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Autore: La Mutaforma    01/10/2012    2 recensioni
Due ragazze, Morgana e Parcifal, in vacanza, a mezzanotte, a giocare ad Assassin's Creed II. Al loro risveglio si ritrovano nella Firenze rinascimentale, tra intrighi, sangue e misteri. In compagnia di ser Ezio, Morgana e Parcifal per tornare a casa loro dovranno completare il gioco...dall'interno.
[Fanfic a quattro mani, con la collaborazione di Blazethecat31]
Genere: Commedia, Introspettivo, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le strade, di ogni città e paese -e in questo caso, anche di ogni epoca- dopo il tramonto diventano possibili covi di malviventi e ritrovi di assassini.

Ma questo forse sarebbe stato meglio non dirlo…

Lasciata Villa Auditore, Ezio e le sue amiche si diressero verso l’abitazione del gonfaloniere Uberto Alberti.

“Statemi vicino e non fate rumore, vedrete che andrà tutto bene; il gonfaloniere è molto amico di mio padre, sistemerà tutto” sussurrò Ezio, più a se stesso che alle due ragazze, troppo impegnate a tremare di paura e a non calpestare i topi. Che schifo.

Bussò alla porta della sfarzosa abitazione, con il volto che esprimeva chissà quanti mesti pensieri.

“Buonasera signor gonfaloniere”

“Ezio! Che ci fai qui a quest’ora della notte?!” fece quello, chiaramente sorpreso.

“Signor gonfaloniere, hanno arrestato mio padre e i miei fratelli” mormorò il ragazzo, con la voce ferma nonostante la chiara preoccupazione che gli adombrava il viso “Queste lettere sono l’unico mezzo per salvare la mia famiglia…confido in lei, signor gonfaloniere”

L’uomo prese rapidamente i documenti tra le grosse dita e fece un sorriso di circostanza.

“Dormi pure sonni tranquilli, ragazzo mio. Ci penserò io a tuo padre e ai tuoi fratelli…oh, a proposito di sonno, devi essere stanco! Ti andrebbe di restare tu e i tuoi amici nella mia residenza?”

“Sono una femmina!” sbottò duramente Parcifal, sentendo di nuovo la sua femminilità messa in discussione “No, non possiamo!”

Morgana sgranò gli occhi “Non possiamo?”

Ezio annuì lentamente “Vi ringrazio, ma mi vedo costretto a declinare l’offerta”

Il gonfaloniere fece una strana espressione, poi sorrise. “Va bene, Ezio, non ti tratterrò oltre. Buonanotte”

Ezio si congedò, prendendo per il gomito le due ragazze e allontanandosi in silenzio.

Appena furono lontani a sufficienza, Morgana si abbandonò ad un sospiro sfiancato.

“Sono stanca…Peccato non essere rimasti!”

“Non fare l’imbecille” la rimproverò l’amica, secca.

“Tranquilla, Morgana. Casa mia è ancora disponibile. Resteremo lì per stanotte” disse Ezio con un vago sorriso. Le due ricambiarono il suo sguardo, e si aggrapparono ognuna ad un suo braccio spaventate da un topo che tagliò loro la strada (o forse no?)

Vabbe’. Ezio non sembrò infastidito.

 

Giunti a Villa Auditore, i tre ragazzi si sedettero nel disordine della prima sala, senza dirsi nulla. Morgana si avvicinò ad Ezio e si poggiò una mano sul braccio, sorridendogli.

“Sta tranquillo. Vedrai che si sistemerà tutto” sussurrò la riccioluta per rassicurarlo, e lui fece uno stanco sorriso, come se non confidasse molto in quelle parole.

“Ne sono sicuro. Voi siete stanche, andate a dormire. Domani sarà una giornata faticosa” disse infine con un sorriso.

“E tu?” chiese Parcifal, sollevandosi da terra.

“Resto di guardia. Potrebbero tornare dei soldati di ronda. Non mi fido. Dopo quello che è successo alla mia famiglia penso che sia d’obbligo essere molto discreti…”

“Hai ragione” convenne Parcifal, strofinandosi gli occhi “Riposati. Ci vediamo domani” e detto questo si allontanò verso il piano superiore. Morgana sembrò esitare, tra la scala e la schiena di Ezio.

“…sicuro di non volere compagnia?” chiese lei, con voce sottile.

“Tranquilla, è sicurissimo!” fece Parcifal, agguantandola prontamente per una spalla e trascinandola via tra lamentele e insulti.

 

La mattina dopo uscirono come niente fosse, con gli uccellini che cantavano e le cortigiane che sfilavano per le strade. Insomma, un locus amenus -per gli ignoranti che non studiano latino, fregatevi, nel Rinascimento andava molto di moda- per tutti i gusti.

