?"

"Molto bene," confermò Marlene. "Miles è fantastico. Sa così tanto di tanti argomenti, e..." ma quella conversazione sarebbe avvenuta meglio nella privacy del dormitorio femminile del quarto anno di Grifondoro; "...Tutto qua. Cosa state combinato voi altri, allora?"

"Mary ci stava solo raccontando dei suoi genitori," disse Derrix, inviando uno sguardo luminoso verso la strega in questione. "Ora Mary, potresti spiegarci di nuovo quello che fa esattamente un fruttivendolo?"

Marlene era fin troppo abituata a quel tipo di comportamento quando si trattava della sua migliore amica. I ragazzi si accalcavano in massa attorno a lei. Forse era per questo che Marlene aveva accettato con così tanto entusiasmo l'invito Miles Stimpson ad accompagnarlo a Hogsmeade quel fine settimana. Gli appuntamenti erano qualcosa per cui Mary riceveva inviti di continuo, ma questo era il primo in assoluto per Marlene, e Miles, il più giovane membro della squadra di Quidditch di Corvonero, aveva superato tutte le aspettative. Aveva un bel sorriso.

"Te l'ho spiegato almeno una dozzina di volte," replicò Mary stancamente. "Ho sete. Penso che andrò a prendermi un'altra burrobirra."

Fece per alzarsi, e Ule, Milton, e Derrix la imitarono. "Vado io a prendertela," si offrì Ule.

"No, lascia fare a me!" disse Derrix.

"Per favore, sarei onorato..." si aggiunse Milton. I tre ragazzi si affrettarono verso il bar e Mary, che non aveva nemmeno preso la borsa, strizzò l'occhio a Marlene, per poi seguirli. Marlene fu lasciata sola con Adam McKinnon- un altro quarto anno di Grifondoro e assolutamente fuori luogo in quella coalizione di ammiratori di Mary Macdonald.

"Ciao," disse Marlene, mentre aspettavano che Mary—e il suo fan club—tornassero.

"Ciao," rispose Adam.

"Come sei finito in mezzo a tutto questo?" chiese la bionda. Adam sogghignò.

"Il mio migliore amico ha un appuntamento con una ragazza," le spiegò. "E Mary era da sola quando sono arrivato... stavamo parlando quando sono spuntati gli altri tre."

"Questa storia mi è familiare," sospirò Marlene, ma lo disse ridendo, perchè quel giorno...quel giorno niente poteva andare storto.

"Eri ad un appuntamente, ho capito bene?" chiese Adam. Marlene annuì.

"Miles Stimpson. È portiere nella squadra di Corvonero."

"Giusto... è una riserva, non è vero?"

Marlene, non meno colpita, confermò l'informazione. "Mi ha chiesto di essere la sua ragazza," aggiunse, perchè quella notizia era troppo bella per aspettare a dirla.

"Capisco. Be'... congratulazioni."

"Grazie."

Un silenzio imbarazzante si inserì per un momento tra i due. Marlene batté il piede a terra, sperando che Mary si sbrigasse. Non era stata per niente a disagio con Miles, pensò. Lui aveva sempre così tanto da raccontare.

"I la-la-la-love the way you've cursed my name..." cantò RSN in sottofondo. In onda c'era la nuova canzone dei Cockatrice ed una delle preferite di Marlene.

"Adoro questa canzone," disse lei, più a se stessa che al suo compagno.

Adam alzò gli occhi dalla sua burrobirra, chiaramente sorpreso. "Anche io," disse. "Non sapevo ti piacessero i Cockatrice."

"Oh, sì, sono fantastici. Hai sentito 'Spells and Spills?'"

"Certo! L'intero album è favoloso!"

"Lo pensi anche tu? Mary dice che è noioso, ma l'assolo di chitarra alla fine della quarta traccia mi piace un sacco..."

"'Round and Round?' Oh, sì, é geniale. Sai, probabilmente sei l'unica ragazza che conosco a cui piacciono i Cockatrice".

"Lily Evans mi ha fatto conoscere la maggior parte della musica non-babbana",ammise Marlene. "Ha così tanti dischi; cercare sotto il suo letto è come andare in un negozio di musica. Ti piace la musica babbana?"

