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Autore: weasleywalrus93    01/10/2012    5 recensioni
Cosa può succedere se la Liverpool del 1958 e la Liverpool a noi contemporanea venissero a contatto tramite due ragazzi? Di uno il mondo conosce il suo nome, la sua vita e i suoi ideali. Dell'altra invece il mondo non fa nemmeno caso, mettendola in disparte e oscurando ciò che potrebbe offrire al mondo. Ma dall'esterno non si può sapere quanto una persona, anche la più famosa, può venire influenzata da qualcuno che il mondo nemmeno vede.
(mia primissima FF... mi sono letteralmente buttata a scrivere)
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Listen,
Do you want to know a secret?
Do you promise not to tell?, Ooh oh, oh.
Closer,
Let me whisper in your ear,
Say the words you long to hear,
I'm in love with you.
{Do you want to know a secret}


Liverpool, 20 Luglio 1958/2012.

Era passata una settimana circa. Una settimana di fuoco per la mia mente, perennemente combattuta su cosa era giusto e su cosa era sbagliato. Lui aveva esagerato e io avevo avuto una reazione un po' eccessiva. Ma avevo fatto bene a non dargli una minima speranza? Una sola? Alla fine lui si era scusato fino a consumarsi la gola. Lui. Il mio pensiero fisso in mente. Qualsiasi cosa facessi avevo la sua figura che mi galleggiava davanti agli occhi. Mi mancava. Lo sapevo ma non avevo il coraggio di ammetterlo. Mi sedetti nel nostro solito angolo sotto il giradischi e cominciai a pensare a una soluzione.

Avevo perso il mio nuovo schizzo, cazzo. Dormivo meglio dopo aver parlato con lei, ma mi sentivo male ogni volta che ripensavo al disegno perso. Chissà quale coglione ce l'aveva al momento. Mimì si era lamentata del casino che avevo fatto in camera mia. Non me ne fotteva nulla. Dovevo ritrovarlo e basta. Non doveva vederlo nessuno. Specialmente lei. Lei, lei, lei. Sempre e solo lei in testa. Era un'ossessione. Un pensiero fisso. Saremmo ridiventati amici oppure no? Decisi di andare a trovare Eppy. Non era male fare una chiacchierata con lui. Poi la vidi li.

-Ti dispiace?-

Alzai lo sguardo. Fu la prima frase che mi disse, in assoluto. Accennai un sorriso.

-Fai pure-

Mi sedetti accanto a lei, ma mettendo un po di distanza fra di noi.

-Mi dispiace per la mia reazione-

-Era giustificata-

-Era infantile-

-Ti ho messo le mani addosso-

-Hai... seguito l'istinto...-

-Ho fatto una cazzata-

-Perchè?-

-Perchè ho perso la tua amicizia-

Persi un battito. Mi fermai a pensare a quelle parole. Cominciai a disegnare dei piccoli cerchi col dito sul pavimento.

-Non l'hai persa...-

-No?-

-Non del tutto...-

-Ho forse perso altro?-

-Si. La mia fiducia-

Mi voltai verso di lei. Poggiai i gomiti sulle ginocchia e il mento sulle mani unite.

-Quindi quello che mi hai detto l'altra volta non vale più?-

-No. Parlava la... rabbia credo. Però non pretendere che passi tutto in un attimo-

-Nono hai ragione... Mi dispiace.-

Alzai di poco lo sguardo. Mi era mancato. E anche tanto. Mi sfuggii un sorriso. Sentii accendersi qualcosa dentro quando ricambiò il sorriso. Per tutta risposta, cominciai a scrutare il pavimento e lo sguardo mi cadde su un foglietto incastrato sotto un grosso mobile di legno. Feci per prenderlo senza strapparlo, anche se era difficile visto che il mobile era pesante e usciva solo un angolino del foglio. Dopo qualche tentativo ci riuscì. Era un foglio di quaderno piccolo, stropicciato e ripiegato su se stesso. Lo aprì e subito riconobbi cosa vi era disegnato all'interno.

Mi sporsi un po per vedere il foglietto. Era il disegno cazzo! Lo avevo perso qui e l'aveva ritrovato lei.

