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Autore: Black_Arrow    01/10/2012    0 recensioni
Aprì la porta, non guardava quasi mai per terra mentre camminava ma per fortuna quel giorno, forse perché un po' era destino, abbassò lo sguardo e la vista gli cadde su un tenero fagottino bianco e rosa legato con un filo di organza. Lo sollevò e soppesandolo tra le mani cercò di capire cosa potesse contenere, si arrese dopo poco e con curiosità crescente slacciò il piccolo nastro. Biscotti, freschi, fragranti, biscotti appena sfornati. Ne addentò uno, ottimi.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Prologo



L’inizio di un nuovo anno scolastico. Nella mente di ogni adolescente rappresenta aspettative, entusiasmo, nuove conoscenze e forse, chissà, nuovi amori.
Per Giuditta non era così, non si aspettava un granché di nuovo ma non perché fosse infelice, anzi, semplicemente aveva già trovato ciò che un adolescente può aspettarsi da un nuovo anno scolastico.
Aveva la sua amica del cuore, Aurora, come vicina di banco e i compagni di classe, con alti e bassi, le erano simpatici.
Forse qualcuno avrebbe potuto arguire che in effetti tutto tutto non c’era, che mancava qualcosa per sentirsi pienamente soddisfatti. Giuditta non aveva, infatti, un ragazzo.
Poco male, rispondeva lei di solito stringendosi nelle spalle, non mi piace nessuno.
Era vero, non era solo una scusa per le sue amiche un po’ impiccione ed invidiose (non Aurora, lei non la obbligava mai a parlare di qualcosa che non le andasse), sapeva che quella persona speciale ancora non era arrivata.
Non si aspettava di trovarla a scuola, ogni ragazzo le era passato sotto agli occhi ma per nessuno di loro aveva provato “la scintilla”.
Lo aveva capito un giorno parlando con Aurora, “Come farai a riconoscerlo?” le aveva chiesto l’amica sgranocchiando patatine; ci aveva pensato un buon quarto d’ora, Aurora nel frattempo aveva svuotato la ciotola che reggeva tra le mani, ma alla fine aveva trovato la risposta.
“Lo sentirò!”aveva detto “sentirò una scossa dentro e quella sarà la scintilla”
Aveva dodici anni all’epoca, ma con il passare del tempo la sua idea non era cambiata, l’avrebbe sentito.
Per questo quella mattina si risvegliò tranquilla, felice di rivedere i propri amici. Ci sarebbe stato tempo per l’amore più avanti, per ora stava bene ed era soddisfatta così.
Si guardò allo specchio e l’immagine di una semplice studentessa sedicenne le ritornò dal vetro: i corti capelli a caschetto, i piccoli occhi sorridenti marrone-verde, la felpina blu con la stampa di una personaggio Disney.
Prese la bretella dello zaino e se lo caricò in spalla mentre nello specchio si rifletteva il disegno di un sorriso. Un altro anno, normale e felice, stava per iniziare.  
 