"Non conosco nessuna canzone."

"Ti dovrò prestare qualcosa dei Pink Floyd. Hanno più o meno la stessa atmosfera dei Cockatrice, addirittura più particolare."

Adam inarcò le sopracciglia. "Quello non è possibile."

"Lo è. Ti piacciono gli Hate Potion?"

"A chi non piacciono? Il loro primo album è il primo che abbia mai comprato."

"Davvero?" chiese Marlene, entusiasta. "Che buffo—è stato il primo album di musica magica che abbia mai comprato! Certo, il loro secondo disco non era al livello del primo..."

"No, ma un paio di canzoni erano assolutamente splendide. Ad esempio..."

"'Unlucky Thirteen?'"

"Sì—è la mia canzone preferita."

Marlene sorrise radiosamente. "Te ne intendi di musica."

"Anche tu," concesse Adam, accennando un inchino con il capo. Marlene rise, mentre Mary tornava al tavolo (con gli altri tre, portando due calici di Burrobirra ciascuno).

Più tardi quella sera, Mary e Marlene entrarono nel negozio di caramelle di Mielandia, dopo essere riuscite a seminare il seguito della prima. "Allora, di cosa stavate parlato tu e Adam McKinnon?" chiese Mary casualmente, esaminando un muro di cioccolato.

"Musica," le rispose Marlene. "Se ne intende. Mi sorprende non averci parlato prima d'ora. Come siete diventati amici voi due?"

"Non lo siamo, in realtà," disse Mary con un'alzata di spalle. "Lo conosco poco. Siamo stati compagni di calderone a Pozione un paio di volte l'anno scorso."

"Sembra uno a posto."

"Già," convenne Mary. "Certamente," continuò maliziosamente, "non è Miles Stimpson."

"No," disse Marlene, guardando distrattamente una scatola di Piume di zucchero filato. "In the eleventh hour, I'm the unlucky thirteenth..." cantò una voce gutturale sulla radio RSN. Marlene sentì un sorriso sorgerle spontaneo. "No, non è Miles Stimpson."

Adam McKinnon era qualcosa di completamente diverso.

(Giorno Corrente: Recitazione)

Non c'era niente che non andava in Daniela Prentiss. Era carina, in un modo un po' ordinario. Era intelligente, nell'archetipo modo delle Corvonero del quinto anno. Era divertente, in un modo bizzarramente prevedibile. Era piacevole, in un modo abituale e convenzionale. Non c'era nulla di intrinsecamente sbagliato in Daniela Prentiss, ma la porta sul retro non era mai stata così attraente, da quello che poteva osservare James Potter.

Non gli aveva ispirato una risata genuina neanche una volta, ed erano passate tre ore da quando l'appuntamento era iniziato. Anche Zonko sembrava più opaco del solito.

"Hai mai provato queste?" chiese Daniela, sorridendo in un modo che James sospettava dovesse risultare stravagante. Teneva in mano una scatola di bacchette finte.

"Sono un po' prosaiche," ammise James. "Divertenti una volta ogni tanto, ma stancanti a lungo andare".

Daniela ripose la scatola sullo scaffale. "Sono d'accordo", disse. "Oh, guarda, Boomerang Rimbalzatutto". Affrettandosi verso gli oggetti in questione, James vide la sua occasione.

"Senti, Daniela, ho bisogno di usare il gabinetto dall'altra parte della strada. Torno subito, ok?"

"Va bene", disse Daniela, e James uscì dalla porta principale. Una volta fuori, fece il giro  dell'edificio entrando in un vicolo e mise la mano in tasca, tirandone fuori uno specchio.

"Sirius Black," chiamò James. Attese, e ripeté: "Sirius Black." Un minuto dopo, il viso di Sirius  apparve nel vetro. "Devi tirarmi fuori di qui."

Sirius socchiuse gli occhi, come se cercasse di capire il messaggio che il suo amico aveva appena trasmesso. "Okay?"

"Cos'hai che non va? Perché sembri...strano?"

Sirius aggrottò la fronte. "Io," cominciò, molto seriamente, "sono vicino alla parte ubriaca dello spettro. Se sai cosa intendo."

"Siamo a metà pomeriggio, Padfoot."

