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Autore: Arwin    14/04/2007    3 recensioni
Avete mai immaginato come potrebbe essere la voastra vita a vent'anni? Io sì
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6: i presupposti per una serata perfetta

Capitolo 6: i presupposti per una serata perfetta.

 

“Allora quanti saremo?”

Siamo al supermercato, facendo la spesa per la mitica cena di sabato. Daniela è entusiasta, non vede l’ora di vedere Carlo. Naturalmente non la smetteva più di ridere. Dani si è gentilmente offerta di aiutarmi ‘per preparare la cena ’, ovvero: vengo da te così non vai in crisi! Sì perché Caterina appena ha saputo della cena è impazzita, ha tirato fuori un mucchio di ricette dai nomi strani e con gli ingredienti strani. Quando Daniela ha visto la mia faccia mi ha trascinato fuori di casa appena prima che le lanciassi a presso un mestolo.  E ora stiamo parlando del da farsi.

“Non lo so. Ci sarà sicuro Eleonora, Erika con Mattia, Lea, tu, io, sicuramente ele porterà Giovanna, Flavia se non ha niente di meglio da fare e poi forse Carlo!”

Daniela mi fissa e sorride.

“Daniela non RIDERE!”

“Alice ti prego è troppo buffo. Insomma ti piaceva! Per quanto tempo ci sei stata appresso sei mesi?”

“Sì va bè dieci anni!”

Mi giro e vado a prendere un po’ di farina.

“Ma ti sei offesa?” chiede Dani raggiungendomi.

La guardo sorridendo: “Ma ti pare. È solo che mi ha colto alla sprovvista. Sembrava così… normale. Credo che abbia avuto anche una ragazza. Poverina chissà come l’ha presa”.

Metto quello che mi serve nel carrello e continuo il giro. Non ho ancora deciso cosa fare domani, ma un’idea l’ho. Non sono proprio brava a cucinare, ma almeno IO non ho un amore platonico con la cucina.

“Cosa manca?”domanda Daniela.

Guardo la lista, che mi ha diligentemente fatto Lea.

“Allora: il latte, le uova, la farina, il lievito, la salsa e il pesto li abbiamo presi. Manca la pasta e …. No il secondo no, perché lo porta Erika e il pane lo porta Eleonora”.

“Allora andiamo e facciamo presto che mi sto scocciando”.

Davanti a tutti quei tipi di pasta rimango ferma cinque minuti. Cosa devo prendere? Quale di questi molteplici tipi sarà il prescelto per la grande cena?

Alla fine prendo uno a caso e mi avvio verso la cassa.

“Ah quasi mi scordavo di dirti che ho invitato anche Sofia alla cena” mi dice Daniela, mentre andiamo alla cassa.

“Perfetto, allora devo affittare una sala, perché il mio salotto non basta!” le rispondo sarcasticamente.

“Ma come sei spiritosa, basta che ci stingiamo un po’. E poi scusa ma io Caterina da sola tutta la sera non la reggo!”

Ho qualcosa che parte dall’altezza dello stomaco e sala lentamente. Forse ho esagerato a pranzo. No è qualcos’altro, credo che sia …. Pena, nei confronti di Caterina. Poveretta non è cambiato molto dal liceo.  La cassa è a pochi metri da noi, ma io faccio inversione e torno indietro.

“Ma dove vai?”

“Devo prendere le cose per fare il dolce!”

Daniela mi guarda sorpresa: “Sei proprio sicura di volerlo fare tu? Sai, non è che non mi fido, ma… ecco … l’ultima volta….”.

Non le rispondo nemmeno.

Che belle amiche che mi sono trovata! Mamma mia. Solo perché una volta ho quasi, sottolineo quasi, bruciato la casa questo non vuol dire che io non sappia usare il forno! Ok magari non andiamo molto d’accordo, ma io piaccio a tutti: sono allegra, spontanea, gentile, anche poco poco carina, modesta. Come si fa a non amarmi? Sono più fedele di un cane, e non faccio mai arrabbiare nessuno. “Sei così dolce che fai venire le carie” ha detto una volta Eleonora. In quella occasione sfotteva, ma in sintesi: è solo questione di tempo e poi quel forno sarà mio! Altrimenti io lo faccio……

Gesù, Sant’Anna e Maria.