Camminando verso la piazza cittadina, i tre sentirono un vago frastuono di voci e di passi.

Morgana sgomitò nella folla, facendo spazio a forza di calci e di strattoni.

“Cos’è? Una festa popolare?” chiese Parcifal, innocentemente, tirando una gomitata ad un uomo che urlava al suo fianco.

“Non vedo niente, c’è troppa gente” si lamentò Morgana. L’amica fece un sorrisetto tra sé e sé, afferrandola per la vita.

“Mettiti sulle mie spalle, sono come Chrona” nonostante le chiare lamentele e la riluttanza di Morgana, la ragazza si dovette necessariamente sistemare sulle larghe spalle dell’amica, cercando di aguzzare la vista nella folla.

“Allora?” chiese Parcifal, sbuffando sotto il suo peso.

“Non so come comportarmi”

“Cosa vedi da lì?” chiese Ezio, apprensivo. Morgana strinse gli occhi, maldicendosi per non avere con sé i suoi occhiali. Lentamente, la ragazza mise a fuoco un grosso palco di legno, e delle figure, tra cui riconobbe quella del gonfaloniere Uberto Alberti.

“E’ il gonfaloniere!”

Aguzzò la vista meglio che poté, poi impallidì.

“E poi? Cosa vedi Morgana?” chiese Parcifal, ansiosa. La ragazza tremò e quasi cadde dalle sue spalle.

“E’… tuo padre, Ezio! E i tuoi fratelli!” gemette lei, con gli occhi sbarrati.

“Che cosa?! Non posso crederci!” gridò Ezio, correndo verso il palco, facendosi strada come meglio poté tra le persone. Morgana e Parcifal non ebbero il tempo di fermarlo, perché sentirono un tonfo secco prima del grido strozzato di Giovanni Auditore.

Morgana si coprì il viso con le mani per non guardare.

“Ti ucciderò per questo!” gridò Ezio, disperato, mentre un paio di guardie lo fermavano prontamente per le braccia. Le due ragazze corsero in sua direzione, spaventate.

“Scappiamo Ezio! Non possiamo più restare qui adesso!” gridò Parcifal, prendendogli con decisione la mano. Ezio rivolse un attimo lo sguardo alla forca, poi annuì, poco convinto, cominciando a correre e a guidare le due ragazze lontano dai soldati.

Una freccia di striscio riuscì a fare un piccolo taglio sulla manica del vestito di Morgana.

“Sbaglio o la sua mira sta migliorando?”

“Dobbiamo seminarli!” disse Ezio, afferrando ognuna per il gomito “Non possiamo tenerli dietro fino a casa della sorella di Annetta. Non posso permettere che accada qualcosa a mia madre e a Claudia”

“C’è solo una soluzione!” fece Morgana, bloccandosi in mezzo alla strada. Prese un grosso respiro, e reggendosi la lunga gonna e sollevandola all’altezza delle ginocchia, prese la rincorsa e saltò sul davanzale di una finestra.

“Morgana! Che fai?! Scendi subito, ti sfracellerai!” gridò Parcifal, apprensiva. Goffamente, la ragazza si afferrò con le mani al tetto sopra di lei, issandosi in su con molta difficoltà, pur essendosi sempre ritenuta una brava scalatrice.

Guardò di sotto: Ezio e Parcifal la stavano fissando, il primo con uno sguardo incuriosito, la seconda con gli occhi colmi di terrore.

“Mi fissi la gonna, Ezio?”

“Io?! Non lo farei mai!” fece il ragazzo, imbarazzato.

“Allora, MUOVITI! L’unica via è per i tetti. Da qui correremo verso la Rosa in Fiore, o come cavolo si chiama”

Ezio fece per saltare, ma l’altra ragazza lo trattenne per la camicia.

“Che c’è?”

Lei rimase in silenzio, arrossendo vistosamente.

“Ah Ezio, quello che Parcifal vorrebbe dirti, ma ormai è chiaro che ha dei gravi problemi di comunicazione, è che non si sa arrampicare!” disse Morgana, ridacchiando.

“Sei un’ottima amica!” sbottò quella, sbuffando.

Ezio buttò un occhio al vicolo, da cui proveniva un rumore di passi affrettati.

“Ad ogni modo, non abbiamo perdere tempo!” disse velocemente il ragazzo, afferrandola per la vita e prendendola in braccio.

“Eh, che fai?! Mettimi giù, mettimi giù!!” si lamentò quella, dimenandosi.