"Moontail, Wormy ed io abbiamo giocato “Non ho mai” con Marlene Price."

James alzò le sopracciglia. "E che ci giochi a fare, Padfoot? Perdi sempre. Non c'è niente che tu non abbia mai hai fatto, fenomeno da baraccone."

Sirius ghignò. "Marlene è sorprendentemente innocente."

Scuotendo la testa, James chiese: "Dove sei, Padfoot?"

"Bagno. Tre Manici di Scopa."

“Be', ho bisogno che tu venga a prendermi...inventati che Moony sta male ed hai bisogno di me o qualcosa del genere."

“Non lo so”, sospirò Sirius. "Mi gira la testa...un po'."

"Padfoot."

"Mi restano solo quattro dita," replicò l'altro, disse alzando le dita a mo' di dimostrazione. "È un testa a testa con Marlene. Verrò...quando perderò. O vincerò. Oppure...perderò." Si accigliò. "Giusto. Questo è quello che volevo dire. Ciao".

Il viso di Sirius scomparve dallo specchio, e James, sospirando, ripose l'oggetto nella tasca. Rassegnato all'affrontare almeno un'altra mezz'ora con Daniela Prentiss, James stava iniziando a tornare sulla strada principale, e fu lì che vide un'altra potenziale scappatoia.

Lily Evans stava camminando per strada. Indossava una gonna scozzese, un maglione color crema, calze di lana nere, scarpe basse, e un'espressione pensierosa. James ebbe un'ispirazione improvvisa.

"Ehi, Snaps!"

La ragazza si guardò intorno, e, notando James, sollevò un sopracciglio. "Ciao, Potter. Cosa...?"

Lui le afferrò il polso e la tirò con lui di nuovo nel vicolo. "Ho bisogno del tuo aiuto," le disse, in risposta all'espressione confusa sul volto di Lily.

"Va...bene?"

"Sono ad un appuntamento..."

"Congratulazioni."

"E sono ad un passo dal suicidarmi."

Lily incrociò le braccia. "Non può essere così male. Chi è la ragazza?"

"Daniela Prentiss."

"È una brava ragazza."

"E bella ed intelligente e divertente", concordò James. "E dannatamente noiosa. Sai che alcune ragazze cercano di fare la parte di quella 'interessante' no? Ecco, questa la sta provando da settimane... Ne ho avuto già per tre ore, e non ne posso più. Devi aiutami. "

"Come?" chiese Lily sospettosamente.

"Entra semplicemente da Zonko e di' qualcosa tipo...che Remus è caduto, e che ha bisogno di me."

"James ..."

"Ho già detto come mi si stia avvicinando alla perdita di ogni volontà di vivere?"

"È disonesto così!"

"Snaps, quella non crede nelle borse! Quale tipo di persona ha un'opposizione morale verso le borse?"

"Non ho intenzione di aiutarti a mentire ad una ragazza," disse Lily con fermezza. "È ingeneroso, e mostrerebbe una netta mancanza di solidarietà verso la mia parte. Se hai accettato di andare ad un appuntamento con una ragazza, è giusto che tu vada fino in fondo."

James alzò gli occhi. "I tuoi genitori sapevano come sarebbe andata a finire quando ti hanno chiamata 'Lily la-Scocciatrice Evans'?"

"Mi dispiace," disse, e lo sembrava veramente. "Davvero, ma non potrei mai fare una cosa del genere." Lily ritirò il braccio (lui lo aveva tenuto per tutto il tempo) dalla sua presa e gli mandò un sorriso incoraggiante. "Basta che tu tenga duro un altro paio d'ore...poi puoi dirle che vuoi tornare al castello per la cena o qualcosa del genere."

"Se non ce la faccio, assicurati che Sirius sappia che è il mio migliore amico, e di' a Remus che sono stato io a prendergli le Cioccorane."

"Smettila di essere così drammatico," lo rimproverò Lily, divertita. Cominciò a tornare alla strada principale: "E...buona fortuna."

Stancamente, James tornò da Zonko. Daniela sorrise in modo sciocco al suo arrivo. "Ho deciso per un Frisbee Zannuto e un po' di sorprese singhiozzanti", annunciò, dirigendosi verso la cassa.

