Capitolo 6: i presupposti per una serata perfetta.
“Allora
quanti saremo?”
Siamo
al supermercato, facendo la spesa per la mitica cena di sabato. Daniela è
entusiasta, non vede l’ora di vedere Carlo. Naturalmente non la smetteva più di
ridere. Dani si è gentilmente offerta di aiutarmi ‘per preparare la cena ’,
ovvero: vengo da te così non vai in crisi! Sì perché Caterina appena ha saputo
della cena è impazzita, ha tirato fuori un mucchio di ricette dai nomi strani e
con gli ingredienti strani. Quando Daniela ha visto la mia faccia mi ha
trascinato fuori di casa appena prima che le lanciassi a presso un
mestolo. E ora stiamo parlando del da
farsi.
“Non
lo so. Ci sarà sicuro Eleonora, Erika con Mattia, Lea, tu, io, sicuramente ele
porterà Giovanna, Flavia se non ha niente di meglio da fare e poi forse Carlo!”
Daniela
mi fissa e sorride.
“Daniela
non RIDERE!”
“Alice
ti prego è troppo buffo. Insomma ti piaceva! Per quanto tempo ci sei stata appresso
sei mesi?”
“Sì
va bè dieci anni!”
Mi
giro e vado a prendere un po’ di farina.
“Ma
ti sei offesa?” chiede Dani raggiungendomi.
La
guardo sorridendo: “Ma ti pare. È solo che mi ha colto alla sprovvista.
Sembrava così… normale. Credo che
abbia avuto anche una ragazza. Poverina chissà come l’ha presa”.
Metto
quello che mi serve nel carrello e continuo il giro. Non ho ancora deciso cosa
fare domani, ma un’idea l’ho. Non sono proprio brava a cucinare, ma almeno IO
non ho un amore platonico con la cucina.
“Cosa
manca?”domanda Daniela.
Guardo
la lista, che mi ha diligentemente fatto Lea.
“Allora:
il latte, le uova, la farina, il lievito, la salsa e il pesto li abbiamo presi.
Manca la pasta e …. No il secondo no, perché lo porta Erika e il pane lo porta
Eleonora”.
“Allora
andiamo e facciamo presto che mi sto scocciando”.
Davanti
a tutti quei tipi di pasta rimango ferma cinque minuti. Cosa devo prendere?
Quale di questi molteplici tipi sarà il prescelto per la grande cena?
Alla
fine prendo uno a caso e mi avvio verso la cassa.
“Ah
quasi mi scordavo di dirti che ho invitato anche Sofia alla cena” mi dice
Daniela, mentre andiamo alla cassa.
“Perfetto,
allora devo affittare una sala, perché il mio salotto non basta!” le rispondo
sarcasticamente.
“Ma
come sei spiritosa, basta che ci stingiamo un po’. E poi scusa ma io Caterina
da sola tutta la sera non la reggo!”
Ho
qualcosa che parte dall’altezza dello stomaco e sala lentamente. Forse ho
esagerato a pranzo. No è qualcos’altro, credo che sia …. Pena, nei confronti di Caterina. Poveretta non è cambiato molto dal
liceo. La cassa è a pochi metri da noi,
ma io faccio inversione e torno indietro.
“Ma
dove vai?”
“Devo
prendere le cose per fare il dolce!”
Daniela
mi guarda sorpresa: “Sei proprio sicura di volerlo fare tu? Sai, non è che non
mi fido, ma… ecco … l’ultima volta….”.
Non
le rispondo nemmeno.
Che
belle amiche che mi sono trovata! Mamma mia. Solo perché una volta ho quasi, sottolineo quasi, bruciato la casa questo non vuol dire che io non
sappia usare il forno! Ok magari non andiamo molto d’accordo, ma io piaccio a
tutti: sono allegra, spontanea, gentile, anche poco poco carina, modesta. Come
si fa a non amarmi? Sono più fedele di un cane, e non faccio mai arrabbiare
nessuno. “Sei così dolce che fai venire le carie” ha detto una volta Eleonora.
In quella occasione sfotteva, ma in sintesi: è solo questione di tempo e poi
quel forno sarà mio! Altrimenti io lo faccio……
Gesù,
Sant’Anna e Maria.
