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Autore: Maricuz_M    01/10/2012    4 recensioni
Dopo una delusione amorosa, c’è chi dice “Si chiude una porta, si apre un portone” oppure chi afferma “Meglio soli che male accompagnati”.
Ebbene, Eleonora fa parte di quest’ultimo gruppo di persone.
Le sue giornate, però, la porteranno in situazioni che la convinceranno a cambiare idea e, cosa non meno importante, a non fidarsi delle docce, dei marciapiedi e degli ascensori. O anche di alcuni suoi amici che si divertono a mixare il suo nome con quello dei suoi conoscenti, giusto per suddividersi in team e supportare coppie diverse in cui lei, ovviamente, rappresenta la parte femminile.
Dal secondo capitolo:
“Elle, guardati le spalle.”
“Ci manca pure che la sfiga mi attacchi da dietro.”
“La sfiga attacca dove vuole lei, mica dove vuoi tu.”
“Sennò come ti coglie impreparata? Vuoi una telefonata a casa, la prossima volta?”
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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VI Capitolo


Shopping list
 
I giorni sono passati, eppure continuo a rivolgere i miei pensieri verso i nuovi incontri fatti nella sera in cui abbiamo festeggiato il trasferimento di Simon e Samuele. Forse sono l'unica al mondo, forse una delle tante, ma se conosco qualcuno e questo qualcuno mi colpisce, allora penso a lui costantemente. In questo caso non è una sola persona, ma quattro, ma questi son dettagli. Posso comunque dire di esser costretta a farlo, adesso, visto che Marco mi ha messo la pulce nell'orecchio.
Perché, d'un tratto, ho smesso di balbettare con Filippo?
Ragiono da giorni, eppure non trovo la soluzione. Non lo conoscevo, prima -non considerando ovviamente il compleanno del mio ex-vicino, che non ricordo minimamente-, anche solo per questo, avrei dovuto farlo.
È bello, indubbiamente, motivo in più per non riuscire a mettere in fila qualche consonante e qualche vocale in modo da formare parole esistenti che, messe una dietro l'altra, formano frasi di senso compiuto.
È un possibile ragazzo..? Beh.. Secondo me no, ma rimane un ragazzo. L'unica via d'uscita è che il mio inconscio non abbia fiducia in me e si sia già messo l'anima in pace. Wow, è quasi comica la cosa.
Beh, questa è sempre la conclusione delle mie riflessioni, perché non so più che pesci prendere, davvero.
A parte questo, la mia è tornata la solita vita. Università, ripetizioni e uscite pomeridiane o serali con il team. E rientra in gioco ciò che viene spacciata per monotonia. Se sia la normalità o la famigerata quiete prima della tempesta, non mi è dato saperlo. E poi, se fosse l'ultima delle due, in cosa consisterebbe la tempesta?
Troppo timorosa anche solo per pensarci e creare previsioni, torno a concentrarmi sul libro che sto cercando di studiare da qualche ora, con scarsi risultati. Per fortuna non c’è fretta: gli esami saranno tra due mesi, ma non mi piace fare le cose all’ultime momento, situazione che si verifica sempre nonostante questa premura.
Sussulto non appena sento il rumore della porta della mia stanza che si apre, facendo entrare Azzurra con passo strascicato “Mi annoio.”
“Azzu, sto studiando..”
“Non è vero, ci stai provando e non ci riesci.” Ribatte, lamentosa. Odio quando ha ragione.
“E allora lasciami provare!”
“Facciamo qualcosa, dai.”
Proprio in questo momento, non so per quale sfortunata casualità, nostra madre passa per il corridoio, davanti alla mia stanza. Sentendo queste parole si immobilizza, poi si gira verso di noi “Non avete niente da fare? Vi scoccia andare al supermercato a fare la spesa? Sono stanca, ho anche un po’ di mal di testa..” mamma, perché usi il verbo scocciare in quel modo, come se avessimo scelta? Sospiro, già arresa. Azzurra si volta verso di me, come se dovessi essere io a dare la risposta.
“Facci la lista..” mormoro, stropicciandomi gli occhi. Abbiocco post-studio, un classico.
“Grazie mille, la faccio subito.”
 