"Molto saggio", disse James. Tirò fuori il portafogli, e Daniela alzò le sopracciglia. Spinse via il suo braccio.

"Per favore. Non insultarmi!" Ridendo allegramente, prese qualche moneta dalla tasca ("Le borse sono strumenti per le ragazze misogine e stupide!" lo aveva informato in precedenza). "Io non credo nella cavalleria", continuò Daniela . "Al contrario, trovo che il galateo di qualunque tipo sia obsoleto."

James non poteva dirsi completamente in disaccordo circa la questione della cavalleria, ma -per lo più per dispetto- non resistette alla tentazione di chiedere: "Se il galateo è obsoleto, allora come potresti essere stata insultata quando ho tentato di pagare? Voglio dire, se non esiste alcuna norma sociale per l'oltraggio, come puoi avere qualsiasi criterio con il quale decidere se qualcosa è  offensivo o meno? "

Daniela sbatté le palpebre. "Cosa?"

"Io..." ma ci ripensò: "Niente. Non importa."

Dopo aver raggiunto l'inizio della fila per pagare, Daniela si rivolse al commesso, e James cercò di immaginare una via d'uscita da quella situazione. Poche ore... solo un altro paio...

"Potter!"

Sia il Capitano sia la sua accompagnatrice si voltarono al suono del suo nome. La porta Zonko si chiuse oscillando dietro un'ansante, affannata Lily Evans. James sentì il suo stomaco sobbalzare in risposta alla espressione timorosa sul viso arrossato di lei.

"Remus ha avuto un incidente!" Disse Lily, facendo filtrare dalle sue parole una certa urgenza. "Sirius mi ha mandato a prenderti subito! Non so sicura di cosa sia successo, ma ..."

James ebbe voglia di baciarla proprio lì. Invece: "No, certo, arrivo subito. Daniela, non ti dispiace se vado, non è vero?"

Daniela, che era a metà del pagamento dei suoi acquisti, sembrava estremamente confusa. "Aspetta un attimo, vengo anche ..."

"Faresti meglio a sbrigarti!" disse in fretta Lily.

"Non voglio rovinarti il pomeriggio, Daniela," aggiunse James. "Davvero, mi spiace molto...ma non so per quanto ne avrò con questo problema...magari ci vediamo direttamente a cena?"

"Oh...va bene."

"Mi dispiace così tanto", continuò il Capitano della squadra di Quidditch. "Spero che questa cosa non rovini troppo la tua uscita."

"No, capisco."

E con ciò -ed un educato bacio sulla guancia di Daniela- James seguì Lily fuori dal negozio, camminando molto rapidamente. Fuori, nella fredda aria autunnale, James aspettò fino a quando non oltrapassarono Mielandia prima di cominciare a ridere. Era una risata contagiosa, anche se Lily fece chiaramente del suo meglio per trattenere la propria ilarità.

"Per la cronaca," disse, cercando di aggrottare le sopracciglia: "Sono molto delusa da me stessa."

"Oh, ovviamente", rispose l'altro con sarcasmo. "Chi l'avrebbe mai detto che fossi un'attrice così brava, Snaps? Sono impressionato, davvero."

"Non mettere il dito nella piaga! Mi sento già abbastanza in colpa!" ridacchiò Lily, coprendosi il viso con una mano. Il suo compagno le sorrise.

"Mi dispiace, Snaps, è ufficiale: aiutarmi in una situazione difficile, mentire ad un'altra ragazza, inventare un incidente...sei praticamente Sirius Black!"

"Non prendermi in giro", avvertì Lily. "O torno indietro e dico a Daniela Prentiss dove può trovarti."

"Be', non sarebbe un gesto molto amichevole."

"Noi non siamo amici," gli ricordò Lily “Tranne che, se ricordo bene, in modo potenziale."

"Va bene," commentò James. "Ma, se non è stata questa la ragione per cui mi hai salvato, qual è?"

Lily si morse il labbro. "Non l'avrei fatto," disse, "Solo che...credo...credo solo che mi piacciano  le borse, ecco tutto."

"Be'...grazie," disse James. "Ti devo un favore, non è vero? Dai, ti offro una burrobirra..."