Interrompiamo momentaneamente l’elogio di Alice per informare la gentile clientela che il cretino del negozio di alimentari sotto casa di Eleonora è qui!!!!!!!!!

Carramba che sorpresa!      

 Ma cosa diavolo ci fa qui, spionaggio industriale? Sì certo come no.

E adesso? Vado lì e faccio finta di nulla? Mi sembra una buona idea. Mi dirigo lentamente verso lo scaffale, ma a metà strada cambio idea e torno indietro.

Non ce la faccio. È un piccolo difetto che ho da, quando avevo 16 anni. Mi faccio prendere dal panico, per non so quale motivo, divento tutta rossa e scappo. Via più veloce di furia cavallo del west. Devo dire che questa cosa mi ha fatto diventare molto veloce, ma ha reso minimi i miei rapporti interpersonali.

Ritorno molto sconvolta da Daniela. Lei mi guarda scrutandomi con sguardo indagatore.

“Che è successo? Non hai preso nulla”.

Scuoto la testa e respiro cercando di tornare calma.

“Nulla. Non c’era niente d’interessante e poi non credo che io e il forno torneremo mai amici, dopo l’ultima volta!”

Lei mi osserva in silenzio, aspettando. Lo sa che cosa sto per fare, lo sa perfettamente.

E io? Rido. RIDO. Come una povera cretina, come non facevo da, quando avevo 16 anni. Sei incorreggibile Alice, ti fai sgamare subito.

“Lui chi è?”chiede maliziosa.

“Nessuno”ho finalmente ripreso il controllo di me.

“Sì certo come no. andiamo Alice ti conosco troppo bene. Vogliamo parlare del primo liceo?”

“Guarda Dani tocca a noi!” sono troppo euforica, di solito non si è così euforici, quando si arriva alla cassa. Specie se vedi il conto.

 “Va be tu fai la sostenuta. Tanto poi verrai tu, non ce la fai tenerti un segreto, fra un paio d’ore scoppierai e mi dirai tutto” come è sicura di sé, mi conosce proprio bene. Ma sta volta no Dani, non cederò!

“Sì sì va be come vuoi tu!”

“Alice non mi arronzare!”

Io rido e scappo avanti, mentre lei continua il suo terzo grado.

 

 

 

Alla fine Daniela si è arresa. Ci è rimasta malissimo, ma non importa. Non l’ho fatto con cattiveria, è solo che non avevo voglia di raccontare nulla almeno per ora. In fondo potrei anche non dover raccontare mai nulla no? Chi lo vede più a questo? Apro la porta di casa con mille buste in mano. Penso proprio che ora cadrò.

“C’è nessuno? E se ci siete volete venire ad aiutarmi?” urlo.

Ma nessun cavaliere senza macchia, senza paura si getta in mio aiuto. Va bene, ok. Tutti a letto senza cena!

“Grazie !” urlo di rimando al nulla.

Poso le buste sul tavolo in cucina e vado il bagno per lavarmi le mani, convinta che in casa non ci sia nessuno. Alzo gli occhi dalle mie mani arrossate e quasi scontro con una ragazzetta con i capelli ramati, legati in una treccia e gli occhi marrone chiaro arrossati dalle lacrime. È una ragazzina esile e sembra molto sconvolta. Alza lo sguardo su di me e sorride, un sorriso tirato.

“Ciao” dice con voce rotta dal pianto.

“Cia-ciao!”balbetto stupita. Ma chi è questa?

Lei non dice nulla ed esce in fretta. Guardo sconvolta la porta che si è appena chiusa, senza darmi una risposta. Mi volto e vedo Lorenzo sotto l’arco della porta, con una faccia scura.

“Lorenzo che è successo qui?” domano, ma temo la risposta.

Lui sembra non avermi proprio visto, si riscuote e alza le spalle. Io lo seguo in salotto e lo osservo, mentre si siede sul divano e chiude gli occhi. Sembra molto triste.