-Perchè sono chiusi?-

-Perchè era difficile disegnare degli occhi carichi di rabbia e non pensavo fosse più possibile che noi due tornassimo amici-

Sentì una strana fitta allo stomaco. Riaffondai i denti nelle labbra. Sentii qualche goccia di sangue solleticare la lingua.

-Senti c'è una bella giornata fuori. Ti va di uscire?-

Era pazza. Questo si sapeva già. Ma ora aveva toccato il fondo.

-Noi due?-

-No. Io e questa formica che sta passando ora-

-Hahaha. Spiritosa. Ma dove ci ritroviamo?-

-Boh. Tentar non nuoce-

Mi alzai. Mi voltai verso di lui aspettando che facesse lo stesso. Mi guardava come se fossi pazza. Senza un pizzico di follia cosa sarebbe la vita? Gli lanciai un'occhiata eloquente e dopo un po mi imitò. Avevo ancora il foglietto tra le mani.

-Questo è...-

-Tienilo. Davvero.-

Stava per ribattere, ma non lo fece. Le presi il foglio dalle mani, lo piegai con cura e glielo misi nella tasca della borsa. Spalla a spalla uscimmo da quel buco. Fuori era il 1958 e il sole splendeva, solo che accanto a me c'era il vuoto.

Appena mi voltai per cercarlo una volta fuori non lo vidi più. Era il 2012. Cominciai a guardarmi intorno nervosamente, cercando un ragazzo con il ciuffo da teddy boy, il giubbotto di pelle e gli occhi quasi a mandorla.

-Lennon?-

-Io sono qui Granger. Tu dove cazzo sei finita?-

La sentivo vicina, la sua voce mi giungeva forte e chiara, ma di lei nemmeno l'ombra. All'improvviso realizzai. Nel 1958 non dovevano essere nati nemmeno i suoi genitori.

Eravamo entrambi nel nostro anno. 54 anni di distanza. Eppure riuscivamo ancora a parlare tra di noi.

-Allora... che si fa?-

-Decidi tu... non voglio che la gente mi pigli per pazzo vedendomi parlare da solo-

Mi accesi una sigaretta per nascondere la bocca mentre parlavo.

-Guarda che la gente prende pure me per pazza-

-Ma per te è normale. Tu sei pazza-

-Sta parlando il sano di mente-

-Decidi e basta-

Sentii un forte odore di sigaretta, anche se nessuno nei paraggi stava fumando. Cominciai a pensare. Un posto in effetti c'era ma non sapevo se lo avrebbe apprezzato quanto me.

-Che ne dici del mare?-

Gettai via il fumo in un soffio. Cadde un po' di cenere per terra.

-Perchè no?-

-Perfetto. Però smetti di fumare che mi stai impestando.-

-Sarà qualcuno da te che fuma sigarette di pessima qualità-

-Tu invece fumi sigarette di alta qualità prodotte artigianalmente eh?-

Agitai la mano davanti al viso per scacciare quell'odore insopportabile. Sistemai la borsa sulla spalla e cominciai a camminare.

-Guarda che ti lascio qui-

Feci un ultimo tiro e poi gettai la sigaretta a terra. Misi le mani in tasca e cominciai a camminare. Era strano camminare con qualcuno che non potevi vedere ma con cui potevi parlare. Mi chiedevo come sarebbe diventata Liverpool nel futuro. Tutta astronavi o altre diavolerie? Vidi un gruppetto di ragazze passarmi davanti. Non capì bene il motivo ma passarono ridendo come delle idiote. Le guardai allontanarsi e sbuffai.

-Sei per caso diventato un treno Lennon?-

-Avevo sperato tu fossi diventata muta-

-Speranza persa allora.-

Risistemai la borsa sulla spalla e continuai a camminare. Non potevo vederlo, ma lo sentivo vicino. Non solo per la voce. Anche a livello fisico. Non mi piaceva la Liverpool del ventunesimo secolo. Troppe macchine, troppi mocciosi che venivano a Liverpool solo perchè la città dei Beatles e non sapevano nemmeno chi erano. Dovetti fermarmi spesso a causa del traffico che attanagliava la città. Era una cosa che detestavo. Avrei voluto essere negli anni 50. Di sicuro il traffico c'era anche in quegli anni, ma non così incasinato. Attraversai il grande cancello che indicava l'entrata del porto. Detestavo il fatto che avessero tolto la vecchia cancellata stile vittoriano per uno stupido cancello elettronico. Mi avviai verso il molo 9. Sapevo che era vicino a me. Mi sedetti sul bordo del molo, i piedi penzoloni a guardare il mare.