"Mi dispiace," disse Lily, scuotendo la testa, "dovrei tornare da Luke, in realtà. Me ne sono andata solo per pochi minuti per controllare Alice all'ufficio postale, così- sai, mi starà aspettando. "

"Oh, giusto. In questo caso..."

"Grazie però, per il pensiero."

"Sì, certo. E...grazie anche a te."

"Di niente."

(Veramente, Veramente: Giugno, 1975)

"Per favore, Lily..."

"Per l'ultima volta, Piton, NO!"

Lily Evans sbatté la porta del bagno dei Tre Manici di Scopa dietro di lei, lasciando il suo ex-migliore amico Serpeverde devastato dall'altra parte. La lacrimante studentessa del quinto anno si spostò in fretta verso il lavandino, aprendo il rubinetto e passando le mani sotto l'acqua fredda senza un vero motivo.

Non piangere, si ordinò. Non piangere. Non qui. Non in pubblico.

Ma fu inutile. Incapace di trattenere le lacrime, Lily si affrettò in una cabina (erano tutte misericordiosamente vuote) e cominciò a singhiozzare. Perché la faceva sentire così? Perché doveva rendere tutto più difficile? Perché i due giorni successivi alla dissoluzione della loro amicizia erano stati due dei peggiori di tutta la sua vita?

Sapeva la risposta a tutte e tre, ma la fece solo piangere ancora di più.

"Controllati, Evans," sussurrò (singhiozzando) a se stessa. "Datti una calmata. È una stupidaggine. Devi superarla. Non puoi scoppiare in lacrime ogni volta che ti parla!"

Lentamente, Lily iniziò a seguire il suo stesso consiglio. Le sue lacrime si placarono, ed il suo respiro tornò regolare. Sapendo di dover essere un disastro, Lily uscì dalla cabina e si diresse verso lo specchio. Un po' di trucco nascose la pelle a chiazze e il naso rosso, ma non c'era niente che potesse fare per i suoi occhi iniettati di sangue se non attendere. Purtroppo, la strega aveva poco tempo. Luke Harper la stava aspettando.

Questo doveva essere stato il suo peggior primo appuntamento della storia, e Lily sarebbe stata scioccata se le avrebbe chiesto un secondo. Certo, Luke era abbastanza simpatico, ma Lily aveva lasciato il loro tavolo dieci minuti fa per usare il gabinetto, e lui doveva esser stato sempre più sospettoso. Ma di nuovo, non era stata colpa di Lily. Come poteva sapere che Piton l'avrebbe accostata nel corridoio posteriore, ripetendo le sue richieste di perdono che avevano portato allo stato attuale di Lily?

"Sopravviverò," annunciò Lily al suo riflesso. "Luke Harper è un bel ragazzo, ma se non vorrà uscire con me, io sopravviverò."

Tenendo la testa alta, Lily uscì dal bagno. Piton se n'era andato, per fortuna, e Lily fu in grado di tornare al suo tavolo senza interruzioni. Luke Harper, il bel Corvonero del sesto anno che aveva chiesto a Lily di accompagnarlo al villaggio solo la sera prima, l'aspettava con due burrobirre piene. Aveva aspettato che lei tornasse per bere la sua, e Lily lo notò.

Sorrise sinceramente al mago del sesto anno. "Grazie."

"Pensavo che ti fossi persa," Luke tentò di prenderla in giro, anche se scherzare non era esattamente il suo talento. Si era alzato dal suo posto quando lei era arrivata al tavolo e era seduto solo dopo di lei.

"No," disse Lily. "Mi sono imbattuta in una persona, che voleva parlare in quel preciso istante. Mi dispiace, è stato veramente maleducato da parte mia..."

"Oh, per niente. Capisco." Luke bevve tranquillamente un sorso di burrobirra per un momento, prima di aggiungere: "Era quel Piton?"

Sorpresa, Lily annuì. Così fece anche lui, e furono di nuovo in silenzio, fin quando Lily si sentì obbligata a dire: "Senti, non credo di averti mai ringraziato adeguatamente per l'altra sera... ero sconvolta, come avrai senza dubbio capito, e solo il fatto che tu fossi lì... solo il fatto che tu mi abbia ascoltata per venti minuti è stato… molto più che notevole. Quindi... grazie."