“Fammi capire..” inizia mia sorella, stringendosi nel cappotto “Questo nostro andare al supermercato senza un mezzo di trasporto significa che dopo dobbiamo tornare a casa con le borse in mano?”
“Tu che dici?” chiedo, ironica.
“Ma ci spaccheremo le braccia!”
Ridacchio, scuotendo la testa “Il supermercato non è lontano, la lista non è lunga e ciò che dobbiamo comprare non mi sembra troppo pesante. Ce la caveremo con una busta a testa e rientreremo illese.”
“Sei ottimista..”
“A volte, sì, mi capita..”
Giusto dopo un minuto, la porta scorrevole si apre e noi entriamo, sollevate. Fuori fa freddo e tira vento, qui dentro c’è una temperatura perfetta. Frugo nelle tasche e recupero il foglio che mi ha dato mia madre. Non sapendo da dove cominciare, mi guardo un po’ intorno, facendo una smorfia. Lì ci sono frutta e verdura, quindi direi di iniziare con l’insalata. Informo Azzurra dei miei piani e cominciamo a discutere su chi deve premere i tasti sulla bilancia.
“Io sono più piccola.” Dice lei, agguerrita.
“Ed io sono più grande, quindi decido io.”
“Questo è ingiusto.”
“Questa è la vita.”
Sì, questa è la vita, ma alla fine è lei a vincere. Ho la fermezza di un pezzo di burro, specie se si tratta di mia sorella. Borbottiamo, scherziamo, prendiamo in giro il nome di qualche vegetale, poi ci decidiamo a cambiare reparto e continuare con la spesa. Passiamo davanti a quaderni, matite e cose del genere, dove puntualmente Azzurra si incanta. Ok, anche io sono fissata con la cancelleria, ma potete ben capire come lo possa essere un’artista.
“Voglio quell’aggeggio.” Appunto.
“Ehm.. Cos’è?” chiedo, perplessa.
“Un temperamatite.”
“Ah. Non l’avrei mai detto..” dopo una breve pausa, mi sorge un dubbio “Scusa, ma.. Con tutta questa roba, acquerelli, tempere, pennelli, matite, pennarelli, penne.. Te vuoi un temperamatite a forma di rana?”
Lei si volta lentamente verso di me, gli occhi neri strabuzzati e le labbra serrate “Eleonora.. E’ un temperamatite a forma di rana. Ed è verde.”
“Non riesco a comprenderti, mi dispiace. Comunque prendilo pure.”
“Oh, grazie!” lo afferra e lo osserva più da vicino, gongolandomi affianco. Sospiro rassegnata, distogliendo lo sguardo da una Azzurra in fase di rincoglionimento e puntandolo sul foglietto di carta che avevo appena recuperato dalla tasca. Sughi pronti, origano, peperoncino in polvere..
“Andiamo a cercare roba per il cibo.” Ordino, prendendola per la manica del cappotto.
“Dimmi che la pasta è già a casa.”
“Penso di sì, non c’è scritto nessun tipo di pasta nella lista. Perché?”
“Perché pesa troppo.”
“Giusta osservazione..” mormoro, dandole ragione nella mia testa. Decidiamo di dividerci, lei alla ricerca delle spezie ed io dei sughi pronti. Arrivata davanti ai vari scaffali, però, mi prende il panico. Decine e decine di sughi pronti diversi si presentano di fronte ai miei occhi. Ragù di cinghiale, di capriolo, di cervo.. Dannazione, di cervo? Sospiro e continuo la mia ricerca. Pesto alla Genovese, sugo al tonno.. Ma un semplicissimo pomodoro e ricotta, non usa più?
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo, ed è così che lo vedo, quel bastardissimo barattolino. Troppo in alto per esser raggiunto dalla sottoscritta senza far cadere un'altra dozzina di condimenti. Controllo anche negli scaffali più in basso, ma niente. E’ solo lì. Quasi rido all’idea: magari è solo un test per verificare se sono degna di mangiarlo. Mi mordo il labbro, e prima ancora di arrendermi e guardarmi intorno alla ricerca di un aiuto, una voce alle mie spalle mi spaventa tanto da farmi saltare sul posto.
“Eleonora!” Mi giro con gli occhi spalancati e una mano sul petto, per poi tranquillizzarmi.
“Ah, Damiano.. Ciao.”
“Ti ho spaventata?” chiede, ridacchiando. Ma che ti ridi?
“In realtà.. Sì.” Sentiti in colpa.
“Chiedo scusa.” Ci mancherebbe “Ti vedevo in difficoltà. Non sai quale scegliere?”
“Ehm.. No. So quale prendere, solo.. Non ci arrivo. Cioè, sì, ma penso che farei cadere tutto, quindi stavo cercando una soluzione.” Prendimi in giro e poi vedi.
“..Non hai pensato di chiedere.. Non so, a qualcuno che ci arriva?” Oh, oh! Wow! Sei davvero intelligente, grazie per aver condiviso questa tua qualità con me!