Interrompiamo
momentaneamente l’elogio di Alice per informare la gentile clientela che il
cretino del negozio di alimentari sotto casa di Eleonora è qui!!!!!!!!!
Carramba
che sorpresa!
Ma cosa diavolo ci fa qui, spionaggio
industriale? Sì certo come no.
E
adesso? Vado lì e faccio finta di nulla? Mi sembra una buona idea. Mi dirigo
lentamente verso lo scaffale, ma a metà strada cambio idea e torno indietro.
Non
ce la faccio. È un piccolo difetto che ho da, quando avevo 16 anni. Mi faccio
prendere dal panico, per non so quale motivo, divento tutta rossa e scappo. Via
più veloce di furia cavallo del west. Devo dire che questa cosa mi ha fatto
diventare molto veloce, ma ha reso minimi i miei rapporti interpersonali.
Ritorno
molto sconvolta da Daniela. Lei mi guarda scrutandomi con sguardo indagatore.
“Che
è successo? Non hai preso nulla”.
Scuoto
la testa e respiro cercando di tornare calma.
“Nulla.
Non c’era niente d’interessante e poi non credo che io e il forno torneremo mai
amici, dopo l’ultima volta!”
Lei
mi osserva in silenzio, aspettando. Lo sa che cosa sto per fare, lo sa
perfettamente.
E
io? Rido. RIDO. Come una povera cretina, come non facevo da, quando avevo 16
anni. Sei incorreggibile Alice, ti fai sgamare subito.
“Lui
chi è?”chiede maliziosa.
“Nessuno”ho
finalmente ripreso il controllo di me.
“Sì
certo come no. andiamo Alice ti conosco troppo bene. Vogliamo parlare del primo
liceo?”
“Guarda
Dani tocca a noi!” sono troppo euforica, di solito non si è così euforici,
quando si arriva alla cassa. Specie se vedi il conto.
“Va be tu fai la sostenuta. Tanto poi verrai
tu, non ce la fai tenerti un segreto, fra un paio d’ore scoppierai e mi dirai
tutto” come è sicura di sé, mi conosce proprio bene. Ma sta volta no Dani, non
cederò!
“Sì
sì va be come vuoi tu!”
“Alice
non mi arronzare!”
Io
rido e scappo avanti, mentre lei continua il suo terzo grado.
Alla
fine Daniela si è arresa. Ci è rimasta malissimo, ma non importa. Non l’ho fatto
con cattiveria, è solo che non avevo voglia di raccontare nulla almeno per ora.
In fondo potrei anche non dover raccontare mai nulla no? Chi lo vede più a
questo? Apro la porta di casa con mille buste in mano. Penso proprio che ora
cadrò.
“C’è
nessuno? E se ci siete volete venire ad aiutarmi?” urlo.
Ma
nessun cavaliere senza macchia, senza paura si getta in mio aiuto. Va bene, ok.
Tutti a letto senza cena!
“Grazie
!” urlo di rimando al nulla.
Poso
le buste sul tavolo in cucina e vado il bagno per lavarmi le mani, convinta che
in casa non ci sia nessuno. Alzo gli occhi dalle mie mani arrossate e quasi
scontro con una ragazzetta con i capelli ramati, legati in una treccia e gli
occhi marrone chiaro arrossati dalle lacrime. È una ragazzina esile e sembra
molto sconvolta. Alza lo sguardo su di me e sorride, un sorriso tirato.
“Ciao”
dice con voce rotta dal pianto.
“Cia-ciao!”balbetto
stupita. Ma chi è questa?
Lei
non dice nulla ed esce in fretta. Guardo sconvolta la porta che si è appena
chiusa, senza darmi una risposta. Mi volto e vedo Lorenzo sotto l’arco della
porta, con una faccia scura.
“Lorenzo
che è successo qui?” domano, ma temo la risposta.
Lui
sembra non avermi proprio visto, si riscuote e alza le spalle. Io lo seguo in
salotto e lo osservo, mentre si siede sul divano e chiude gli occhi. Sembra
molto triste.
“Lori che succede?”forse a solo lasciato la
fidanzata. “ Era la tua ragazza quella?”