"Lily, sono stato felice di ascoltarti blaterare per venti minuti," disse Luke. "So cosa vuol dire perdere una persona così... voglio dire, non del tutto, ma–ho un fratello, e dal momento che ha finito la scuola, ci siamo persi di vista. È difficile, mi rendo conto, quindi se mai volessi parlarne, sarò qui per te." (Aveva degli occhi così incredibilmente malinconici). "Ma," continuò il Corvonero, "non voglio che tu ti senta in dovere di uscire con me, perché sono stato una spalla su cui piangere, l'altro giorno. Mi piaci davvero... mi piaci da un bel po', e più tempo passo con te, più mi piaci. Ma se sei con me oggi solo perché ti senti obbligata a causa dell'altra sera... allora non devi restare. Davvero, capisco."

Lily bevve un sorso di burrobirra per guadagnare tempo. Era possibile che questo Luke Harper potesse essere tanto romantico quanto sembrava? Era possibile che potesse essere tanto dolce quanto le aveva dimostrato? Era possibile che, non più di due ore fa, Lily avesse pensato di annullare l'appuntamento?

Piton non era scomparso dai pensieri di Lily, ma la sua presenza divenne, forse, un po' meno invadente. Non era una ragazza che illudeva le persone o dava false speranze, ma, in quel momento, Lily Evans aveva preso una decisione. Era impossibile per lei innamorarsi, lo sapeva, perché una parte troppo grande del suo cuore era devota altrove. C'era, dopotutto, una ragione per la quale non aveva mai avuto un vero fidanzato in precedenza. Tuttavia, tutto questo non voleva dire che non le potesse piacere molto qualcuno, e nessuno al mondo sembrava più degno di Luke Harper. Gli sorrise.

"Voglio veramente, veramente essere qui," disse lei. E lo pensava sul serio.

(Presente: Ingannato dall'Opposto dell'Amore)

"Marlene, dove diavolo sei stata?" volle sapere Miles Stimpson, affrontando la sua ragazza quando la coppia si incontrò vicino alle carrozze. Marlene ci pensò su, con la mente un po' offuscata dalla bevanda alcolica e la testa che sentiva la giusta quantità di ebrietà.

"Miles, sono solo un po' ubriaca," lo informò. "Solo un po'. E tu eri molto, molto in ritardo. Siamo andati alla Stamberga Strillante." In piedi sulle punte dei piedi, Marlene strinse le braccia attorno al collo del Corvonero e lo baciò (con una passione inspirata dall'ebbrezza), che fece temporaneamente dimenticare a Miles di essere un po' irritato con la ragazza. Alla fine, lei si staccò e accusò: "Fai schifo in quanto a puntualità."

--

In una carrozza vicina, James Potter era nascosto con i suoi fidati Malandrini. "Sono confuso," disse Remus, tanto ubriaco da essere confuso, ma abbastanza sobrio da non biascicare mentre lo diceva: "Cos'è successo con la ragazza con cui eri uscito?"

Peter, quello che aveva bevuto di meno, lo trovò divertente e si mise a ridere. Sirius roteò gli occhi e mormorò: "Principiante."

"La–la–la r–r–r–ragazza con cui lui er–era uscito!" rise Peter.

"Allora, cosa le è successo?" volle sapere Remus.

"È ancora viva, per quanto ne so," disse James. "Ma se ti dovesse capitare di vedere Daniela Prentiss in giro, Moony, sarebbe opportuno che menzionassi qualcosa sull'ammalarsi a Hogsmeade."

--

"Mi sono divertita," disse Kathy Pritchard, mentre Adam McKinnon aiutava la sua accompagnatrice a salire in una carrozza.

"Sì, anche io."

"Forse potremmo rifarlo qualche volta?" suggerì lei.

"Um, sì, forse," disse Adam, annuendo. Non era stato esattamente un brutto appuntamento. Non si era verificato nulla di eccezionalmente imbarazzante, e la conversazione era stata mantenuta facilmente. Kathy Pritchard era certamente molto bella, e forse c'era qualcosa che assomigliava vagamente alla chimica tra di loro, ma...

Poteva esserci o non esserci, e...

(la band preferita di Kathy Pritchard era Wizards Without Wands, e non sapeva nulla di musica babbana. Non le importava nemmeno del Quidditch professionale.)