“Non ne ho avuto il tempo.” Stiro le labbra in un sorriso forzato, poi sospiro e indico il barattolo, costringendomi ad abbassare l’ascia da guerra che avevo intenzione cinque secondi fa “Non è che potresti prendermelo tu? Pomodoro e ricotta.”
“Certamente.” Sorride, incurante del fatto che il mio odio nei suoi confronti cresca ogni secondo –immotivatamente, poi-, e alza il braccio per aiutarmi. Lo ringrazio e vorrei salutarlo, ma a quanto pare non è dello stesso avviso “Quindi, fai la spesa.” Perspicace, anche.
“Sì. Mia madre non stava troppo bene, così a commissionato me e mia sorella.. Tu?” domando, anche se non sono molto interessata.
“Abito da solo, devo fare un salto a comprare qualcosa, ogni tanto. Non sapevo avessi una sorella, comunque!” e sorride, di nuovo.
“Ed io non sapevo abitassi da solo.” E cerco di sembrare gentile, di nuovo.
Grazie a Dio, accanto a me compare mia sorella. Sorrido raggiante, considerandomi finalmente salva, e le metto un braccio intorno al collo, stringendola a me rischiando di soffocarla “Ecco, lei è mia sorella Azzurra. Azzurra, lui è Damiano, un amico di Samuele.”
“Samuele il nostro ex-vicino?” chiede, leggermente intimidita.
“Sì, proprio lui.”
“Piacere, Azzurra.” Sorride il biondiccio, in modo affabile. Ma per piacere, io avrei detto in quel modo solo ad una bambina di undici anni massimo. Guardo mia sorella, che sembra non accorgersi del modo in cui si è rivolto a lei. Abbozza un sorriso educato, tirando fuori tutta la sua timidezza –vi ricordo che è peggio di me, in questi casi- e allargando così il sorriso di Damiano. Ma quanto sarà egocentrico? Gli piace azzittire le persone? Beh, con lei vince facile.
“Beh, noi dovremmo continuare con la spesa.” Dico, sperando ci lasci in pace.
Lo vedo annuire “Certo, certo. Tanto ci vediamo in giro.” Che culo.
“Sì, ci vediamo in giro.” Afferro mia sorella per il braccio e, cercando di farlo con non-chalance, sparisco dalla sua vista.
“Ma che razza di gente conosci?”
“Pessima. Pessima gente.”
“L’hai sentito? Mi parlava come se fossi una bambina.” Ah, allora se n’è accorta “E poi godeva del mio disagio! E’ un mostro! Quasi quasi preferisco Simon..” dopo l’ultima frase, scoppio a ridere. Frequentando il mio team da anni, Roberto escluso, anche Azzurra può vantarsi di conoscerli abbastanza bene da non imbarazzarsi con loro. Nonostante dica il contrario, adora ed ha sempre adorato Simon, l’unico che quando lei aveva dieci anni, si metteva a giocare e a disegnare con lei invece che chiacchierare col nostro gruppo.
“Non prendermi per scema. Per l’ennesima volta, poi.. Sappiamo entrambi che consideri Simon più un fratello che un amico di tua sorella.”
“Certo, ma non sempre i rapporti tra fratello e sorella sono pacifici.”
Touché.”
“Comunque, quel Damiano, non mi sembra per niente simpatico.” Non rispondo, ma faccio un’espressione abbastanza eloquente, tanto da farle capire che la penso esattamente come lei. Sospiro tornando alla lista. E’ difficile non sembrare simpatico a mia sorella, lei vede del buono ovunque. Tranne che nella sua professoressa.
C’è una sola persona, molto vicina a me, di cui non so cosa pensa Azzurra: Roberto. E’ entrato nel team da qualche mese, sì, ma in poche occasioni si sono incontrati. So per certo che pure lei è rimasta abbagliata dalla sua bellezza, ma non abbiamo mai parlato di lui, neanche per caso. A volte capita che ci ritroviamo a commentare qualche comportamento, qualche affermazione o qualche stranezza dei miei amici che notiamo entrambe. Adora Simon, stima Marco, ride come una pazza ad ogni battuta di Manuela, ed anche in questo è peggio di me, ammira Ginevra per il suo carattere forte, ma Roberto.. Lui è impeccabile. Non ci dà ragione di farci scervellare su di lui e quindi di far capire a me cosa ne pensa lei.
Non che per me sia fondamentale, solo che sono curiosa e mi piacerebbe che a mia sorella, a cui voglio un sacco di bene, piacessero i miei amici. Tutti.
“Oh, insomma? Che c’è nella lista?” torno nel mondo reale sussultando. Guardo Azzurra, che mi fissa in attesa, poi torno a leggere il foglietto “Cereali.”
“Oh, bello. Mi piace comprare cereali. C’è ampia scelta.”
“Sai che piace anche a me? E’ appagante.”
 