Annuisce.
“E
vi siete lasciati?”
Apre
gli occhi e mi guarda. Sembra che voglia dirmi qualcosa, poi ci ripensa e
annuisce.
“Ma
sei stato tu o lei?” a giudicare dalle lacrime credo lui.
Lorenzo
non risponde, ma si alza e si chiude in camera mia.
“Mi
raccomando,non usare mai quel bel dono che ci ha fatto nostro signore della
parola!”
Decido
di non infierire e vado a mettere a posto le cose che ho comprato. Dopo un po’
torna Lea. Sembra molto allegra.
“Buon
dì!” saluta gioviale.
Sono
quasi le otto di sera.
“Ciao.
Tutto ok?”
Lei
sorride. Sì tutto ok.
“Quanta
robba! È per domani?”
“Yes”
“Che
bello. E quanti saremo?”
Conto
velocemente sulle dita “A occhio e croce
Fa
una faccia meravigliata: “Ma ci entreremo tutti?”
Alzo
le spalle: “Spero di sì. Ma forse saremo meno, dipende se viene Carlo e se mio
fratello e Flavia rimangono. Comunque ho detto a Daniela di portare delle sedie
visto che viene in macchina con Sofia e dopo chiamo anche Ele e le dico la
stessa cosa”.
Lea
si siede e rimane in silenzio. Io continuo ad ordinare spostando le cose da un
posto all’altro. Farò così fino a domani sera, finché non sarò convinta che
sarà tutto perfetto. Lea sta ancora
zitta e mi guarda senza esprimere commenti, il che è strano. Spazientita da
quel silenzio.
“Lea
cosa vuoi?” domando a bruciapelo.
“Io?”
chiede stralunata.
“No
la sedia. Sì tu cosa c’è, cosa vuoi stai lì zitta senza parlare. Devi voler
qualcosa da me e allora sputa il rospo!”
Lea
si agita sulla sedia, cerca di capire qual è la tattica giusta e alla fine
decide per la pura e semplice verità, almeno credo.
“Volevo
invitare anche un mio amico domani sera. Ma se siamo tanti non importa sarà per
la prossima volta”.
Sembra
tenerci molto. So che mi pentirò di questo.
“Lea
Daniela porta Sofia, Eleonora porta Giovanna tu puoi portare chi vuoi!”
Lea
mi guarda al settimo cielo. Si alza e mi abbraccia.
“Grazie
sei un mito!”
Va
nell’altra stanza saltellando felice.
“Però
domani mi aiuti a mettere a posto vero?”
Lea
non risponde. Ma lo farà, so che lo farà, non può abbandonarmi.
Squilla
il telefono.
Lea
si affaccia: “Chi può essere a quest’ora?”
“Un
mare di gente. Ma speriamo che non sia mia madre!”
Lea ride.
“Pronto?”
rispondo allegra.
“Salve,
sei Alice? Sono la mamma di Caterina”.
Guardo
Lea stupita.
“Buonasera signora. Cosa posso fare per lei?”
“Buonasera.
Ecco io volevo parlare con mia figlia, se è lì!” ha una voce molto bassa e
tremula.
“Sì
è qui, cioè non ora non c’è, ma sta qui da me!”
Fa
un sospiro di sollievo e poi dice: “ Allora quando torna mi fai chiamare per
favore? Io sono a casa”.
“Va
bene lo farò non si preoccupi!”
“Grazie
Alice. Buonanotte”.
“Buonanotte
a lei”.
Riaggancio.
“Chi
era?” chiede Lea curiosa.
“La
mamma di Caterina”.
Inarca
le sopraciglia: “ E che vuole?”
“Sapere
se la figlia è qui”.
Lei
non ha detto proprio così, ma penso volesse sapere proprio questo. Il rumore
della porta che sbatte mi avvisa che Cate è tornata.
“Ciao
a tutti!” saluta con voce cristallina.
“Ciao”
la salutiamo noi.
“Ha
chiamato tua madre”le dico aspettando la reazione, che non tarda ad arrivare.
Le
muore il sorriso sulle labbra e la sua faccia diventa scura come quella di
Lorenzo.