Inutilmente, perché Ezio aveva una presa decisa e saltò grazie a degli appigli invisibili  e reggendosi con una mano sola. Quando si dice coniglio dopato…

“Sarebbe meglio se ti facessi disonorare in silenzio, Parcifal, altrimenti chiederò a Paola di prenderti tra le sue ragazze” suggerì Morgana, reggendosi la gonna mentre saltava da un comignolo all’altro.

“Vi detesto entrambi! Io soffro di vertiiiiiiiigini”

 

La Rosa in Fiore era un posto che le due ragazze avrebbero potuto definire un YouPorno del passato. Solo più reale.

Madonna Paola era una donna gradevole, molto bella, con un elegante portamento che la distingueva dalle altre cortigiane.

I fatti dimostrarono che in effetti c’era qualcosa per cui Paola era diversa dalle altre.

Ovviamente Ezio aveva molto da pensare: sua madre era paralizzata dal dolore, sua sorella si trovava in uno stuolo di donnine poco raccomandabili -i cattivi esempi!- suo padre e i suoi fratelli erano stati uccisi sotto falsa accusa.

Anche se dimostrava la forza e la tenacia del suo carattere, era difficile non notare il suo sguardo mesto e la disperazione nei suoi occhi.

Parcifal gli si avvicinò, sorridendo, imbarazzata.

“Mi dispiace molto. Sappi che ti sono vicina” disse lei, prendendogli la mano. Ezio ebbe solo il tempo di sorridere, prima che un gruppetto di cortigiane accerchiasse la ragazza e la trascinasse via.

“Che bel ragazzino! A te adesso ci pensiamo noi!” cinguettarono in coro, ridacchiando.

“Sono un femmina! Sono una dannata femmina!!”

In un angolo, Morgana fece un sorrisetto soddisfatto, accanto a Paola.

“Grazie madonna. Ora imparerà che a Morgana non si frega mai il ragazzo. MAI”

 

Ovviamente, dopo le dovute spiegazioni -e il recuperamento di Parcifal, pare che su questo punto le ragazze di Paola fossero rimaste parecchio deluse, poverine- Ezio ebbe il tempo di osservare con più attenzione lo strano oggetto ritrovato nel baule nella stanza segreta di suo padre.

Era una lama, una specie di arma, rotta per giunta, ma che Parcifal osservava vomitando arcobaleni con sguardo disinteressato.

“Che si fa?” chiese Morgana, con tono casuale.

“Credo che converrebbe andare da qualcuno che sappia riparare quest’arma… potrebbe risultarti utile, Ezio” suggerì Parcifal, con un sorriso.

Ezio rimase interdetto per qualche istante, poi fece un sorrisetto tra sé e sé.

“E io so chi possa ripararla…”

 

 

 

 

 

 

_ sempre più inutile spazio elfico [RosTheElphe]

Oplà, ecco un altro bellissimo capitolo finalizzato a distruggere a rivedere la storia di Ezio Auditore. Ad ogni modo, dopo aver concesso alla mia collega il capitolo figo con la scena della tunica -ovviamente quelli della Ubisoft hanno immaginato che il pubblico femminile (e anche quello maschile) si sarebbe scandalizzato a vedere Ezio che si cambiava d’abito, che volponi- mi sono consolata con la parte del patibolo, cosa per cui sono ancora sotto choc. Chi bazzica sull’inutile profilo della sottoscritta avrà notato le varie fanfic sulla morte di Petruccio e Federico (Federico!!! Il preferito di mia mamma!!) quindi questo capitolo un po’ mi spettava di diritto.

Intanto, ho permesso a Parcifal di avere il suo momento di gloria con Ezio che se la porta in braccio -hai letto tutte le lettere della frase Blazethecat31?- mentre io mi trascino dietro tre chili e più di cotone e merletto. Chi del pubblico mi concede un paio di pantaloni?

Non è un caso che quando zompiamo sui tetti e Parcifal si lamenta vi sia tornata in mente una reminiscenza di Hercules; è uno spudoratissimo plagio di Meg, odiatemi.

Ah, una novità inutile: visto che siamo arrivate al 5 capitolo (grande risultato ragazzi, grande risultato) parto con un gioco idiota, alla mia maniera insomma: visto che in 5 capitoli si sono un po’ rivelate queste due fanciulline(?) quando lascerete i commenti (per chi lo farà, ovviamente) potrà specificare da chi delle due cooprotagoniste vuole ricevere una risposta ad eventuali domande-saluti-precisazioni-errori etc.  

Anche se il profilo è dell’inutile elfo, c’è anche una micetta che partecipa alla fanfic, e mi sembra giusto che anche Parcifal abbia la sua parte.

Detto questo, commentate in tanti!!

A presto, carote!

 

   
 
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