 “Lori che succede?”forse a solo lasciato la fidanzata. “ Era la tua ragazza quella?”

Annuisce.

“E vi siete lasciati?”

Apre gli occhi e mi guarda. Sembra che voglia dirmi qualcosa, poi ci ripensa e annuisce.

“Ma sei stato tu o lei?” a giudicare dalle lacrime credo lui.

Lorenzo non risponde, ma si alza e si chiude in camera mia.

“Mi raccomando,non usare mai quel bel dono che ci ha fatto nostro signore della parola!”

Decido di non infierire e vado a mettere a posto le cose che ho comprato. Dopo un po’ torna Lea. Sembra molto allegra. 

“Buon dì!” saluta gioviale.

Sono quasi le otto di sera.

“Ciao. Tutto ok?”

Lei sorride. Sì tutto ok.

“Quanta robba! È per domani?”

“Yes”

“Che bello. E quanti saremo?”

Conto velocemente sulle dita “A occhio e croce 12”

Fa una faccia meravigliata: “Ma ci entreremo tutti?”

Alzo le spalle: “Spero di sì. Ma forse saremo meno, dipende se viene Carlo e se mio fratello e Flavia rimangono. Comunque ho detto a Daniela di portare delle sedie visto che viene in macchina con Sofia e dopo chiamo anche Ele e le dico la stessa cosa”.

Lea si siede e rimane in silenzio. Io continuo ad ordinare spostando le cose da un posto all’altro. Farò così fino a domani sera, finché non sarò convinta che sarà tutto perfetto.  Lea sta ancora zitta e mi guarda senza esprimere commenti, il che è strano. Spazientita da quel silenzio.

“Lea cosa vuoi?” domando a bruciapelo.

“Io?” chiede stralunata.

“No la sedia. Sì tu cosa c’è, cosa vuoi stai lì zitta senza parlare. Devi voler qualcosa da me e allora sputa il rospo!”

Lea si agita sulla sedia, cerca di capire qual è la tattica giusta e alla fine decide per la pura e semplice verità, almeno credo.

“Volevo invitare anche un mio amico domani sera. Ma se siamo tanti non importa sarà per la prossima volta”.

Sembra tenerci molto. So che mi pentirò di questo.

“Lea Daniela porta Sofia, Eleonora porta Giovanna tu puoi portare chi vuoi!”

Lea mi guarda al settimo cielo. Si alza e mi abbraccia.

“Grazie sei un mito!”

Va nell’altra stanza saltellando felice.

“Però domani mi aiuti a mettere a posto vero?”

Lea non risponde. Ma lo farà, so che lo farà, non può abbandonarmi.

Squilla il telefono.

Lea si affaccia: “Chi può essere a quest’ora?”

“Un mare di gente. Ma speriamo che non sia mia madre!”

  Lea ride.

“Pronto?” rispondo allegra.

“Salve, sei Alice? Sono la mamma di Caterina”.

Guardo Lea stupita.

 “Buonasera signora. Cosa posso fare per lei?”

“Buonasera. Ecco io volevo parlare con mia figlia, se è lì!” ha una voce molto bassa e tremula.

“Sì è qui, cioè non ora non c’è, ma sta qui da me!”

Fa un sospiro di sollievo e poi dice: “ Allora quando torna mi fai chiamare per favore? Io sono a casa”.

“Va bene lo farò non si preoccupi!”

“Grazie Alice. Buonanotte”.

“Buonanotte a lei”.

Riaggancio.

“Chi era?” chiede Lea curiosa.

“La mamma di Caterina”.

Inarca le sopraciglia: “ E che vuole?”

“Sapere se la figlia è qui”.

Lei non ha detto proprio così, ma penso volesse sapere proprio questo. Il rumore della porta che sbatte mi avvisa che Cate è tornata.

“Ciao a tutti!” saluta con voce cristallina.

“Ciao” la salutiamo noi.

“Ha chiamato tua madre”le dico aspettando la reazione, che non tarda ad arrivare.