“E
che ti ha detto?” sembra preoccupata.
“Vuole
che la chiami”.
Cate
si rilassa: “ Ah ok ora lo faccio”.
Prende
il cordless e va in camera di Lea, visto che la mai è occupata. Preparo la
cena: qualcosa di veloce. Bisogna tenersi leggeri per domani.
Lea
apparecchia e io finisco di preparare. La pasta e quella avanzata da non so
quando e il secondo non c’è, più leggeri di così si muore.
“Ma
Flavia?”domando
“Mi
ha mandato un sms non torna sta sera”.
Caterina
entra nella stanza di nuovo con la faccia scura, guarda la tavola e dice:
“Lorenzo
ha detto che non ha fame e neanche io ne ho voglia”.
“Tutto
ok?” chiede Lea premurosa.
“Sì
sì. Vado a letto buona notte!”
Lea
guarda prima me e poi la pasta avanzata da tempo immemorabile.
“Credo
che non mangerò sta sera, così conservo l’appetito per domani. Buonanotte”,
E così rimango sola soletta in questa cucina
fredda e inospitale abbandonata da tutti. Me la mangio io la pasta. Poi la
guardo, ci ripenso e la butto. Spengo la luce.
“Buonanotte!”
La
giornata passa veloce mettendo a posto tutta la casa. È stato un delirio
totale: io mettevo una cosa da una parte e Lea la spostava da un’altra. Ma alla
fine la nostra fatica è stata premiata e ora nei vetri di casa mia ci si può
specchiare! Nel primo pomeriggio Lorenzo è uscito annunciandomi, con mio enorme
dispiacere, che non ci avrebbe degnato della sua presenza. Io non gli ho
chiesto nulla. Dall’altra sera è molto suscettibile e poco disposto a
parlare. Comunque meglio così uno in
meno. Caterina ci ha dato una mano ma più che altro a blaterato della sua vita
o di romanzi che avrà intenzione di scrivere in base alla sua vita. Non ne
potevo più così l’ho mandata a prendere un paio di cose che mi ero scordata. Lea
canticchia sempre ed è molto allegra. Qui gatta ci cova. Inutile dire che la
regina della notte non ha fatto nulla per tutto il giorno. Da quando ha mollato
il povero Marco esce ogni sera con una persona diversa, ma giusto sta sera non
ha nulla da fare.
Alle
quattro e mezza squilla il telefono.
“Pronto?”
rispondo.
“Ola
ciccia come va?” la voce gioiosa di Ele.
“Ciao
Ele come mai così felice? Qualcosa di bello?”
“Sì
qualcosa di bello è successo, ma te lo dico sta sera con calma. Più tosto
chiamo per dire che Giovanna sta sera non viene, in compenso vengono altre due
persone” .
Sono
al quanto indispettita.
“Perché
Gio non viene? E chi hai invitato? Eleonora non mi far fare figuracce!”
Lei
sospira esasperata.
“Ma
non ti preoccupare, non ti farei mai fare brutte figure. Fidati di me! Sarai
sorpresa”.
Ora
sono preoccupata.
“Eleonora
cosa hai fatto?”
“Ma
niente Alice stai calma. Sono o no la tua best friend number one?”
“
È proprio questo il problema, tu fai le cose perché sei la mia migliore amica e
non ti preoccupi di cosa penso io. Per favore non fare danni, almeno per sta
sera!domani puoi fare quello che vuoi” la sto supplicando.
“Stai
tranquilla ciccia tu vestiti bene e aspetta. Ci vediamo sta sera baci”.
“Ele
aspetta!”.
Niente
da fare ha già riattaccato.
“Che
gusto ci prova la gente a complottare contro di me?”
Dubbi
esistenziali.
Cercando
di non pensare alla conversazione avuta con la mia “amica”, mi stendo sul letto
assaporando la pace pomeridiana. In casa ci siamo solo noi tre, non capitava da
giorni: Lea in camera sua a far non so che, Flavia ascolta la musica e io cerco
di rilassarmi. Non voglio pensare ad Eleonora e alla sua sorpresa. Chiudo gli
occhi.