-Perchè proprio qui?-

-Non ti piace il posto?-

-E' un normalissimo porto.-

-E con questo?-

-Non capisco il collegamento.-

-Non ci sei mai stato?-

Mi sedetti sul bordo del molo. Ero sicuro che anche lei fosse li, anche se non riuscivo a vederla. Il che fu un bene.

-Solo una volta-

-Quando?-

-L'anno scorso. Quando seppi che mio padre era partito per la Nuova Zelanda-

Lo sentì sospirare. Non mi andava di affrontare quel discorso. Io ero l'ultima persona al mondo a poter dare consigli sui genitori.

-Perchè hai scelto proprio questo posto?-

-Perchè il mare porta via i problemi e porta a riva nuove speranze-

-Però può portare anche brutte notizie e portare via i sogni-

-Solo se si è troppo deboli per lasciarli andare-

-Ancora non mi hai detto perchè sei venuta qui-

-Te l'ho detto-

-Non l'hai fatto-

Non mi rispose. Sapevo che stava guardando un punto impreciso all'orizzonte, laddove cielo e mare si incontrano e non riesci più a distinguerli. Era vero. Il mare dava una sorta di speranza.

-Mio padre mi portò qui la prima volta che caddi dalla bici e mi sbucciai entrambe le ginocchia, le mani e il labbro. Litigò pesantemente con la mamma quel giorno, perchè lei continuava a dargli dell'incompetente perchè mi aveva permesso di andare in bici senza rotelle, quando a suo dire lui non era in grado nemmeno di badare a se stesso. Mi portò qui e mi disse che il mare, nonostante le guerre che ha visto dalla nascita dell'uomo, è segno di vita e di pace. Il mare da una speranza. Una speranza che tutti dovrebbero avere. La speranza di un futuro migliore, fatto di sogni, di allegria, di pace. Niente guerre, niente lotte, niente odio. Insieme pregammo per un mondo migliore, che vivesse assieme in pace e condividesse tutto-

Ogni volta che ripensavo a quel giorno mi sentivo invadere da una strana sensazione. Avevo omesso un piccolo particolare però. Quel giorno papà per la prima volta mentre mi teneva in braccio mi cantò Imagine. La sua Imagine. Mi fece riacquistare la fiducia che avevo perso nel mondo. E lo rifece anche quel giorno, restandomi vicino.

Non c'era una risposta adatta. Non c'era risposta e basta. Non potevi. Se lo facevi, risultavi il più grande coglione della storia. Estrassi il blocco da disegno dallo zaino, mi poggiai al tozzo paletto per ormeggi e cominciai a disegnare.

Non mi rispose. Estrassi la macchina fotografica dalla borsa e, spalle al paletto per ormeggi, cominciai a scattare varie foto. Dopo un po poggiai la mano per terra. Sentii qualcosa poggiarsi sulla mia per ritrarsi subito. Non c'era nulla. O almeno, all'apparenza. Sapevo che era la sua mano.

-Mi sei mancato Lennon-






Spazio autrice:
Buon inizio disettimana a tutti :D ecco il nuovo obbrobbrio... hem capitolo :)
i vari riferimenti al mare non sono propro farina del mio sacco... inun certo senso ho voluto omaggiare un film (e un libro) ovvero La Leggenda del Pianista sull'Oceano, film bellissimo tratto da un'opera di Alessandro Baricco. Se vi capita di vedere il film o leggere il monologo teatrale approfittatene perchè ne vale la pena :)
Ovviamentei riferimenti a Imagine sono lampanti ma non casuali!
Detto ciò... ringrazio chi segue la storia e chi puntualmente la recensisce e anche chi la segue e basta ^^
Alla prossima :)
  
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