Le muore il sorriso sulle labbra e la sua faccia diventa scura come quella di Lorenzo.

“E che ti ha detto?” sembra preoccupata.

“Vuole che la chiami”.

Cate si rilassa: “ Ah ok ora lo faccio”.

Prende il cordless e va in camera di Lea, visto che la mai è occupata. Preparo la cena: qualcosa di veloce. Bisogna tenersi leggeri per domani.

Lea apparecchia e io finisco di preparare. La pasta e quella avanzata da non so quando e il secondo non c’è, più leggeri di così si muore.

“Ma Flavia?”domando

“Mi ha mandato un sms non torna sta sera”. 

Caterina entra nella stanza di nuovo con la faccia scura, guarda la tavola e dice:

“Lorenzo ha detto che non ha fame e neanche io ne ho voglia”.

“Tutto ok?” chiede Lea premurosa.

“Sì sì. Vado a letto buona notte!”

Lea guarda prima me e poi la pasta avanzata da tempo immemorabile.

“Credo che non mangerò sta sera, così conservo l’appetito per domani. Buonanotte”,

 E così rimango sola soletta in questa cucina fredda e inospitale abbandonata da tutti. Me la mangio io la pasta. Poi la guardo, ci ripenso e la butto. Spengo la luce.

“Buonanotte!”

 

 

La giornata passa veloce mettendo a posto tutta la casa. È stato un delirio totale: io mettevo una cosa da una parte e Lea la spostava da un’altra. Ma alla fine la nostra fatica è stata premiata e ora nei vetri di casa mia ci si può specchiare! Nel primo pomeriggio Lorenzo è uscito annunciandomi, con mio enorme dispiacere, che non ci avrebbe degnato della sua presenza. Io non gli ho chiesto nulla. Dall’altra sera è molto suscettibile e poco disposto a parlare.  Comunque meglio così uno in meno. Caterina ci ha dato una mano ma più che altro a blaterato della sua vita o di romanzi che avrà intenzione di scrivere in base alla sua vita. Non ne potevo più così l’ho mandata a prendere un paio di cose che mi ero scordata. Lea canticchia sempre ed è molto allegra. Qui gatta ci cova. Inutile dire che la regina della notte non ha fatto nulla per tutto il giorno. Da quando ha mollato il povero Marco esce ogni sera con una persona diversa, ma giusto sta sera non ha nulla da fare.

Alle quattro e mezza squilla il telefono.

“Pronto?” rispondo.

“Ola ciccia come va?” la voce gioiosa di Ele. 

“Ciao Ele come mai così felice? Qualcosa di bello?”

“Sì qualcosa di bello è successo, ma te lo dico sta sera con calma. Più tosto chiamo per dire che Giovanna sta sera non viene, in compenso vengono altre due persone” .

Sono al quanto indispettita.

“Perché Gio non viene? E chi hai invitato? Eleonora non mi far fare figuracce!”

Lei sospira esasperata.

“Ma non ti preoccupare, non ti farei mai fare brutte figure. Fidati di me! Sarai sorpresa”.

Ora sono preoccupata.

“Eleonora cosa hai fatto?”

“Ma niente Alice stai calma. Sono o no la tua best friend number one?”

“ È proprio questo il problema, tu fai le cose perché sei la mia migliore amica e non ti preoccupi di cosa penso io. Per favore non fare danni, almeno per sta sera!domani puoi fare quello che vuoi” la sto supplicando.

“Stai tranquilla ciccia tu vestiti bene e aspetta. Ci vediamo sta sera baci”.

“Ele aspetta!”.

Niente da fare ha già riattaccato.

“Che gusto ci prova la gente a complottare contro di me?”

Dubbi esistenziali.

Cercando di non pensare alla conversazione avuta con la mia “amica”, mi stendo sul letto assaporando la pace pomeridiana. In casa ci siamo solo noi tre, non capitava da giorni: Lea in camera sua a far non so che, Flavia ascolta la musica e io cerco di rilassarmi. Non voglio pensare ad Eleonora e alla sua sorpresa. Chiudo gli occhi.