Il
rumore del telefono che squilla mi fa riaprire gli occhi. Mai un attimo di
pace!
“Pronto?”
“Ehm……
salve c’è Alice sono Carlo”.
“Ciao
Carlo sono io. Come va?”
“Alice
non ti avevo riconosciuto. Tutto bene, chiamo per sta sera”.
Bravo.
La prossima volta ti conviene chiamare cinque minuti prima di venire.
“Se non è un problema io verrei”.
“No
che problema, figurati. Sono stata io ad invitarti”.
E
quasi mi pento di averlo fatto.
“Grazie.
Allora ci vediamo verso le otto e mezza, ok?”
“Perfetto.
Senti, ma vieni solo?”
Carlo
non risponde. Forse pensa che mi dia fastidio se viene con il suo ….ehm…
compagno.
“Sai
per sapere quanti siamo. Per organizzarmi con il cibo”.
“Ah
ok. Non ti preoccupare, vengo da solo!”
“Benissimo.
Allora ti aspetto!”
“Va
bene, grazie Alice ciao”.
“Ciao”.
E
anche questa è fatta. Ora che tutti mi hanno detto tutto posso anche
rilassarmi. Sto per ristendermi sul letto, quando guardo l’orologio e mi
accorgo che sono le sette meno dieci.
I
miei cinque minuti si sono trasformati in due ore. Fantastico!
Corro
in camera di Lea.
“Lea
dobbiamo cominciare a preparare, sono quasi le sette!”
Lei
alza le spalle.
“Lo
so, per questo ho già messo a fare il sugo e il dolce. Stai tranquilla. Ah
Caterina è tornata cinque minuti fa e ora è nel bagno che si prepara”.
Guardo
la porta del bagno.
“Le
hai detto che non è una serata di gala vero?”
Lea
ride e annuisce.
Visto
che manca poco, vado in soggiorno a prendere i piatti buoni. Non sono molto
particolari, ma visto che quasi sempre usiamo quelli di carta questi andranno
più che bene.
Sono
indaffaratissima. Per tutta la casa c’è un odore invitante, mischiato a incenso
che Caterina ha insistito ad accendere. Lea non c’è. È scesa non so per quale
motivo, ha farfugliato qualcosa su un suo amico che doveva arrivare ed è
scappata via. Flavia è seduta sul davanzale della finestra e guarda fuori con
aria assorta.
“Secondo
me, hai invitato troppa gente” afferma, mentre si guarda le unghie perfette.
Sbuffo,
mettendo lavo l’ultimo piatto sporco.
“Non
ho invitato tanta gente. All’inizio dovevamo essere solo Lea, Eleonora, Erika,
Daniela, Caterina io e forse Mattia il fidanzato di Eri. Non avevo previsto che
Lea e Daniela invitassero altre persone, né che Ele avesse avuto la brillante
idea di invitare altre due persone. Comunque TU non ci dovevi essere!”
Flavia
fa una smorfia: “Grazie, come si vede che ci tieni a me, e poi non dare tutta
la colpa alle altre anche tu hai invitato qualcuno mi risulta!”
La
guardo da sopra gli occhiali.
“Invece
di farmi la predica perché non vaia vedere se è tutto pronto di là? “
Così ti levi dai piedi.
“Ok
ok vado. Ma tu stai calmina eh”.
Finalmente
sola continuo il mio lavoro. Ormai manca meno di un’ora. Accidenti a Lea,
proprio ora doveva scendere.
“Alice,
ma non sei ancora pronta?”
Caterina
spunta da dietro alle mie spalle, facendomi saltare.
“No Cate devo finire qui”.
“Ma
lascia faccio io tu vai di là”.
Io
mi giro verso di lei. Indossa una gonna lunga di jeans e una maglia mera
scollata con tutte paillet sopra. I capelli neri sono legati in una treccia. In
fondo sta bene.
“Grazie
Cate sei un’amica”.
Corro
in camera mia e prendo dall’armadio un vestito rosso corto. Mi infilo in bagno
e velocemente mi vesto, tolgo gli occhiali, metto le lentine e mi trucco. Non
do neanche un’occhiata hai miei capelli: ho deciso che li lascio così come
stanno.