...non c'era.

"Guarda, Kathy, sei davvero carina," cominciò Adam. "E ho passato un pomeriggio piacevole."

"Ma non succederà nulla, vero?" concluse la ragazza Corvonero per lui. Adam sembrò confuso. "Per favore, Adam, hai utilizzato il termine 'piacevole' per descrivere un pomeriggio. Dovrei essere completamente tonta per non sapere dove stavi andando a parare."

"Mi...mi dispiace"

"Non dispiacerti." Lei lo baciò sulla guancia. "Ho speso anche io un pomeriggio piacevole oggi."

"Bene. Sono contento."

"Ma," Kathy continuò: "dovrai trovarti un'altra carrozza."

"Va bene."

--

"Allora, ascolta," stava dicendo Lily Evans, allacciando un braccio attorno alla vita di Luke Harper mentre entrambi si facevano strada lungo la High Street, "Stavo pensando a quanto sono stata in un certo senso...distratta, ultimamente."

"Oh."

"E c'è una ragione per questo," Lily continuò, "non voglio che tu pensi che sia in qualche modo colpa tua. Con la scuola, e tutto il… dramma… Credo di essere stata…"

"Distratta?" Luke finì per lei, sorridendo. Lily annuì, rispecchiando la sua espressione.

"Mi dispiace," ribadì.

"Be'," disse Luke, "Sono stato probabilmente allo stesso modo." A dire il vero, Lily non se n'era accorta. "Non sono preoccupato. In realtà, però, ehm–il modo in cui hai iniziato, io… pensavo che la conversazione stesse andando in una direzione diversa."

"Quale direzione?" chiese Lily, innocentemente. Un'idea le venne in mente: "Oh, non avrai pensato che stavo per rompere, vero?" chiese, quasi ridendo.

"No, no, io…" Luke distolse lo sguardo. "Non importa."

"Che cosa è stato?" Chiese Lily, la sua curiosità crescente. "Dimmi!"

"No, è solo che… Non è importante."

"E allora perché non me lo vuoi dire?" Si appese al suo braccio, sorridendo perché lui stava arrossendo. "Dai, Luke, sono curiosa!"

"Non è importante," insistette, ed il suo tono era serio. Lily stava per riformulare la sua richiesta, quando le venne in mente che cosa doveva significare.

"Io ti amo."

"Non posso dirti lo stesso... non è che non mi importi tanto di te... Io non posso dirtelo a meno che lo intenda veramente, completamente, sfrenatamente..."

Severus porta rancore.

"Temo che tu sia entrata nelle file delle 'cattive ragazze' con noi altre, Rossa… Le brave ragazze dicono 'ti amo…'"

"Luke," disse Lily, tenendo la mano del suo ragazzo saldamente nella propria. "Sono molto, molto contenta di essere qui con te." E lo pensava–quasi completamente– sul serio.

--

"Sei sopravvissuta," osservò Hestia Clearwater mettendo un braccio intorno alle spalle curve di Alice Griffith. "Nessun disagio... nessun imbarazzo... solo una bella giornata di relax a Hogsmeade."

Alice non poté far a meno di ridere, mentre le due ragazze si dirigevano verso le carrozze. "Ci siamo sedute in un angolo dell'ufficio postale a giocare a Sparaschiocco e Gobbiglie per tre quarti della giornata fino a quando quella strega ci ha buttate fuori," sottolineò lei. "Hai intenzione di far finta di non esserti annoiata tutto il tempo?"

"Non mi sono annoiata!" insistette Hestia. "Davvero, è stato bello stare con te... Non ho visto molto più della parte superiore della tua testa per una settimana. Comunque, scommetto che siamo le prime nella storia ad essere state cacciate dall'ufficio postale."

Alice sorrise con gratitudine, ma rimase in silenzio per qualche tempo. "Senti, Hestia," cominciò. "Ho fatto la cosa giusta?"

"Che cosa vuoi dire?"

"Voglio dire…avrei dovuto… rompere con lui e basta? Proprio lì, sul posto, senza… senza nemmeno…?" Improvvisamente, Alice si fermò: smise di camminare, smise di parlare, e–per un attimo–smise di respirare.