Il rumore del telefono che squilla mi fa riaprire gli occhi. Mai un attimo di pace!

“Pronto?”

“Ehm…… salve c’è Alice sono Carlo”.

“Ciao Carlo sono io. Come va?”

“Alice non ti avevo riconosciuto. Tutto bene, chiamo per sta sera”.

Bravo. La prossima volta ti conviene chiamare cinque minuti prima di venire.

 “Se non è un problema io verrei”.

“No che problema, figurati. Sono stata io ad invitarti”.

E quasi mi pento di averlo fatto.

“Grazie. Allora ci vediamo verso le otto e mezza, ok?”

“Perfetto. Senti, ma vieni solo?”

Carlo non risponde. Forse pensa che mi dia fastidio se viene con il suo ….ehm… compagno. 

“Sai per sapere quanti siamo. Per organizzarmi con il cibo”.

“Ah ok. Non ti preoccupare, vengo da solo!”

“Benissimo. Allora ti aspetto!”

“Va bene, grazie Alice ciao”.

“Ciao”.

E anche questa è fatta. Ora che tutti mi hanno detto tutto posso anche rilassarmi. Sto per ristendermi sul letto, quando guardo l’orologio e mi accorgo che sono le sette meno dieci.

I miei cinque minuti si sono trasformati in due ore. Fantastico!

Corro in camera di Lea.

“Lea dobbiamo cominciare a preparare, sono quasi le sette!”

Lei alza le spalle. 

“Lo so, per questo ho già messo a fare il sugo e il dolce. Stai tranquilla. Ah Caterina è tornata cinque minuti fa e ora è nel bagno che si prepara”.

Guardo la porta del bagno.

“Le hai detto che non è una serata di gala vero?”

Lea ride e annuisce.

Visto che manca poco, vado in soggiorno a prendere i piatti buoni. Non sono molto particolari, ma visto che quasi sempre usiamo quelli di carta questi andranno più che bene.

 

 

 

Sono indaffaratissima. Per tutta la casa c’è un odore invitante, mischiato a incenso che Caterina ha insistito ad accendere. Lea non c’è. È scesa non so per quale motivo, ha farfugliato qualcosa su un suo amico che doveva arrivare ed è scappata via. Flavia è seduta sul davanzale della finestra e guarda fuori con aria assorta.

“Secondo me, hai invitato troppa gente” afferma, mentre si guarda le unghie perfette.

Sbuffo, mettendo lavo l’ultimo piatto sporco.

“Non ho invitato tanta gente. All’inizio dovevamo essere solo Lea, Eleonora, Erika, Daniela, Caterina io e forse Mattia il fidanzato di Eri. Non avevo previsto che Lea e Daniela invitassero altre persone, né che Ele avesse avuto la brillante idea di invitare altre due persone. Comunque TU non ci dovevi essere!”

Flavia fa una smorfia: “Grazie, come si vede che ci tieni a me, e poi non dare tutta la colpa alle altre anche tu hai invitato qualcuno mi risulta!”

La guardo da sopra gli occhiali.

“Invece di farmi la predica perché non vaia vedere se è tutto pronto di là? “

  Così ti levi dai piedi.

“Ok ok vado. Ma tu stai calmina eh”.

Finalmente sola continuo il mio lavoro. Ormai manca meno di un’ora. Accidenti a Lea, proprio ora doveva scendere.

“Alice, ma non sei ancora pronta?”

Caterina spunta da dietro alle mie spalle, facendomi saltare.

 “No Cate devo finire qui”.

“Ma lascia faccio io tu vai di là”.

Io mi giro verso di lei. Indossa una gonna lunga di jeans e una maglia mera scollata con tutte paillet sopra. I capelli neri sono legati in una treccia. In fondo sta bene.

“Grazie Cate sei un’amica”.

Corro in camera mia e prendo dall’armadio un vestito rosso corto. Mi infilo in bagno e velocemente mi vesto, tolgo gli occhiali, metto le lentine e mi trucco. Non do neanche un’occhiata hai miei capelli: ho deciso che li lascio così come stanno.