“Mi scappa la pipì.”
“Azzurra, sto cercando le chiavi, mi dai un secondo?”
“Te li do quante ne vuoi, il problema è la pipì, che non te li concede.”
Sospiro, lasciando cadere l’argomento, e finalmente apro la porta. Mia sorella appoggia immediatamente le borse a terra e saltella frenetica verso il bagno, facendomi rimanere sola come un’allocca mentre, con calma, inizio a sistemare ciò che abbiamo comprato. Fortunatamente arriva mia madre, che comincia ad aiutarmi.
“Come stai?” le chiedo appena entra, lanciandole un’occhiata.
“Un po’ meglio. Ho dormito un po’ mentre eravate via. Avete visto qualcuno?”
Nah, nessuno di interessante.”
“Sì, un tipo!” fa la sua comparsa Azzurra “Un bel ragazzo, amico suo. Non molto simpatico, eh, però pur sempre un bel ragazzo! O sbaglio, Elle?”
“Ah, un ragazzo?” eccola, la madre che si trasforma in suocera.
“Mi sta sulle palle.” Borbotto, mettendo anche il broncio. Ci manca solo che inizi a prendermi per il culo e a darmi motivazioni sul perché debba sposare Damiano così, sulla fiducia. Giacomo lo idolatrava sin dai tempi in cui avevo accennato –sotto minaccia- al fatto che mi piacesse qualcuno. Si è visto come è andata a finire. Cornuta ancor prima di avere la possibilità di esserlo.
“Si inizia sempre così..” sorride mia madre, con non-chalance.
“In genere se è così c’è un motivo. Lui mi sta sulle scatole a pelle, dubito che cambierò idea.”
“Samuele ti è sempre stato simpatico, eppure non ci hai provato nemmeno una volta!” ribatte lei, quasi indispettita.
“Se ci provassi in base alla simpatia, a quest’ora saresti nonna. E tra i padri dei miei figli ci sarebbero anche Marco e Simon.” Dico io, esagerando.
“Ti prego, di Simon no. Che razza di mostro verrebbe fuori, tra voi due?!” gridacchia la quindicenne, facendomi ridere “No, non sto scherzando.” Continua “Con Marco verrebbe proprio carino, pacato, tranquillo..”
“Sai, dovresti conoscere qualcuno di nuovo!” torna all’attacco mia madre “Potrei presentarti qualche modello a cui faccio le foto! Non tutti sono montati, sai? Oppure il mio tirocinante! Pietro, te lo ricordi? No, ha ventisette anni, ha pure la ragazza.. Ha un fratello più piccolo, però! Non ricordo il nome. Dovrebbe avere qualche anno più di te. Sennò sai chi? C’è una mia collega che ha un figlio che ogni tanto bazzica per i set, ha vent’anni, proprio un bel ragazzetto! E’ gentile e socievole, sarebbe perfetto!” lei parla, parla e parla, io smetto di ascoltarla quando sento la parola modello. Mi è bastata quella, di cretinata. Appena sento il silenzio, annuisco.
“Che fai per cena?” chiedo.
“Ma mi hai sentita?”
“Sentita, sì.”
“Però non ti ha ascoltata.” Precisa Azzurra. Ogni tanto anche lei utilizza questa tecnica. Gliel’ho insegnata quando era ancora una bambina carina ed ubbidiente: bei tempi.
“E dai, quando mi porterai un fidanzatino a casa?” si lamenta la donna, spaventandomi.