“Rory!Ti sto aspettando!”urlò Giuditta contro il citofono di casa dell’amica. Ogni mattina passava da casa sua, la incontrava verso le sette e mezza davanti al suo cancello e insieme facevano il percorso verso scuola. Per farlo doveva compiere una deviazione e di conseguenza svegliarsi un poco prima del normale. Non le pesava comunque, Aurora era così sbadata che avrebbe potuto pensare che il Giovedì fosse Domenica e quindi non ritenere opportuno svegliarsi ed alzarsi dal letto.
Poco importava se aveva un fratello più grande che frequentava il loro stesso istituto e avrebbe potuto accompagnarla, tendevano a non frequentarsi troppo ma non perché non andassero d’accordo, piuttosto come dicevano loro preferivano “fare vite separate”.
Giuditta, infatti, pur essendo la migliore amica di Aurora e pur frequentando spesso la sua casa, aveva visto Francesco solo poche volte e quasi sempre di sfuggita. Sapeva che era fidanzato perché Rory non faceva che lamentarsi della sua ragazza Melisssssa (non che all’anagrafe fosse scritto con tutte quelle “s”, era solo il modo in cui lo pronunciava Aurora), a quanto sembrava era una ragazza un po’ infida e subdola quasi come tutte quelle s di cui l’amica infarciva il suo nome dovessero ricordare il sibilo di un serpente.
Giuditta alzava le spalle e l’accusava di essere gelosa di suo fratello e a quel punto la discussione degenerava in un Aurora offesa e nel suo sorriso di scuse che cercava di rabbonirla.
“Arrivo!”l’amica si era lanciata fuori dalla porta trafelata, un croissant le sbucava per metà dalla bocca e lo zaino le pendeva storto da una spalla, i lunghi capelli biondi svolazzavano tutt’intorno a lei ed alcuni di essi le finivano pure in bocca mentre la sua figurina si lanciava lungo il vialetto che portava al cancello ed una corsa la portava davanti all’amica in cerca di perdono.
Le ricordava quel compito che aveva dovuto svolgere per le vacanze, una relazione sui pellegrinaggi in terra santa, Aurora sembrava proprio diretta al tempio in quel momento.
“Scusami!!!!oggi era il mio turno per preparare la colazione e ho fatto un disastro!ho perso un sacco di tempo a ripulire tutto!”era stata obbligata ad estrarre il croissant dalla bocca prima di parlare ma non appena ebbe finito di pronunciare l’ultima sillaba si affretto a terminare in un sol boccone ciò che ne rimaneva.
“Rory…devi solo scaldare del latte…cosa mai ci sarà di così difficile?”
“Lo so lo so!ma mi sono dimenticata che il pentolino era bollente e mi sono ustionata tutta e l’ho fatto cadere!anche sui quaderni di Francesco!anzi è meglio se andiamo perché non se n’è ancora accorto e vorrei evitare che…”
Non fece in tempo a terminare la frase che un urlo inferocito provenne da dentro la casa, Francesco doveva essersene accorto.
Scoppiò in una risata divertita mentre Aurora sbiancava in un’espressione atterrita: “Non mi sembra il momento di ridere!dai andiamo!” l’aveva afferrata per una manica e si era messa a correre a perdifiato trascinandola con sé.
Giuditta non se l’aspettava e di conseguenza dovette faticare per adeguarsi al suo passo di gazzella impazzita, cercò di affrettarsi ma presto sentì una presenza non meglio definita alle proprie spalle.
“AURORA!giuro che ti ammazzo!erano i compiti per oggi!”
Fu strattonata all’indietro e per un attimo si sentì come se si dovesse strappare a metà, una tirata da una parte e una tirata dall’altra, uno di quei giochi a molla che si allungavano e restringevano.
Volse indietro la testa per identificare il suo aggressore, non che fosse molto difficile intuirlo dato l’urlo di poco prima, ma, nonostante sapesse che le sarebbe spuntato davanti Francesco, nel momento in cui lo vide sembrò effettivamente non riconoscerlo.
Le poche volte che l’aveva intravisto era sempre stato perfettamente in ordine, i corti capelli con il ciuffo ben sistemati ai lati del viso, i vestiti, sempre di moda, perfettamente coordinati persino negli accessori, gli occhi azzurri invisibili dietro ai Rayban portati anche sotto la pioggia, l’espressione sempre impassibile e controllata. Era un bel ragazzo, Giuditta lo doveva ammettere, ma quel suo essere perfetto quasi lo smorzava.
Quella mattina invece, colto poco dopo il risveglio e nell’impeto della rabbia sembrava quasi un’altra persona: i capelli, forse per causa del cuscino, erano completamente spettinati, il ciuffo, che di solito era ben lisciato sulla fronte era alzato e contorto in un vortice sulla sommità del capo, indossava, ora, una semplice tuta grigia da casa e gli occhi erano perfettamente visibili e ben presenti dato il furore che emanavano dalle pupille, l’espressione infatti era tutto tranne impassibile e controllata.
Giuditta osservò per un attimo interminabile il suo volto e sentì la saliva improvvisamente bloccarsi in gola, poteva essere che…?
All’improvviso venne a mancare la presa che la strattonava da entrambe la parti e sentì la strada scivolarle sotto i piedi. Chiuse gli occhi e dopo pochi istanti l’impatto con il suolo fu disastroso per il suo didietro: “Ahi!”esclamò.
Riaprì gli occhi e due facce preoccupate le apparvero davanti, Aurora con il suo piccolo nasino lentigginoso e… fu in quel momento che la sentì, “la scintilla”.
Francesco era chino su di lei: “Tutto bene?”chiese, non lo sentiva, non poteva credere a quello che era successo in quel momento, si era innamorata?
“Sei un idiota!Le hai fatto male!”
“E’ colpa tua!tua e della tua sbadataggine!come cavolo faccio con i compiti ora?”
“Non mi importa!chiedi scusa alla mia amica!”
Francesco aveva sbuffato e le aveva afferrato una mano per issarla in piedi ma si era meravigliato di quanto lei fosse un peso morto: “Scusa, ti sei fatta male?”, sembrava cominciare a preoccuparsi seriamente data la sua mancanza di risposte e il suo sguardo assente.
“No…no!tutto bene!”si riprese e lui sembrò tornare tranquillo: “Bene vado a recuperare quello che resta del mio lavoro!”
Aveva recuperato la strafottenza ma quello che lei sentiva in quel momento non era cambiato, era scattata la scintilla e quello non sarebbe stato un anno normale. 
  
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