Esco dal bagno appena in tempo per sentire il campanello.

“Vado io!” grido.

Mi precipito nell’ingresso e apro. Sulla porta ci sono Eleonora, Erika e Mattia.

“Ciao!” salutano in coro.

Come sempre le due sorelle sono splendide.

“Ciao. Come va? Entrate!”

Saluto tutti e tre e prendo le giacche.

“Dove li metto questi Alice?”

Mattia mostra due buste, una più grande e una più piccola.

“Vai in cucina, c’è Caterina che ti fa vedere dove!”

Conduco i miei ospiti in cucina dove Flavia ha appena finito di revisionare la tavola. Mentre Erika saluta Flavia Ele mi dice:

“Brava hai messo piatti veri e non quelli di carta come sempre”.

“Certo non sono mia tirchia come te” rispondo sarcastica.

Ele fa una linguaccia e poi saluta Flavia.

In cucina Mattia sta parlando con Caterina. È leggermente più alto di lei e sicuramente più atletico.

“Allora Mattia tutto a posto?”

Lui si volta verso di me e sorride: “ Sì grazie, a te? Erika mi ha detto che sei un po’ incasinata”

Stringo le spalle.

“Un pochino, ma ci stiamo riprendendo bene. Vero Cate?”

Lei annuisce, assaggiando la salsa.

“Che cosa hai preparato di buono?” domanda Eleonora entrando.

“Sorpresa!” dice Caterina.

Lei guarda me.

“Alice non ci avvelenare, altrimenti poi che figura fai?”

Le faccio la linguaccia e torno in soggiorno seguita dagli altri.

“Approposito come mai Giovanna non è venuta?”

Eleonora si illumina.

“Ha accettato un invito”.

La guardo senza capire.

“Un amico le ha chiesto di andare a mangiare una pizza e lei ha detto sì”.

Sembra tranquilla.

“Ma siamo sicuri, di questo tizio. Insomma visto i precedenti!”

Ele scuote la testa.

“Lo conosco questo. È uno a posto”.

Sono davvero felice per Gio, se lo merita.

Erika osserva la tavola.

“Ma quanti siamo sta sera?”

“Siamo 13”.

“Cosa ? Ma come chi altro deve venire?” domanda Eleonora scandalizzata.

Ecco ora le faccio io una bella sorpresa.

“Viene un amico di Lea, Daniela e Sofia e anche…”

“E anche?”

“Carlo”.

Silenzio generale.

Ele mi guarda allibita.

“No”.

“Sì”.

“No”.

“Ti dico di sì. L’ho incontrato ha detto che gli avrebbe fatto piacere vederti e l’ho invitato. Non potevo privarlo di questo piacere”.

Eleonora sembra quasi offesa. Erika trattiene a stento le risate e le ragazze e Mattia non capiscono.

“Chi è Carlo?” chiede Fla.

“Un nostro amico. Non lo vediamo da anni”.

“ È per lui che sei così bella Alice?” domanda maliziosamente Caterina.

Scuoto la testa violentemente.

“Direi proprio di no”.

Caterina fa la faccia di chi crede di aver capito tutto, ma, come al solito, non ha capito nulla. Non ho raccontato a nessuno di Carlo, solo a Daniela e a Lea.

Il suono della porta mi salva dalla rabbia omicida della mia amica.

“Vado ad aprire!”

Sono arrivate Dani e Sofia. Sofia è un’altra mia compagna di liceo. Lei, Daniela ed io stavamo sempre insieme. Sofia ha lunghi capelli neri e gli occhi verdi, studia giurisprudenza ed è simpaticissima. Insieme tutte e tre ci siamo fatte un mucchio di risate. Ci vediamo quasi sempre, ma è naturale che ognuna di noi è presa dai suoi impegni. Sofia ha un fidanzato storico. Da quando la conosco ha sempre parlato di lui e si sono messi insieme alla fine del terzo anno di liceo.

“Sofia!” la abbraccio stretta.

“Alice quanto tempo. Come stai?”