“Mamma, ti prego. Ho diciannove anni, non chiamarlo fidanzatino, mi dà l’idea di uno più piccolo di me. E comunque lo decido io quando portarlo e se portarlo. Quando ce l’avrò. Prima dovrei addestrarlo per bene, prepararlo alle tue affermazioni, alle tue domande. Altrimenti mi scappa..” scherzo.
“Come sei cattiva, con la tua mamma.” Dice lei stessa, tirando fuori il labbro inferiore.
“Sii adulta, per Dio.”
“Ecco, diglielo.” Mi dà manforte mia sorella.
“Che figlie ingrate.”
“Ti fanno comodo per fare la spesa però, eh..” la provoca Azzurra, facendomi sghignazzare. Il cellulare nella mia tasca destra inizia a vibrare, così mi allontano, lasciandole discutere del fatto che una madre sola deve essere aiutata dalle figlie. Tesi portata avanti dalla mia amabilissima genitrice, ovviamente.
Abbello!” rispondo, ingrossando la voce. E’ Simon, per questo faccio l’idiota.
Cosa! Come stai? Tutto apposto? A casa? Tua sorella? Tua madre? Tuo padre quando l’hai risentito? Senti, ti volevo chiedere..” ridacchio, non perdo tempo a rispondere “Oggi in piazza ho incontrato Enrico.”
“Enrico chi?” chiedo, aggrottando la fronte.
Enrico, quello che veniva a canto con noi!
“Ah, Enrico! Che ti ha detto?”
Abbiamo parlato del più e del meno, niente di che. Mi ha detto che ha una band, lui è il cantante. Ti volevo chiedere se ti andava di andarli a sentire, Sabato sera. Non dopodomani, la settimana prossima. Sono al Take it easy, iniziano verso le undici. Ha detto che ci offre da bere, se andiamo! Naturalmente lo diciamo anche agli altri, eh. Non ti chiedo di uscire, scusami ma non mi interessi. Però dimmelo se inizi a provare qualcosa per me! Vediamo di risolvere la questione!
Senza considerare la seconda parte, del tutto inutile, rispondo “Per me non ci sono problemi! Anzi, mi fa piacere andare. Non lo vedo da tantissimo..”
Puoi dirlo che ti piace.”
“Come canta, l’ho sempre detto. Ma perché oggi siete fissati tutti sullo stesso argomento?”
Tutti chi?
“Tu, mia madre e mia sorella.”
I soliti? Di che ti lamenti? Ne vuoi altri?
“Ci sentiamo, ok?”
No, attacca prima tu, cucciolina batuffolina!
“Ok.”
No, prima tu!” sospiro, poi gli riattacco in faccia sorridendo divertita.

 



Non penso di avere appunti sul capitolo, a questo giro! :)
Sono consapevole che come pezzo di storia non arriva da nessuna parte, ma è tutto calcolato! Serviva questo capitolo, specialmente per la parte finale, e lo scoprirete nel prossimo aggiornamento.
In ogni caso, spero vi sia piaciuto nonostante la poca sostanza. :)
 
Ringrazio tutti, ovviamente, dal primo all’ultimo che legge, che segue, ricorda, preferisce e recensisce!
Me commossa. :’)
 
Ci ritroviamo il 6 Ottobre, carissimi. Spero di mantenere il ritmo, la scuola è appena iniziata e già ci riempie di cose da studiare. I professori che ci dicono che interrogano il giorno prima dell’interrogazione stessa non aiutano, poi..
 
Un bacio enorme
 
Maricuz
   
 
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