Esco
dal bagno appena in tempo per sentire il campanello.
“Vado
io!” grido.
Mi
precipito nell’ingresso e apro. Sulla porta ci sono Eleonora, Erika e Mattia.
“Ciao!”
salutano in coro.
Come
sempre le due sorelle sono splendide.
“Ciao.
Come va? Entrate!”
Saluto
tutti e tre e prendo le giacche.
“Dove
li metto questi Alice?”
Mattia
mostra due buste, una più grande e una più piccola.
“Vai
in cucina, c’è Caterina che ti fa vedere dove!”
Conduco
i miei ospiti in cucina dove Flavia ha appena finito di revisionare la tavola.
Mentre Erika saluta Flavia Ele mi dice:
“Brava
hai messo piatti veri e non quelli di carta come sempre”.
“Certo
non sono mia tirchia come te” rispondo sarcastica.
Ele
fa una linguaccia e poi saluta Flavia.
In
cucina Mattia sta parlando con Caterina. È leggermente più alto di lei e
sicuramente più atletico.
“Allora
Mattia tutto a posto?”
Lui
si volta verso di me e sorride: “ Sì grazie, a te? Erika mi ha detto che sei un
po’ incasinata”
Stringo
le spalle.
“Un
pochino, ma ci stiamo riprendendo bene. Vero Cate?”
Lei
annuisce, assaggiando la salsa.
“Che
cosa hai preparato di buono?” domanda Eleonora entrando.
“Sorpresa!”
dice Caterina.
Lei
guarda me.
“Alice
non ci avvelenare, altrimenti poi che figura fai?”
Le
faccio la linguaccia e torno in soggiorno seguita dagli altri.
“Approposito
come
Eleonora
si illumina.
“Ha
accettato un invito”.
La
guardo senza capire.
“Un
amico le ha chiesto di andare a mangiare una pizza e lei ha detto sì”.
Sembra
tranquilla.
“Ma
siamo sicuri, di questo tizio. Insomma visto i precedenti!”
Ele
scuote la testa.
“Lo
conosco questo. È uno a posto”.
Sono
davvero felice per Gio, se lo merita.
Erika
osserva la tavola.
“Ma
quanti siamo sta sera?”
“Siamo
“Cosa
? Ma come chi altro deve venire?” domanda Eleonora scandalizzata.
Ecco
ora le faccio io una bella sorpresa.
“Viene
un amico di Lea, Daniela e Sofia e anche…”
“E
anche?”
“Carlo”.
Silenzio
generale.
Ele
mi guarda allibita.
“No”.
“Sì”.
“No”.
“Ti
dico di sì. L’ho incontrato ha detto che gli avrebbe fatto piacere vederti e
l’ho invitato. Non potevo privarlo di questo piacere”.
Eleonora
sembra quasi offesa. Erika trattiene a stento le risate e le ragazze e Mattia
non capiscono.
“Chi
è Carlo?” chiede Fla.
“Un
nostro amico. Non lo vediamo da anni”.
“
È per lui che sei così bella Alice?” domanda maliziosamente Caterina.
Scuoto
la testa violentemente.
“Direi
proprio di no”.
Caterina
fa la faccia di chi crede di aver capito tutto, ma, come al solito, non ha
capito nulla. Non ho raccontato a nessuno di Carlo, solo a Daniela e a Lea.
Il
suono della porta mi salva dalla rabbia omicida della mia amica.
“Vado
ad aprire!”
Sono
arrivate Dani e Sofia. Sofia è un’altra mia compagna di liceo. Lei, Daniela ed
io stavamo sempre insieme. Sofia ha lunghi capelli neri e gli occhi verdi,
studia giurisprudenza ed è simpaticissima. Insieme tutte e tre ci siamo fatte
un mucchio di risate. Ci vediamo quasi sempre, ma è naturale che ognuna di noi
è presa dai suoi impegni. Sofia ha un fidanzato storico. Da quando la conosco
ha sempre parlato di lui e si sono messi insieme alla fine del terzo anno di
liceo.
“Sofia!”
la abbraccio stretta.
“Alice
quanto tempo. Come stai?”
“Benissimo.
Sei bellissima coma sempre. Ciao Dani”.