"Alice, che cos…?" Ma poi, Hestia vide ciò che Alice aveva già notato. A breve distanza in fondo alla strada stava Frank Paciock. Era appoggiato contro il muro di un negozio (Mielandia) e non era solo. Il Caposcuola sembrava nel mezzo di una seria conversazione con Carlotta Meloni. Hestia afferrò il braccio della sua amica, cercando di tirarla via. "Alice, andiamo, an…"

"Ha detto che non l'amava," mormorò Alice, senza fiato. "Ha detto che non le piaceva. Ha detto che non avrebbe parlato con lei di nuovo se mi fossi limitata a..." Chiuse gli occhi. "Devo andare."

Girandosi, Alice si affrettò nella direzione opposta.

 

(11 novembre 1972)

 

"Ti fidi di me?" chiese il quattordicenne Frank, e anche se i suoi occhi erano chiusi, Alice poteva sentire che stava sorridendo.

"Sì," disse. "Anche se non so perché… se inciampo, giuro su Merlino, io…"

"Non inciamperai," le promise Frank, guidandola con la mano. "Aspetta, arriveremo presto."

"E perché c'è bisogno di tutta questa segretezza?" chiese la sua ragazza. Nonostante le sue proteste, però, Alice sentì un brivido di trepidazione correrle lungo la schiena. Non riusciva a contenere il sorriso sulle sue labbra.

"Non è necessaria," disse Frank. "É solo che mi piace l'idea. Attenta, qui…"

Alice cautamente fece un passo avanti e scoprì che la terra sotto i suoi piedi non era più di pietra, ma morbida come l'erba. "Hai intenzione di uccidermi, non è vero?" lo prese in giro.

"No. Non intenzionalmente, comunque."

Lei cercò di schiaffeggiarlo, ma sbagliò mira perché… aveva gli occhi chiusi.

"Va bene, eccoci," annunciò alla fine. "Puoi guardare ora."

Alice aprì gli occhi e prese visione della scena attorno a lei. La coppia era sulla cima di una bassa collina, appena fuori da Hogsmeade. Un campo di alta erba verde si distendeva davanti a loro, e fiori di campo crescevano tutto intorno. Alice guardò il suo ragazzo.

"È carina," disse. "Ma non sono sicura che sia valsa tutta l'attesa, Frank."

Frank alzò gli occhi azzurri al cielo. Posò le mani sui fianchi di lei, e questa strinse le braccia intorno al collo di lui. "Ti amo," disse. Alice si fermò: smise di sorridere e, per un attimo–smise di respirare.

"Davvero?" chiese.

Frank annuì. La sua incertezza circa la risposta di lei si mostrava chiaramente sul suo volto, ma Alice era troppo agitata per distruggere i suoi dubbi immediatamente. Alla fine, si accorse che stava sorridendo di nuovo. La strega quattordicenne si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò.

"Ti amo anch'io," gli disse.

"Davvero?"

"Sì."

"Ed è valsa tutta l'attesa?"

Alice sorrise raggiante. "Senza dubbio."

 

(Tre Anni E Quattro Giorni Dopo)

 

Prima che la porta del dormitorio si chiudesse dietro Lily, la rossa era al fianco di Alice. La studentessa del settimo anno giaceva nel suo letto, coperta fino alla clavicola dalle coperte. Aveva gli occhi rossi dalle lacrime.

"Hestia ha detto che eri…" cominciò Lily, ma si fermò. La studentessa del sesto anno prese la mano della sua amica. "Mi dispiace–non avrei dovuto farti… Alice, mi dispiace tanto."

"Non è colpa tua," tossì Alice, sedendosi. "Hai fatto la cosa giusta, davvero, ma io… io… non posso vederlo così… e io…"

"Ho sentito," la interruppe una voce nuova. Marlene comparve sulla porta, con un sacchetto in mano e un'espressione determinata sul viso. Teneva la borsa in alto. "Cioccolato," disse. "E Whisky Incendiario."

Alice fece un debole sorriso lacrimoso. Anche Marlene preso posto sul letto. "Starai bene," le disse la bionda.

"Starai bene," convenne Lily.

E ancora una volta, Alice si mise a piangere.

  
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