“Benissimo. Sei bellissima coma sempre. Ciao Dani”.

Accompagno le mie ospiti in salotto, dove Ele per riprendersi dalla sorpresa si è già servita un bicchiere di vino.

“Buonasera a tutti!” saluta con la sua solita allegria.

“Ciao Sofia! Da quanto tempo non ci vediamo!” Caterina corre ad abbracciarla.

Sofia rimane un attimo interdetta. Ebbene sì anche lei non una fan di Cate.

“Caterina sei tornata dal tuo viaggio. Finalmente!”

“Sì sì. Poi ti racconto tutto”.

 Non ci sono parole per descrivere la faccia di Sofia in questo momento: va dall’orripilato allo spaventato.

Io rido. Mi mancava tutto questo.

Eleonora saluta le ragazze, ma ancora non dice nulla. Non mi importa molto, appena avrà assorbito la cosa si riprenderà. Mi siedo con Sofia e Daniela a ricordare i tempi del liceo, con qualche commento di Caterina, qui e lì. Dopo poco arriva anche Lea che con grande sorpresa mia e di Flavia porta il nostro vicino musicista! 

Flavia lo guarda con aria truce.

“Ehm… ciao! Vieni accomodati!”

Caterina sorride ammiccante a Lea e una fitta mi raggiunge il cuore.

“Noi non ci siamo mai presentati. Io sono Alice”.

“Piacere Elio”.

Mentre Elio si presenta agli ospiti, tiro Lea in cucina.

“Perché non mi hai detto che era lui il tuo ospite. Mi hai colto impreparata”.

“Scusa Alice, ma che importanza ha? Se te lo avessi detto prima non sarebbe cambiato nulla. Lo so che a te non sta simpatico, ma a me sì quindi l’ho invitato” detto questo esce dalla cucina alterata.

“Sì va be, ma stai calma!”

La porta suona per la milionesima volta. Questa serata è appena cominciata e già sono stressata. Naturalmente per chiudere il quadro è arrivato Carlo. Eleonora lo accoglie con un sorriso che gelerebbe gli eschimesi. Per fortuna lui non ci fa caso o fa finta di non vedere. Osservo la miriade di gente che affolla il mio soggiorno.

“Bene ci siamo tutti!”

“no” esclama Ele “Mancano i due ospiti a sorpresa!”

Già me ne ero dimenticata. Quasi speravo che non venissero.

“Vuoi dirmi chi sono?” chiedo ad Ele.

Lei scuote la testa.

“Dai! Come faccio a presentarmi a persone che non conosco?”

“Oh uno di loro lo conosci”.

Sto ancora cercando di cavare qualcosa dalla bocca di Eleonora, quando la porta suono di nuovo. Con passi tardi e lenti mi dirigo alla porta, indecisa se essere preoccupata o no per quello che troverò dietro la porta. Con infinita lentezza apro la porta.

Davanti a me c’è un ragazzo alto con i capelli castano chiaro e gli occhi verdi. È il tizio della nutella! D’istinto chiudo la porta. Forse ho visto male.

“Alice che hai fatto!” urla Eleonora.

“Mi è sembrato di vedere il tizio della nutella!”

Lei sorride. Ma come ha fatto a saperlo, io non l’ho detto a nessuno.

“Infatti, l’ho invitato io. Dice di conoscerti e che siete vecchi amici”.

“Ma non è vero!” piagnucolo.

“Comunque sia adesso è qui”.

Eleonora apre la porta facendolo entrare. Lo saluta e gli prende la giacca. Massimiliano (così mi pare si chiami) mi si para davanti.

“Chi non muore si rivede!” dice sorridendo.

“Già”.

Si china e mi da un bacio sulla guancia.

Sento un tantino caldo , in questo momento.

“Spero non ti dispiaccia che sono venuto, ma morivo dalla voglia di vedere casa tua” il suo tono è un po’ canzonatorio.

Massimiliano si sposta e solo allora mi accorgo che ha portato un amico. Solo che questo amico lo conosco molto meglio: è Marco. Fantastico, ora sì che posso scrivere completo!

 

  
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