Accompagno
le mie ospiti in salotto, dove Ele per riprendersi dalla sorpresa si è già
servita un bicchiere di vino.
“Buonasera
a tutti!” saluta con la sua solita allegria.
“Ciao
Sofia! Da quanto tempo non ci vediamo!” Caterina corre ad abbracciarla.
Sofia
rimane un attimo interdetta. Ebbene sì anche lei non una fan di Cate.
“Caterina
sei tornata dal tuo viaggio. Finalmente!”
“Sì
sì. Poi ti racconto tutto”.
Non ci sono parole per descrivere la faccia di
Sofia in questo momento: va dall’orripilato allo spaventato.
Io
rido. Mi mancava tutto questo.
Eleonora
saluta le ragazze, ma ancora non dice nulla. Non mi importa molto, appena avrà
assorbito la cosa si riprenderà. Mi siedo con Sofia e Daniela a ricordare i
tempi del liceo, con qualche commento di Caterina, qui e lì. Dopo poco arriva
anche Lea che con grande sorpresa mia e di Flavia porta il nostro vicino
musicista!
Flavia
lo guarda con aria truce.
“Ehm…
ciao! Vieni accomodati!”
Caterina
sorride ammiccante a Lea e una fitta mi raggiunge il cuore.
“Noi
non ci siamo mai presentati. Io sono Alice”.
“Piacere
Elio”.
Mentre
Elio si presenta agli ospiti, tiro Lea in cucina.
“Perché
non mi hai detto che era lui il tuo ospite. Mi hai colto impreparata”.
“Scusa
Alice, ma che importanza ha? Se te lo avessi detto prima non sarebbe cambiato
nulla. Lo so che a te non sta simpatico, ma a me sì quindi l’ho invitato” detto
questo esce dalla cucina alterata.
“Sì
va be, ma stai calma!”
La
porta suona per la milionesima volta. Questa serata è appena cominciata e già
sono stressata. Naturalmente per chiudere il quadro è arrivato Carlo. Eleonora lo
accoglie con un sorriso che gelerebbe gli eschimesi. Per fortuna lui non ci fa
caso o fa finta di non vedere. Osservo la miriade di gente che affolla il mio
soggiorno.
“Bene
ci siamo tutti!”
“no”
esclama Ele “Mancano i due ospiti a sorpresa!”
Già
me ne ero dimenticata. Quasi speravo che non venissero.
“Vuoi
dirmi chi sono?” chiedo ad Ele.
Lei
scuote la testa.
“Dai!
Come faccio a presentarmi a persone che non conosco?”
“Oh
uno di loro lo conosci”.
Sto
ancora cercando di cavare qualcosa dalla bocca di Eleonora, quando la porta
suono di nuovo. Con passi tardi e lenti mi dirigo alla porta, indecisa se
essere preoccupata o no per quello che troverò dietro la porta. Con infinita
lentezza apro la porta.
Davanti
a me c’è un ragazzo alto con i capelli castano chiaro e gli occhi verdi. È il
tizio della nutella! D’istinto chiudo la porta. Forse ho visto male.
“Alice
che hai fatto!” urla Eleonora.
“Mi
è sembrato di vedere il tizio della nutella!”
Lei
sorride. Ma come ha fatto a saperlo, io non l’ho detto a nessuno.
“Infatti,
l’ho invitato io. Dice di conoscerti e che siete vecchi amici”.
“Ma
non è vero!” piagnucolo.
“Comunque
sia adesso è qui”.
Eleonora
apre la porta facendolo entrare. Lo saluta e gli prende la giacca. Massimiliano
(così mi pare si chiami) mi si para davanti.
“Chi
non muore si rivede!” dice sorridendo.
“Già”.
Si
china e mi da un bacio sulla guancia.
Sento
un tantino caldo , in questo momento.
“Spero
non ti dispiaccia che sono venuto, ma morivo dalla voglia di vedere casa tua” il
suo tono è un po’ canzonatorio.
Massimiliano
si sposta e solo allora mi accorgo che ha portato un amico. Solo che questo
amico lo conosco molto meglio: è Marco. Fantastico, ora sì che posso scrivere
completo!